Under the summer sunshine

Aug 10, 2012 20:41

Titolo: Under the summer sunshine
Rating: Verde
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico, Slice of life
Personaggi: Seraph Rodewald, Theoderich Heimbrecht
Wordcount: 1299 (fiumidiparole)
Prompt: San Valentino / 02. Lettera @ think_fluff + In the heat of summer sunshine I miss you / Like nobody else / In the heat of summer sunshine I'll kiss you and nobody needs to know. (Summer Sunshine, The Corrs) per la sfida contro Tzootz della zodiaco!challenge @ fiumidiparole
Note: Shonen-ai. Qui per maggiori informazioni sul pairing.
Il suo fidanzato effettivo, Theoderich Heimbrecht, era partito per andare a trovare i suoi genitori su insistenza quasi soffocante di sua madre.
Non aveva idea di quando sarebbe tornato, poiché Theoderich gli aveva detto che sua madre era un tantino opprimente e morbosamente ossessiva e quasi sicuramente non l'avrebbe fatto tornare troppo presto.
In effetti, era già una settimana e mezzo che lui era partito e Seraph ne sentiva terribilmente la mancanza.

Seraph Rodewald, sdraiato prono sul suo asciugamano sulla spiaggia, stava aprendo una busta da lettera con mano leggermente tremante, gli occhi incollati sul sottile involucro di carta bianca.
I capelli biondi simili a lingue di fuoco dorate sul capo rilucevano sotto i raggi del sole grazie alle goccioline rimaste tra i ciuffi. Gli occhi verde-azzurri brillavano di aspettativa ed il labbro inferiore morso senza troppa forza era un ulteriore indice di questo suo stato d'animo.
L'acqua salata che gli imperlava la muscolatura la metteva in risalto attraverso la ragnatela di tendini e muscoli tesi ed il profilo delle scapole e della spina dorsale.
Gli shorts bianchi con bande rosse laterali aderenti che indossava - e che sottolineavano con discreta ricchezza di dettagli i suoi attributi - gli attiravano addosso le attenzioni scomode di molte bagnanti.
Qualche ragazzina aveva anche cercato di conquistare le sue simpatie, ma lui aveva eluso tutte le domande rispondendo con un banale: «Sono già fidanzato».
Le espressioni deluse delle sue pretendenti non gli avevano fatto né caldo né freddo. Non era dell'umore adatto per essere delicato con chi cercava di ingraziarselo sul piano sentimentale e amoroso: il suo fidanzato effettivo, Theoderich Heimbrecht, era partito per andare a trovare i suoi genitori su insistenza quasi soffocante di sua madre.
Non aveva idea di quando sarebbe tornato, poiché Theoderich gli aveva detto che sua madre era un tantino opprimente e morbosamente ossessiva e quasi sicuramente non l'avrebbe fatto tornare troppo presto. Si sarebbe voluta godere la sua compagnia finché non fosse riuscito a convincerla a lasciarlo andare - dopotutto, aveva superato l'esame di maturità con un bell'ottantasette, una valutazione del tutto inattesa e quanto mai insperata.
In effetti, era già una settimana e mezzo che lui era partito e Seraph ne sentiva terribilmente la mancanza. L'appartamento sembrava vuoto senza il suo compagno, per quanto fosse un locale nel complesso piccolo. Preparare la cena soltanto per sé gli metteva tristezza, così aveva preso l'abitudine di fermarsi a mangiare un panino ad un bar lungo la strada del ritorno dalla palestra a casa dopo il lavoro. Per gli altri pasti sopportava la solitudine al meglio delle sue possibilità.
Anche dormire in un letto per due gli riusciva insopportabile, così si era temporaneamente trasferito sul divano, il quale - nonostante le dimensioni non proprio ottimali per la sua impressionante altezza - risolveva il problema del sentir vacante il posto di Theoderich.
La lettera che il biondo si apprestava ad aprire era da parte del compagno, la terza che riceveva da quand'era partito.
Strappato il lato superiore con attenzione onde evitare che il foglio all'interno si sciupasse, Seraph ne cavò fuori la lettera, la dispiegò ed iniziò avidamente a leggere.
Vedere la grafia storta e frettolosa di Theoderich lo colpì dritto al cuore, accendendo in esso con rinnovata forza la mancanza della sua presenza.
Nella lettera il giovane parlava di tante cose assieme, talvolta in modo anche un po' confusionario, sintomo di evidente impazienza. In particolare, raccontava di come sua madre fosse stata contenta di rivederlo e di come in quei giorni avesse preso l'abitudine di rimpinzarlo di cibo ad ogni pasto - fatto di cui il ragazzo non sembrava del tutto entusiasta - e della mania di suo padre di portarlo a pescare con sé quasi tutti i giorni alle prime ore del mattino; descriveva le passeggiate per il centro con entrambi i genitori, ma soprattutto - e fu la cosa che più colpì Seraph - Theoderich gli aveva scritto, ribadito e sottolineato più e più volte quanto gli mancasse.
