Titolo: Falling into you is all I seem to do
Fandom: RPF Inter F.C.
Personaggi: Diego Milito, Thiago Motta
Pairing: M2 ♥♥♥
Rating: PG14
Conteggio parole: 173 + 174 + 163 + 276 = ...786 \o/ (W)
Prompt: Coppia E (lentezza/velocità) & Coppia H (calma/affanno),
challenge special #7 @
it100 [quinta e sesta coppia scritta]
Note: ♥, forever.
; Il titolo è ispirato da una canzone dei Placebo (~ Because I want you). Le citazioni ad inizio paragrafo sono dei Linea 77 (~ Tutto quello che ho sempre voluto).
; Pare che ieri
il Principe si sia infortunato durante un allenamento della Nazionale argentina. Nulla di serio, ma v'immaginate Thiago? ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.
~ Falling into you is all I seem to do.
{ lentezza // Fermati, prova a guardarti intorno.
Diego è lì che, palla al piede, spacca a metà il campo procedendo con calma verso la porta, contento della bella azione che al quinto tentativo finalmente da centrocampo sono riusciti a far funzionare, quando inciampa in una scarpa che naturalmente è piovuta dagli spalti del palazzetto, e poi ridicolmente piano finisce per terra, ad assaggiare l'erba sintetica e godersi un dolore caldo all'altezza della caviglia destra.
Non ha neppure voglia di sollevare la testa per guardare chi è stato tanto platealmente stronzo da entrargli addosso in un modo che sarebbe irregolare persino in un incontro di wrestling, e per un minuto rimane immobile, a constatare in silenzio l'entità del danno - la misura in una, forse due ore di ghiaccio e magari una giornata a riposo, proprio per stare tranquilli, e il nodo di panico che gli aveva serrato la gola durante la caduta si scioglie un pochino.
Si rialza, dunque, senza fretta, e il formicolio che gli punge spiacevolmente la gamba è una sentenza più che chiara: per oggi, l'allenamento è finito.
{ velocità // Prendi il tempo, manipolalo come una clessidra, giralo.
Il sole ancora indugia sospeso sul bordo dell'orizzonte, gettando nella camera una luce rosso intenso, quando il cellulare di Diego si mette a trillare contento, affogato da qualche parte in fondo alla sacca dell'allenamento. Il Principe non degna il display nemmeno di un'occhiata distratta e risponde, sedendosi fin troppo cautamente sul letto: nemmeno per un secondo pensa di stupirsi, quando si sente investire da una slavina con la voce di Thiago.
"Diego, Dio, come stai?" scatta il brasiliano, e Diego si ritrova a sorridere. "Dio, Dio, Dio, Diego, come stai? Come è successo? Chi è stato? Carlos non ha voluto dirmelo ma Diego, fammi il nome di quello stronzo - lo so che è stato qualcuno, deve essere per forza stato qualcuno! Vengo a nuoto a fargli il culo. Dio, come si fa ad essere così coglioni? Ma gliene hanno dette quattro? L'hanno almeno arrestato?"
Diego si sposta sul letto per sprofondare la testa tra i cuscini e chiude gli occhi, le guance gonfiate in uno sbuffo che si risolve in fretta in una risata.
{ affanno // Prova a ricordare quando eri felice di essere soltanto una parte di quello scenario.
È piuttosto stressante l'idea che nemmeno un continente di distanza riesca ad impedire a Thiago di essere perennemente vigile, sempre lì a tener d'occhio il destino del Principe - razionalmente è una cosa spaventosa, quasi malata, e certamente nessuna persona dotata di buon senso potrebbe condividere questa reazione, no, questa relazione al limite dello squilibrato.
Diego, però, è piuttosto convinto che il suo cuore l’abbiano montato al contrario: c’è sempre qualcosa, dentro di lui, che puntualmente cede di fronte all’affetto apprensivo di Thiago, e che trova terribilmente piacevole lasciarsi soffocare dalla sua preoccupazione, dalla sua smania di essere inchiodato al suo fianco. Non è capace di trovarlo irritante - se non, vabbè, quando è già irritato di suo, - non è capace di prescindere dalla sua ansia, dal modo in cui soffia cazzoDiegochec’èchenonvadimmitutto, così, tutto d’un fiato. Perciò sorride, quando Thiago, sicuramente accigliato, incerto se ritenersi offeso oppure no dal suo scoppio d’ilarità, sbotta: “E non ridere, stronzo, che mi sto solo preoccupando per te.”
{ calma // Oggi, invece, testa bassa, pugni chiusi, guarda le tue gambe macinar chilometri.
“Sto bene,” ripete Diego, forse per la centesima volta eppure con la stessa, calmissima inflessione di quanto lo ha detto agli inservienti, due ore fa, a bordo campo. “Sto bene davvero, te lo giuro, Thiago, davvero.”
Thiago, da Milano, sbuffa, poco convinto, direttamente al suo orecchio.
“Sicuro che sia solo una botta?” chiede, e poi sospira di nuovo. “No, vabbè, ho capito. È solo una botta, me ne farò una ragione.”
Diego ride piano, quasi debolmente, e non ha dubbi che la sua incertezza non sia sfuggita a Thiago. E, infatti: “Per il resto? Sei tranquillo?” domanda il brasiliano, e questa è solo una variazione sul tema cazzoDiegochec’èchenonvadimmitutto, perciò il Principe apprezza due volte la delicatezza.
“No,” risponde, di cuore, e poi si stringe la radice del naso tra due dita, strizzando forte gli occhi. “Cioè, non sono preoccupato. Ma non sono tranquillo. Non lo so,” soffia, e Thiago prende fiato, come se volesse dir qualcosa, perciò Diego lo precede: “Mi manchi.”
Thiago ammutolisce, colto alla sprovvista, e, Dio, è un momento così irrimediabilmente tenero che Diego ride di nuovo.
“Non prendermi per il culo,” si lagna Thiago, che già normalmente non è un campione di affabilità, figurarsi poi quando ha appena scoperto che a troppi chilometri da lui Diego s’è fatto gambizzare da un anonimo compagno di squadra.
“Mi manchi davvero,” lo rassicura il Principe, calmo e serio e quasi solenne, come se avesse appena firmato una dichiarazione di guerra.
“Mi manchi anche tu,” ammette, infine, Thiago, così piano che avrebbe potuto essere uno sbuffo del vento; l’impacco di ghiaccio sulla caviglia di Diego sembra pesare due o tre chili di meno, adesso, come d’incanto.