Titolo: Nel serbatoio metterò spumante
Fandom: RPF AC Milan
Personaggi/Pairing: Zlatan Ibrahimovic/Mathieu Flamini
Rating: NC17
Conteggio Parole: 891 (
fidipu)
Prompt: Mathieu Flamini/Zlatan Ibrahimovic, spumante per il
p0rn fest #4 di
fanfic_italiaAvvertimenti: LOL, io non ce la faccio.
Note: A quanto pare, Zlatan e Mathieu si divertono a farsi scattare foto a dir poco scandalose e traboccanti di sottintesi, che coinvolgono bottiglie di spumante e schizzi della suddetta bevanda e really, boys, you might wanna work on your subtlety.
miss_hale e la sua innegabile bellezza hanno fatto il resto ♥
- Notate, per favore, che Zlatan non è mai Zlatan, ma solo Ibra. *piange sangue* Questo perché sono monogama e devo preservare la bellezza e la giustizia del Jobra. *piange di più*
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ Nel serbatoio metterò spumante.
Forse è colpa dello spumante, forse è colpa del fatto che è chiuso in una specie di sgabuzzino delle scope a meno di dieci metri dal resto della squadra e della società; forse, semplicemente, è colpa del Natale, che tutti lo sanno che è un periodo dell’anno un po’ assurdo; sta di fatto, comunque, che Mathieu si sente incredibilmente contento, quasi esilarato, mentre Ibra gli bacia il collo, mordendolo troppo forte appena sotto il colletto della camicia. È allegro e su di giri a sentire le sue mani enormi trafficare con la camicia e afferrarlo per i fianchi e tirarlo in avanti senza neppure far finta di essere gentili: ridacchia, quando Ibra solleva la testa e ghigna e lo bacia.
Non sta affatto pensando, mentre gli sbottona la giacca e si struscia contro di lui, premendosi contro l’erezione prepotente che già tende il cavallo dei pantaloni di sartoria di Ibra; non pensa neppure quando gli pizzica la schiena muscolosa, facendolo ridere piano, e non pensa quando gli sfugge un gemito rumoroso perché Ibra ha fatto una cosa, con le mani nelle sue mutande, che gli è piaciuta molto e, oh, ecco, se solo potesse rifarla sarebbe perfetto.
«Shhh,» brontola Ibra, le labbra curvate in un broncio che sembra non dover finire mai, gli occhi che sembrano brillare, furbi e divertiti, nella semioscurità; Mathieu ride, deliziato, proprio sulla sua bocca, e si appende al suo collo per allargare le gambe e permettere alle sue dita di muoversi meglio dentro i boxer.
«Ibra,» mormora, disseminandogli baci e piccolissimi morsi sul viso, imparando con la lingua la forma dei suoi zigomi, del suo naso, del suo mento. Ibra grugnisce sottovoce e lo ringrazia strofinandolo con più decisione, e Mathieu geme di nuovo, gettando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi. «Ibra, scopami,» gli dice, o meglio, sono le sue labbra a muoversi spontaneamente, perché Mathieu, potrebbe giurarlo, non avrebbe mai neppure osato formulare un pensiero del genere. Ibra ridacchia, comunque, affascinato, e preme con più decisione Mathieu contro il muro alle sue spalle.
«Reggiti qui,» gli dice, sulla bocca, sistemandosi meglio le sue braccia attorno al collo, e Mathieu non sta capendo nulla, se non la vertigine di piacere sordo che lo rimbambisce come le bollicine dello spumante su per il naso. Sì, decide, è palesemente colpa dello spumante. Ibra slaccia i pantaloni di entrambi e Mathieu è improvvisamente nudo dalla cintola in giù, caldo contro le gambe calde di Ibra, e Ibra lo solleva con una mano, mentre l’altra, stretta e ferma attorno all’erezione di Mathieu, scivola discretamente in basso e poi dietro, oltre la base turgida del suo sesso fino ad intrufolarsi tra le sue natiche. Mathieu si tende e si morde la punta della lingua, sibilando di dolore e fastidio e poi gemendo a piena voce di piacere, perché Ibra, solo Dio sa come, con un dito e mezzo dentro di lui ha già trovato la sua prostata e mon Dieu.
«Shh!» lo riprende di nuovo, ma anche adesso sta ridendo piano, assolutamente stregato dalle reazioni di Mathieu - del suo corpo, che gli si stringe attorno quasi naturalmente, accogliendolo in fretta, abituandosi presto all’intrusione di due delle sue dita, che poi diventano tre e quattro e alla fine è Mathieu ad implorarlo di nuovo, bisbigliando il suo nome in un gemito senza fiato che ha dell’illegale, e Ibra è più che contento di poterlo prendere, finalmente, di poter premere la punta già umida della propria erezione contro la sua apertura e spingere, spingersi dentro e verso quel calore che ha dell’intossicante, che è meraviglioso, che è Mathieu ed è un po’ come ubriacarsi.
«Ibra,» ansima Mathieu, gli occhi sgranati nel viso arrossato e, in risposta, Ibra ringhia piano contro il suo collo, incapace di formulare una risposta più coerente; le sue spinte nel corpo di Mathieu sono profonde e violente, quasi troppo, ma Mathieu è tremendamente perso e il dolore neppure lo sente: gli si rilassa completamente tra le braccia, mugolando senza contegno ogni volta che Ibra riesce a stimolargli la prostata - e Ibra ci riesce, sempre, ad ogni spinta, - e addirittura va incontro ai suoi fianchi, e trovano un ritmo così naturale e perfetto che Ibra lo prosegue anche quando viene, con un ruggito bassissimo contro la gola di Mathieu, anche quando Mathieu si perde nell’orgasmo caldo che lo scuote come un terremoto.
Si calmano lentissimamente, Mathieu con le mani sul collo di Ibra e Ibra che lo bacia quasi pigramente; recuperano fiato, recuperano fermezza nelle ginocchia, Ibra recupera quel suo ghigno da schiaffi e Mathieu recupera le mutande. Si ripuliscono alla meno peggio con quello che hanno sottomano - nessuno di loro due ha fatto un disastro, miracolosamente, - e si rivestono.
Ibra esce dallo sgabuzzino per primo, con la sicurezza di un re che torna vincitore dalla guerra; Mathieu rimane per almeno cinque minuti al buio, a spiare il corridoio dal buco della serratura, e viene fuori solo quando è assolutamente sicuro che non ci sia nessuno.
Appena torna in sala, Alexandre gli va subito incontro, chiedendogli se è tutto apposto - deve aver notato le sue guance rossissime e la faccia sconvolta, palesemente; Mathieu sorride, dice:
«Sono giusto un po’ accaldato, sarà colpa dello spumante.» Al che, Alexandre ridacchia, gli stringe amichevolmente una spalla, e per tutto il resto del ricevimento Mathieu sente, fissi sulla schiena, gli occhi e il sorrisetto stronzo di Ibra.