Titolo: D'enyorança es mor
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Marc Muniesa/Sergi Roberto/Marc Bartra
Rating: R
Conteggio Parole: 1401 (W)
Generi/Avvertimenti: Erotico, Romantico, Slash, Threesome-ish
Prompt: "Come vedi siamo qui, chi l'avrebbe detto mai, questa notte è stata scritta per noi" (Eiffel 65, Una notte e forse mai più) @ p0rn fest #7 di
fanfic_italia.
Note: BABY DORKSSSSS quanto li amo.
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
D'enyorança es mor.
Sergi è nervoso, ha detto Bartra con un mezzo sorriso, e tu sei un cretino perché per due minuti gli hai persino creduto; adesso Sergi ha le guance rosse rosse, che fanno un contrasto micidiale con gli occhi stretti in schegge limpidissime, e tu ce l’hai così duro che toccarti è addirittura quasi doloroso.
Di Bartra vedi solo il retro della testa e la nuca, che di tanto in tanto s’immergono oltre il bordo dello schermo e, puntualmente, dopo un attimo Sergi sgrana gli occhi e annaspa e non puoi non notare i muscoli tesi delle sue gambe schiuse contrarsi istericamente. È una visione talmente ipnotica che non ti infastidisce neppure il mezzo secondo di differita tra l’audio e le immagini.
Bartra mugugna, affonda le dita nella pelle soffice dell’interno coscia di Sergi, costringendolo a spalancare del tutto le gambe. Sergi fa una smorfia imbarazzata, che però si scioglie in un sorrisino dolce quando guarda lo schermo del computer e poi in camera, e tu trasali quando ti rendi conto, con un attimo di ritardo, di aver teso una mano verso il portatile come per toccarli.
Sei un cretino, indubbiamente, e affondi contro il milione di cuscini che hai ben pensato di ammucchiarti dietro le spalle, mentre Bartra, le mani scivolate da qualche parte all’indietro sul sedere di Sergi, lo solleva e lo sistema quel tanto che basta perché tu possa vederlo, turgido e umido, affondare tra le labbra rosse di Bartra e tendergli le guance sugli zigomi affilati.
“Marc, Cristo,” mugugni fissandoli, ipnotizzato dalla curva dei fianchi di Sergi, dall’arco delle ciglia di Bartra, dal modo in cui Sergi scuote la testa, i riccioli castani umidi di sudore e appiccicati alla fronte, al viso avvampato.
Non sai se maledire l’insieme di coincidenze che hanno portato Bartra e Sergi insieme in una stanza d’albergo, convocati con la Catalunya, mentre tu sei a casa, o se esserne grato; puoi cogliere la lingua di Bartra torturare la punta dell’erezione di Sergi, e godere della stretta spasmodica delle dita di Sergi sulle lenzuola, e chiedere a Bartra di spostarsi più giù e guardarlo muoversi esattamente come intendevi lungo la curva rosea e perfetta delle natiche di Sergi, e all’indietro, e quando Bartra ti guarda, l’azzuro dei suoi occhi ridotto ad un anello sottile attorno alla pupilla scura, chiedendoti in silenzio cosa vuoi che faccia ora, Cristo, ti senti onnipotente. Distante e irraggiungibile ma fottutamente in controllo, per quanto ti tormenti il fatto che stai dimenticando il sapore della pelle di Sergi e com’è premere un bacio contro il peggior ghigno furbo di Bartra, questa è un’esperienza cui non vuoi rinunciare.
Sono tuoi, su quel letto in una stanza anonima a chilometri di distanza; Sergi e i suoi fremiti deliziosi, Bartra che ha ancora addosso il pantalone del pigiama, sformato dalla sua erezione tesa, sono comunque tuoi, che tu li stia solo ascoltando al telefono o se, come ora, miracolosamente riuscite a combinare una videochiamata.
Sono tuoi, e mentre pigramente ti accarezzi da sopra il tessuto spesso della tuta che hai rubato a Sergi una vita fa, mormori, “Sergi, che cosa vuoi?”
Quel poco di fiato che Sergi aveva recuperato mentre Bartra attendeva le tue istruzioni si perde in uno sbuffo spezzato, Sergi si solleva meglio sui gomiti e guarda in camera con gli occhi sgranati e a te viene da ridere, perché non ha fatto altro che farselo succhiare un pochino e già è assolutamente osceno, le labbra gonfie e gli occhi lucidi, i capelli un disastro e la pelle accesa di rosso. Sull’orlo della clavicola destra siede il segno vivido del succhiotto che gli hai lasciato prima di partire e che Bartra rinnova ogni giorno, e ti ritrovi ad aumentare di un soffio il ritmo della carezza tra le cosce.
“Muni, non-” Sergi si morde le labbra, sbatte piano le palpebre e i suoi occhi stanno seguendo il movimento della tua mano. “Voglio te.”
