Titolo: Resisterò alle correnti del mare
Fandom: RPF Liverpool/Real Madrid
Personaggi/Pairing: Fernando Torres/Sergio Ramos
Rating: R
Conteggio Parole: 721 (
fidipu) (Word mi diceva 716, LOL)
Prompt: Fernando Torres/Sergio Ramos, Scorgo la tempesta all'orizzonte sì ma quando colpirà? Io mi sento pronto ad affrontare il Niño che non mi affonderà (Peter Punk - El Niño) per il
p0rn fest #4 di
fanfic_italiaAvvertimenti: slash, angst (?), PWP
Note: Il titolo è rubato alla stessa canzone del prompt, mi sembrava una cosa molto di classe da fare *ride*.
- Buon Natale,
perlinha &
innocence8 &
ary_true &
elisewin16 &
x_stateira_x & tutte voi shipper del Sernando che se vi elenco tutte ci perdo un rene poi le note diventano più lunghe della fic in sé! Perdonate la scemenza ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ Resisterò alle correnti del mare.
Fernando stringe le cosce attorno ai fianchi di Sergio, affonda la nuca contro i cuscini e geme una sillaba infinita, un verso che gli nasce dalla schiena e si libera come fosse dolore, come fosse un chiodo piantato nel petto, e invece è piacere, piacere, piacere, il piacere di sentirsi prendere e amare e stringere e reclamare da Sergio, da Sergio, da Sergio, dalle sue mani, dai suoi occhi, dai suoi denti premuti addosso. Sergio, Sergio, Sergio, che Fernando spezza ogni volta in un modo diverso - quando gli sfiora i capelli durante l’amore o gli sorride, nel mezzo del campo; quando lo chiama per dirgli, “È nato,” quando a notte fonda telefona per bisbigliare alla sua segreteria telefonica, “Ti amo, Sese, ti amo”.
Sergio che, sopra di lui, ringhia piano, nascondendosi contro il suo collo; ringhia e chiude gli occhi più forte che può, per sentirsi esplodere in bocca il sapore della pelle sudata di Fernando: lo lecca avidamente, assaggiandolo di lingua e di labbra, spostandosi piano, come se davvero quella curva sottile gli fosse sconosciuta - come se davvero non sapesse che il sudore di Fernando è prima salato e poi acre, quasi speziato, sotto la mandibola. Sergio lo bacia e lo pretende, spingendosi intanto dentro di lui con deliberata lentezza, costringendo Fernando a tendersi e lamentarsi e inarcarsi e pregarlo di dargli ancora qualcosa, qualcosa, qualcosa - le sue mani sui fianchi, la sua bocca più giù, anche solo i suoi occhi addosso, perché gli basterebbe questo a sentirsi completo, senza peso, perfetto, Fernando.
Fernando prega, spingendosi come gli riesce contro il bassoventre di Sergio; prega, allontanando il suo viso da sé e premendogli i pollici sulle labbra, ridisegnandone il contorno, lasciando che la lingua di Sergio li lambisca e li consumi; prega, guardandolo, offrendogli un gemito ancora e dondolando i fianchi. Prega, aspetta - aspetta di vedere il viso di Sergio rilassarsi un poco, le sue spalle venir giù a stringerlo; aspetta che Sergio s’arrenda, e Sergio, come sempre, si arrende.
Lo guarda: apre gli occhi e ci prova, ad annegare Fernando nel proprio sguardo, a prenderlo tutto nel castano di cioccolato delle proprie iridi e tenerlo lì. Lo guarda, e smette di respirare perché Fernando è bellissimo e non lo sa, Fernando è perfetto e la cosa migliore del mondo ed è tutto il fottuto universo di Sergio e non lo sa, Dio, non lo sa - meglio: non ci crede, se non quando Sergio si spinge a fondo dentro di lui, lo tocca, gli mostra ad una ad una le stelle e lo fa gemere incoerentemente sotto di lui.
Lo guarda e come sempre si perde sulle sue labbra socchiuse; come sempre, le spinte forti dei suoi fianchi si adeguano al ritmo che Fernando detta col suo respirare, col modo in cui gli s’inarca contro e poi, e soprattutto, con gli occhi. Sergio lo guarda e si perde, naufrago nella tempesta che è il corpo di Fernando e Fernando tutto sotto di lui, contro di lui, attorno a lui e persino dentro di lui, perché ogni briciola di Sergio è piena, zuppa, immersa di Fernando, Fernando, Fernando, così tanto che Sergio si sente morire, sopraffatto e piccolo e potrebbe avere paura, dovrebbe avere paura del modo in cui Fernando riesce sempre ad essere semplicemente tutto, però lo sa, Sergio - lo sa per il modo in cui Fernando non resiste e grida e viene troppo presto, chiudendo gli occhi e mordendosi le labbra; lo sa, per il modo in cui Fernando - el niño - poi lo guarda, quasi lo spia, le palpebre pesanti e un gemito ancora che gli sfugge perché Sergio si spinge una volta di più dentro di lui, - che Fernando non può che fargli male, non può davvero ammazzarlo e portarlo via in un temporale e annegarlo. Fernando può ferirlo, per come lo guarda; può avergli strappato il cuore dal petto e può portarselo a spasso per il mondo come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma non lo ridurrà naufrago coi polmoni pieni d’acqua, perché - Sergio lo sa, lo sa, lo sa e basta, da sempre, anche quando Fernando gli volta le spalle per stringere la mano di Olalla mentre lei mette al mondo il loro secondo figlio, - Fernando lo ama, e forse più di quanto Sergio ami Fernando.