Titolo: You'll live within' this heart of mine. (And forever with you I will be)
Autrice:
innocence8Insostituibile beta & scovatitoli:
el_defe ♥
Fandom: RPF FC Inter. Sempre. ♥
Personaggi/Pairing: Davide Santon/Inter.
Wordcount: 1001 (
fiumidiparole)
Rating: G.
Warnings: Angst a palate, fluff ad altrettante palate, het.
Disclaimers: Non voglio offendere nessuno, Davide non mi appartiene e nemmeno l'Inter (questo è tutto da vedere). Nessuno mi paga per scrivere e tutto ciò è accaduto solo nella mia testa.
Note: ... scritta ben prima dell'
annuncio. Avevo bisogno di buttare giù la tristezza che mi era presa quando erano solo voci, poi alle 19 ho tirato un sospiro di sollievo refreshando la pagina-- e invece mi son ritrovata un bel comunicato ufficiale. E va be', tornerà y/y? Y. ;____;
Dubito che avrei mai scritto una personificazione della mia squadra, se non avessi impressa a fondo nel cuore una meraviglia come
I Belong To You (Mon Mon Cœur S'Ouvre À Ta Voix) di
lisachanoando ♥
Niente, non so più che dire. Se siete ancora gonfi di tristezza, skippate eh? ''XD
... grazie ancora
el_defe, e no, non smetterò mai di ringraziarti se te lo stai chiedendo. :***
You'll live within' this heart of mine.
(And forever with you I will be)
Far beyond all space and time
You'll live within this heart of mine
And forever with you
I will be
Take my heart and take my hand
I'll love you with all I am
When forever's through
I'll be loving you
Eternally...
(...)
You are the only one
And no one in this world could ever take your place
Oh, for as long as I am breathing
Till the stars fall from the sky
You're the one thing I believe in
My every reason why...
Eternally - Michael Bolton
“Non mi lascerai, vero?”
Si accoccola tra le sue braccia, cercando riparo dal freddo di Milano di fine gennaio e dal gelo che traspare da ogni sguardo di Davide. Si struscia su di lui, avvolgendolo come una coperta, desiderando solo di essere rassicurata, di ricevere promesse che in tanti le hanno fatto ma pochi sono riusciti a mantenere.
Davide volge lo sguardo al soffitto, provando a circondarle i fianchi ma sentendosi troppo piccolo per riuscire a farlo come potrebbe, troppo bambino, e allora ci rinuncia e continua a fissare in alto. Il silenzio è pesante e lei non ci è abituata, sempre circondata da gente che fa casino o da persone che la chiamano ad alta voce, dicendole che è pazza ma così bella che sarebbe impossibile smettere di amarla, urlando che con lei è sempre la stessa storia, si resta sempre senza fiato.
“Tanti uomini mi hanno promesso che sarebbero rimasti, ma tu sei diverso, vero?”
Davide continua imperterrito a studiare il soffitto, senza una sola parola ma con milioni di pensieri. Vorrebbe rispondere che lui non è un uomo, non si sente un uomo ad appena vent’anni, lui è un bambino e non sa più chi o cosa scegliere.
“Non vuoi diventare Capitano?”
Sì che vorrebbe, sì, sì, sì, cento volte sì, è il sogno di una vita. Diventare Capitano, diventarlo con quei colori, per quei colori, vincere tutto e sollevare ogni coppa mettendo bene in mostra la fascia sul braccio, giocare fino ai quarant’anni sembrando ancora un ragazzino e dare tutto, tutto, per la squadra. Ed è sul punto di strillare un “Sì!” che lo lasci senza aria nei polmoni, ma sente la lingua arrotolarsi e si blocca con un sospiro.
“Non vuoi crescere con me?”
Si sente preso a pugni, anche se lei è rimasta calma e la sua voce è sempre dolce. Si prende la testa tra le mani, cercando di eliminare il vociare confuso dei suoi pensieri e ottenendo invece l’effetto contrario: c’è gente che urla, nel suo cervello, c’è gente che gli dice di restare e gente che gli dice di fare le valigie e di levarsi da quell’immenso casino che è quella squadra. Davide vorrebbe continuare a crescere tra Milano e Appiano Gentile, come fa da quando è arrivato, ma in questo momento si sente come se nessuno volesse aiutarlo nella sua crescita.
