[TVD] As puffy as candy

Oct 21, 2011 14:58

Titolo: As puffy as candy
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing: Damon Salvatore/Rebekah, Stefan "Cockblock Extreme" Salvatore
Rating: R
Conteggio Parole: 1430 (fidipu)
Avvertimenti: het, kink (foodplay), foreplay, spoiler minori per la 3x06
Note: OH HI. Scusatemi mentre muoio pensando a Rebekah (#UNNNNNNNNNNNNNNF).
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.

~ As puffy as candy.

La dispensa di casa Salvatore è sorprendentemente ben fornita di marshmallow, e Rebekah sorride tra sé, compiaciuta della scoperta. Si solleva sulle punte dei piedi per arrivare al ripiano più alto, e tira giù due confezioni di plastica colorate di azzurro e rosa pastello, intatte, piene dei cubetti candidi che non vede l’ora di sentire appiccicosi sulle dita. Neppure riesce a ricordare quanto è passato dall’ultima volta che qualcosa che non fosse l’odore del sangue è riuscito a renderla così elettrica.
Apre la prima busta con troppa forza, e quella si squarta a metà, rovesciando i marshmallow sul ripiano della cucina.
«Ops,» mormora lei, gli angoli delle labbra piene ancora arricciati all’insù; raccoglie una ad una le caramelle, strizzandole piano perché ne adora la morbidezza, e le sistema in una ciotola arancione brillante. Non resiste, tuttavia, all’ultimo marshmallow che prende, e lo morde delicatamente, affondando piano i denti da umana nella grana pastosa, densa del dolce.
Damon la guarda, appoggiato allo stipite della porta e con le braccia incrociate sul petto; c’è una macchia di sangue, là dove Rebekah l’ha pugnalato, e lei ne sorride, contenta. Per farsi perdonare, e per vendicarsi, soprattutto, del fatto che Stefan non ha la minima considerazione di lei, decide di regalare al suo adorato fratellino uno show. Finge un momento di esitazione, e poi con un dito si preme l’intera caramella tra le labbra, leccandole con la punta della lingua. Chiude gli occhi, quando il sapore vago di zucchero e conservanti alimentari e probabilmente petrolio raffinato le accarezza il palato, e libera dalla gola un sospiro estatico, piccolo e seducente.
Con la coda dell’occhio, vede che Damon si agita un po’, si risistema contro la porta.
«Te l’hanno mai detto che saresti un’eccellente pornostar?» domanda, neppure un’esitazione nella voce, ma Rebekah riesce a sentire l’odore della sua eccitazione e, più giù, ben nascosta e quasi segregata, ma comunque lì, c’è anche la puzza meravigliosa della paura di Damon.
«Hai detto una cosa molto maleducata. Di nuovo,» replica lei, gelida, voltandosi e appoggiando le mani al ripiano di marmo. Non può non notare il modo in cui gli occhi di Damon precipitano a fissarle le gambe nude. «Non so davvero cosa mi trattenga dallo spezzarti il collo, ragazzino.»
Damon fa chiaramente del proprio meglio per sembrare ferito dalla sua freddezza, e si decide, finalmente, a schiodarsi dalla porta, e venirle incontro. Fa un inutile, larghissimo giro del tavolo, tuttavia, e Rebekah non è mai stata molto paziente.
«Il cuore me l’hai spezzato già, se ti può consolare,» dice Damon, sgranando e stringendo quegli occhi enormi e limpidi che si ritrova e Rebekah è affascinata da lui in un modo curiosamente chirurgico; vorrebbe aprirlo, per vedere se dentro è altrettanto bello - se quella maschera che indossa è riuscita a penetrargli sotto la pelle, ad inzuppargli le ossa.
È diverso da quello che prova per Stefan, - un’attrazione magnetica, irresistibile, forte come quella del sangue e che la tormenta, la tormenterà per sempre, - ed è diverso da quello che prova per Klaus, - odio, amore, paura, devozione; un grumo indistricabile e nero di emozioni che potrebbero esplodere con la forza di miliardi di stelle, e poi novant’anni in una bara.
È una sensazione nuova, come il sapore dei marshmallow, e Rebekah si concede d’indulgervi, e perché non dovrebbe?
Guarda Damon da sotto in su, allora, e si cattura il labbro inferiore tra i denti. Incrocia le caviglie, e il pantaloncino del pigiama le risale un po’ lungo la coscia, scoprendo la pelle tenera. Rebekah non sa leggere nel pensiero, ma il modo in cui le pupille di Damon si dilatano fin quasi a divorare del tutto l’azzurro dei suoi occhi è inequivocabile.
«Accendi il fornello,» gli dice, allungandosi lungo il ripiano della cucina per prendere un altro marshmallow. «È una bella casa, non vogliamo che prenda fuoco.»
Per un momento, Damon tentenna, incerto. Infine s’arrende, e con un sorriso forzato si avvicina al piano cottura, armeggia con le manopole a poco meno di un respiro di distanza dai fianchi di Rebekah. La scintilla dà fuoco al gas nel momento in cui lei avvicina il viso al suo, il marshmallow in bilico tra le labbra dischiuse.
