[Lo Hobbit] Son, you got an angel to chase the devil at night

Jan 01, 2014 21:16

Titolo: Son, you got an angel to chase the devil at night
Fandom: Lo Hobbit: The Desolation of Smaug
Personaggi/Pairing: Fili/Kili, Tauriel en passant
Rating: R
Conteggio Parole: 1630 (W)
Avvertimenti: SPOILER, incesto, pezzi di dialogo in inglese perché non ho visto DoS in italiano sue me
Prompt: Fili/Kili, "Did I shame myself?" (cit.) della p_will (♡) per la milionesima nottebianca @ maridichallenge.
Note: 8DDDDD Tauriel ha detto "Hold him down", Will già rideva perché /sapeva/ e stava solo aspettando che io morissi e io, giustamente, sono morta annegando nel suo braccio e penso che l'intero universo abbia sentito i miei neuroni chiudere bottega con un fracasso millenario. PJ È UN FANBOY DI THE EAGLE NON MI CONVINCERETE MAI DEL CONTRARIO. Titolo rubato agli OneRepublic che sono la mia droga del momento.
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.



Son, you got an angel to chase the devil at night.

Kili, esausto e febbricitante, fatica a restare cosciente, e, come un guscio di conchiglia che abbia a malapena sfiorato la spiaggia, viene presto ritrascinato a largo, nell’oblio scuro della sua mente, dove Fili non può seguirlo; l’elfa mormora un ultimo canto, la voce cristallina e sicura, sfiora ancora una volta il viso di Fili e infine si rivolge a Oin.

“Lasciate che riposi,” dice, la sua espressione soffice e compassionevole che scalfisce appena il nodo contratto del cuore di Fili. Oin annuisce, il volto grave, gli occhi accesi di meraviglia; l’elfa si congeda con un profondo cenno del capo, e, non appena la sua presenza abbandona la casa di Bard, è quasi impossibile per Fili credere che non sia stato solo un luminosissimo e tiepido sogno. Ma l’unguento sulla ferita di Kili è reale, l’odore rivoltante della carne imputridita svanito in favore del profumo leggero delle erbe medicamentose, e Fili è al capezzale del fratello in un attimo, una delle sue mani callose stretta tra le proprie.

“Razza di stupido incosciente,” brontola, e Kili, sebbene ancora privo di sensi, ruota il capo in direzione della sua voce. Oin gli dà una pacca compassionevole su una spalla.

“Metto a scaldare dell’acqua. Mi pare che i giovani umani abbiano bisogno di conforto tanto quanto noi.”

Fili non dà segno di averlo sentito; immobile, il volto impassibile come le statue dei suoi antenati, veglia sul sonno di Kili.

*

Kili riprende conoscenza a tratti, sballottato dalle onde. Strizza le dita di Fili intrecciate alle proprie, e non sempre lo riconosce; gli parla come se avesse davanti la loro madre, una volta, la lingua pesante e le parole schiacciate insieme in una poltiglia incomprensibile, e, un’altra volta, come se credesse di essere al cospetto di Mandos. Fili si morde la lingua e ricambia la stretta della mano di Kili, s’illude di poter essere un’àncora. Kili gli parla vedendo l’elfa di Bosco Atro al suo posto, e Fili serra le palpebre quando sente qualcosa pungere tutt’intorno alla superficie molle dei suoi occhi.

Alla fine, la febbre cala e Kili, per un lungo tratto, pare dormire serenamente; quando si sveglia, i suoi occhi sono ancora umidi ma non annebbiati, e quando posa lo sguardo sul viso di Fili, corruga la fronte.

“Fili,” gracchia, e Fili ignora l’improvviso balzo all’insù del proprio cuore in favore di andare a procurare dell’acqua - ma Kili lo ferma, serrando la presa sulla sua mano con una forza che sorprende Fili. “Fratello-”

“Shhh,” lo rabbonisce Fili, usando la mano libera per scostare una ciocca di capelli dal suo viso. “Starai bene, non preoccuparti.”

