Ricatto da fangirl

Jan 31, 2012 21:42

Titolo: Ricatto da fangirl
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale
Personaggi: Agathe De Montrès, Jean Seçarieu, Mathieu De Montrès
Wordcount: 2448 (fiumidiparole)
Prompt: Sogno erotico per il p0rn fest #5 @ fanfic_italia + Ricatto per la Missione 1 dei Magic Sticks per la seconda settimana del COW-T 2 @ maridichallenge
Note: Blowjob, Lemon, Yaoi. Qui per maggiori informazioni sul pairing.
«Perché mangi? Tra poco verrà servita la merenda...» esclamò Agathe curiosa.
«Non ho voglia di mangiare con i nostri genitori, appena ho finito voglio andare a suonare. Mi farò portare del thé nella stanza del piano» rispose il fratello, prima di dare un altro morso alla sua cioccolata.
«Te lo porterò io dopo» assicurò Jean sorridendo, accarezzando i capelli color mogano del nobile.
Agathe li fissò per qualche momento, meravigliata della purezza del loro sentimento, che ai suoi occhi si spandeva attorno a loro come fosse una sorta di aura visibile e palpabile.
La giovane De Montrès si strinse le mani l'un l'altra, torcendole. Sembrava incerta.
«Fratellone...?» chiamò.
«Sì?».
Gli occhi della fanciulla brillarono in modo inquietante, quasi fanatico. Sguardi come quello non promettevano niente di buono. Mai.
«Potete fare qualcosa di amoroso? Vi prego, ho sempre voluto vedervi!».

«Kyaaaaah!».
Agathe De Montrès non riuscì a trattenere un gridolino sovreccitato quando, entrando nella camera del fratello maggiore con l'intenzione di restituirgli un libro che aveva precedentemente preso in prestito, vide lui ed il suo "collaboratore personale" - Jean Seçarieu - avviluppati l'un l'altro, seduti sul bordo del letto.
Jean sosteneva sulle proprie gambe il suo signorino, il quale dava le spalle all'uscio. Subito nella mente della ragazza iniziò a formarsi la scena di un appassionato bacio tra i due con tanto di abbraccio affettuoso e mani che si accarezzavano i capelli reciprocamente.
Mathieu sobbalzò vistosamente sulle gambe dell'altro, voltandosi sorpreso verso la porta nell'udire quell'esclamazione tutt’altro che nella norma. Nell’impeto del movimento, gli occhiali da vista gli scivolarono leggermente sul naso.
Jean girò a propria volta la testa di scatto verso la porta, riconoscendo la voce udita.
Agathe aveva creduto che i due si stessero baciando, perciò rimase sbigottita e quasi delusa nel vedere che il suo fratellone, invece, era semplicemente impegnato a mangiare un pezzo di cioccolata fondente. L'espressione stupita e quasi scandalizzata che recava in viso si univa alla chiazza marrone che gli circondava la bocca per donargli un'espressione che fece impennare l'emozione mista tra tenerezza, cotta istantanea ed innocenza che aveva riempito il petto della ragazza.
«Come siete cariiiini!» esclamò, correndo loro incontro, afferrando una guancia del fratello e pizzicandola con forza «Soprattutto tu, Mathieu!».
Il ragazzo cercò di svincolarsi dalla sua presa, la guancia che gli faceva veramente male.
«Agaaathe...!» protestò. Aveva quasi perso la sensibilità della gota a causa del pizzicotto estremamente forte della più grande. La detestava quando faceva così.
Fu il provvidenziale intervento di Jean a salvare il volto del più grande dei due De Montrès.
«Ehi, mica è un bambolotto!» esclamò rivolto alla sopravvenuta, scansandole la mano con gentilezza forzata: tra lui e lei non correva buon sangue a causa di Mathieu. Erano in lotta perenne per vedere chi dei due sarebbe stato il suo "proprietario".
«Che cosa ci fai qui?» domandò il nobile, mentre si massaggiava la guancia offesa.
«Sono venuta a riportarti il libro che mi hai prestato due giorni fa» spiegò la più piccola.
«Oh...» fece il maggiore, abbassando gli occhi sul volume stretto tra le sue braccia «Puoi appoggiarlo sulla scrivania».
La ragazza obbedì, allontanandosi dal letto per avvicinarsi alla scrivania posta sulla parete sinistra rispetto al letto e alle spalle di Jean.
Quando ebbe posato il volume, si voltò verso i due e tornò da loro.
«Perché mangi? Tra poco verrà servita la merenda...» esclamò Agathe curiosa.
«Non ho voglia di mangiare con i nostri genitori, appena ho finito voglio andare a suonare. Mi farò portare del thé nella stanza del piano» rispose il fratello, prima di dare un altro morso alla sua cioccolata.
«Te lo porterò io dopo» assicurò Jean sorridendo, accarezzando i capelli color mogano del nobile.
