TITOLO: Piccoli dettagli
AUTORE: Akane
SERIE: Rp: Real Madrid
GENERE: generale
TIPO: slash, raccolta di flashfic
RATING: qualcosa a NC17, qualcosa assolutamente per tutti!
PAIRING: Crikà! (RonaldoXKakà!)
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, quello che scrivo è una mia personale interpretazione di certi fatti, notizie e foto che non vuole essere la verità ma solo un personale divertimento!
NOTE: con tutte le trecento foto su loro due insieme che ho mi sono detta che sono troppe per due che stanno nella stessa squadra solo da due anni… al ché questo parla da solo! E passino i numeri, ma parliamo della qualità delle immagini che mi capitano sotto gli occhi? Così ho deciso che per ogni foto che mi ispirava qualche breve scena, l’avrei scritta in questa fic. È una sorta di raccolta di shot che scriverò con calma quando mi viene su qualcosa, quindi nulla di effettivamente regolare, ma ne ho in mente già parecchie! Con i capitoli, le foto che mi hanno ispirato.
Al momento metto tutte insieme quelle che ho già scritto perchè sono cortissime.
Alcune sono di prima che si mettessero insieme, altre sono già una coppia, non sono in ordine cronologico. Quando ne avrò altre le posterò di volta in volta.
Grazie a chiunque commenterà.
Buona lettura.
Baci Akane
PICCOLI DETTAGLI
CAPITOLO I:
LA KAPPA
/Crazy in love - Beyonce ft Jay-Z/
Era come venir colpiti da una strana malattia.
Mano a mano che si procedeva, si perdeva sempre più il controllo del proprio corpo ed il contatto con la realtà.
Qualcosa di estremamente simile alla follia.
Fino a che, di pazzie, effettivamente se ne faceva…
Cose che normalmente non se ne avrebbe mai e poi mai fatto.
Smise di stringere convulsamente il cuscino sotto la propria nuca e non resistendo più, si aggrappò alla nuca del compagno, risalì immergendo le dita fra i capelli corti e strinse per quel che riuscì a prendere di essi.
Ancora non bastava.
Non sapeva come ci riusciva e cosa gli faceva di preciso, ma ogni volta che era fra le sue mani lentamente finiva totalmente per perdere la testa, gli pareva di esplodere tentando di trattenersi.
Alla fine sapeva di esagerare, solo che non era assolutamente in grado di placarsi, superato un certo limite.
Smise di premere la testa all’indietro e si avvinghiò con forza e disperazione al corpo del suo ragazzo che con spinte poderose lo possedeva.
L’aria piena dei loro gemiti sempre più forti, un piacere intenso ed inaudito che ogni volta sembrava sempre più devastante e coinvolgente.
Ricardo annodò le proprie gambe intorno ai fianchi di Cristiano e stessa cosa fece con le braccia, stringendosi a lui come un koala mentre i movimenti aumentavano d’intensità portandolo sempre più alla deriva.
Quando la famosa esplosione fu imminente, affondò come di consueto i denti sulla sua spalla muscolosa, la pelle imperlata di sudore, così come la propria, gli rimandò il suo sapore leggermente salato che ormai conosceva perfettamente.
Morse senza il minimo controllo e succhiò, fu allora che entrambi raggiunsero il culmine insieme tendendosi fino allo spasmo, lasciandosi andare a violente scosse profonde.
La realtà sfocata lentamente divenne un miscuglio di battiti del cuore accelerati e respiri corti, fino a che anche i corpi frementi, palpitanti e caldi si rilassarono riportandoli nel luogo in cui erano.
Rimasero un attimo in silenzio e fermi in quella posizione, Cristiano crollato sul giovane in attesa che gli tornassero un minimo di energie almeno per girarsi e tirarselo addosso. La bocca di Ricardo era ancora chiusa sulla carne del compagno e rendendosene conto lo lasciò andare baciandogli il punto in cui l’aveva morso nel momento di massima follia.
- Scusa… - Mormorò con voce roca e sinceramente dispiaciuto. Sapeva che finiva sempre per farlo e non se ne capacitava, cercava di trattenersi ma non ci riusciva mai. Alla fine non gli rimaneva sempre che scusarsi.
Cristiano sorrise ironico, in realtà gli piacevano quelle manifestazione passionali del suo ragazzo, non vi avrebbe mai rinunciato.
Non si mosse da lì sopra ma girò appena la testa per vederlo in viso, Ricardo lo stava per ricambiare alla ricerca del suo sguardo caldo e rassicurante, quando qualcosa attirò la sua attenzione sul punto in cui l’aveva baciato.
Un segno in mezzo a quello dei denti. Non una ferita, ma una lettera.
- Cosa hai fatto qua? - Chiese incuriosito non riuscendo a mettere bene a fuoco, ancora preso dall’amplesso consumato.