Kili deglutisce a vuoto, e Fili vorrebbe davvero andare a prendergli quell’acqua. Azzarda un’occhiata al di sopra della propria spalla, ma non riesce a vedere Oin e, in ogni caso, Kili richiama subito la sua attenzione stringendogli la mano.

“Fili,” soffia, e Fili deve chinarsi su di lui per riuscire a decifrare il suo bisbiglio spezzato, “Did I shame myself?”

Fili sente un improvviso accesso di rabbia nei confronti di Thorin, dell’intero sistema di valori con cui sono stati cresciuti, se la prima cosa di cui Kili si preoccupa, dopo essere stato sul punto di morire e aver delirato per ore, è lo stupido onore della linea di Durin; ma, al tempo stesso, sa che al posto di suo fratello avrebbe avuto lo stesso pensiero, e allora espira forte, per tenersi calmo, e guardandolo negli occhi scuote la testa, piano, e si morde l’interno della guancia all’ondata di palese sollievo che rilassa il viso di Kili.

“Ti ringrazio,” mormora Kili, e finalmente lascia andare la mano di Fili, che può affrettarsi al bacile poco distante e raccogliere una coppa d’acqua. La accosta alle labbra di Kili, sostenendogli la testa con l’altra mano, le dita intrecciate ai capelli arruffati, e Kili si aggrappa al suo avambraccio, ingoia l’acqua avidamente.

Fili gli porta da bere altre due volte, finché un po’ di colore non torna sulle guance di Kili, e allora, soddisfatto, gli permette di tornare a sdraiarsi. Kili sospira, e la mano di Fili scivola dalla sua nuca al petto, il palmo calloso pesante sopra le clavicole, le dita a sfiorargli il collo.

Le parole sono superflue e ingombranti, quando Kili non è mai stato capace di nascondergli nulla, e allora Fili esala un respiro minuto e rotto, si china, appoggia la propria fronte contro quella madida di sudore del fratello. Kili emette un suono fin troppo simile ad un singhiozzo, le sue mani si aggrappano come arpioni ai lembi della giubba di Fili, strattonandolo giù; Kili solleva la testa, gli occhi serrati, muovendosi piano e tentativamente finché non trova l’incastro perfetto del proprio naso contro la guancia di Fili. Kili trema, il suo respiro ridotto a ansiti piccoli e caldi che accarezzano la bocca di Fili, facendogli fremere i baffi, le lunghe trecce agli angoli delle labbra.

Fili attira a sé il fratello, circondandogli le spalle con le braccia e piegandosi il più possibile su di lui, anche se il bordo del tavolo gli preme scomodamente contro lo stomaco. Bisbiglia il suo nome, accarezzandogli i capelli in un flebile tentativo di conforto; stai bene, stai bene, stai bene, starai bene. Kili geme contro di lui, la bocca vicinissima alla sua.

“Ti prego,” mormora, e Fili sente sulle labbra ogni lettera mentre Kili la pronuncia, e non è mai stato capace di negargli nulla.

Una breve, silenziosa preghiera di ringraziamento a Bofur e Oin per aver lasciato loro un momento di solitudine, e Fili balza sul tavolo, a cavalcioni della vita di suo fratello; Kili si solleva sui gomiti, sporgendo il viso per offrirgli la propria bocca aperta, e Fili ha le mani piene dei suoi capelli, la lingua a invadere quel calore familiare. Kili sospira di sollievo, risponde impaziente al bacio, e finisce per sforzare la gamba ferita, sibilando di dolore contro le labbra di Fili.

