Fic: Lucidamente insensato
Titolo: Lucidamente insensato
Autore: el_defe
Betareader: lisachanoando ♥
Fandom: RPF Calcio
Personaggi: Zlatan Ibrahimović, Josep Guardiola, José Mourinho
Rating: 16+
Warning: accenno di threesome, crack, vagamente folle e con un pizzico di linguaggio scurrile
Conteggio Parole: 494 (FDP)
Prompt: I due protagonisti si odiano, ma finiscono a letto insieme dopo una sbronza, seconda sfida @ it100.
Note: Ho quasi svuotato la cartella della roba finita ma mai postata, e comunque questa è nuova *_*;; ... cioè, c'è il warning CRACK, pretendete anche le note? Ma io dico.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Intro: Storia di due sventurati, prigionieri di lenzuola stropicciate e di postumi da sbornia. E di José, cui piace sempre giocare al Grande Fratello nell'intervallo tra una pomiciata e l'altra.
Lucidamente insensato
Pep si sveglia, più che a causa del profumo che gli solletica in modo fastidiosamente piacevole le narici, per la fitta che gli trapassa le tempie e che lo costringe a tenersi la testa con una mano. L’altra penzola al di là di un corpo caldo e massiccio che non riconosce, ma che dà per scontato sia José - si sente così stordito da non ricordare altro che gli è piombato tra capo e collo con due bottiglie di porto, dolce e forte come un colpo di karate alla nuca, e che hanno scopato. No, effettivamente questo non lo ricorda.
La vista si rimette molto lentamente a fuoco, restituendogli immagini sbagliate almeno quanto le sensazioni degli altri sensi: la pelle ha strani segni scuri e non ha l’odore di José, il culo sotto la sua mano è troppo sodo e-
«Oh, Dio santissimo benedetto.» Pep si tira una manata sulla fronte, ripiombando sul cuscino e maledicendo tutti gli esseri animati e inanimati in una sfilza di epiteti in catalano. «Questo è peggio di quanto- Geeeesù» continua a farfugliare, constatando, nonostante il cerchio alla testa, che quello al suo fianco, nudo tanto quanto lui e con le gambe intrecciate alle sue è proprio Zlatan, e che, a giudicare dall’indolenzimento generale del suo corpo e dallo stato della camera d’albergo, deve averci fatto cose inenarrabili per cui può solo essere più che grato della sbronza. «Ehi, tu, Supernaso» gli dice, scrollandolo nel tentativo di svegliarlo, «devo alzarmi, lasciami andare le gambe.»
«Sì, Zay» risponde docilmente, la testa ancora beatamente nel mondo dei sogni fino a quando lo scuotimento non si trasforma in gomitate negli stinchi e gli occhi di Zlatan si aprono di una buona metà, squadrandolo e ricordando a Pep tutta la simpatica antipatia che li lega. «... Cristo, questo è un incubo» borbotta, aprendo le gambe per lasciarlo andare di scatto e strofinandosi gli occhi con le dita per poi gridare a gran voce: «Zay!»
«Non gridare, cazzo, mi rimbombi nella testa peggio di cento campane.»
«E chissenefre- Zay!» insiste, aggirandosi nudo e ciondolante per la stanza, sbirciando nel bagno, affacciandosi in terrazza (“Ma che fa, è fuori, e se qualcuno lo vede!” pensa Pep, per poi pigolare - sempre e solo nella sua testa - un “Dio, se esisti davvero, fa’ che non gli abbia lasciato io tutti quei morsi e quei succhiotti”), guardando persino nell’armadio. Poi, come qualsiasi persona dotata di buonsenso, lo chiama al cellulare. Col vivavoce, come un qualsiasi cretino.
«Buongiorno a voi, principesse. Avete fatto appena in tempo per sentirmi, io sono all’aeroporto» esclama José, allegro, dall’altra parte della conversazione.
«Zay, sei stato tu a sbronzarmi! Sappi che non ho nessuna intenzione di-»
«Voi avevate bisogno di parlare.» José fa un colpo di tosse che sembra mascherare una risata. «Be’, dovreste ancora parlare, ieri sera vi siete saltati addosso come caproni in amore. Molto belli da guardare. Salutami Pep, sto per imbarcarmi.»
Zlatan guarda nel vuoto, evitando di fissare la smorfia involontariamente divertita di Pep, identica alla sua.
