Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 14
Una finestra sul passato
“ Dove sono? ” farfugliò Ron, guardandosi intorno.
“ Razza di idiota, non azzardarti a farmi un altro scherzo del genere, mi hai capito? ”
La voce di Harry gli penetrò con violenza i timpani, arrivando a rimbombare tra le pareti della sua testa. “ Ma cosa? ”
“ Ron, sei caduto da almeno una trentina di metri! ” esclamò Ginny.
“ Pericolosamente vicino alle tribune, aggiungerei. ” intervenne la voce di Minerva McGrannitt.
“ Pro…Professoressa. ”
“ Cosa accidenti ti è successo, Ron? ”
Il rosso si tirò su dal cuscino. Non aveva mai visto Harry così sconvolto. Sembrava quasi aver paura di lui. “ Temo dovrai dirlo tu a me, Harry, perché io non ricordo proprio niente. ”
“ Non è possibile ” disse Hermione, come se lui potesse aver voglia di prenderla in giro in un momento simile!
“ Ron, stavi guardando Hedwige, quando all’improvviso hai lanciato un urlo straziante, e sei caduto dalla scopa. E io…” Harry represse un singhiozzo, “ …io non sono riuscito a fermarti. ”
Ora sì che cominciava a capire cosa stesse provando Harry. Ora sì che cominciava a ricordare. Non furono ricordi piacevoli.
Le labbra di Harry fremevano come se stesse per mettersi a piangere. Ron l’aveva visto così solo una volta: in quella stessa infermeria, dopo il torneo Tremaghi…dopo la morte di Cedric.
Al termine del quinto anno, dopo la morte di Sirius, Harry aveva trascorso molto tempo da solo, sulle sponde del lago. Ron immaginava, sperava che in quei momenti Harry fosse riuscito a piangere. Adesso sperava soprattutto di non dover più vedere nessuno piangere per lui.
“ Se tu fossi morto un’altra volta, io…”
Ron ebbe un debole sorriso. Morto un’altra volta. Già, in un certo senso per i suoi amici Ron era morto, appena prima della loro cattura. Immobilizzati da Lucius Malfoy e gli altri Mangiamorte che li avevano catturati, Harry e Ginny avevano visto il fascio di luce verde raggiungere Ron in pieno petto. Senza la minima possibilità di essersi sbagliati. Per non parlare di Hermione, che era stata legata da spesse corde e tirata a sé dal capo di quella spedizione, perché assistesse inerme alla morte del suo migliore amico.
“ Sto bene, ragazzi. ”
Harry aveva il volto imperlato di gocce di sudorere, gli occhi verdi stretti a fessura. Reggeva sul braccio la sua Hedwige, e dallo sguardo feroce di Madama Chips, Ron capì che la medi-maga non era esattamente contenta di questo.
Ora sì, ricordava; ricordava l’ansia con cui Hedwige lo aveva raggiunto in volo, ricordava con sempre maggior nitidezza il messaggio che gli aveva trasmesso mentalmente. La candida civetta delle nevi saltò sulle coperte, sopra le ginocchia di Ron. “ Siamo ancora in tempo? ” gli chiese Ron.
Hedwige aveva gli occhi tristi, ma fece un movimento che Ron interpretò per un sì.
“ Weasley, ci sono cose che devi spiegare a tutti noi ” disse la Preside.
“ Non adesso, Professoressa. Bisogna avvertire subito mio padre. ”
“ Arthur? Cos’è successo? ”
“ Mettiamola così, speriamo non sia ancora successo niente. ”
Insegnante ed ex-allievo si scambiarono un’occhiata, poi la strega uscì dall’infermeria a passo veloce.
