Titolo: Profumo di cannella e vaniglia
Rating: Giallo
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life
Personaggi: Seraph Rodewald, Theoderich Heimbrecht
Wordcount: 1232 (
fiumidiparole)
Prompt: 10 Olympics / 010. Doccia @
casti_puriNote: Shonen-ai.
Qui per maggiori informazioni sul pairing.
Theoderich si avvicinò a Seraph - che si era allontanato leggermente dal getto d'acqua - e gli accarezzò il torace umido, ammirato.
La pelle del moro veniva schizzata qui e là da sporadici spruzzi d'acqua.
«Che ci fai qui?» domandò Rodewald, l'accento anglo-tedesco che accentuava, più che la sua curiosità, il suo intento inquisitorio. Certe volte le sue origini miste inglesi per parte materna e tedesche da parte paterna gli riuscivano particolarmente piacevoli.
Theoderich assunse un'espressione imbarazzata ed un po' fanciullesca, mentre rispondeva: «Non volevo stare a casa da solo... così sono venuto anch'io in palestra...».
L'acqua calda scrosciava nel cubicolo, pieno del vapore tiepido che saliva in viluppi familiari, avvolgendo il corpo nudo e virile di Seraph. Le mani vagavano sulla pelle, distribuendovi uno strato abbondante di bagnoschiuma profumato per cancellare l'acre, disgustoso odore del sudore.
Era reduce da due ore e mezzo di lezioni in palestra, dov'era stato circondato da donne che non avevano fatto altro che guardargli il torace, il sedere e gli attributi - tutte qualità che, per quanto ci provasse, non riusciva a nascondere agli sguardi attenti e famelici delle sue giovani ed esuberanti allieve.
Snervante come poche altre cose al mondo. L'unica cosa che riusciva a fargli sopportare quei momenti era la soddisfazione della consapevolezza di non essere eterosessuale. Per quante avances potessero fargli - e gliene avevano fatte parecchie, alcune addirittura avevano cercato di attirare fisicamente le sue attenzioni - lui avrebbe sempre rifiutato per il semplice fatto che giocava per l'altra squadra ed il suo partner l'aveva già trovato.
«Seraph...?».
Il biondo si tolse dagli occhi i ciuffi di capelli che, bagnati, erano passati da ribelli e dritti in aria a piatti ed inerti sulla sua fronte, dove si erano appiccicati alla pelle. Il giovane si girò verso l'entrata del cubicolo, riscontrando che l’anta era a malapena socchiusa a mostrare uno scorcio di viso, un occhio blu-violaceo e capelli neri.
«Theoderich...?» chiese Rodewald, perplesso.
Non si vergognava minimamente di farsi vedere nudo: dopotutto, si trattava di Theoderich. Con lui era così in intimità da essere contento di essere visto senza vestiti.
Il moro entrò, anche lui nudo: le cosce e i glutei cicciottelli furono le cose su cui per primi si posarono gli occhi del biondo e solo secondariamente si spostarono ad esaminare il resto - le braccia lunghe senza muscolatura in rilievo ed il torace. La pancia era appena accennata, ma visibile.
Per ultimi contemplò i pozzi blu-viola che brillavano tra le sue palpebre, colmi di innocenza e timidezza. Amava quegli occhi immensi, limpidi e profondi, così come ogni altra cosa di lui.
Theoderich si avvicinò a Seraph - che si era allontanato leggermente dal getto d'acqua - e gli accarezzò il torace umido, ammirato.
La pelle del moro veniva schizzata qui e là da sporadici spruzzi d'acqua.
«Che ci fai qui?» domandò Rodewald, l'accento anglo-tedesco che accentuava, più che la sua curiosità, il suo intento inquisitorio. Certe volte le sue origini miste inglesi per parte materna e tedesche da parte paterna gli riuscivano particolarmente piacevoli.
Theoderich assunse un'espressione imbarazzata ed un po' fanciullesca, mentre rispondeva: «Non volevo stare a casa da solo... così sono venuto anch'io in palestra...».
«Ma non avevi da studiare...?» indagò il biondo, inarcando un sopracciglio con fare eloquente.
«E-ecco io...» tentò di difendersi debolmente il moro, grattandosi la testa con fare colpevole.
«Non hai studiato» l'accusò Seraph, marcando un tono autoritario che gli si addiceva particolarmente.
Theoderich congiunse le mani davanti al petto a mo' di supplica.
«Dai, per favooore...! Poi ti prometto che appena si torna a casa mi metto a studiare...! Però ora... ecco... possiamo fare insieme la doccia...?».
L'aveva chiesto con tutta l'innocenza del mondo, era lampante. Lui non era capace di formulare né tantomeno capire richieste relative al far sesso. Al massimo Rodewald si era masturbato fantasticando sul moro, ma niente di più. Ciononostante, nel suo intimo, Seraph non riuscì a non immaginarsi Theoderich in posizioni tutt'altro che caste in quella doccia mentre lui si apriva la strada in quel sedere fantastico, un pensiero che riuscì ad eccitarlo - almeno mentalmente.
Il giovane Heimbrecht osservò il biondo girarsi e dargli le spalle, chinando la testa.
