Titolo: The way you laugh (and breathe and smile)
Autore:
el_defeBeta: nessuno
Personaggi: Stevan Jovetić, Alberto Gilardino
Rating: 16+
Warning: slash, fluff e Gilardino che ride
Conteggio Parole: 406 (FDP)
Note: II Notte Bianca @
maridichallenge.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità
Intro: Un'occhiata a due cose che tutti credevano non sarebbero successe mai più.
The way you laugh (and breathe and smile)
Essere accolti da un applauso a casa propria rasenta il ridicolo, eppure è ciò che accade quando, finalmente libero - dalle visite di controllo, dal distacco forzato, dal dolore - rimette piede in quella che ha eletto come casa molto più di quanto non possa pretendere dalle quattro mura che ospitano soltanto il suo riposo notturno, e neanche tutte le sere. Ovunque provi a voltarsi, ci sono solo voci che esultano e mani che battono e sorrisi che non può far altro che ricambiare con gioia assai poco dissimulata; e poi ci sono le braccia che lo stringono, le pacche che gli battono sulle spalle, e Lorenzo che fa il cretino fingendo di sistemargli il ginocchio con un cacciavite immaginario. C’è Adem che rischia di cadere ruzzoloni se non gli sostiene il sedere, visto che gli si è abbarbicato addosso quasi piangendo, e c’è Adrian che poco dopo gli stritola le costole per quanto lo stringe, e c’è Vlada che ha sentito troppo poco e troppo solo da quando ha cominciato a entrare e uscire dagli aeroporti per i voli per Augsburg. C’è il mister che srotola un ricciolo in un gesto affettuoso che imbarazza un poco entrambi, prima che l’inevitabile risata scenda a spezzare quel momento.
Neanche a dirlo, c’è Alberto. E, con un pizzico di sgomento da parte sua, non sembra più lui.
«Mi hai fatto prendere un colpo, oggi» mormora, quasi senza più fiato, sopraffatto da se stesso prima ancora che da lui. Alberto neanche si prende la briga di rispondere, respirando forte tra i suoi capelli, in un gesto che sembrava essere parte dell’insieme delle tante cose perdute in un anno. «Non farlo mai più» insiste.
«Non capisco di cosa stai parlando» risponde Alberto, senza accennare a muoversi se non per il lentissimo movimento che compie scivolando fuori da lui.
«Stavi sorridendo così tanto che ti si stava aprendo la testa in due,» insiste, dandogli un pizzico sull’avambraccio, «è disturbante. Tu non sorridi mai.»
«Non è vero.»
«Sì che è vero. Sei fisicamente incapace di esprimere gioia.»
Alberto ride. Ride senza più fermarsi, direttamente nel suo orecchio, un po’ troppo forte perché possa esimersi dal sobbalzare tra le sue braccia, e riesce a calmarsi dopo quelle che sembrano ore e che probabilmente, invece, sono solo minuti. «Vedi? Non è vero.»
Non sa cosa rispondere. Alberto gli posa un bacio poco sotto l’orecchio, ignorando l’effetto inconsueto che sembra aver causato la sua risata: «Bentornato,» bisbiglia suadente, sorridendo del suo imbarazzo.
Titolo: No Regrets, Just Love
Autore:
el_defeBeta: nessuno
Personaggi: Dejan Stanković, Marco Materazzi, Cristian Chivu
Rating: 18+
Warning: slash, threesome, slutness
Conteggio Parole: 573 (FDP)
Note: II Notte Bianca @
maridichallenge.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità
Intro: Di un lampo di voglia, di riluttante curiosità e di silenziosa devozione.
No Regrets, Just Love
«Marco.»
«Oh, Dio, dammi la forza» sbotta in risposta, non potendo ignorare la quantità di sottintesi che impregnano il suo nome detto in quel modo, non se la sua voce arriva a così poca distanza dal suo orecchio e lo prende completamente alla sprovvista. Attende di trovarselo davanti, prima di piantargli lo sguardo più truce che riesca a immaginare e puntare le mani sui propri fianchi. «Deki, devo prenderti a pugni per farti smettere una buona volta? Dobbiamo litigare? Non so, dimmi tu.» Dejan ride, gettando la testa all’indietro, e neanche si prende la briga di rispondergli. «Dovrei farlo davvero, un giorno o l’altro.»
«Quello che dovresti fare davvero, un giorno o l’altro, è arrenderti. Il tuo cervello è l’unica cosa che si oppone.»
«La tua è una fissazione. Puoi farti tutta la squadra, perché vuoi me, che neanche voglio-»
«Sì che vuoi. Sei solo troppo rigido per ammetterlo... anche se rigido è un termine che può prestarsi ad equivoci.» Marco non riesce a trattenere una smorfia divertita, anche se prova a nasconderla dietro un colpo di tosse. «Giuro sul mio onore che non proverò a mettertelo in culo.»
«Tu hai dell’onore?»
«Questo è profondamente offensivo da parte tua» replica, un’ombra di rabbia dissipata dalle mani alzate da Marco in segno di scusa e un sorriso suadente che torna a increspargli le labbra. «Una volta soltanto. Alle mie condizioni e rispettando la tua sostanziale verginità.»
«Ti ha mai detto nessuno che sei fastidiosamente insistente?»
«Nessuno se n’è mai lamentato davvero» ghigna.
«Davvero, dovresti scioglierti un po’,» ride, arrampicandosi sul letto dall’altra parte e massaggiandogli le spalle, «ti rendo davvero così nervoso?»
«Non tu. È tutta la situazione che mi innervosisce.» Marco si ritrae per un istante quando Dejan posa le sue labbra sulla vena tesa del collo, prima di tornare dov’era e valutare la sensazione di quel bacio umido e tutto sommato innocuo sulla sua pelle.
«Allora lascia fare tutto a me,» mormora, tirando fuori dal nulla un pezzo di stoffa scura e bendandolo in fretta, «così magari è più facile.»
Un po’, pensa Marco mentre sente l’aria fresca del condizionatore solleticargli il petto nudo, lo è davvero: non guardare aiuta a non pensare, a godersi l’effetto straniante della lingua di Deki che percorre la sua pelle e della barba che graffia appena, solleticandolo, a concentrarsi solo sul calore rovente della sua eccitazione stimolata dalla sua bocca, al- all’altra lingua che gli stuzzica un capezzolo, costringendolo a interrompere i gemiti che non si rendeva conto di lasciar andare con un grido strozzato di sorpresa. Un attimo dopo, prima che Marco possa armeggiare con la benda e strapparla via, Dejan è già su di lui - a malapena si renderebbe conto della sua nudità, se non fosse per la sua erezione che cozza contro la sua e in modi non troppo spiacevoli - e gli trattiene i polsi, baciandolo sull’angolo della bocca per tranquillizzarlo.
«È un regalo per te» mormora sulla sua guancia, strofinandosi lentamente su di lui. «È Cristi.»
«Perché-» esala Marco in un gemito, sopraffatto dalle sensazioni che quattro mani e due bocche e due lingue sono in grado di donargli, e dimentica ogni domanda poco dopo, quando Cristi si cala con attenzione sulla sua erezione e Dejan gli ride all’orecchio di fronte al crollo della sua imbarazzata titubanza, gemendo senza pudore per il movimento naturale della sua mano stretta su di lui. Marco dimentica anche la promessa ottenuta al mattino, ma, fortunatamente o meno che sia, nessuno dei tre se ne rende conto.