“Fa’ attenzione,” mugugna Fili, tirandosi indietro di un soffio. Kili non ha neppure riaperto gli occhi, e riprende a baciarlo, famelico e spaventato, ansioso di assicurarsi che è ancora al mondo, che ogni cosa è al suo posto. Si aggrappa alle spalle di Fili e lo tira giù quando torna a sdraiarsi, e Fili a malapena ricorda di puntellarsi sui gomiti per non pesargli addosso - è difficile resistere al richiamo bollente del corpo di Kili sotto il suo, ma Fili non può fargli male, non se lo perdonerebbe mai.

“Fili,” ansima Kili, inarcando spudoratamente i fianchi nonostante la gamba; Fili li riaccompagna giù col tocco leggero di una mano, e Kili sibila frustrato, gli tira una treccia come se fosse un bambino dispettoso. “Fili.”

È tutto ciò che serve; la voglia e il bisogno che ha di sentirsi vivo, ancora vivo e accanto a Fili, sono chiari nei suoi occhi, nel modo in cui i suoi polsi smettono di tremare solo mentre Fili lo bacia.

Fili sospira.

“Dovremo fare in fretta.”

Kili annuisce, lo sguardo sicuro. È quello che vuole, quello di cui ha bisogno, e Fili si prende cura di Kili, sempre; lo bacia, stavolta con maggior controllo, seducendo le sue labbra a schiudersi per lui e poi mappando con cura l’interno della sua bocca. Kili è burro fuso tra le sue mani, e Fili non ha difficoltà a slacciargli i pantaloni, liberando al sua erezione e spingendoli giù del poco che osa per non disturbare la ferita. Si libera anche dei propri calzoni, e Kili lo prende per i fianchi, incastrandolo contro di sé.

“Fili,” sospira, leccandogli le labbra, e Fili chiude gli occhi, scivola tra le cosce del fratello e rabbrividisce al sentire l’erezione di Kili contro l’addome. È una danza semplice, poi, Fili che al ritmo inquieto del proprio respiro si sbilancia in avanti e all’indietro, intrappolato nel calore ruvido di Kili, che in risposta alle sue spinte inarca la schiena e si strofina in su contro di lui senza controllo, ansioso di sentire e sentire il più possibile, e subito.

Fili si china a mordere un livido sul collo teso del fratello e Kili serra le gambe quasi a volergli fare male di ritorno; Fili sbuffa, lascia il controllo al proprio istinto e si concentra sulla sensazione del tavolo sotto le dita, sul rumore delle noci che urtano l’una contro l’altra sotto la testa di Kili ad ogni suo affondo, sugli ansiti liquidi di Kili, sulle sue dita che non riescono a decidere se stringergli i fianchi o i capelli o le spalle. Fili vorrebbe avere il tempo di affermare contro ogni dubbio che Kili è vivo con la propria bocca dovunque sulla sua pelle, ma da quando hanno lasciato la sicurezza della loro casa, del loro letto, per questa missione, c’è stata solo fretta in ogni bacio e in ogni tocco e per quanto Fili vorrebbe calmare suo fratello carezzandogli i capelli e dedicandoglisi per tutta la notte, può solo cacciarsi con forza tra le sue gambe ed esplodere lì, sentirlo tendersi come la corda del suo arco, baciargli le labbra mentre Kili si scioglie tra le sue mani, e sperare che basti.

Hanno entrambi il respiro corto e le guance arrossate, le gambe intrecciate e i capelli di Fili piovono sul viso di Kili, confondendosi coi suoi. Kili fa un sorrisino beato, è ancora debole ma ha perduto ogni traccia d’inquietudine; Fili sospira, si lascia cadere di lato, al suo fianco sul tavolo. Con la manica della giubba li ripulisce entrambi alla meno peggio, non gl’importa davvero, e risistema i pantaloni di Kili, annodandoglieli stretti.

Kili ridacchia, e Fili ne ruba il suono dalle sue labbra con un bacio leggero.

“She walks in starlight, in another world,” mormora Kili, le palpebre pesanti sugli occhi e due dita di Fili sotto il mento. Sorride, quando sente Fili irrigidirsi contro di lui. “But you, right here, are my sun.”

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