“ Adesso vuoi dirci cosa ti sta succedendo? ” insistette Ginny. “ Papà è in peri…? ”
“ Tu comunichi con Hedwige ” la interruppe Harry, rivolgendosi a Ron, “ da quanto? ”
“ Immagino di poterlo fare da quando sono stato una fenice, ma non ho mai voluto…E’ stata Hedwige a parlarmi, Harry. Oggi, per la prima volta. ”
“ Tuo padre è in pericolo? ”
“ Non mio padre, Harry. ”
“ Malfoy, no! ”
Bill entrò nella cella appena in tempo per vedere quella scia di particelle, quella polvere azzurra, evaporare negli ultimi raggi del tramonto. “ Mi aiuti…a tirarlo su! ” gridò al secondino. “ Un medi-mago, presto! ”
L’uomo uscì di fretta dalla cella, mentre Bill cominciava la respirazione bocca a bocca sul volto cianotico del detenuto. L’ultimo dei Malfoy. Disperato, si accorse che il male non era fisico, non si trattava affatto di un virus babbano…per quanto i sintomi debilitanti e degenerativi avrebbero potuto trarre in inganno chiunque.
Era quell’atmosfera che respirava ora, a convincerlo della presenza di qualcos’altro. Era il fresco ricordo di quella polvere azzurra, divenuta ora parte dell’aria serale fuori dalla finestra della cella.
“ Draco…Draco. ”
“ Signor Weasley, si sposti. ”
Era arrivato il medi-mago. “ Non si tratta di un male fisico, ” le parole di Bill si rincorrevano frettolose, “ la diagnosi era sba…cosa vuole fare con quella bacchetta? ”
“ Voglio porre fine alla tua fastidiosa intromissione ” rispose la voce, irritata. Era una donna, quella che si stava de-trasfigurando davanti a lui.
“ Questo ragazzo sta per mori…”
“ Capita a chiunque si attenti a disobbedire ai miei ordini. Di solito chi viola un mio comando comincia da subito a pentirsene, amaramente. Sono pochi i cuccioli disobbedienti che sopravvivono…dopo la giovane Weasley, che mi è sfuggita, non ce ne sono stati altri. ”
“ Ginny?…Tu sei…” dovette dominarsi, per non mostrarsi impaurito quanto in realtà sentiva di essere. Non voleva far percepire a quell’essere di avere effettivamente gran parte del vantaggio. “ Che ne hai fatto del secondino? ” ringhiò.
Non era nemmeno una donna…per la precisione, pensò Bill quando la vide sorridere scoprendo i denti bianchissimi. La pelle ambrata, gli occhi erano scuri, due profondi pozzi di oscurità, truccati secondo l’antica tradizione dei faraoni egiziani.
Era un demone.
“ Vattene da qui, ragazzo. Non sei tra quelli che preferirei collezionare. Il tuo potere risiede più che altro nella conoscenza, anche se è molta. Io preferisco il potere istintivo, come quello di chi mi ha fatto uscire dal Velo. ”
“ Sei stata tu a gettare quell’incantesimo su mia sorella ed Hermione Granger. ”
Il demone si tirò indietro il cappuccio del mantello nero da Mangiamorte. “ Di questa brutta faccenda, deve incolparsi solo il ragazzo che abbiamo qui. E’ stato lui a farsi scoprire dal padre mentre cercava di aiutarle. Curioso, sai? Ha davvero voglia di aiutarle, ma non avrà più molto tempo per farlo. ”
“ Lascialo in vita. Lascia che possa essere curato. ”
“ E cosa me ne verrebbe? No, i miei piani sono perfettamente stilati da decenni, da secoli. Se vorrai avere una parte in essi, converrà che ti sottometta a me, come lui ha coscientemente deciso di non fare. ” La mano abbronzata della donna indicò il volto di Draco, ormai cadaverico.
Pensa, si disse freneticamente Bill. Cosa avrebbe fatto Silente? Come contattare al più presto qualcuno che potesse aiutare lui e Malfoy?
“ Io non mi sottometterò mai ad un demone ” le rispose, cercando di guadagnare tempo.
