Fic: Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead

Jul 23, 2011 23:47

Titolo: Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead
Autore: el_defe
Beta: lisachanoando
Fandom: RPF Calcio/Harry Potter
Personaggi: José Mourinho, Zlatan Ibrahimović; menzioni e apparizioni fugaci di Helena Seger, Elsa Sousa (serpe), Viktor Krum (!), OC senza nome e cose di questo genere
Rating: 14+
Warning: slash (leggero), AU
Conteggio Parole: 2,300 (FDP)
Note: Non guardatemi così, io una dignità non solo non ce l'ho mai avuta ma non saprei che farmene. Tsk. Tutta per te, Ary. ♥
Titolo e lyrics da Someone like you di Adele.
Prompt: cinque prompt diversi per il MDF @ it100; Someone like you per una request di ary_true.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità. Per colmo di sventura, HP è di quella gran donna della Rowling, mica mio, ci mancherebbe.
Intro: Delle cose che mai sono come sembrano, degli incantesimi, e del più potente tra essi.


Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead

I hate to turn up out of the blue uninvited,
but I couldn't stay away, I couldn't fight it.

«Durmstrang, mh?» José vide il nuovo arrivato assumere la posizione di guardia laterale, inconsueta e raramente utilizzata ad Hogwarts o a Beauxbatons. «Insegnano ancora le Arti Oscure, adesso che quel vecchio pazzo di Karkaroff ha tirato le cuoia?»

«Signore, non credo che il Preside Kleveland sarebbe felice di sapere che un suo studente ha spiattellato i segreti della sua scuola.» La risposta di Zlatan fu accolta dai presenti con alcuni ghigni compiaciuti e molte espressioni più corrucciate; levò la bacchetta e sussurrò: «Al suo via», ma prima che potesse anche solo abbozzare una difesa realistica un getto di luce blu fuoriuscito dalla bacchetta del suo esaminatore lo colpì in pieno petto e lo scagliò a terra.

«Ehi!» esclamò Zlatan, facendo forza con le mani contro la parete per rimettersi in piedi. «Non è giusto.»

«Benvenuta ingenuità. D’accordo, Durmstrang è diventata la scuola della pace, dell’amore e degli unicorni dorati o cosa? Quando mai i duelli e gli esami sono giusti?» José ripeté lo stesso incantesimo di poco prima, ma Zlatan borbottò “Protego” un istante prima di essere colpito di nuovo, scoccando un rintocco profondo; la sequenza di fatture successiva fu così intensa e violenta da non lasciare altra scelta a Zlatan che una difesa completa, senza possibilità di contrattacco: nonostante ciò, José riuscì ad eludere la sua guardia tre volte, con un Incantesimo Lacerante (che gli aprì una ferita sulla guancia), una seconda Fattura Respingente e uno Stupeficium che lo colpì di striscio.

«Tutto qui?» lo canzonò José, levando nuovamente la bacchetta e scagliando una fattura senza parlare; Zlatan la evitò con uno scatto e gridò: «Incarceramus!», legandogli le gambe con sottili corde nere che caddero un istante dopo a terra, spezzate da un gesto.

«Stupeficium! Impedimenta! Incarceramus! Stupeficium!» Zlatan continuò a scagliare incantesimi, costringendo José ad arretrare lentamente per difendersi e a limitare i suoi attacchi nelle brevi pause tra una fattura e la successiva: sentì altri tagli poco profondi aprirsi sulle braccia e strappargli la veste sul fianco, ma non ci badò, continuando il suo assalto a un ritmo ancora più serrato. Il vantaggio era ancora dalla parte del mago più esperto, che non aveva ancora utilizzato un solo incantesimo verbale, ma non era più così schiacciante.

Zlatan rifiatò brevemente, poi scagliò una fattura senza parlare: una stria sfrigolante di energia purpurea, simile a una frusta, serpeggiò nell’aria e raggiunse José, il cui scudo, pur reggendo perfettamente all’urto della magia, non riuscì a fermarla completamente: un angolo del suo soprabito finì in cenere ai suoi piedi.

«Magia Oscura, finalmente.»

José ghignava, beffardo, mentre Zlatan arrossiva alle parole del suo esaminatore. Nello stesso istante, scagliarono ognuno un Incantesimo di Disarmo, ma quello del ragazzo ebbe la peggio; Zlatan finì a terra una seconda volta e la sua bacchetta volò in aria, ponendo fine al duello. Un applauso sentito risuonò per qualche secondo nel salone, prima di spegnersi.