Cris accentuò il ghigno:
- Un nuovo tatuaggio… -
- Ma cos’è? -
- Guarda bene… - Rispose sornione non vedendo l’ora che se ne accorgesse.
Riky allora osservò bene e quando capì di cosa si trattava, sgranò gli occhi tirando indietro il capo per guardare in viso il compagno:
- Ma sei fuori di testa?! - Esclamò sorpreso e scandalizzato.
- Penso di sì… quindi che problema c’è? Follia più follia meno… - Fece sfacciato e divertito il portoghese seriamente convinto di quel che diceva. Adorò la reazione del ragazzo che tornò a guardare attento il tatuaggio. - Tanto è piccolo e non verrà nemmeno notato… - Aggiunse asserendo l’ovvio.
Riky strinse le labbra inizialmente contrariato, lui non l’avrebbe mai e poi mai fatto… specie non così!
Era effettivamente piccolo e solo con molta attenzione lo si poteva vedere e capire di cosa si trattasse, ma comunque c’era ed era smaccato, per chi conosceva certi dettagli quali la sua firma!
- E’ la stessa K che faccio io quando firmo gli autografi! - Fece quindi tentando un vago rimprovero incerto se sentirsi effettivamente preoccupato oppure solo piacevolmente sorpreso per un gesto simile. - Quanto pensi che ci impiegheranno a notare un nuovo segno sul tuo corpo e a capire che si tratta di una K? Per di più identica a quella che faccio io nelle mie firme? - Doveva essere una domanda retorica ma in realtà risultò la speranza di sentirsi tranquillizzare.
Speranza vana:
- Che lo capiscano pure, chi se ne fotte! - Ecco l’ovvia risposta semplicistica di Cristiano che si girò di schiena portandosi sopra il compagno che strinse in modo possessivo.
- E poi perché lì? C’erano posti più nascosti… la spalla è… - Ma non riuscì a concludere poiché capì il motivo specifico ed arrossì. Allora Cristiano concluse per lui malizioso e contento che ci fosse arrivato, deliziandosi del suo tenero imbarazzo:
- …dove mi mordi sempre quando facciamo l’amore! - A quelle parole il brasiliano guardò istintivamente il ragazzo in volto cercando i suoi occhi che brillavano come i propri. Colto da un’emozione incontrollata per via del termine specifico che aveva usato -non come sempre ‘scopiamo’ ma ‘facciamo l’amore’, una grande conquista con uno così- e per il significato profondo di quel tatuaggio nella sua completezza, trattenne a stento la commozione che però fu perfettamente visibile.
Non riuscì a dire nulla però comunicò tutta la sua emozione e a Cris fu evidente ogni motivazione e senso di quell’espressione e di quella luce che reputò estremamente dolce.
- Quando fai così viene voglia a me di morderti! Sembri un cioccolatino! - Il suo modo originale e simpatico di dire che era dolce. Lo fece per sdrammatizzare e funzionò visto che Riky rise per poi inghiottire subito dopo a vuoto, sospirando e scuotendo la testa.
Tornò a guardare il compagno sotto di sé e si accomodò meglio senza staccargli gli occhi di dosso, contemplando il suo viso divertito ed ironico, con quelle linee sexy di natura.
- Tu sei tutto matto! - Concluse poi non trovando definizione migliore per quello che aveva fatto.
Quella era una dichiarazione d’amore fatta e finita, per uno come Cristiano, e proprio perché veniva da lui era incredibile.
Si chiese se lui sarebbe stato disposto a fare un gesto di dimostrazione dei propri sentimenti al suo pari e non gli venne in mente niente su due piedi, ma si disse che in ogni caso qualcosa avrebbe certamente tirato fuori e non per senso del dovere, ma perché sentiva che aveva ragione in un certo senso. Era giusto farlo se ci si sentiva in quel modo.
Certo non un tatuaggio permanente sulla pelle, ma qualcosa avrebbe fatto!
L’altro sorrise ironico e furbo, quindi lieto della definizione alzò il capo e gli baciò le labbra contento.
- Colpa tua! - La sua conclusione, invece, fu quella.
Tutto sommato un altro piccolo dettaglio che esprimeva a pieno i suoi sentimenti con cui solitamente faceva a pugni!
“Bè…” Si disse sorpreso e divertito Ricardo: “pare ci abbia fatto pace, coi suoi sentimenti! E che bella pace!”
Sicuramente ricevere certe conferme era bello per chiunque, per lui in special modo.
CAPITOLO II:
LA CUFFIA
/I like it - Enrique Iglesias ft. Pitbull/
Era diventato quasi morboso, non nel senso negativo ma a dire il vero si capiva
che tanto normale non era.
Normale in quanto la gente di solito non si fissava su un singolo individuo
standogli addosso di continuo per ogni motivazione, facendo attenzione ad ogni
dettaglio che gli potesse indicare un certo disagio, di qualunque natura, che
fosse da ‘curare’.
