[Fic] Imperfetto

Apr 15, 2011 21:19

Raccolta: Imperfetto
Autore: el_defe
Beta: innocence8
Fandom: RPF Calcio
Personaggi: Samuel Eto'o, Diego Milito, Thiago Motta in qualsiasi combinazione a due
Rating: 18+
Warning: raccolta, slash, love triangle, (omg) angst
Conteggio Parole: 1,200 (FDP)
Note: Non ho nulla da dire senza la presenza del mio avvocato. XD È una raccolta di tre storie differenti, sulla stessa linea temporale ma indipendenti, e con la stessa tematica di base. Per mettere pace tra M2 e Milito'o, perché noi non siamo come quei pazzoidi lì, negli altri fandom. *indica molti posti in giro* I titoli vengono da We Three di Patti Smith.
Prompt: Giorno (x3), COW-T @ maridichallenge
Disclaimer: Nulla è accaduto e comunque sia non ci guadagnerei niente e non avrei pretese di realismo neppure se fosse tutto vero.
Intro: A tanto così dall'essere ineguagliabile. Laddove lo stesso problema insormontabile con una soluzione semplicissima viene analizzato dai tre lati di un triangolo. Scaleno.


Oh, the stars shine so suspiciously

Thiago non ricorda da quant’è che va dietro a Diego, forse dalla prima volta in cui si sono incrociati con due maglie differenti - poco importa che, quel giorno, Thiago gli avesse assestato un colpo abbastanza forte da mandarlo KO, e in ogni caso è stata tra le espulsioni più giuste della sua carriera, a suo parere, - perché, che sia l’anno a Genova o le poche settimane a Milano, ricorda perfettamente - questo sì - di non aver fatto passare un solo giorno senza rivolgergli almeno un pensiero. Anche quando il giorno è al culmine, appiccicoso come solo Los Angeles sa essere, e sono intrecciati così strettamente da far pensare di essere in pieno inverno al polo, se non fosse per la nudità, le tracce del loro piacere ovunque e la lingua di Thiago che risale il torace accaldato di Diego, lasciando un’altra traccia umida che si ferma poco più in alto.

«No, fermo!» lo implora, ridendo, ma le labbra di Thiago hanno già lasciato un segno rosso tra il collo e la spalla. «Se mi resta ti uccido.»

«Correrò il rischio» risponde, stringendosi nelle spalle, chinandosi di nuovo su di lui e fingendo di non aspettarsi il gesto repentino con cui Diego gli si ritorce contro allo stesso modo «E comunque non devi neanche alzare il colletto della polo, per nasconderlo, tu invece me l’hai lasciato sul collo.»

«Thiago?»

«Mh?»

«Thiago.» Diego lo abbraccia piano, stringendosi a lui abbastanza forte da far combaciare linee e spigoli apparentemente inconciliabili. «Non vorrei dirtelo così.»

«Cosa, che non sei riuscito a staccare gli occhi dal culo di Sammy per tutto il giorno?» Thiago ride del suo viso che si infiamma all’istante contro la sua guancia. «È comprensibile. E hai buon gusto.»

«Non è giusto nei tuoi confronti.»

«Non siamo sposati. E non devi necessariamente scegliere tra uno di noi due: se non sai deciderti, rimorchialo e portalo nel nostro letto, e fine della questione.»

«Ma cosa dici!» esclama chiaramente scandalizzato, scostandosi da lui per fissarlo e restando abbastanza vicino da dover scostare il volto di lato per non cozzare contro il naso. «Quanto ci rimarresti male-»

«Molto.» Thiago lo bacia così profondamente da impedirgli anche di respirare, per un momento. «Quindi vai e torna da me quando ti va.»

Diego fa per alzarsi, ma poi ci ripensa e torna tra le sue braccia. «Non oggi» mormora, chiudendo gli occhi per non piangere. Proprio come fa Thiago, anche se non può constatarlo.


Oh, the dice roll so deceptively

Diego fa fatica a sostenere lo sguardo di Thiago da settimane, anche se ogni volta che l’ha incrociato non gli ha letto rancore o sofferenza: semmai, gli è sembrato di intravedere una sorta di divertita rassegnazione che, se possibile, lo fa stare anche peggio, costringendolo a rinchiudersi in un guscio di solitudine che solo un gesto riesce a crepare e infine spaccare. Si sente un ragazzino ogni volta che se ne rende conto, ma il sorriso di Samuel è così bello, largo e gioioso come il primo raggio di sole che dà inizio al nuovo giorno, che non riesce a tenere il broncio al suo cuore molto a lungo ogni volta che se lo ritrova davanti.