Mentre puntava la propria bacchetta contro la sua gola ansimante e il suo sorriso larghissimo e soddisfatto di sé, José non poté negare a se stesso che il ragazzino gli piaceva.

I heard that your dreams came true.
Guess she gave you things I didn't give to you.

Quando l’esame finale del Ministero Scandinavo della Magia per gli aspiranti Ricognitori fu concluso, una pioggia incantata di scintille piovve dal soffitto del salone, inondandola di una calda luce, e i festeggiamenti organizzati da amici e parenti dei nuovi diplomati seguirono subito dopo.

Zlatan si diresse verso José senza esitazione, stringendo in una mano la bacchetta e nell’altra il rotolo di pergamena attestante la sua qualifica, sicuro che non ci fosse altri che lui ad attendere la fine della sua valutazione: si chinò e lo strinse con decisione, in un abbraccio fatto di gratitudine, felicità... e chissà cos’altro, secondo il battito sfrenato del cuore di José.

Aveva fatto molto di più che seguirlo nel suo percorso di studi in Scandinavia e in Inghilterra: aveva fatto di lui il suo pupillo e il suo protetto, assicurandosi che raggiungesse gli standard previsti per entrare tra i Ricognitori del Ministero - non che gli mancassero le capacità, naturalmente, ma Zlatan tendeva a reagire in maniera sproporzionata se messo sotto pressione, e sbagliare o fallire un compito o commettere qualunque deviazione dalla via segnata accentuava questa sua caratteristica. Eppure a José piaceva anche quel suo modo scorbutico e violento di affrontare le difficoltà, il veder cozzare inutilmente la sua irascibilità contro un muro che avrebbe potuto far Evanescere con un tocco di bacchetta soltanto per il gusto di vederlo venir giù una picconata dopo l’altra. Gli piaceva il suo naso storto e allungato come se una fattura gli fosse rimbalzata addosso fino a deformargli i lineamenti. Gli piacevano le sue labbra sempre atteggiate a un sorriso beffardo e il suo respiro caldo che gli solleticava la pelle. Gli piacevano le immagini che gli riempivano la mente ogni volta che Zlatan si avvicinava molto (troppo) a lui, ricordi di circostanze mai avvenute che gli scaldavano il sangue come dopo un barile di Whiskey Incendiario.

José desiderò che quell’abbraccio non finisse mai, ma fece prontamente un passo indietro quando una ragazza prosperosa, con due classici codini biondi alla moda scandinava, si avvicinò per congratularsi con Zlatan, baciandolo su entrambe le guance e lasciandolo mezzo intontito.

La sua mente comprese, ma il suo cuore la mise a tacere bruscamente, rifiutandosi di accettare le reazioni di Zlatan. José desiderò che il tempo tornasse indietro fino ad arrestarsi per sempre un istante prima dell’arrivo di quella donna; a malincuore, però, dovette riconoscere di avere un insolito talento nello scegliersi i sogni più irrealizzabili.

You know how the time flies.
Only yesterday it was the time of our lives.

«Diagon Alley. Quanto, quanto mi sei mancata.» Zlatan, poco più che ventenne e più gioviale che mai, rivolse uno sguardo appagato e felice alle frotte di maghi e di streghe che facevano compere e conversavano sulle ultime novità, mentre alle sue spalle José sorvegliava l’arco incantato che dava accesso al mondo magico alle spalle di Londra, osservandolo rimpicciolirsi fino alle dimensioni di un bottone della sua giubba prima di voltarsi. «Ogni volta che mi porti qui mi sembra di viverla per la prima volta.»

«Non riesco a capire perché ti piaccia tanto, zingaro: ci sono posti molto più belli qui in Inghilterra, te l’assicuro... vorrei avere il tempo di portarti a Hogsmeade o Ottery St. Catchpole. Diagon Alley è solo un distretto commerciale, e poco altro.» Per tutta risposta, ottenne soltanto un sorriso sfrontato. «A te non piace Diagon Alley. A te piace scialacquarci il tuo stipendio.»

«Quello potrei farlo a Verwandlungsstraße; per giunta, senza muovermi di un passo di più da casa mia.» Zlatan diede un’occhiata curiosa a un banchetto di ingredienti per pozioni, dove fegati sanguinolenti di dubbia provenienza e occhi di coleottero erano accostati a matasse di crini di unicorno di seconda scelta senza alcuna logica. «Che si fa?»

