Titolo: Use Your Heart As A Weapon (And It Hurts Like Heaven)
Autrice:
lisachanoando (
lizonair)
Beta:
el_defe ♥
Capitolo: 1/1.
Riassunto: "È questo quello che lo fa impazzire di lui. Come tutto sembri muoversi al rallentatore quando lui gli sta vicino."
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Diego Milito/Thiago Motta, Diego Milito/Samuel Eto'o (accennato).
Generi: Introspettivo, Erotico.
Rating: NC-17.
Avvertimenti: Slash, Angst, Onesided, Lemon, PWP.
Wordcount: 751
Note: Punto primo, dedica. Al Def, perché se la merita. Oddio, suona malissimo. Sembra tipo una cosa brutta. Def, non voglio dire che ti meriti dell'M2 depresso ;_; Però ti meriti dell'M2 che sia mio, se non altro per quanto te l'ho fatto sospirare XD E ti meriti che te lo dedichi. Anche perché l'hai approvato (non avrei accettato bollini di qualità da nessun altro nel mondo, specie in quest'ambito ♥) e specie perché te la sei battezzata da solo. Coi Coldplay. Capito, gente? Io permetto a quest'uomo di titolarmi le fic con pezzi di canzoni di uno dei gruppi musicali che mi stanno più sul culo al mondo. Se non è amore questo. *sigh*
USE YOUR HEART AS A WEAPON
and it hurts like heaven
Diego stringe forte le lenzuola fra le dita mentre percepisce la lingua di Thiago scivolargli fra le natiche, stuzzicando la sua apertura prima dall’esterno, quasi dolcemente, e poi con maggiore insistenza, premendovi contro per insinuarsi dentro di lui. Inarca la schiena e si lascia rotolare giù dalle labbra un gemito umido e pesante, rendendosi conto di quanto teso sia ogni singolo muscolo del suo corpo solo quando la spina dorsale comincia a fargli male. Allora si rilassa, appoggia nuovamente la testa contro il cuscino e perfino la presa delle dita attorno al lenzuolo si fa meno spasmodica e nervosa, riducendosi a una carezza distratta, mentre i suoi fianchi dondolano dolcemente in su e in giù, seguendo il ritmo che i movimenti sempre lenti e misurati di Thiago gli impongono.
È questo quello che lo fa impazzire di lui. Come tutto sembri muoversi al rallentatore quando lui gli sta vicino. Come ogni singolo istante sia diventato prezioso non più perché fugace e fuggevole, ma perché per la prima volta dopo chissà quanto tempo lui ha di nuovo la possibilità di assaporarne ogni singola sfumatura.
Quello che c’è stato con Samuel lui non è mai riuscito ad assaporarlo. Forse neanche ad afferrarlo davvero. Thiago è diverso, Thiago è un’altra cosa, ma Diego sta cominciando a pensare troppo - e Thiago non lo rimprovera sempre, quando lo fa? Con quel suo sorriso un po’ stanco e un po’ rassegnato, perfino paterno, se Diego non si vergognasse troppo a definirlo in questo modo anche solo nella propria testa? “Tu pensi troppo, non dovresti. I tuoi occhi dovrebbero restare sempre limpidi”, non è questo che gli dice ogni volta, accarezzandogli il viso con due dita, il tocco lievissimo di una farfalla, mentre si riposano dopo aver concluso, l’uno accanto all’altro nel letto che odora di loro e di nient’altro? - perciò spegne il cervello, si abbandona ad un mugolio appena più impaziente e si ritrae dalle carezze della sua lingua, invitandolo a procedere oltre.
Thiago si allontana da lui solo per qualche secondo. Gli stringe i fianchi fra le dita, ne percepisce la consistenza sotto i polpastrelli e si inumidisce le labbra. Poi chiude una mano attorno alla propria erezione e la guida fino a premerla contro la sua apertura, forzandola piano, lentamente, un centimetro alla volta, godendo dei tremiti che corrono su e giù per la schiena di Diego, costringendo i suoi gemiti a farsi più densi, trattenuti a stento.
È Diego a chiedere di più, come sempre. Come quando per la prima volta s’è introdotto in camera sua, in ritiro, e gli si è accucciato accanto, scivolando sotto le lenzuola e stringendosi a lui, premendogli piano un ginocchio fra le gambe e strusciandosi con desiderio e forza disperata. Ciò che Thiago ha sempre voluto non ha mai avuto importanza, perché se lui avesse deciso di fare in modo che ce l’avesse allora Diego sarebbe stato suo fin dal principio. Così non è stato, ed è per questo che anche adesso Thiago aspetta, aspetta che Diego tenda un braccio dietro di sé, lo appoggi sul suo fianco e lo inviti a muoversi con più forza, ed è solo allora che il ritmo delle sue spinte aumenta, che l’aria si riempie non più soltanto dei loro gemiti di piacere, ma anche del suono delle loro pelli umide di sudore che urtano l’una contro l’altra ogni volta che i loro fianchi si incontrano, sempre più in profondità, sempre più velocemente, riempiendo i loro corpi di scariche elettriche che a stento permettono ad entrambi di mantenersi saldi nelle loro posizioni sul letto.
Diego nasconde il viso contro il cuscino e scivola ad accarezzarsi fra le cosce. Thiago gli regge un fianco con una mano, e manda l’altra a coprire la sua, in modo da aiutarlo a masturbarsi allo stesso ritmo delle sue spinte. Spera, in questo modo, di forzare i loro mondi a collidere, di aiutare gli universi paralleli che vivono nelle loro teste ad incontrarsi. Di aiutarlo ad aprire gli occhi. A guardarsi intorno. A capire perché lui c’è sempre, perché lo fa.
Ma quando Diego viene e si lascia andare contro il materasso, stremato, e quando anche lui si svuota dentro il suo corpo e, ancora rapito dall’orgasmo, ricade al suo fianco, fissando il soffitto mentre cerca di riportare il battito del proprio cuore ad un ritmo che non faccia così dannatamente male ogni volta che s’infrange contro la cassa toracica, che gli sta stretta come una gabbia, Diego dice “grazie”. Non “ti amo”.
E quindi è evidente che non ha capito niente.