Damon la fissa negli occhi, e Rebekah pensa, distrattamente, che questo sarebbe un ottimo momento per soggiogarlo, se solo non avesse in bocca una dannata caramella morbida come una nuvola. Damon, comunque, non è un caso così disperato, e si china spontaneamente a baciarla e mordere il marshmallow e leccarle le labbra. Accarezza con la destra un fianco di Rebekah, intrufolando le dita sotto la maglietta e indugiando sulla sua pelle morbida, liscia. Lei si scosta dal suo bacio lentissimo, e Damon, per tutta risposta, muove quella mano più giù, sulla sua coscia, il pollice che giocherella con l’orlo dei pantaloncini.
Rebekah sgrana gli occhi per un momento, sorpresa dalla noncuranza con cui Damon la sfiora, ma decide di lasciar correre, curiosa di vedere fino a quanto oserà resistere. Prende un altro marshmallow dalla ciotola, e Damon tira fuori da un cassetto una bacchetta giapponese; Rebekah sorride, infilza il marshmallow e rimane a guardare mentre lui lo tiene sospeso sulla fiamma blu del fornello.
«Non è come cuocerli sul fuoco di legna,» mormora Damon, la voce bassa, suadente. Rebekah ha voglia di sapere quante ragazze ha ingannato, quella voce, quel viso. «Non lamentarti con me se poi non ti piace.»
«Non mi lamenterò,» promette lei, e poi s’imbroncia appena, gli sfiora il petto in una carezza impalpabile. «Non mi stai distraendo da nulla, questa volta, non è così?»
«Assolutamente no,» sorride Damon, l’immagine stessa dell’innocenza. Rebekah gli fa un sorriso identico, e poi la sua carezza scende lungo lo sterno di Damon, si attarda un momento sulla fibbia della cintura, infine si ferma sul cavallo teso dei suoi jeans scuri, e prende a percorrere con lentezza quasi ipnotica il rilievo delle cuciture della cerniera.
«Magnifico,» mormora Rebekah, quasi facendo le fusa, e non le sfugge il colorito alterato di Damon, il modo in cui il suo polso trema appena. «Ti avrei impalato per ucciderti, altrimenti.»
Damon sembra un po’ impressionato, ma fa un sorriso largo, tutto di labbra, e sgrana gli occhi e Rebekah continua ad accarezzarlo tra le gambe, la bocca ad un centimetro dalla sua. Damon segue i lievissimi movimenti del suo viso come soggiogato, e quando a Rebekah sfugge un sorriso lui è veloce a chiudere la distanza che lo tormenta e baciarla. Rebekah stringe la sua erezione attraverso il jeans, Damon geme nella sua bocca e la mano sulla sua coscia si spinge più su, arricciando via il pantaloncino finché le punte delle sue dita non raggiungono la stoffa delle sue mutandine.
Rebekah ansima piano, con la mano libera si aggrappa al collo di Damon e lo attira giù, approfondendo ancora il bacio. Lui la accarezza quasi distrattamente, tracciandole addosso degli stupidi cerchietti, e poi si allontana e Rebekah ha voglia di mettersi a urlare.
Damon non le lascia modo di riprendere fiato, però, perché solleva il marshmallow semidisciolto dalla fiamma, glielo porge e ci soffia sopra, come a lasciare che sia l’odore a sedurla. Rebekah lo guarda per un momento, poi prende la caramella tra due dita - scotta, ma contro la sua pelle di vampira la sensazione è quasi piacevole, quasi nulla, - e quella si sfilaccia, morbidissima, mentre se la porta alle labbra, e Rebekah lascia che sia Damon a leccarle via quel che rimane appiccicato alle sue dita.
Lo bacia, quindi, attirandoselo addosso con tanta forza che gli incrina una costola; Damon non si lascia intimidire e la spinge contro il bancone della cucina, prendendola per i fianchi, e poi il rumore dello sportello del frigorifero che si richiude con una certa violenza li fa sobbalzare entrambi.
Interrompono il bacio di scatto, voltandosi assieme, e Stefan se ne stava andando, ma deve sentirsi addosso i loro sguardi perché alza la testa, la birra da cui stava per bere a mezz’aria, e sbatte le palpebre, perplesso.
«Scusatemi, non volevo distrarvi,» dice, e sorride, guardando appena la mano di Damon sotto il pantalone cortissimo di Rebekah, le sue gambe strette alla sua vita. Fa un gesto vago, magnanimo. «Continuate pure, io torno di sopra.»
Damon ha una tremenda sensazione di déjà-vu, e se fosse una persona un po’ più meschina potrebbe cominciare a sospettare che Stefan se le programmi in anticipo, queste comparsate. Oh, aspetta un attimo - Damon è una persona meschina! Quello che gli impedisce di correre dietro a Stefan con un paletto di frassino in ciascuna mano e inchiodarlo come un trofeo sopra la mensola del camino in soggiorno, però, è la mano di Rebekah, che senza il minimo indugio torna a spingerglisi tra le gambe.
Oh, beh.

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