Una smorfia? A seconda da cosa fosse provocata, bisognava subito rimediare…
Ad esempio se era per un dolorino da qualche parte allora il soggetto in
questione doveva subito fermarsi e aspettare che passasse.
Oppure se la smorfia era per un pensiero negativo, doveva subito stanarlo e
girarlo al positivo con qualche battuta divertente. Vederlo ridere lo rilassava,
quindi si adoperava in ogni istante libero per fare il buffone e dirgli cose
simpatiche.
Era così anche in campo, nelle partite ufficiali.
Quando Ricardo non c’era, Cristiano riusciva tranquillamente a segnare i suoi
due o tre goal, se invece c’era non ne faceva nemmeno uno perché cercava di
lanciare il compagno a rete e stava più attento a lui che alla palla e
all’incontro che disputava!
Certo essendo l’unico ad adoperarsi così per il brasiliano, non gli potevano
dire niente, anche perché magari prima o poi queste attenzioni avrebbero dato il
loro frutto, però c’era da dire che un Cristiano dedito al cento per cento sul
risultato della partita piuttosto che al far stare bene e sereno il suo ragazzo,
era sicuramente meglio, per gli altri!
Iker e José soprattutto notavano quei dettagli e non potevano che ridacchiare
divertiti… ad eccezione delle partite in cui pareggiavano o comunque soffrivano
in modo particolare perché il giullare doveva per forza stare al servizio del
principe piuttosto che della squadra!
Ed era assurdo anche perché Cristiano, il giullare in questione, era la persona
meno altruistica sulla faccia della Terra e vederlo così apprensivo per un’altra
creatura vivente, era quanto di più inquietante e comico al contempo.
E snervante quando questo pregiudicava un risultato!
Ma tant’è che insisteva su quella linea e quando nei paraggi c’era Riky, Cris
non aveva occhi che per lui!
La cosa era evidente dalla sua prestazione che non era mai negativa ma
sicuramente non positiva come quando faceva le sue famose triplette!
Quando si apprestavano ad affrontare un incontro particolarmente difficile, era
ovvio che José fosse costretto a tenere fuori Riky… doveva assicurarsi la
vittoria con ogni mezzo e per lui, quello, era un mezzo. Anche se gli dispiaceva
-magari solo lontanamente- penalizzare la risalita del suo trequartista.
Ovvero… era ovvio che aveva bisogno solo di giocare, giocare e giocare ancora,
l’unica cura al suo blocco era quello. Però non poteva andare a discapito della
collettività!
Per lui non esistevano cose impossibili, ed era risaputo, ma con quell’idiota di
Cristiano troppo perso dal bel culo di Ricardo, a volte temeva che il suo
soprannome di Special One non si sarebbe potuto forgiare della qualità di
miracolatore!
Del resto staccarli pareva proprio una di quelle cose impossibili persino per
lui e ammetterlo gli bruciava… però cosa poteva fare quando quello famoso per
ragionare col cazzo prendeva una delle sue cuffie e la metteva sulla testa del
soprannominato cucciolo per non fargli prendere freddo?
Già solo quel gesto premuroso e tremendamente non da Cristiano, parlava per lui
ed era così chiaro da fargli cadere le palle insieme alle speranze!
Le cose romantiche e sentimentali non erano per lui, quel gesto spruzzava
zucchero da ogni buco, però se la sua ala era arrivata a quel livello nella sua
relazione con il brasiliano, c’era ben poco da fare se non sperare che questi si
svegliasse e tornasse ai suoi massimi, permettendo così di tornarci anche alla
sua punta di diamante!
Avere due giocatori così collegati anche in campo e nei loro umori, era una cosa
che non gli era mai capitata e se fosse stato uno scrittore di romanzi sarebbe
andato a nozze con dettagli simili, ma era un allenatore alle prese con due
idioti innamorati e ben presto avrebbe dovuto tirare fuori l’artiglieria
pesante!
E se lui la tirava fuori, erano guai!
Vedendo Cristiano sistemare la cuffia sul capo di Ricardo con una certa
premurosità, come fosse normale, José si batté gli occhi e la fronte con la mano
pensando stizzito e sul disperato andante:
“Ma guarda se quello doveva diventare uno di quei fessi innamorati proprio nel
momento più critico della stagione! Che tempismo del cazzo che ha! “
E non aveva idea di quanto fossero davvero in simbiosi, ma quando avrebbero
ricevuto lo stesso stop dal medico per gli stessi quindici giorni… lì l’avrebbe
capito e gli sarebbe venuta una gran voglia di ucciderli.
Sempre insieme!
CAPITOLO III:
RITORNO IN CAMPO
/I think i’m paranoid - Garbage/
Il suo ego da primato mondiale se ne era un po’ risentito, in realtà, quando aveva sentito Ricardo al telefono e gli aveva detto che non riusciva a venire con lui agli allenamenti perché prima doveva passare dal medico.
