May 30, 2010 02:34
Quando José vede apparire Pep sulla soglia della sua porta, inizialmente non può crederci. È arrivato in Spagna da meno di una settimana ed è teoricamente ancora troppo in vacanza per poter tollerare un’invasione simile della sua privacy, soprattutto da un collega che ben presto diventerà il suo peggior nemico.
- È una fanfiction? - chiede dubbioso, allungando il collo e scrutando il corridoio a destra e a sinistra, come aspettandosi di vedere spuntare da ogni lato fangirl intente a cambiare il corso della storia scrivendo forsennatamente al computer. È quasi deluso quando non ne trova nemmeno una.
- Una che? - biascica Pep, costringendolo a scansarsi per lasciarlo entrare, - No, comunque. Di che diavolo sta parlando?
- Cioè sei reale? - insiste José, allungando perfino una mano per toccarlo, incredulo. - Sei vero?
- Ma- Mister Mourinho, cosa ha bevuto prima che arrivassi?
- Scusami tanto, ma non sono affaracci tuoi! - sbotta sconvolto, - Tu, semmai, cosa hai ingurgitato per poter anche solo pensare di poterti presentare qui nel cuore della notte ed entrare in camera mia come niente fosse?
Pep si guarda intorno, circospetto, come avesse paura di essere stato seguito fin là. Poi chiude con cautela la porta della camera, rigirando la chiave nella serratura un paio di volte, giusto per sicurezza, e solo alla fine di queste operazioni torna a guardare José, con estrema serietà.
- Sono in fuga. - confessa, cupo come un bollettino di guerra.
- …in fuga. - ripete José, come se ripeterlo potesse servire a dargli un senso, - E sei venuto fino a Madrid per fuggire da… qualsiasi cosa tu stia fuggendo?
- Era necessario. - annuisce l’uomo, cominciando a camminare per la stanza in cerchi ampi e nervosi, - Se fossi rimasto a Barcellona, lui mi avrebbe trovato.
- …naturalmente. - gli dà corda José, ipotizzando di avere a che fare con un pazzo e scegliendo la via della condiscendenza, - E perché non sei andato a rifugiarti da qualche amico? O in un albergo, ad esempio. Cioè, un albergo che non ospitasse anche me, intendo.
- Lei non capisce! - scatta Pep, esasperato, - Non potevo andare da nessun amico, lui li conosce tutti! Sarebbero stati i primi dai quali mi avrebbe cercato, e anche gli alberghi- quanto pensa ci metterà prima di stilare un elenco e cominciare a chiamare ogni singolo dannato hotel di Spagna per vedere se alloggio lì?!
- Ma non lo so! - sbraita a propria volta José, allargando le braccia ai lati del corpo con aria sconfitta, - Cosa vuoi che ne sappia, non ho neanche idea di chi sia questo famigerato lui di cui vai cianciando!
Pep si lascia scuotere da un brivido di puro terrore, prima di lasciarsi ricadere su una poltrona e congiungere le mani ai lati del naso, pensoso.
- Bojan. - racconta quindi, la voce ridotta a un rantolo tremante, - Io e lui… stiamo insieme. - confessa. José spalanca gli occhi. Tutto ciò è insano e lui non vuole esserne parte. Vorrebbe fermare Pep e buttarlo fuori dalla finestra a calci, ma per qualche motivo non riesce. - Non so cosa sia successo nelle ultime settimane, lui è sempre stato un ragazzo così dolce… - narra con una certa tenerezza, - eppure, - riprende, più cupamente, - ultimamente, qualcosa è cambiato. E lui ha… Dio.
- Ha cosa? - chiede José, a questo punto un po’ curioso, un po’ preoccupato e un po’ morbosamente attratto da quanto sta accadendo in camera sua.
- Lui ha… - esita ancora Pep, deglutendo a fatica, - ha cominciato a nutrirmi solo con fragole e limone.
José inarca un sopracciglio.
- Ti nutre solo con fragole e limone. - ripete ancora una volta, - E perché?
Pep rabbrividisce ulteriormente, stringendosi nelle spalle.
- Vuole… Dio, non posso dirlo.
- Parla, Pep! - insiste José con tono di comando, e Pep chiude gli occhi, rassegnato.
- Vuole che il sapore delle fragole con limone diventi il mio sapore. - dice, e solleva lo sguardo con fare eloquente, - E non sto parlando del sapore dei miei baci o della mia pelle.
José inarca anche l’altro sopracciglio, incerto. E poi, d’improvviso, comprende. E impallidisce.
- Santo Dio. - esala, muovendo qualche passo all’indietro, spaventato dalla portata di tale rivelazione, - È raccapricciante.
- Lo è. - annuisce Pep, sempre più sconvolto, - Io… non ce la facevo più. Se solo mi avesse dato da mangiare fragole e limone un’altra singola volta…
- Oh. - dice una voce proveniente dalla porta un po’ defilata che conduce al bagno. Entrambi alzano lo sguardo per trovare Zlatan immerso nella luce giallastra dell’altra stanza, ancora umido di doccia e con indosso solo un asciugamano avvolto attorno ai fianchi. - Quindi Boji sta mettendo in pratica il mio consiglio.
- Il tuo… - sillaba Pep, sconcertato, mentre José cerca di ricordare cosa ci faccia Zlatan nel suo bagno, si chiede ancora una volta se non si tratti di una fanfiction e poi realizza di averlo invitato a passare la notte con lui solo un paio di ore prima. - Il tuo consiglio?
- Sì. - sorride Zlatan, sereno come gli avessero appena ritoccato l’ingaggio aggiungendo cinque milioni ai dieci già presenti, - È una tecnica che ho imparato a Milano. Ti ricordi, Zay? - chiede innocentemente, voltandosi a guardarlo, mentre lui gli ricambia l’occhiata con l’intensità di una triglia sottovuoto al banco dei surgelati, - Quando ti portai per una settimana tutte le sere da Pino a mangiare le fettuccine al ragù? Ecco.
Pep si solleva dalla poltrona, ergendosi in tutta la sua altezza. Le sue dita si contraggono e si ridistendono come stesse cercando di scaricare la tensione, ma è evidente dai lineamenti tirati del suo volto che non ci sta riuscendo nemmeno in parte.
Due minuti dopo, José lo osserva con occhi vacui saltare alla gola di Zlatan come una bestia inferocita, e non riesce neanche a curarsene. Seduto sulla sponda del proprio letto, riflette amaramente sul proprio sapore - il sapore delle fettuccine al ragù. “E non sto parlando del sapore dei miei baci o della mia pelle”, si ripete.
Tutto ciò è inaccettabile. Mentre Pep gli devasta la stanza, usando Zlatan come il Martello di Thor, lui solleva la cornetta del telefono e chiama il servizio in camera, ordinando una bottiglia del loro migliore champagne. Poi ci ripensa.
- Copiose bottiglie del vostro migliore champagne. - precisa. E quando appoggia la cornetta al proprio posto, è di nuovo in pace con se stesso.
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