Agathe li fissò per qualche momento, meravigliata della purezza del loro sentimento, che ai suoi occhi si spandeva attorno a loro come fosse una sorta di aura visibile e palpabile.
La giovane De Montrès si strinse le mani l'un l'altra, torcendole. Sembrava incerta.
«Fratellone...?» chiamò.
«Sì?».
Gli occhi della fanciulla brillarono in modo inquietante, quasi fanatico. Sguardi come quello non promettevano niente di buono. Mai.
«Potete fare qualcosa di amoroso? Vi prego, ho sempre voluto vedervi!» domandò precipitosamente.
Mathieu rimase attonito, sbattendo le palpebre senza riuscire a realizzare la richiesta.
Jean la guardò, perplesso.
«Qualcosa di amoroso?» ripeté senza capire «In che senso?» chiese, sospettoso: che avesse anche lei un sogno erotico che voleva vedere realizzato? Ipotesi bizzarra, dato che era tutto carino e adorabile per lei. Probabilmente nemmeno riusciva ad immaginare cosa potesse essere l’erotismo.
«Qualsiasi cosa!» esclamò lei.
«S-scordatelo! Non siamo esibizionisti!!» protestò il nobile, indignato.
«Ah, è così?» controbatté Agathe in tono capriccioso «Allora dirò alla mamma che non sei venuto all'ultimo ballo di gala perché volevi suonare e non perché stavi male!».
Quello aveva tutta l'aria di un ricatto vero e proprio, al quale il fratello non seppe cosa ribattere: restò a fissarla ad occhi sgranati, le guance arrossate per lo sdegno.
Fu Jean a prendere l'iniziativa: «Non c'è bisogno di arrivare ai ricatti e non dovrai dire niente alla signora. Vuoi “qualcosa di amoroso”? Lo avrai».
Mentre Agathe gioiva, Mathieu si voltò verso il servo esclamando uno sbalordito: «Cosa?! Che vu...?».
«Questi glieli prendo io, signorino. Non le serviranno per il momento» lo interruppe il Seçarieu, togliendogli con un gesto incredibilmente rapido e leggero gli occhiali.
In un attimo il povero De Montrès si ritrovò nella condizione di non riuscire più a vedere ad un palmo dal naso: senza gli occhiali da vista era dannatamente miope.
«E-ehi... Jean che fai? Ridammi gli occhiali!» protestò il castano, girandosi verso il servitore.
Quest'ultimo si allungò a posarli sul comodino, quindi afferrò il giovane e lo baciò con impeto.
Agathe li fissò attonita, meravigliata: erano così adorabili che si sarebbe potuta sciogliere in un brodo di giuggiole da un momento all'altro.
La vana resistenza che opponeva suo fratello alle labbra di Jean e ai suoi eloquenti tentativi di stimolare in lui una qualche reazione lo facevano sembrare, ai suoi occhi, ancora più dolce.
Mathieu tentò di divincolarsi, profondamente contrario al baciarsi davanti a sua sorella solo per esaudire un suo stupido desiderio, anche se era messa a repentaglio la sua scusa migliore per evitare di partecipare alle feste d’alta società.
Ricatto o meno, era convinto che baciarsi fosse una cosa che dovevano volere in due e non per dar mostra del loro amore.
In certe occasioni non solo odiava sua sorella, ma anche Jean.
Ogni tentativo di sciogliersi dal bacio fu annullato nell’attimo stesso in cui il De Montrès percepì la lingua del Seçarieu superare le sue labbra per incontrare la sua. Un fremito scosse il castano da capo a piedi e la sua voglia di separarsi fu sostituita da un trasporto senza eguali verso il compagno. Iniziò a rispondere alle sue labbra insistenti con movimenti languidi, carichi d’affetto, mentre tremante alzava le braccia per cingergli la schiena e tirarlo a sé, ancorandosi a lui al tempo stesso.
Il bacio si perpetrò per altri minuti ancora, durante i quali Agathe osservò ogni più piccolo dettaglio dei loro visi, dal porpora che andava raccogliendosi sulle guance del fratello all’espressione di beatitudine che distendeva i tratti del volto del servo.
Erano una coppia meravigliosa. Quella scena sarebbe stata divina se immortalata in un quadro: l’atmosfera che impregnava l’aria attorno ai due amanti era ebbra d’amore e passione.
Dopo quasi cinque minuti che le loro lingue danzavano l’una con l’altra, Jean iniziò ad avvertire un debole tepore andare formandosi nel suo basso ventre, segno evidente che l’intera situazione stava per prendere una piega ancora più fisica di quanto già fosse.
Anche Mathieu si stava eccitando per il prolungarsi del bacio, ma non fece caso ai risvolti anatomici della cosa finché non percepì qualcosa di duro cominciare a premergli contro la coscia.