Insomma, il suo pupazzetto preferito che gli rifiutava il privilegio di fargli calpestare il campo con la sua regale presenza dopo sei mesi di assenza?
Cristiano aveva graziosamente piantato il broncio con il suo solito fare infantile, fortunatamente visto da nessuno dato che ne avevano parlato per cellulare, poi non si era nemmeno lamentato per non rovinargli il glorioso rientro in squadra… però se l’era presa eccome!
Sicuramente avrebbe avuto tutti gli occhi e le manacce dei suoi appiccicosi compagni per sé, doveva fargli una degna guardia… presentarsi insieme in campo d’allenamento equivaleva a mettergli un marchio grande come la torre Eiffel!
Una specie di collarino con le scritte al neon che diceva ‘LUI E’ MIO!’.
Però farlo arrivare da solo invece significava che Cristiano per Ricardo era come tutti gli altri e non era assolutamente vero!
Però alla fine non aveva fatto storie ripromettendosi, con un notevole sforzo, di rendergli il primo allenamento con la squadra più sereno possibile.
E così era arrivato con una nuvoletta nera sulla testa che prometteva tempesta e l’aveva fatto per di più qualche minuto dopo.
Messo piede in campo si era immediatamente rabbuiato vedendo il suo ragazzo fra le zampacce di tutti gli altri, e nella fattispecie fra quelle di un fin troppo amichevole capitano e di un allusivo allenatore.
A cosa alludesse con quell’espressione ironica era impossibile dirlo, ma di sicuro a qualcosa stava pensando e temeva anche di saperlo!
Dimenticandosi di gioire nel rivederlo in campo, incupì ulteriormente il suo bel volto nell’osservare morbosamente tutti dargli pacche amichevoli sulla schiena ed anche sulla zona troppo bassa della stessa… gli occhi color cioccolata divennero due saette e nell’esatto istante in cui pensò di dover marchiare assolutamente il suo e solo suo territorio, un’idea gli balenò pericolosamente nella mente che a volte sembrava effettivamente malata… e senza rifletterci un secondo di più, prese e andò da lui spedito, quindi facendosi largo fra i troppi compagni lo salutò con un sorriso radioso e se l’abbracciò protettivo e possessivo come se il suo giocattolino preferito fosse appena stato conteso da dei loschi individui!
Ricardo sorpreso dal suo gesto che normalmente non gli riservava in pubblico, non così senza una motivazione plateale come l’esultanza per un goal o qualcosa del genere, ricambiò contento e lo sentì complimentarsi per il suo ritorno agli allenamenti del club dopo il suo lungo stop.
Fu effettivamente bello per lui ritrovarsi lì con tutti loro, di nuovo, ed anche se non aveva ancora legato come coi compagno del suo vecchio club che gli sarebbe rimasto sempre nel cuore, doveva dire che l’atmosfera da campo gli era mancata ma soprattutto queste dimostrazione imprevedibili ed insolite del suo ormai ragazzo.
Certo normalmente non era così tanto sfacciato, ma probabilmente non era stato capace di contenersi, troppo contento anch’egli di riaverlo lì!
Con beata ingenuità si notò la sua più totale onestà in quell’abbraccio, tutta l’opposto della malizia di Cristiano che nello stringere Ricardo aveva fulminato con saette e lampi accesi tutti quelli nei dintorni. Il sorriso accattivante non ebbe bisogno di traduzioni e sia Iker che José, i due che meglio sapevano della loro situazione, si scambiarono uno sguardo eloquente scuotendo le teste.
- Sì, sì… non te lo ruba nessuno! Ora mollalo che magari ha voglia di prepararsi come si deve! - Li interruppe il mister in un misto fra il seccato ed il divertito.
Cristiano si separò e lo guardo piegando ulteriormente un angolo della sua bocca ridente e soddisfatta. Ancora una volta non servì alcuna comunicazione verbale, tanto era chiaro il suo sguardo ed il suo gesto!
“Tanto bravo con una palla al piede, tanto idiota quando è innamorato! Mai vista una cosa simile!”
Pensò José non avendo la minima idea di QUANTO effettivamente lo potesse essere dal momento che per aiutare in campo il suo cucciolotto adorato sarebbe presto finito per non segnare col suo solito piglio spedito ed esagerato!
CAPITOLO IV:
LA CAREZZA
Video /My favourite game - Cardigans/
Come ci si potesse allenare senza staccare un istante gli occhi di dosso da qualcuno nello specifico, solo Cristiano sapeva. Era una specie di rarità, quel ragazzo. Riusciva a dare un’eccellente prestazione in campo durante gli allenamenti e al tempo stesso a rimanere incollato con ogni parte di sé -o quasi- a Ricardo, l’unico di cui pareva gli interessasse più della sua persona.
