Sep 15, 2007 22:10
Ci vorrebbe un paio di scarpe nuove
Per partire, per scappare lontano
E poi seguire una traccia sbagliata
Perdersi meglio e non tornare più indietro
Modena City Ramblers - Ramblers Blues
Oggi Torino era piena di gente, e gonfia di sole. Dopo aver passato quasi un'estate segregata in casa era tutto talmente vivo che mi entrava dentro e mi stordiva.
Camminavo per via Garibaldi e mi sentivo ubriaca. Mi guardavo intorno, guardavo il cielo, sentivo la testa leggera. Tacevo all'inzio, mentre il chiacchiericcio di Ro e Sonia che mi trascinavano per negozi era solo un riempitivo e non riusciva a coinvolgermi. Quasi avevo le vertigini.
E mi sentivo stanca. Di quella stanchezza sazia, dolce, che ti intorpidisce le membra perchè sei stato felice.
Colazione da Stranamore, dopo settimane che non ci si vedeva, aveva un sapore nostalgico e nuovo al tempo stesso. Identico e diverso. Continuo. Loro parlavano e io le guardavo e pensavo a quand'è che eravamo cresciute così tanto. A quand'è che quel che avevamo prima aveva cominciato ad andarci stretto.
Quando Ro si è messa con Stefano, ha cominciato ad uscire per i cazzi suoi? Quando lei si è allontanata e l'estate sbiadiva, arrivaval'inverno e gli altri diventavano come uno spago spesso legato in vita, che ti lasciava allontanare di appena qualche metro prima di cominciare a tirare? Quando lui l'ha lasciata, e intanto gli strattoni allo spago diventavano sempre più forti, sempre più continui, fino a spezzarlo?
O dopo nella nuova estate, passata da sole con Fede a far compagnia, e poi Andrea e Marco per Simo e Ro e mia nonna e le mie storie, il mio dolore raccolto e quel primo eremitaggio consentito, tutto confuso e gettato dentro il tempo, tra istanti scompigliati.
O adesso. Di colpo. Mentre parliamo bevendo cappuccino, un sabato qualunque di settembre.
E' come quando cade la sera. Puoi sforzarti di tenere il conto di ogni sfumatura aggiunta di buio, ma sempre arriverà il momento che ti distrarrai, sposterai lo sguardo, e quando controllerai di nuovo sarà tutto scuro, già quasi notte, e ti stupirai ancora della velocità con cui si allungano le ombre.
Sedute nel viale della stazione, solo io Ro e Simo, ho cercato di spiegare loro un pò di questi giorni. Ho detto a Simo che il suo messaggio è stato come un campanello d'allarme, e a Robi che quando il giorno dopo l'ho sentita quasi mi veniva da piangere al telefono. E sentivo la voce tremare, mentre parlavo, e gli occhi inumidirsi - e forse loro se ne sono accorte, ma la commozione alla fine era comune.
Mi viene da sorridere, pensando all'idiozia di farsi venire le lacrime per questo. Per una lettera, una parola, un gesto fatto per caso. Ma è un sorriso dolce - perchè dolce, quell'idiozia, innegabilmente è.
E dopo il pomeriggio è scivolato via come acqua - ogni risata avrei voluto fissarla, e invece la lasciavo sbiadire piano, quasi consapevolmente. Ricorderò lo sguardo bambino di Robi - questo sì - i suoi occhi color miele accesi per niente. E gli strafalcioni di Sonia, cui quasi non ero più abituata.
E Simo ieri, quando sedute al bar mi ha detto un segreto - perchè pesava, perchè gliel'aveva detto Mauri e pesava anche a lui, e perchè di me si fida ciecamente. Perchè sa che non lo dirò a nessuno.
Ricorderò il nodo che mi ha stretto la gola, la voglia che avrei avuto di abbracciarla mentre invece annuivo e l'ascoltavo parlare. L'angoscia dopo, i pensieri tristi, e il fatto che solo con certe persone puoi lasciar scivolare la conversazione in argomenti così spinosi, senza gelare ogni altro momento. Puoi ragionare di morte e di vita, di menzogne e responsabilità, sentendoti così intensamente vera.
E ricorderò il tram in movimento sotto i piedi - il finestrino aperto, e la voglia che avevo di ridere incrociando gli sguardi dei ragazzi sul fondo. La mia mano aggrappata allo schienale del sedile di Ro, mentre lei parlava al telefono a Marco e So borbottava per conto suo messaggiando con Simo, il metallo freddo e liscio contro il palmo, quel disequilibrio leggero che ti fa sentire bambina e paurosamente felice.
Il resto forse lo perderò. Le parole, i colori dei vestiti, magari anche gli orecchini comprati a quella bancarella.
Ma qualcosa resterà. E questo è quel che conta.
Credo.
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