[RPF] Nella fatica del tuo sorriso

Mar 31, 2012 20:12

Titolo: Nella fatica del tuo sorriso
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Stevan Jovetic/Alberto Gilardino, Monty
Rating: G
Conteggio Parole: 613 (fidipu)
Avvertimenti: pre-slash, fluff, gen
Note: Sarà un anno che voglio dare della Gilatic alla mia chia25, e, onestamente, il fatto di non essere riuscita a scriverne prima di ora (e, anche ora, di aver scritto questa scemenza immane) è una cosa di cui mi vergogno molto, perché, Chià, sei l'amore, e io sono probabilmente molto noiosa e dico sempre le stesse cose, ma è vero che ti meriti tutto; posso prometterti che mi allenerò meglio che posso ;3; ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.

~ Nella fatica del tuo sorriso.

Che Alberto non sorride mai, a Stevan l’hanno ripetuto un po’ tutti; in effetti, gliel’hanno detto così tante volte che quella è diventata, nel giro di una settimana, la cosa che ha sentito più spesso in vita sua, più che lavati bene i denti e tira, cazzo, tira e ma ti sei asciugato i capelli?
Sono tutti profondamente stregati da quell’espressione di seriosa indifferenza, che pare fatta un po’ di pietra e un po’ di quell’innata antipatia che acchiappa otto attaccanti su dieci, al punto tale che Stevan non è più nemmeno tanto sicuro che se lo ricordino che, ehi, è nuovo pure lui, qui; Alberto è inavvicinabile e lui è un ragazzino, per cui, dopo una settimana, già si ritrova pigiato negli angoli dello spogliatoio con il resto della squadra, ad ascoltare il capitano e il primo portiere - imparerà i nomi di tutti, prima o poi, - che spifferano le ultime novità sui rimescolamenti facciali di Alberto Gilardino.
Però Alberto non sorride mai, nemmeno quando il mister ordina a Stevan di tirare un rigore, durante una partitella di allenamento, e lui, emozionato e su di giri com’è, non si accorge di avere una scarpa slacciata, e assieme al pallone calcia via pure quella.

*

«Non è che il Gila è una persona noiosa,» dice Riccardo, una mattina caldissima di agosto; Giampaolo, che corre alla sua destra, dà uno sbuffo poco convinto.
Sopra di loro, il cielo è talmente terso che a Stevan sembra fatto di carta, quella sottile e un pochettino trasparente che suo padre sceglieva, sempre uguale, per tenere insieme i fiori che regalava a sua madre. Stevan ha un brivido, al pensiero di casa, e si concentra sulla smorfia di Riccardo. «Vabbè, magari un pochino. Comunque non è così terribile come sembra, ecco.»
Giampaolo dà un grugnito che pare di approvazione, stavolta; Stevan ha imparato che è sempre poco loquace, di prima mattina e soprattutto d’estate, e non si preoccupa.
Il mister raddoppia il numero di giri di corsa di riscaldamento, e Stevan raddrizza la schiena, asciugandosi col dorso della mano una goccia di sudore dal collo; Alberto corre una mezza dozzina di passi più avanti di tutti, si è staccato dal gruppo quando Felipe ha cominciato a bombardarlo di domande a raffica in quel suo italiano estremamente fantasioso.
Alberto corre, le spalle troppo rigide e i gomiti bene alzati, scalciando via zolle verdissime d’erba ad ogni falcata perché non è capace di non premere troppo sul terreno.
Stevan si mordicchia le labbra.
«Anche io sono una persona noiosa,» dice. Giampaolo, dopo un istante, scoppia a ridere come se Stevan avesse appena raccontato la barzelletta del secolo, perché è fatto così, gli piace contraddire la gente; Riccardo sorride tra sé e, comprensivo, forse un pochino mosso a pietà dalla sua espressione confusa, dà a Stevan una pacca sul braccio.

*

Alberto sarà pure silenzioso e musone e patologicamente avverso ai videogiochi - tutto il contrario del compagno di squadra ideale, quindi, - però non c’è assolutamente niente di noioso o indifferente nel modo in cui gioca - per non parlare, poi, del modo in cui segna.
Stevan lo guarda con gli occhi sgranati e un rispetto nuovo che gli si gonfia nel petto, - è così che fa un campione del mondo, - ed è abbastanza terrificato, quando si rende conto che non ha nessuna voglia di smettere di fissarlo.
Vlada si fa una risata, quando s’accorge che il Gila non ha sorriso neppure mentre esultava. Stevan vorrebbe spiegargli che non è esattamente così, che per un attimo era più morbida, la linea severa delle labbra di Alberto, però non è sicuro di sapere le parole giuste per farsi capire e, comunque, gli piace forse anche troppo, l’idea di avere scoperto un segreto.

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