Il suo leggendario narcisismo era qualcosa che nessuno era mai stato in grado di pareggiare, eppure ormai da quando era arrivato al Real Madrid pareva che il brasiliano fosse in grado di surclassarlo ed il bello era che nemmeno se ne rendeva conto.
Da quando erano approdati insieme al club madrileno erano diventati amici nel giro di un istante e per Cris era stato una specie di colpo di fulmine.
Non che ci avesse mai creduto a quelle cavolate, per di più lui era super religioso e super sposato, però i propri ormoni non era ancora capace di controllarli e non era stato in grado di mettere a cuccia le voglie che di giorno in giorno, allenandosi con lui, crescevano a dismisura.
Era consapevole che continuando così prima o poi sarebbe finito per soddisfarsi e non usando un ripiego, bensì prendendosi esattamente colui che voleva nel modo esatto in cui lo desiderava.
Però fino a che sarebbe riuscito a resistere, sarebbe andato avanti così.
Guardarlo di continuo, toccarlo per ogni scusa, parlare di tutto con lui, farlo ridere e scherzarci insieme… stava lentamente riscoprendo certe parti di sé che nemmeno pensava di aver mai avuto e se ne stupiva, però non sapeva che farci se non accettarsi.
Ricardo gli piaceva, punto e basta.
Era completamente il suo opposto e sicuramente non ci sarebbe mai stata storia, però per lui che non si poneva mai limiti e barriere era certo che tutto fosse possibile, ecco perché non si chiudeva mai alcuna strada e non si frenava.
Incollato a lui come le api col miele -come sempre- lo guardò compiere il suo esercizio e subito dopo gli andò appresso facendolo a sua volta, quindi completato tornarono indietro insieme.
Gli occhi corsero sul suo fondoschiena che purtroppo non era molto ben evidenziato vista la tenuta comoda per allenarsi, quindi la visione che preferiva la rimandò a dopo, negli spogliatoi.
Salì con occhi maliziosi e percorse concentrato la schiena dritta ed il collo ricurvo in avanti, la pelle chiara era lucida per il sole che si rifletteva sulle piccole goccioline di sudore che lo percorrevano staccandosi dai capelli corti e l’indomabile impulso di toccarglieli ed immergervi le dita non fu più capace di frenarlo.
Così lo fece, perché lui non conteneva mai niente di sé.
Cinse il collo del ragazzo con la mano, dopo di che rallentò di un soffio per potergli stare dietro e nel movimento fluido risalì con le dita sulla nuca, stringendo deciso le ciocche umide e tirando senza fargli male, in un gesto affettuoso e intimo che sorprese non poco Ricardo che si limitò comunque ad alzare la testa e guardare dritto con un certo stupore nello sguardo.
A volte quel tipo era imprevedibile ed incomprensibile persino per lui…
- Sei tutto sudato… - Disse con faccia tosta mentre lo lasciava andare seppure a malincuore, visto che avrebbe voluto scendere sulla schiena ed anche più giù…
Riky non seppe cosa dire, totalmente spiazzato sia dal suo gesto che dai molteplici brividi di piacere che lo percorsero a quel contatto strano, per cui proseguì facendo finta di niente mentre dentro di sé si trova a dover decifrare un assurdo batticuore da ragazzini.
Cristiano, a sua volta, lo seguì ancora senza permettergli di allontanarsi troppo, continuando a guardarlo con quel suo sguardo divoratore che avrebbe messo in soggezione chiunque.
“Tanto prima o poi ti avrò!” Concluse il portoghese con sicurezza ghignando inquietante fra sé e sé.
CAPITOLO V:
DIFESA
Video /We’re not gonna take it - Twisted Sisters/
Quando vide Cristiano circondarsi da un considerevole numero di giocatori avversari, Ricardo capì immediatamente che sarebbe finita male.
Il temperamento presuntuoso e sbruffone del suo compagno non era un segreto di Stato, chiunque lo conosceva e sapevano perfettamente che bastava uno sguardo storto od una parola poco carina e lui cadeva come una pera nella rete del rivale finendo per perdere la testa.
Non alzava mai le mani, non arrivava a tanto, però se veniva provocato lui rispondeva a tono e non andava per il sottile.
Sapendo come sarebbe potuta finire, il brasiliano si fiondò subito dal ragazzo che con il mento alzato sfidava a ripetere chissà cosa gli avessero osato dire. Gli altri naturalmente stavano provvedendo con tanto di avvicinamenti sospetti.
Ricardo pronto e attento si prese il compagno per un braccio tirandolo via dal nugolo di giocatori avversari che invece avanzavano continuando a cercare il litigio, così vedendo che non smettevano di prendersi a parole e che cercavano anche di prendersi a calci, si mise proprio davanti fra lui e loro continuando a dividerli per evitare che degenerassero, visto com’erano lanciati.
A quel punto, visto che continuavano, Riky pregò mentalmente che Cris si calmasse al suo tocco magico e che si placasse seppur fosse in modalità ‘spacco tutto’, ma notò che gli spintoni non cessavano nemmeno per sbaglio.