“ Peccato…le lezioni che hai subito sotto il mio discendente non ti sono servite a molto. Ripeto, voglio lasciarti in vita, non ti devi preoccupare. Ma non cercare di interferire nuovamente con i miei piani, che riguardano questo ragazzo e gli altri giovani maghi, o sarà peggio per te. ”
L’attenzione del demone si spostò per un attimo sul cielo blu cobalto che si estendeva fuori dal carcere. Poi tornò su Bill. “ Non opporti a me, o non ci sarà più nessuna conoscenza del mio mondo passato che possa aiutarti. ”
Ma Bill aveva raccolto a sé tutta la concentrazione possibile, e in quella frazione di secondo fissò il corpo di Draco. Riuscì a trasfigurarlo unicamente perché il ragazzo non si oppose, essendo ormai del tutto assente alla realtà che li circondava.
Richiamando le ultime energie, tentò anche l’altro incantesimo. Non ci si poteva smaterializzare all’esterno del carcere ministeriale, ma in altre stanze dello stesso edificio sì. E un paio di piani sopra al braccio di massima sorveglianza erano situati gli uffici dei migliori Auror in circolazione.
Era un rischio enorme, quello che stava correndo. Se anche fosse riuscito a depistare quel demone - e ciò aveva del miracoloso - farlo avrebbe significato diventare formalmente complice di un’evasione. Sentendosi prosciugare del potere e della propria forza vitale, si rannicchiò sul corpo di Malfoy e formulò mentalmente l’incantesimo.
L’Auror che dovette accogliere suo malgrado il giovane e il corpo inanimato che le sue braccia circondavano, ebbe la presenza di spirito di sigillare magicamente il proprio ufficio, subito dopo aver riconosciuto entrambi.
Dopodiché, Malocchio Moody rinunciò all’idea di gustarsi la sua Burro-birra prima della partenza per Hogwarts, e inviò immediatamente l’s.o.s. al castello e allo studio del Ministro in persona.
Suo figlio Bill era di nuovo in un vortice di guai.
La squadra specializzata di Auror era entrata subito in azione, con una competenza ed un tempismo lodevoli, dovette ammettere il demone. Peccato che non avessero fatto i conti con la possibile complessità del suo piano.
Aveva aspettato per secoli, e davvero non avrebbe iniziato ora a rischiare il fallimento per un po’ di impulsività. Quello che doveva fare era troppo importante.
Con estrema calma, il demone era uscito dagli edifici del Ministero prima che potessero essere bloccate tutte le vie di fuga. Ora sapeva dove trovare il corpo che custodiva il suo nutrimento preferito. L’eccitazione accellerò i suoi passi. Le parve già di sentire aprirsi la finestra sul passato, e le energie raggiungerla, per sostenerla nel suo compito.
La realtà povera, ma serena, che si era lasciata alle spalle.
La promessa di un futuro migliore.
La scoperta del tradimento.
La schiavitù: un inferno senza fine.
La fuga e la successiva cattura.
La dolce crudeltà del nuovo padrone.
Il riscatto.
La profezia.
La missione.
La profezia si sarebbe finalmente compiuta, ora che i maghi attesi per così tanto tempo si erano affacciati al mondo.
Questo ennesimo nutrimento sarebbe stato particolarmente impegnativo, perché sarebbe stato più che altro uno scambio. Era quello decisivo per la riuscita del piano.
Il demone sapeva che presto avrebbe rincontrato il suo cucciolo dai capelli biondi. Sapeva e in un certo senso avrebbe atteso quel momento con ancora maggiore trepidazione.
‘Ci rivedremo presto’ gli sussurrò, mentre giungeva davanti al Paiolo Magico.
Si sarebbe goduta il terrore di quegli occhi, il suo tentativo di fuga, la sua rassegnazione. Poi, sarebbe passata a nutrirsi del piatto più importante, i suoi amici. E il figlio di quel traditore non avrebbe potuto fare altro che guardare.