FINE
Autore: el_defe
Betareader: lisachanoando ♥
Fandom: RPF Calcio
Personaggi: Zlatan Ibrahimović, Josep Guardiola, José Mourinho
Rating: 16+
Warning: accenno di threesome, crack, vagamente folle e con un pizzico di linguaggio scurrile
Conteggio Parole: 494 (FDP)
Prompt: I due protagonisti si odiano, ma finiscono a letto insieme dopo una sbronza, seconda sfida @ it100.
Note: Ho quasi svuotato la cartella della roba finita ma mai postata, e comunque questa è nuova *_*;; ... cioè, c'è il warning CRACK, pretendete anche le note? Ma io dico.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Intro: Storia di due sventurati, prigionieri di lenzuola stropicciate e di postumi da sbornia. E di José, cui piace sempre giocare al Grande Fratello nell'intervallo tra una pomiciata e l'altra.
Lucidamente insensato
Pep si sveglia, più che a causa del profumo che gli solletica in modo fastidiosamente piacevole le narici, per la fitta che gli trapassa le tempie e che lo costringe a tenersi la testa con una mano. L’altra penzola al di là di un corpo caldo e massiccio che non riconosce, ma che dà per scontato sia José - si sente così stordito da non ricordare altro che gli è piombato tra capo e collo con due bottiglie di porto, dolce e forte come un colpo di karate alla nuca, e che hanno scopato. No, effettivamente questo non lo ricorda.
La vista si rimette molto lentamente a fuoco, restituendogli immagini sbagliate almeno quanto le sensazioni degli altri sensi: la pelle ha strani segni scuri e non ha l’odore di José, il culo sotto la sua mano è troppo sodo e-
«Oh, Dio santissimo benedetto.» Pep si tira una manata sulla fronte, ripiombando sul cuscino e maledicendo tutti gli esseri animati e inanimati in una sfilza di epiteti in catalano. «Questo è peggio di quanto- Geeeesù» continua a farfugliare, constatando, nonostante il cerchio alla testa, che quello al suo fianco, nudo tanto quanto lui e con le gambe intrecciate alle sue è proprio Zlatan, e che, a giudicare dall’indolenzimento generale del suo corpo e dallo stato della camera d’albergo, deve averci fatto cose inenarrabili per cui può solo essere più che grato della sbronza. «Ehi, tu, Supernaso» gli dice, scrollandolo nel tentativo di svegliarlo, «devo alzarmi, lasciami andare le gambe.»
«Sì, Zay» risponde docilmente, la testa ancora beatamente nel mondo dei sogni fino a quando lo scuotimento non si trasforma in gomitate negli stinchi e gli occhi di Zlatan si aprono di una buona metà, squadrandolo e ricordando a Pep tutta la simpatica antipatia che li lega. «... Cristo, questo è un incubo» borbotta, aprendo le gambe per lasciarlo andare di scatto e strofinandosi gli occhi con le dita per poi gridare a gran voce: «Zay!»
«Non gridare, cazzo, mi rimbombi nella testa peggio di cento campane.»
«E chissenefre- Zay!» insiste, aggirandosi nudo e ciondolante per la stanza, sbirciando nel bagno, affacciandosi in terrazza (“Ma che fa, è fuori, e se qualcuno lo vede!” pensa Pep, per poi pigolare - sempre e solo nella sua testa - un “Dio, se esisti davvero, fa’ che non gli abbia lasciato io tutti quei morsi e quei succhiotti”), guardando persino nell’armadio. Poi, come qualsiasi persona dotata di buonsenso, lo chiama al cellulare. Col vivavoce, come un qualsiasi cretino.
«Buongiorno a voi, principesse. Avete fatto appena in tempo per sentirmi, io sono all’aeroporto» esclama José, allegro, dall’altra parte della conversazione.
«Zay, sei stato tu a sbronzarmi! Sappi che non ho nessuna intenzione di-»
«Voi avevate bisogno di parlare.» José fa un colpo di tosse che sembra mascherare una risata. «Be’, dovreste ancora parlare, ieri sera vi siete saltati addosso come caproni in amore. Molto belli da guardare. Salutami Pep, sto per imbarcarmi.»
Zlatan guarda nel vuoto, evitando di fissare la smorfia involontariamente divertita di Pep, identica alla sua.
FINE