Sbuffi, divertito, e Bartra fa la medesima espressione; Sergi arrossisce, ma non sembra intenzionato a ritrattare, anzi, gonfia un po’ il petto, e ti strappa un sorriso.
“Ok,” acconsenti, con dolcezza. “Va bene. Che ne dici se Marc ti mostra qualcosa di quello che vorrei farti?”
Sergi non esita prima di sporgersi a baciare Bartra con la bocca già aperta, che supponi sia un segno del fatto che è d’accordo; Bartra lo stringe ai fianchi, prende il controllo del bacio e lo preme di lato contro il materasso, offrendoti il profilo dei loro corpi premuti assieme.
“Bartra, i pantaloni,” dici, la voce più roca di quanto non intendessi; Bartra ti scocca un ghigno malizioso, e subito sguscia fuori dal pigiama e dai boxer, incastrandosi più comodamente tra le gambe di Sergi. Le loro erezioni premute l’una all’altra, quella di Sergi ben umida e gonfia, Bartra muove i fianchi, strusciandoglisi contro, e Sergi inarca la schiena emettendo un gemito lungo e sottile. Bartra gli stuzzica un capezzolo col pollice, e tu devi spostare il portatile alla tua sinistra sul materasso, perché hai bisogno di toglierti i pantaloni, aprire le gambe e toccarti.
“Guarda, Sergi,” mormora Bartra, ancora in ginocchio e con la schiena ben dritta, e accenna verso di te, “Muni vuole tenersi tutto il divertimento per sé.”
Sergi ride - Sergi ride e tu per un attimo perdi il controllo, inarchi i fianchi finché puoi e chiudi gli occhi e ti spingi nel pugno chiuso come un disperato, - e allaccia le gambe attorno alla vita di Bartra.
“Non mi sembra giusto.”
Bartra sogghigna e si china su di lui, e mentre ti masturbi sempre più febbrilmente è quasi impossibile tenere gli occhi aperti, ma non puoi permetterti di chiuderli perché non vuoi smettere di guardare Bartra che succhia e lecca due dita di Sergi, mordicchiando i polpastrelli prima di lasciarle andare, e Sergi che trattiene il fiato mentre delicatamente percorre il fianco di Bartra, raggiunge la base della sua schiena e poi cala ancora, immergendosi nella curva stretta delle sue natiche; non vuoi perderti l’espressione tesa di Bartra, le sue labbra che impallidiscono sotto la presa dei denti, e poi il modo in cui il suo viso si scioglie in una smorfia di piacere quando Sergi muove le dita nel modo giusto.
Pensi di essere quasi al punto di rottura quando Bartra comincia a gemere piano, quasi timidamente, spingendosi all’indietro verso la mano di Sergi che lo prepara, ma poi Bartra si solleva, si sposta in avanti, e tu non hai più il concetto di limite quando, terribilmente piano, Sergi scompare dentro di lui, Bartra che affonda in un tempo dilatato all’infinito, ogni millimetro che gli apre sul viso un’espressione di piacere un po’ più oscena.
Non stai più nemmeno respirando quando Bartra comincia a muoversi, cautamente dapprima e poi controllandosi sempre meno finché non ha neppure più un ritmo preciso, ma solo un bisogno disperato di avere di più, e più a fondo, e più forte; Sergi comincia a rispondere ai suoi affondi sollevando di scatto i fianchi e questo pare disfare Bartra completamene, i suoi gemiti diventano suoni inarticolati e lunghi e quasi un’unica vocale ininterrotta, e tu, senza nemmeno accorgertene, stai riprendendo la cadenza delle loro spinte con sincronia perfetta.
Bartra viene per primo, il capo reclinato all’indietro per offrire la gola al soffitto, gli occhi serrati e la bocca spalancata, la schiena tesa, e ti risveglia un bisogno devastante di morderlo ovunque, di percorrere con la lingua i suoi muscoli affusolati e piantarti così a fondo dentro di lui da fargli sentire il tuo sapore sul palato; l’orgasmo di Sergi è, come sempre, più quieto, e te lo saresti perso, se non fosse che lo stavi aspettando: non chiude gli occhi, ma guarda te e si morde le labbra ed espira forte e l’unica reazione che lo tradisce è lo spasmo delle sue dita attorno ai fianchi di Bartra, e il rossore che gli si diffonde ora anche oltre il collo, sul petto magro e lungo le cosce.
Bartra gli scosta un ricciolo dal viso e, allora, è il tuo turno di lasciarti andare; non hai un nome preciso sulle labbra, mentre ti riversi sulle tue dita e finalmente stringi gli occhi contro l’esplosione di luce fredda nella tua testa, ma dietro le palpebre hai fissa l’immagine di loro, Marc e Sergi che sono tuoi, dovunque e in qualsiasi momento sono tuoi, e, quando gli occhi li riapri, loro sono lì a guardarti; ad aspettarti.