«Potrei suggerirti attività degne del Ricognitore che sei...» disse José a bassa voce, alzando gli occhi al cielo nel vedere Zlatan fiondarsi all’interno di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch e uscirne, dieci minuti dopo, con una Comet 300 nuova fiammante sottobraccio. «... ma sarebbe fiato sprecato.»

«Avevo davvero bisogno di un manico di scopa nuovo» sorrise Zlatan. «Allora dov’è che andiamo? Alla Gringott?»

«Perché, hai bisogno di altri soldi?» José gli lanciò un falci d’argento, col quale Zlatan prese subito a giocherellare fino a quando, pochi minuti più tardi, si ritrovarono di fronte all’entrata della Gelateria Fortebraccio, finalmente riaperta e affollata come non mai; José sorrise sotto i baffi nel vederlo strabuzzare gli occhi di fronte agli enormi gelati che gli avventori facevano levitare davanti a sé o affidavano ai loro bambini. «Al Ministero di Londra» disse poco più tardi, appoggiando la coppa alla menta e cioccolato davanti a sé, che pure sembrava piccolissima in confronto al gigantesco gelato di Zlatan (fragola, cioccolato e burro di arachidi, tanto per confermare i suoi pessimi gusti in fatto di alimentazione). «Abbiamo un po’ di cose da organizzare per conto del governo.»

«Finalmente» commentò di rimando, senza nascondere il sarcasmo neppure nell’attimo in cui appoggiava la lingua sullo sciroppo al cacao. «Stavi facendo così tanto il misterioso che quasi cominciavo a credere che mi stessi portando in viaggio di piacere. «Cos’è che dobbiamo farci che non si potesse fare per via magica?»

«Top secret.»

«Figurarsi.» Fu il turno di Zlatan di alzare gli occhi al cielo. «A che ora?»

José alzò le spalle, impassibile. «Ci aspettano per domani a mezzogiorno.» Riuscì con molta più difficoltà a nascondere la sua felicità, stavolta: anche con la bocca e la punta del naso imbrattati di gelato, Zlatan era davvero troppo felice perché José potesse ignorare la piacevole, familiare fitta all’altezza del cuore.

Regrets and mistakes, they are memories made.
Who would have known how bittersweet this would taste?

«Continuo a non capire» mormorò Zlatan, battendo i denti nonostante sedesse di fronte al fuoco acceso nella tenda e indossasse uno spesso maglione di lana, «perché il Ministero di Londra non ha spedito questo... coso con una Passaporta.»

«Mi rifiuto di accettare la tua ignoranza. Hai già dimenticato quando Viktor Krum prese parte al Tremaghi, dieci anni fa?»

«Avevo dodici o tredici anni, Zay. E Krum mi è sempre stato sui coglioni.»

«Figurarsi.» José emise un borbottio di disapprovazione, prima di tirar via gli spiedini di carne dal fuoco. «Com’è che mi hai chiamato?»

«Zay.» Zlatan ghignò. «Ti piace?»

Rabbrividì. «Per niente. Mi ricorda il modo in cui mi chiamava una primina svampita che si era innamorata di me. Elsa Sousa, o qualcosa del genere. Un’esperienza terrificante... non ridere così!» gli disse, agitando uno spiedino verso di lui a mo’ di bacchetta.

«Scusa. È che mi fa tanto ridere pensare che non hai paura di niente, ma che una ragazzina infatuata può mandarti in fuga.»

«Avresti avuto paura anche tu della Serpe, se l’avessi conosciuta.» Restarono in silenzio a lungo, sbocconcellando pezzi di carne grigliata. Dopo qualche secondo, la bocca ancora mezza piena degli ultimi bocconi, José aggiunse: «Il Calice di Fuoco non può essere incantato da quando, dieci anni fa, vi sono state imposte potenti protezioni: non può essere Appellato, Trasfigurato, mutato, trasportato per mezzi magici...»

«D’accordo, d’accordo, ho capito. Mi stavo lamentando soltanto per parlare un po’, sai.»

Il tono di José si addolcì. «Be’, non hai bisogno di scuse per parlare con me.» Attese con pazienza, notando quanto fosse turbato soltanto a rimuginare su quanto si stava tenendo dentro: ma non era pronto per ascoltare ciò che stava per dire, e forse non lo sarebbe mai stato.