Si sentì stringere in una morsa tremenda di nostalgia e fu sul punto di rivestirsi e andare in stazione a prendere un treno per raggiungerlo; tuttavia, al termine della lettera - sotto la voce "P.S." - il Rodewald trovò qualcosa che lo convinse ad abbandonare i suoi propositi. Sgranò gli occhi, allibito, mentre ripeteva in un sussurro, leggendole, le parole: «Tornerò a breve, un paio di giorni al massimo».
Stordito dalla gioia per la notizia, iniziò ad ispezionare la busta messa da parte in cerca della data di spedizione. Se era già passato quel paio di giorni? Se doveva ancora passare? Voleva saperlo assolutamente. Gli sembrava di aver aspettato a sufficienza.
Mentre cercava, udì il rumore della sabbia che si sollevava vicino a lui, segno che qualcuno gli stava passando accanto, ma non se ne curò: non era la prima volta che gli passeggiavano vicino. Probabilmente era un'altra di quelle stupide ragazzine interessate unicamente al suo didietro.
«Seraph».
L'interpellato lasciò cadere la busta sull'asciugamano per alzare lo sguardo, stupefatto. Incrociò così il profilo di Theoderich, in piedi accanto a lui.
Indossava una canotta azzurra un po' larga per lui - come sempre - un paio di bermuda bianchi e delle ciabatte e lo fissava dall'alto in basso con il viso illuminato di gioia.
Il Rodewald si alzò in piedi, incredulo, e gli accarezzò il viso, come per saggiare quanto di vero ci fosse in quella visione. Constatò che sì, era vero. Era tornato.
«Theoderich» disse, gettandogli le braccia al collo senza curarsi minimamente di esser visto da qualche bagnante.
L'Heimbrecht appoggiò la valigia sulla sabbia e strinse a propria volta le braccia attorno al corpo del compagno, felice come non mai di essere di nuovo con lui.
Rivedere i suoi genitori era stato bello, ma ancora di più lo era rivedere il suo ragazzo.
«Mi sei mancato tanto, Seraph» disse.
«Anche tu...» replicò il Rodewald con affetto, accarezzandogli la nuca. Aveva tutta l'intenzione di omettere la descrizione dettagliata di come aveva superato quella lunga settimana e mezzo di lontananza, a meno che non gli fosse richiesto esplicitamente; nello stesso modo avrebbe omesso di dire quanto intensamente desiderasse, in quel preciso momento, spogliarlo e possederlo, toccarlo nell'intimo, come se fossero in camera loro e non su una spiaggia.
Reprimere quella voglia gli riusciva estremamente difficile, ma alla fine riuscì a confinarla in un angolo della sua coscienza, destinandola ad altri momenti.
«Seraph sei...» iniziò Theoderich, staccandosi da lui ed osservandolo con espressione piuttosto attenta. Ebbe un momento d'esitazione prima di concludere con un incerto: «... dimagrito...?».
Il biondo non poté negarlo: anche se si era rifiutato di contemplare la bilancia nell'angolo del bagno, sapeva per certo di esserlo. Aveva tirato avanti mangiando lo stretto indispensabile a non svenire e facendo ginnastica come al solito. Naturalmente il suo corpo aveva percepito lo squilibrio.
«Non ho... mangiato moltissimo in questi giorni...» ammise con aria colpevole, contraccambiando l'esame ricevuto.
«Tu invece... sei un po' ingrassato...» disse, notando come i glutei gli riempissero meglio i bermuda, ma vedendo soprattutto la pancia un poco più pronunciata.
Theoderich mise su un delizioso broncio infantile mentre distoglieva lo sguardo. Sembrava essersi offeso e Seraph, resosene conto, si affrettò ad aggiungere: «Ma non così tanto, eh...!».
Avrebbe dovuto starsene zitto: sapeva bene quanto il suo compagno fosse suscettibile quando si parlava del suo peso.
«È colpa di mamma...!» borbottò l'Heimbrecht, stringendosi sconsolato nelle spalle «Cucina sempre troppe cose e io non sopporto lasciare gli avanzi» spiegò, l'espressione infervorata dall'indignazione.
Era talmente dolce vederlo tanto su di giri per un'inezia del genere - a Seraph piacevano le sue natiche in carne e la sua pancetta e non capiva perché dovesse farsene un problema - che non riuscì a frenarsi e gli tappò la bocca ponendovi sopra la propria.
Lo strinse a sé e lo sollevò leggermente da terra affinché potesse raggiungere meglio le sue labbra, quindi si lasciò cadere all'indietro, finendo supino sul suo asciugamano.
Theoderich tentò di svincolarsi dalla sua presa, terrorizzato all'idea che il suo compagno si fosse fatto del male e che il suo peso lo stesse schiacciando, ma non riuscì a sottrarsi alla dolcezza infinita di quel bacio che sembrava dire "non osare mai più abbandonarmi".
Iniziò a sudare per l'intensità del loro contatto ma non cercò di allontanarsi una seconda volta; così consumarono la loro ricongiunzione lì, sotto il caldo sole estivo, senza che nessuno degli altri bagnanti lo venisse a sapere, tutti fortunatamente troppo impegnati a preoccuparsi dei fatti loro.

pairing: seraph/theoderich, character: theoderich heimbrecht, character: seraph rodewald

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