Il senso di colpa che ancora prova si scioglie, almeno per un po’, quando riescono a ritagliarsi qualche momento da soli, giusto per ricordargli che Samuel, al di là del sorriso, bacia molto bene - quantomeno, bacia bene quanto basta perché possa costringersi a non fare paragoni per cui non saprebbe nemmeno decretare un vincitore - e sa come mandare fuori di testa qualunque- Dio, Samuel, non fermarti, non adesso che sono vicino. Quando viene, però, non è solo a Samuel che pensa, perciò il senso di colpa non raddoppia come sarebbe normale, bensì decuplica - e, per colmo di sventura, se ne accorge.

«Scusami» tira su col naso, accorgendosi dal rumore che fa che gli è scappato da piangere. «Non è colpa tua, anzi. È colpa mia.»

Samuel prima annuisce, per dirgli che ha capito, poi scuote la testa con molta più insistenza, chiaramente in disaccordo, e lo abbraccia, poggiando la propria fronte contro la sua. «Voglio bene a Thiago» mormora, fissandolo dritto negli occhi, «e non sono geloso se pensi a lui anche quando sei con me.»

«Mi vergogno molto a... a pensare a voi due.»

«Perché?»

Diego, turbato, non risponde subito. «Sembri lui, adesso. Non riesco a pensare di passare dal tuo letto al suo e pretendere che vi stia anche bene.»

«Be’, a me non l’hai chiesto, se mi sta bene» ribatte malizioso, con l’aria di chi risponderebbe di sì senza neanche pensarci, se mai Diego gli facesse una domanda simile: invece - anche per farlo tacere - lui si inginocchia a terra e gli abbassa i pantaloncini di colpo.

Samuel sorride, e per Diego è appena spuntato un altro giorno in cui può anche fare a meno di chiedere alcunché alla vita. Ma sono sempre le undici.


Oh, the way that I see him is the way I see myself

Ben consapevole di essere nel solo ritiro dove una scoperta del genere sarebbe causa di divertito pettegolezzo e mezzo di imbarazzo per calciatori poco più che ragazzini, anziché fonte di scandali mondiali, Samuel è attento a trattenere ogni gemito nella propria gola quando arriva al culmine, pressato dal sesso di Thiago che affonda in lui con una lentezza esasperante e dalle sue mani grandi e umide che lo stimolano con un’abilità insieme familiare e sorprendente, come se ogni volta scoprisse qualcosa di nuovo in lui. Ha la pazienza di attendere che si goda ogni istante del suo orgasmo, prima di reclamare il proprio per sé, e si piega al desiderio di entrambi quasi con grazia, seguendo l’istinto, o una richiesta sussurrata a mezza voce, con arrendevolezza ed entusiasmo.

«Penso che dovremmo dirglielo» mormora Samuel, poco più forte dei brividi che ancora gli scuotono il corpo ogni volta che le mani di Thiago percorrono la curva della sua schiena inarcata e si fermano sui fianchi per aiutarlo a sollevarsi e ridiscendere su di lui; la sua pelle imperlata di sudore sembra scolpita nel legno più pregiato e levigata fino a risplendere alla luce del giorno che sta per finire, e l’espressione di Thiago, tesa e rapita alla ricerca del proprio piacere, si discioglie in un mezzo sorriso alle sue parole.

«Credo che non la prenderebbe bene» obietta piano, strofinando i pollici sulle sue anche e lasciando andare un gemito quando Samuel prende il controllo del ritmo placido finora imposto da lui. «Non vorrebbe più vedere né te né me.»

«Non sto dicendo di dirgli tutto, di Barcellona, di...» esita, distogliendo lo sguardo per un lungo momento e tornando a fissarlo quando diviene chiaro che Thiago è al limite. «Di adesso. Solo... solo che non c’è nessun problema, se non riesce a scegliere.»

«Questo lo sa. Ma è cocciuto in modi inconcepibili.»

«Non sa cosa si perde.» Si china su Thiago che chiude lentamente gli occhi, soffocando il suo sospiro lungo e rovente tra le proprie labbra mentre l’altro si svuota dentro di lui, non riuscendo a trattenere un sorriso che diventa parte integrante di quel bacio. «Credo che ci staremmo giorno e notte in questo letto, se capisse una buona volta che non deve fare una scelta e che può avere tutti e due.»

«Non dirlo a me» ribatte Thiago, che quel sorriso riesce a nasconderlo nelle pieghe della propria timidezza, anche se continua a baciarlo.

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