«Helena aspetta un bambino.» Il colore sulle guance di Zlatan sembrava rubato direttamente dal volto di José. «Non era previsto, e comunque non vogliamo sposarci, ma intanto... è successo.»

«Questa non è una questione su cui posso aiutarti, sai.» Si sforzò di tenere ferma la propria voce. «La ami?»

«Sì.» José accolse come una pugnalata la salda fermezza di quella sillaba e il tono morbido e tenero con cui l’aveva scandita, e contemplò il rossore genuino sul suo volto con la stessa, dolorosa sensazione di sbagliato.

«Allora la tua strada è chiarissima.» Incapace di resistere oltre, gli diede la buonanotte e andò a coricarsi ancora vestito, nascondendo la testa sotto il cuscino e le coperte perché non filtrasse neanche la più piccola luce.

I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded
that for me it isn't over.

Quando il sole spuntò all’orizzonte, preannunciando l’ultima alba del loro viaggio, Zlatan comprese la motivazione del persistente e improvviso malumore di José, come se avesse ricevuto un’improvvisa illuminazione in sogno; si alzò e, seduto sul letto di José, lo scosse fino a svegliarlo.

«Cosa c’è, zingaro?» mugugnò, la voce impastata di sonno, l’infelicità sul suo volto evidente e anzi impossibile da ignorare. Zlatan lo guardò a lungo e infine abbassò lo sguardo con quella che sembrava vergogna.

«Sono un ingrato.» Una simile ammissione da parte sua era così assurda che il cervello di José si scosse immediatamente dal torpore del sonno interrotto nel suo culmine. «Sei anni che ti sto dietro, e non avevo capito.»

«Cosa... aspetta. Zlatan, io...» esitò, cercando le parole giuste dentro di sé e lottando interiormente per evitare che il groppo alla gola si facesse più intenso. «Non ti ho seguito per questo. Tu vali davvero: ce ne sono pochi come te, capaci di mandare a gambe all’aria bande di ladri senza ricorrere alla solita schioppettata di fatture. Ci vuole un’intera squadra di specialisti per sostituirti.»

«Ma-»

«Niente ma.»

«Ma mi piaci anche tu! Cioè... non so se mi piaci come... come piaccio a te.» Il suo farfugliare imbarazzato per evitare di chiamare col proprio nome ciò che aveva compreso appena era, se possibile, ancora più inverosimile: eppure José vi stava assistendo. «Però non mi darebbe fastidio se... insomma.» Zlatan gli prese una mano, ruvida e tozza e caldissima, e la fece passare sotto la giacca del suo pigiama, appoggiandosela all’altezza del cuore. «Vedi? Va bene» provò a dire, ma il suo debole sorriso si spense quando José la ritrasse, il volto l’espressione stessa del rimpianto.

«Ti piaccio come ti piace Helena, Zlatan?» disse in un sospiro così debole da perdersi nel crepitio delle braci quasi spente, stringendo gli occhi per non vedere gli sforzi di Zlatan di ricercare una risposta che non gli desse altro dolore. «Va bene così.»

«Non va bene» rispose, ricacciando dentro di sé le lacrime. Si accostò a lui, esitante, e lo baciò sulle labbra, appoggiandovi le proprie in un gesto così impacciato da essere tutt’altro che romantico, o erotico; ma poi le dischiuse, spingendo José a fare altrettanto, e quel semplice contatto divenne un bacio vero, l’espressione, la definizione di un bacio, niente a che vedere coi fuochi artificiali o il diluvio inarrestabile. Fu un momento slegato da ogni altro avvenimento, slegato dal tempo stesso, e finì troppo tardi per poter negare che fosse accaduto, e troppo presto perché potesse cambiare alcunché.

José distolse lo sguardo, gli occhi lucidi di rammarico. «Voglio solo che tu sia felice.»

«Lo so» disse Zlatan, riprendendo fiato come dopo una lunga corsa. «Mi dispiace.» José scosse la testa in risposta, le labbra strette per la tensione.

«Non dimenticarmi» gli chiese, più simile a un’implorazione che a un ordine o una richiesta. «Non dimenticarti di me.»

«Servirebbe un Incantesimo di Memoria.» Incontrò il suo sguardo, e sorrise.

Non si parlarono fino alla consegna del prezioso carico al Ministero, nel tardo pomeriggio; poi, quasi nello stesso istante, si Smaterializzarono.