“Vuoi fermarti qui?”
Certo che no, sarebbe troppo facile.
Davide si morde la lingua e soffoca un singhiozzo, chiudendola in un abbraccio mentre lei continua a parlare e a cullarlo con la sua dolce voce. Non vuole piangere così come non vuole fermarsi, così come non vuole nemmeno lasciare il tepore che lentamente lo sta avvolgendo per rispondere al telefono che squilla da qualche parte sul comodino. Non vuole dare spiegazioni, non vuole mettersi a urlare, non vuole essere messo in disparte, non vuole nemmeno essere dimenticato. Ma vuole giocare, questo lo sa per certo, vuole correre da una parte all’altra del campo con le gambe sempre più forti, vuole che casa sua sia una bolgia quando viene chiamato il numero trentanove, vuole essere una leggenda in neroazzurro.
“Lo so che le cose sono difficili, ma io ti amo.”
E Davide si poggia una mano sul petto, sul cuore che gli fa un male cane, sullo stemma - che poi, ormai, è un po’ la stessa cosa - e vorrebbe avere la forza di dirgli che anche lui la ama, che è pazzo di lei, che vuole stare insieme a lei per sempre, che non vuole lasciare Milano anche se ha paura di come potrebbe finire. Ha paura di essere lasciato indietro, ha paura di essere dimenticato, ha paura di così tante cose che solo il pensiero gli infligge altro male. Le accarezza la guancia, rapito da come la sua pelle sia fresca e calda al contempo e vorrebbe abbassare la testa e baciarla, ma non ce la fa.
“Guardami, Davide.”
Non ce la fa, non può farcela. Se solo abbassasse gli occhi, se solo si perdesse (ancora una volta) in quello specchio blu, se solo le sfiorasse le labbra, non troverebbe più la forza di andare avanti. Perché quello è il suo destino: non può restare fermo, deve muoversi, deve procedere, deve cambiare aria. Ma perché cambiarla quando quella che respiri è così pura?
“… Tu sei diverso, vero?”
Davide non sa se sia diverso o meno dalle altre persone che l’hanno amata - chi per tanto tempo, chi solo per poco. Forse non vuole nemmeno saperlo. La cosa ideale sarebbe essere uguale a chiunque altro. Si passa stancamente la mano sugli occhi, frenando le lacrime che vorrebbero scendere e dargli magari un po’ di sollievo. Apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude ancora una volta, boccheggiando come un pesce fuori dall’acqua.
E forse è quello che è. O quello che sarà se si allontanerà da lei.
Lei si tira su e lo scruta, con quegli occhi blu che hanno fatto innamorare milioni di gente in ogni dove. Gli accarezza il viso un po’ ruvido di barba, un viso che è comunque da bambino, e si avvicina ancor di più per poterlo baciare. Davide non oppone resistenza a quelle labbra ma le stringe i fianchi e la porta più vicina a sé.
“Ti resterò accanto sempre, non troverai nessun’altra come me. Le altre ti lasceranno andare alla prima occasione.”
Davide sbatte le palpebre, confuso. Le accarezza i capelli neri, accennando un mezzo sorriso che si spegne subito appena si rende conto dell’enormità della frase che gli è appena stata detta.
“Io ti sono di conforto, vero?”
Davide annuisce.
“Sempre?”
Sempre.
“Anche quando il tuo ginocchio non ce la faceva?”
Anche allora.
“Anche quando siamo caduti tutti?”
Sì.
“Allora continuerai a stare con me? Mi amerai?”
Davide trova le parole - o la forza di parlare - appena gli viene posta l’ultima domanda. Le sorride, questa volta apertamente e con un sorriso che corre subito anche agli occhi, illuminandoglieli, e poi la bacia ancora. Si tocca lo stemma, il cuore, in punta di dita, e lei segue i suoi movimenti. Davide rialza lo sguardo, con fierezza e amore palpabili tutt’intorno: “Io ti amo già”.