Aveva voglia di dire ‘basta’ e ‘di farla finita‘, quelli sembravano convinti che la loro missione fosse procurarsi un bel livido in faccia per far espellere Cristiano.
Fu quando dal bordo campo si vide che i rivali cominciavano a toccare poco gentilmente anche Ricardo per poter arrivare al portoghese dietro di lui, che il mister alzati gli occhi al cielo imprecò pesantemente pensando che ora sarebbe di certo scoppiata la terza guerra mondiale.
Prendersela con Cristiano era una cosa, ma farci andare di mezzo il suo ragazzo era un autentico suicidio… fortunatamente anche altri compagni ebbero lo stesso pensiero e appena videro Ricardo mettersi in mezzo, si fiondarono ad aiutarlo e a mettere fine a tutto.
Provvidenziali, visto quanto Cris si era surriscaldato al solo vedere le manacce di quei tipi sul suo Riky per arrivare a lui.
Fortunatamente il litigio fu sedato abbastanza in fretta ed il brasiliano ebbe l’esclusiva su Cristiano che se lo portò definitivamente via con fare protettivo.
José allora scosse il capo allo stesso modo di Iker, entrambi ridacchiando consapevoli che quel teatrino involontario era un ulteriore modo di dimostrare ciò che palesemente provavano l’uno per l’altro.
Certo, perché che Ricardo si intromettesse in una rissa -o qualcosa che lo sarebbe facilmente potuto diventare- era impensabile se non per placare il suo compagno e preservarlo dal cartellino rosso.
Suo compagno sia in squadra che fuori!
“Possono mettere i manifesti, dato che ci sono!”
Pensò ironico l’allenatore suo malgrado divertito.
Come se dall’espressione furente di Cristiano non si capisse il pensiero cristallino del tipo ‘toccalo o ti ammazzo!’
Decisamente uno spettacolo vederli, sia in gioco che fuori.
- Guarda che è pericoloso! - Asserì severo Cris a Riky.
- Fermarti? - Chiese l’altro ironico.
- No, metterti in mezzo! - Rispose infervorato, sembrava davvero arrabbiato ma Riky pareva più tranquillo e sereno che mai.
- Qualcuno deve pur fermarti, no? Altrimenti chissà cosa combini, poi… - E aveva ragione, ma la preoccupazione di Cris era altrettanto fondata, dopo tutto…
- Sì ma lascia che se ne occupi qualcun altro! In questi casi finisce sempre che quello che si intromette finisce male! - Non che fosse proprio una legge naturale, ma era possibile succedesse e a questo ragionamento Riky rise battendogli la spalla:
- Così va bene se si fa male qualcun altro? - Cris si rese perfettamente conto di ciò che aveva detto ed essendo che l’aveva sparata più che intenzionalmente, fermamente convinto di ciò, lo ripeté senza il minimo problema ricambiando il suo sguardo divertito con uno serio:
- Certo! Gli altri non sono mica te! - Al che il compagno ebbe voglia di cominciare un sermone sul non lasciare intenzionalmente agli altri i propri guai, ma il gioco che riprendeva salvò in corner il portoghese non proprio la persona ideale per sorbirsi certe prediche.
Tanto con lui erano sprecate, ragionava in quel modo più che consapevole che non andava bene, ma le sue priorità ormai le conosceva tutto il mondo.
Come la pubblicità della Brail… toccatemi tutto ma non… LUI!
CAPITOLO VI:
I CAPELLI
/Let your body decide - The Ark/
Non aveva la minima idea di che cosa avessero i suoi capelli di tanto speciale, ma aveva sempre quel maledetto ed indomabile impulso di toccarglieli… ed il più delle volte non rimaneva solo un impulso ma si traduceva in fatto.
Era fortunato che i capelli in questione fossero attaccati alla magnifica testa di Ricardo, altrimenti sarebbe stata dura giustificare ogni volta tutte quelle carezze dove le dita si immergevano fra le ciocche scure spettinandogliele. Uno qualunque l’avrebbe subito guardato male e magari gli avrebbe pure dato una testata!
Non che l’essere rifiutato da qualcuno fosse nel suo libro delle preoccupazioni dal momento che era convinto che il genere umano, sia maschile che femminile, non potesse rifiutarlo comunque, però doveva ammettere che una mania simile non era normale.
Poteva passare una volta, ma lì era davvero troppo dal momento che finiva per toccarglieli quasi ogni giorno… e per di più in pieno allenamento, mica in privato dove nessuno poteva vederli.
Spiega tu che la mano finiva sempre fra i capelli del compagno perché ha vita propria e non sa farne a meno!
Chi gli avrebbe mai creduto?