Quando lo sentì, il suo primo istinto fu di spostarsi; tuttavia, Jean lo precedette. Con un movimento fluido e rapidissimo cambiò posizione, sdraiando il nobile sul letto, appoggiandogli un ginocchio tra le gambe per potersi allungare su di lui e non interrompere il contatto tra le loro labbra.
La passione bruciante che li consumava era palese alla giovane spettatrice, la quale osservava senza commentare, anche se la sua espressione la diceva lunga in merito ai suoi pensieri: gli occhi dilatati e le palpebre che si chiudevano su di essi solo per lo stretto indispensabile di volte, troppo assorbita dalla scena perché potesse distogliervi l’attenzione anche solo momentaneamente. Le labbra erano aperte a formare una “O” colma di stupore che copriva con la mano destra, leggermente chiusa e poggiata appena sulla bocca.
Nel suo cervello si agitavano pensieri tutt’altro che osceni, nonostante la circostanza: nella sua personalissima visione delle cose, davanti a lei non si stava consumando il preludio ad una relazione sessuale, bensì un atto d’amore profondo, espressione di un affetto che per lei era descrivibile compiutamente con il solo aggettivo di adorabile.
Una mano di Jean vagò sul petto dell’altro, scendendo pian piano fino al cavallo dei suoi pantaloni, dove si iniziavano ad intravedere i primi segni di un’eccitazione fisica piuttosto spinta.
Finalmente il bacio si interruppe e i due si guardarono: Mathieu era sudato e paonazzo, le palpebre a mezz’asta sugli occhi color cioccolato; Jean, invece, sorrideva semplicemente.
«Posso, vero signorino?» chiese in un soffio talmente debole che Agathe non riuscì ad udirlo, mentre temporeggiava con le dita sulla fibbia d’argento dei pantaloni del nobile.
Quest’ultimo deglutì rumorosamente, cercando di mettere a fuoco l’indistinto profilo del viso del Seçarieu, invano. L’unica cosa che riusciva a distinguere era il color sabbia dei capelli irti.
Era quasi doloroso avvertire le sue dita così vicine all’inguine senza che questo fosse l’oggetto delle loro attenzioni, soprattutto se il suo membro era eretto.
«Sì, fallo...» bisbigliò, scuotendo leggermente la testa, al che il suo servitore personale obbedì: gli slacciò la fibbia e gli calò pantaloni e biancheria intima, denudandogli non solo il membro, ma anche le esili gambe pallide.
Un sospiro lieve di palese sollievo sfuggì dalle labbra del nobile quando la sua erezione venne alla luce, come se avesse sofferto nel tenerla costretta negli abiti fino a quel momento.
Jean mosse la propria mano per masturbare il partner, ma si bloccò a metà strada: a ben pensare, non aveva voglia di fare sesso nella solita maniera di sempre. Quella volta voleva provare a fare qualcosa di un po’ diverso, una cosa che non aveva mai fatto prima di allora e che era diventata una sorta di sogno erotico segreto.
Ritirò la mano e si spostò verso il basso, osservando l’erezione dell’altro per qualche attimo, prima di posarvi sopra una scia di piccoli baci intervallati a delicati morsi, per poi chiudere infine le labbra attorno al pene.
«Cosa... stai facendo?» domandò a mezza voce Mathieu, senza capire, osservando il baldacchino del suo letto senza però vederlo.
Non gli occorse una qualche risposta di sorta per capirlo. Gli bastò semplicemente che il suo partner iniziasse a succhiare, dapprima piano e poi via via più intensamente.
D’istinto ritrasse le gambe verso il petto piegando le ginocchia e puntando i piedi sul copriletto, mandando un ansito acuto. Strinse tra le dita il tessuto su cui era disteso, mordendosi un labbro.
«J-Jean...» chiamò in un sospiro colmo di estasi, mentre percepiva la lingua del ragazzo che passava lenta sulla sua erezione, quasi coccolandola.
Più il biondo procedeva e più gli ansimi del castano si facevano acuti e frequenti. Le sue membra tremavano palesemente per il piacere e la pelle era imperlata di sudore e bollente, come evidenziava il rossore intenso che gli accendeva le guance.
Quando si trattava di usare la bocca, non c’era dubbio che Jean fosse il migliore.
In quest’ultimo l’eccitazione cresceva esponenzialmente solo udendo i gemiti carichi di erotismo ed estasi che l’altro lanciava.
I pantaloni iniziavano a tirare leggermente nei dintorni dell’inguine, ma non aveva intenzione di toglierli: ormai era vicino all’orgasmo e spogliarsi sarebbe stata solamente una perdita di tempo.
Agathe osservava imperturbabile il viso madido di sudore del fratello maggiore, senza manifestare alcuna delle reazioni che si sarebbero potute avere a ragione in una ragazza che vedeva per la prima volta nella sua vita due ragazzi - due maschi - che facevano sesso.