Never mind, I'll find someone like you;
I wish nothing but the best for you too.
"Don't forget me," I begged...
"I'll remember," you said.

Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead.

FINE

A/N: O, come dovrei definirlo questa volta, la Stanza delle Necessità, versione "ho bisogno del posto dove tutte le minuzie di canon sono state incastrate ove possibile".
* Visto che Zlatan è nato nel settembre 1981, avrebbe iniziato la sua istruzione magica insieme all'annata del 1982, il che significa che sarebbe due anni indietro rispetto a Harry Potter. Krum è cinque anni più grande di lui, ma nel 1994 (Torneo Tremaghi) potrebbe avere addirittura diciotto anni. Delle due l'una: o JKR ha cannato l'età di Viktor, e quindi è nato nel 1977, o a Durmstrang ci si resta per otto anni anziché sette. Così impara a rilasciare intervistine con lo stesso ritmo con cui rilasciano scoregge i mangiatori di fagioli. JKR, peraltro, dice che Durmstrang è nel nord della Scandinavia, tra Norvegia e Svezia. Voglio dire, io ci vado a nozze.
* José invece ha frequentato Hogwarts, a suo tempo. Ci sono molti stranieri nella scuola - anche nell'anno di Harry, del resto.
* La prima ficlet è ambientata alla fine del percorso di studi di Zlatan a Durmstrang, quindi più o meno nel 1998-1999. La Battaglia di Hogwarts, pertanto, è già avvenuta, lo zio Voldie è crepato, il Prescelto ha vinto eccetera eccetera. Soprattutto, Karkaroff è stato già Cruciato e AvadaKedavrizzato da un pezzo.
* La Fattura Respingente, secondo il non-canon videoludico, è il Flipendo.
* L'incantesimo non-verbale usato da Zlatan è lo stesso usato da Dolohov nel quinto libro contro Hermione. Si suppone che Antonin, in quanto balcanico/russo/giù di lì, abbia frequentato Durmstrang. :D
* Non credo che il Ministero scandinavo esista, neppure nella mente oltremodo fantasiosa di JKR. Esiste un Ministero tedesco ed è certificato che anche gli stati piccolissimi come Andorra ne siano dotati. Solo, un organismo che coprisse l'intera Scandinavia e qualcosa di più mi piaceva troppo perché non provassi a mettercelo. XD
* Il Ricognitore, parimenti, non esiste. Ma credo che gli Auror, i Tiratori Scelti e la Squadra Speciale Magica siano figure esistenti solo nell'Inghilterra magica. Il tirocinio da Ricognitore dura tre anni esattamente come quello da Auror, prevede più o meno lo stesso addestramento e un'esperienza all'estero.
* Diagon Alley è più piccola di Hogsmeade. o_o" non guardatemi così, bambini, è stato un colpo anche per me, ma la strada più famosa di Londra è un distretto quasi esclusivamente commerciale. Considerando che a Ottery St. Catchpole abitano tutti i rami della famiglia Prewett-Weasley, i Diggory, i Lovegood e non so chi altri, è ragionevole pensare che sia anch'esso un villaggio di una certa importanza.
* Verwandlungsstraße: Strada dei Maghi? Non sono madrelingua, che il tedesco ce la mandi buona.
* Nel 1998, non ci sono Comet con numero di serie superiore a 260. Però la seconda parte della storia è ambientata cinque anni dopo. :D
* Florian Fortebraccio è stato rapito e ucciso nel sesto libro. Dubito però che non avesse eredi, o che comunque non si tenti di riaprire l'unica gelateria dell'intero mondo magico dopo la fine della guerra... il gelato "fragola, cioccolato e burro di arachidi" ricorda quello preferito da Harry.
* Ho immaginato che nel 2003-2004 i tempi fossero maturi per indire un nuovo Torneo Tremaghi, questa volta in quel di Durmstrang. Sai mai che per una volta non ci rimetta la vita nessuno. Certamente Silente avrà fatto sì che nessuno possa più provare a fare quello che ha fatto Barty Crouch Jr. a suo tempo.
* Elsa Sousa, la serpe, è colei che ha affermato di aver avuto una relazione (oltremodo sdolcinata e incredibile) col Mou, ed è colpa sua se il fandom intero è ossessionato da "Zay". XD
* "Ci vuole un’intera squadra di specialisti per sostituirti" è una trasposizione di una famosa citazione di José (su Zlatan) che qui non vi sto a dire XD e amen, fine delle curiosità.

♥!

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