Cris sospirò insofferente, cercare di trattenersi era pura tortura, tanto più che non capiva proprio perché dovesse. Insomma, gli piacevano i suoi capelli, gli piaceva accarezzarli, prenderli fra le dita, alzarli sulla nuca e lasciarli ricadere scomposti. Erano morbidi e sottili, non ci metteva mai gel quindi erano naturali e la cosa migliore era che Riky, ogni santa volta, si lasciava sempre fare. Non solo non lo guardava in modo strano, ma si comportava come se fosse normale e sapeva che non lo era, o meglio con un angolino piccolo piccolo del suo cervello considerava l‘idea che non tutti carezzavano i capelli dei loro amici, però a guardare la reazione del suo, di amico, sembrava che fosse ogni volta tutto a posto.
A quel punto perché diavolo trattenersi e diventare matto, insofferente, nevrotico ed isterico se poteva semplicemente farlo?
Così alla domanda del secolo rispose ancora una volta mandandosi mentalmente al diavolo e alzato il braccio immerse la mano fra le ciocche ondulate di Riky, le alzò portandole con sé fino alla sommità del capo e poi le lasciò ricadere giù come meglio volevano, rimanendo vaporosi e posizionandosi sempre e comunque divinamente.
Seguì ogni filo sottile e corto con gli occhi e da così vicino poté quasi sentire il profumo. Erano ancora asciutti visto che non avevano cominciato gli allenamenti.
Nel farlo si ritrovò a respirare come se gli avessero iniettato una flebo di morfina e rilassato più che mai mostrò un’aria quasi beata, seppure col suo solito lampo malizioso nello sguardo furbo.
Riky alzò la testa come se accompagnasse la mano del compagno e senza nemmeno guardarlo fece di nuovo come niente fosse facendo apparire il gesto come la cosa più normale di quel mondo.
Cris si chiese per un momento se dopotutto non gli piacesse e si rispose che anche se così non fosse stato non si sarebbe comunque ribellato per gentilezza.
Ad ogni modo, concluse, per qualunque motivo fosse così docile fra le sue mani non poteva che esserne contento, l’importante era riuscire a rilassarsi prima di ammazzare qualcuno e Riky era il suo antistress prediletto, ormai.
Non ci avrebbe mai rinunciato, né a lui né ai suoi capelli!
CAPITOLO VII:
RINGRAZIAMENTO
Video /Firework - Katy Parry/
Ci impiegarono un tempo considerevole a liberarsi da tutti i loro amici che li festeggiavano e a riunirsi. Sì, perché essendo uno l’autore dell’assist più bello degli ultimi tempi e l’altro del goal, furono placcati ognuno da un paio di compagni lì dov’erano, cioè agli estremi opposti dell’area di rigore avversaria.
Fermi senza riuscire a corrersi incontro e buttarsi gioiosamente le braccia al collo come facevano di solito ai loro goal combinati, specie se così belli, cominciarono a sentire una certa mancanza alla loro felicità.
Quando finalmente Cristiano sgusciò via di proposito dagli abbracci esuberanti dei suoi compagni, fece i soliti gesti come di consueto, poi finalmente riuscì a riunirsi al suo compagno.
Per lui tornare al goal dopo tanto tempo era una gioia che gli era mancata profondamente e probabilmente solo Ricardo poteva capirlo. Certamente avevano un bisogno diverso di segnare, in Cris era molto più spiccato, quasi una necessità primaria per andare avanti. Per Riky era un completamento di un momento estremamente positivo, una specie di ciliegina sulla torta, ma non era essenziale come per l’altro per sentirsi al settimo cielo.
Ciò che per lui contava di più era fare l’azione giusta al momento giusto, quella che in dato preciso momento serviva. E farla come nessuno poteva.
Quello che tutti si aspettavano da lui.
Volendo avrebbe potuto segnare da solo, con un ulteriore scatto ce l’avrebbe fatta, ma vedendo Cristiano solo dall’altra parte dell’area si era ricordato delle volte in cui era stato lui a rinunciare ad un goal, prima della pausa per infortunio di entrambi, per tentare di lanciarlo in rete e non aveva avuto il minimo dubbio su cosa servisse in quell’istante.
Non aveva nemmeno dubitato che il suo cross alto e lungo potesse arrivare laddove doveva, ovvero dritto sul piede del suo compagno.
In quel momento non dubitò assolutamente di niente e il tutto si completò con un meritato successo per entrambi.
Quando Cris lo raggiunse sentì che gli metteva la mano fra i capelli, sulla nuca, e che stringendo lo piegava affettuosamente all‘ingiù, quindi senza ragionarci un secondo, con una scarica nuova di adrenalina, Riky gli si aggrappò come un cucciolo stringendolo forte così com’era, tutto abbassato, fino a trasmettergli ogni sensazione euforica che gli stava dando alla testa.
Era l’altro ad aver segnato, sarebbe dovuto essere l’opposto… eppure gli parve come se il goal fosse suo.