«Qualcosa non va, Seraph...?» chiese, angustiato. Non era difficile impensierirlo, soprattutto quando si trattava del maggiore: Theoderich era di natura piuttosto ansiosa.
«È per via dello studio?» volle sapere, temendo che lo stesse ignorando come punizione per il suo scarso impegno scolastico. Non poteva certo immaginare - nella sua ingenua visione del mondo - che il più grande si fosse voltato per impedirgli di vedere eventuali mutamenti fisiologici a causa dei suoi pensieri.
Era imbarazzante se non aveva mutande o jeans che potessero nasconderne gli effetti.
Si sentiva un verme pensando che il più giovane potesse scoprire la sua natura decisamente perversa e conseguentemente lo lasciasse.
Sentì le mani di Theoderich che, timide, gli massaggiavano la testa.
«C-che fai?» domandò, lanciando occhiate preoccupate ai suoi genitali, sollevato nel riscontrare che non si era fisiologicamente eccitato.
«Facciamo... la doccia insieme...? Per favoreee...!»
«Ma perché? In due si sta stretti» obiettò Seraph, il quale da un lato sperava che il compagno uscisse dal cubicolo per togliergli ogni tentazione, ma dall'altro voleva riuscire a stare in intimità con lui senza fare niente di osceno. Sperava sempre che i suoi impulsi sessuali - quelli che gli si affollavano dentro ogni volta che vedeva Theoderich in atti leggermente differenti dal normale - svanissero, lo lasciassero finalmente libero.
Ogni tanto desiderava seriamente d'essere meno perverso.
Heimbrecht gli posò le mani sulle spalle, rosso in viso per l'imbarazzo della risposta. Sembrava vergognarsi.
«Mi piace accarezzarti i capelli... sono morbidi» spiegò con estrema innocenza.
Seraph si girò a guardarlo senza preavviso, totalmente dimentico della sua eccitazione.
«Ti piace... accarezzarmi i capelli?» ripeté, perplesso.
L'altro annuì, abbassando lo sguardo.
«Lo so che è stupido, ma...» cominciò Theoderich, ma venne interrotto dalla bocca di Rodewald che si unì alla sua.
Le labbra umide dell'anglo-tedesco scivolavano a contatto con quelle del moro mentre, cingendolo al bacino, lo trasportava pian piano sotto il diretto flusso d'acqua. Heimbrecht tremò nel bagnarsi per intero nonostante l'acqua fosse calda. Quest'ultimo si allungò, mettendosi in punta di piedi, per agevolare al partner il bacio, rispondendo con casto fervore all'insistenza della bocca dell'altro. Le mani di Rodewald gli accarezzarono la schiena con fare possessivo, tenendolo stretto al suo corpo.
Quando si separarono, qualche minuto più tardi, Theoderich timidamente riprese ad accarezzargli i capelli.
«Se ci tieni così tanto allora mettimi anche lo shampoo» gli suggerì il biondo, offrendogli il flacone che aveva appoggiato sul portaoggetti sotto la valvola d'apertura della doccia.
Il moro non se lo fece di certo ripetere due volte: prese il flacone e, aprendolo, lo rovesciò sulla testa del compagno. Spremette la confezione per far uscire il liquido, ma lo fece con troppa forza, col risultato che gliene mise troppo.
«Ah! Mi dispiace, Seraph...!» si scusò Theoderich.
«Fa niente».
L’anglo-tedesco si toccò la testa, prese un po' dello shampoo in eccesso e lo mise sui capelli dell'altro, poi cominciò a massaggiare vigorosamente, creando un cespuglio di schiuma profumata di cannella e vaniglia, un odore piacevolmente dolce.
Theoderich infilò anche l'altra mano nei capelli biondi di Rodewald e, anche se con qualche difficoltà a causa della differenza d'altezza - circa sette-otto centimetri - intensificò il massaggio.
Era rilassante e piacevole sia subire sia fare; oltretutto, l'odore dolciastro conciliava il sonno ed intensificava la sensazione di stanchezza che di solito accompagnava le ore successive agli allenamenti.
Seraph fu il primo ad abbassare le mani, portandole lungo i fianchi per poi passarle lungo le braccia dell’altro, attirandolo nuovamente a sé sotto l'acqua.
La schiuma scivolò giù lungo i loro corpi e l'anglo-tedesco approfittò della stretta vicinanza per chinarsi sul partner e baciarlo di nuovo.
Theoderich si sottomise con piacere, baciandogli le labbra bagnate con amore infinito. Le loro lingue si unirono e si toccarono, ricercandosi con una certa foga.
Quando si separarono, la schiuma era stata completamente lavata via dai loro corpi.
«Seraph... andiamo a casa...?»
«Oh, eccome! E sappi che non ceneremo finché non avrai finito di studiare!» l'avvisò il biondo.
«Cooosa...? Ma io ho fameee...!» si lamentò il giovane Heimbrecht, l’affermazione accompagnata da un puntuale borbottio di stomaco.
«Prima il dovere e poi il piacere» recitò l'altro.
«Uffa, non è giustooo...!!».