Ci rivedremo…
Draco afferrò con un rantolo il braccio del medi-mago che lo stava sollevando dal pavimento, così come un naufrago appena giunto sulla terra ferma affonda in essa le dita ad artiglio, con gli ultimi brandelli delle proprie forze. Madido di sudore, spalancò gli occhi grigi, pieni di lacrime.
Ci rivedremo presto, cucciolo mio…
Aiutatemi! " - cercò di gridare, ma non riuscì a proferir parola. A malapena riuscì a far seguire un respiro all’altro.
L’uomo che l’aveva sollevato lo trascinò accanto ad un altro corpo umano, ansimante. Poi rimase a guardare entrambi i suoi pazienti. “ Ecco qui il rosso e l’adorabile furetto. ”
Draco ritornò alla vita mettendo lentamente a fuoco uno spettacolo visivo non proprio gradevole, l’occhio magico di Alastor Moody.
Meno di cinque minuti dopo, si trovava davanti Arthur Weasley, sua moglie, Minerva McGrannitt e tutta la squadra dell’ES. Metà Hogwarts e metà Ministero in un ufficio non più grande di un cubo cinque metri per cinque.
Al peggio sembrava non esserci mai fine.
La mano della signora Weasley si allungò sulla sua fronte. Draco si paralizzò per quel gesto. Accadevano cose sorprendenti che non gli riusciva facile accettare, così tutte in una volta.
“ E’ evaso, Ministro ” stava dicendo una voce che giungeva dal corridoio fuori dallo studio. Vostro figlio ha aiutato ad evadere un detenuto. ”
Evasione…
“ Non intendo scavalcare la giustizia, Signor Giudice. Se mio figlio deve affrontare un processo, lo farà. Non si è mai sottratto alle sue responsabilità. Resta il fatto che quell’evasione ha salvato due vite umane. ”
Il Giudice McHayden si imporporò. “ Da chi? Da cosa? Non ci sono prove che quanto dice suo figlio William sia vero. ”
“ Fanny mi ha avvertito, Signor Giudice. ”
Draco serrò le palpebre, incredulo. Ronald Weasley lo stava fissando, ma senza alcuna traccia di odio. E non si limitò a questo. “ La fenice del Professor Silente, proprio lei. Il suo canto…”
“ Lei farnetica, Signor Weasley. Ed è naturale che voglia difendere suo fratello. ”
“ Giudice, se Ronald Weasley sostiene di esser stato avvertito dalla fenice del Professor Silente del rischio che correvano questi due ragazzi in quella cella, allora bisogna credergli. Le prove lo dimostreranno. ”
“ Professoressa McGrannitt, mi auguro che non voglia impuntarsi a seguire l’esempio dell’irruenza di Silente. ”
“ Silente, con la sua irruenza, ha segnalato per anni il rischio rappresentato dal mago che ci ha quasi annientati, un anno fa. E ha combattuto quel mago sacrificandosi anche per lei. ” Inspirò a fondo, come a dire: tutto da ricominciare, la cecità degli stolti non ha davvero fine.
Draco incontrò con mestizia l’espressione decisa e stranamente solidale di Ronald Weasley, poi quella più scettica di Harry Potter. Lo sfregiato non aveva ancora detto nulla. Accanto a lui, Hermione Granger accarezzava le piume candide della civetta delle nevi del bambino sopravvissuto. Era impallidita, ma quando incontrò lo sguardo di Draco sorrise lievemente, nonostante l’angosciosa tensione del momento.
“ Bene, se volete arrestarmi fatelo pure ” intervenne Bill Weasley. “ Prima, però, assicuratevi che le indagini possano iniziare al più presto. Quel demone va fermato. ”
“ La Magistratura del mondo magico sa fare il proprio dovere, Signor Weasley, anche senza le sue sollecitazioni. ”
L’ultima cosa che Draco ebbe modo di pensare, era che cominciava a capire sempre meno di quanto accadeva attorno a lui. Poi, sprofondò nuovamente nel vuoto della malattia, nella prigione d’oblio voluta dalla sua padrona.
Continua…