Finalmente soli, mentre così abbracciati si dirigevano nella rispettiva metà campo per riprendere gli ultimi minuti di gioco, Cris gli sussurrò contento:
- Hai visto? - che diceva davvero molto.
Riky, tutto quel ‘molto’, lo capì al subito e alzandosi lo guardò con una luce che non aveva da tempo:
- Sì! -
Si sorrisero ed insieme si separarono riprendendo la partita.
Pensando la stessa cosa.
“Era ora.”
E lo era davvero.
CAPITOLO VIII:
PIOGGIA
/Kiss the rain - Billie Myers/
Cristiano ebbe una sensazione fortissima di deja-vu, quando lo vide a mezzo metro da lui in quel modo, poi si rese conto che non era un deja-vu, era un’immagine quasi uguale che aveva effettivamente già visto e rovistando nella propria mente si ricordò di preciso di cosa si trattasse.
Sempre la pioggia a scendere sul campo, sempre Ricardo in una posizione simile solo con un’altra maglia, quella rossonera del Milan.
Non potrebbe nemmeno dire quanti anni prima era stata e come mai si era imbattuto in quell’immagine, per puro caso ovviamente.
Erano pochi anni prima, si conoscevano ma non avevano un vero e proprio rapporto.
Ricordò di essere rimasto particolarmente colpito da lui in quelle vesti così… strane…
Correva sotto la pioggia dopo aver fatto un gran bel goal, ma non si limitava a correre e basta, lo faceva con la testa all’indietro, le braccia verso il cielo tempestoso, la bocca schiusa e dapprincipio con gli occhi aperti poi chiusi.
Sembrava quasi pregasse o ringraziasse qualcuno che stava lassù. Erano tutti infastiditi dalla pioggia, giocavano male e più appesantiti, lui invece era riuscito a segnare e poi come se il merito fosse proprio di quell’elemento che scendeva su di loro, si era messo a ringraziarlo in quel modo davvero anomalo.
Nessun giocatore aveva mai fatto una cosa del genere.
Ringraziare Dio magari, ma accogliere la pioggia così no, mai.
Cris ricordò esattamente il suo pensiero d’allora: ‘Vorrei conoscerlo come si deve, uno così!’.
Qualche anno dopo era successo.
Ora erano insieme al Real Madrid da pochi mesi ed il campionato era giunto nel suo girone invernale.
Faceva un gran freddo, giocavano tutti con più strati per non ammalarsi e specialmente coi guanti.
Tornò a concentrarsi su Ricardo a mezzo metro da lui, erano entrambi in ginocchio e si stavano per tirare su, poi si erano fermati.
Il portoghese per guardare come mai il brasiliano si era fermato e questi per guardare il cielo.
Ora che l’aveva davanti poteva capire cosa stava facendo.
Di nuovo con la testa verso l’alto, con la bocca aperta a guardare in alto lo scuro cielo tempestoso e le braccia aperte lungo i fianchi, come ad accogliere.
Lì lo capì, guardandolo da vicino, con la pioggia che scendeva su di lui accarezzandolo dolcemente e non colpendolo come aveva avuto l’impressione che invece facesse con sé e tutti gli altri.
Si stava facendo baciare dalla pioggia.
Rimase immobile senza più la minima intenzione di alzarsi, dimentico dell’azione fallita a causa di quel terreno scivoloso. Rimase a fissarlo con la bocca aperta a sua volta, stupito e ammaliato, completamente coinvolto dal ragazzo che aveva davanti e che aveva cominciato da poco a conoscere un po’ meglio.
Ricardo gli era piaciuto da subito, ma di giorno in giorno che conosceva nuovi lati e che appurava che per quanto sorprendenti erano veri, si rendeva conto di starsi impantanando sempre di più. Proprio come in quel momento, coi ginocchi nel terreno fangoso del campo da gioco.
Fu solo un momento, poi Ricardo sentendosi i suoi occhi addosso abbassò lo sguardo incrociando il suo, non servirono parole, capì subito che si chiedeva cosa stesse facendo per cui rispose subito con il suo sorriso disarmante e l’aria più semplice del mondo:
- Adoro la pioggia. - E lì avrebbe davvero voluto dire, Cris, che era più la pioggia ad adorarlo, anzi, ad amarlo. Perché lo faceva rendere quasi magico, in quella versione nuova di sé.
Ma si guardò bene dal dirlo e senza proferire parola si alzarono insieme riprendendo come niente fosse il gioco. O per lo meno come niente da parte di Ricardo che era evidentemente abituato a comportarsi così sotto la pioggia.
Cris non fece altro che pensarci e ripensarci e chiedersi cosa mai gli fosse piaciuto tanto di quella scena nello specifico. Sia ora che la prima volta che l’aveva visto col Milan, attraverso uno schermo.
Alla fine, lanciandogli sguardi più o meno fugaci, si era semplicemente risposto che era lui stesso a piacergli.
Niente di più e niente di meno.