Mathieu fu il primo a raggiungere l’orgasmo: venne con un gemito roco e spezzato, mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue per cercare di contenere un po’ l’ondata di spasimi che sarebbero seguiti e che reputava eccessivamente spinti anche per il momento. Rinserrò la presa sul copriletto, quasi strappandolo.
Riversò il proprio sperma nella bocca dell’altro, il quale in un primo attimo fu tentato di sputare, ma poi nell’udire il verso di assoluta estasi del nobile inghiottì senza pensarci.
Jean venne a propria volta in quel mentre, socchiudendo gli occhi nell’avvertire una pressante sensazione di sollievo seguire la fuoriuscita del proprio seme.
Rimase con le labbra chiuse attorno all’erezione del De Montrès ancora per qualche minuto, ascoltando soddisfatto i respiri affaticati del suo signorino, segno che, per essere la prima volta che faceva una cosa del genere, non se l’era cavata così male come temeva. Lentamente si sollevò, protendendosi sopra di lui.
«Posso... riavere i m-miei occhiali...?» chiese quest’ultimo, cercando di mettersi seduto, notando con disappunto che le sue braccia non volevano saperne di sorreggere il peso del suo busto.
Jean lo aiutò a sedersi, quindi gli porse gli occhiali, che il castano indossò con evidente sollievo.
«Ohw, come siete stati... cariiiini!» esclamò Agathe a voce alta, forse persino troppo, avvicinandosi a grandi passi ai due.
«S-stai scherzando...?» fece Mathieu, osservandola allibito: trovare carina la scena di un ragazzo che succhiava il pene ad un altro non era una cosa molto normale. Iniziò a temere che sua sorella fosse scema - oppure avesse qualche serio problema psicologico, qualcosa che avesse compromesso o addirittura danneggiato irreparabilmente il buon funzionamento del suo cervello.
Non era umanamente possibile trovare carino tutto e tutti nel mondo. In un certo senso, era inquietante.
Jean s’intromise nella discussione prima che la risposta di Agathe arrivasse: «Adesso non andrai a dire alla signora della scusa che tuo fratello ha usato per non andare all’ultima festa, vero?».
Mathieu aprì la bocca senza riuscire ad articolare alcun suono coerente. Rimase semplicemente a fissarli, passando confusamente lo sguardo dall’uno all’altra, come inebetito.
La ragazza guardò il servitore con un sorriso colmo d’innocenza ed ingenuità, quindi mimò il gesto di cucirsi la bocca.
«Scusa? Quale scusa? Era una scusa? Ma no, povero fratellone, stava così male quella sera...!» esclamò convintissima Agathe «Allora, io vado: mi è sembrato di sentire la mamma chiamarmi!» aggiunse in tono quasi colpevole, arretrando di qualche passo.
Appena arrivata al fondo del letto, si volse e se ne andò.
«Agathe!» chiamò il De Montrès indignato, ma la sorella uscì chiudendosi alle spalle la porta senza rispondergli.
Il ragazzo mise su un broncio che Jean trovò personalmente delizioso.
«Hai fatto sesso con me solo per dare soddisfazione a lei?» indagò il nobile, spostandosi verso il bordo del materasso: aveva recuperato un po’ le forze e adesso riusciva perlomeno a muoversi autonomamente.
«Non volevo che andasse a parlare con la signora» spiegò semplicemente Jean, scrollando le spalle.
«Cosa?!»
«Stavo scherzando» assicurò il biondo «Se non avessi voluto non l’avrei fatto, lo sai» continuò.
Mathieu non poté che essere d’accordo con lui: se qualcosa non gli piaceva anche solo minimamente, si rifiutava di farlo nel modo più categorico. Sapeva essere estremamente testardo.
«Però... davanti ad Agathe...» proseguì il castano, deviando lo sguardo, arrossendo leggermente.
«Non mi pare abbia subito particolari traumi» constatò il Seçarieu in tono naturale, osservando il suo interlocutore.
«E non è una cosa normale!» gli fece presente quest’ultimo.
«Be’, non possiamo farci niente se è così» controbatté rassegnato Jean «Comunque è meglio se ti rivesti. Non per me, ovviamente ma, come ha detto Agathe, tra poco dovrebbero servire la merenda e se qualche domestico venisse a cercarti non credo che sarebbe contento né rimarrebbe indifferente se ti vedesse mezzo nudo...».
Il tono elementare con cui gli fece notare la cosa indusse in Mathieu un nuovo e più forte imbarazzo.
«S-sì, hai ragione...» convenne a disagio, alzandosi «Allora... tieni d’occhio la porta mentre mi rivesto...».

character: agathe de montrès, pairing: jean/mathieu, character: jean seçarieu, character: mathieu de montrès

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