Titolo: Le premure di chi ti ama
Rating: Verde
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life
Personaggi: Brian Newman, Zachary Harrow
Wordcount: 1571 (
fiumidiparole)
Prompt: Cibo / 11. Pasta @
think_fluffNote: Linguaggio, Shonen-ai
«Dove cazzo sarà il piatto che emana questo profumo delizioso?!» ringhiò tra sé e sé, guardandosi intorno con circospezione. Si faceva pena da solo: un cuoco provetto come lui che cercava del cibo già pronto come un ossesso.
Si mosse per andare ad ispezionare da vicino i banconi trascinandosi esausto, più simile ad uno zombie che ad un essere umano, con il risultato che inciampò bellamente in una delle zampe della sedia di Zachary e rovinò dolorosamente a terra.
Zachary venne svegliato dal trambusto improvviso e sollevò di scatto la testa, guardandosi confuso attorno. Era ancora palesemente mezzo addormentato.
Brian si massaggiò la testa dolorante e si abbandonò sul pavimento, privo di forze.
«Al diavolo la cena... non ce la faccio più. Preferisco dormire... anche qui va bene...».
Nell'aprire la porta di casa, Brian Newman percepì un profumo di cibo molto particolare, che aveva già sentito in altre occasioni, anche se - doveva ammetterlo - erano state talmente poche e rarefatte che non ricordava neppure a quale piatto appartenesse.
Il giovane era stravolto dalla serata di lavoro che era appena terminata, con suo sommo sollievo: aveva passato tutto il suo turno nella cucina del ristorante presso cui lavorava a sgobbare come un mulo tra i fornelli per soddisfare le continue ordinazioni che arrivavano ad intervalli sempre minori, fino al punto di fargli desiderare la moltiplicazione corporea.
Anche se aveva passato intere ore a cucinare, non aveva avuto l'opportunità di mangiare e - nonostante fosse mezzanotte passata - avvertiva la fame come un bisogno impellente addirittura più del sonno. Metter piede in casa e annusare l'aria trovandovi chiare tracce del profumo del cibo non fece altro che acuire la sua necessità.
Il suo stomaco brontolò a volume discretamente alto, strappandogli un gemito sofferto.
«Che fameee...!» si lamentò Brian a mezza voce, camminando stancamente verso la cucina, trascinando i piedi sul pavimento. Da quella stanza si vedeva un fascio di luce fuoriuscire nel corridoio, per cui il suo coinquilino doveva essere ancora sveglio - oppure si era dimenticato di spegnere l'interruttore prima di andare a dormire.
Brian si affacciò alla soglia della cucina e si sporse all'interno: il suo compagno, Zachary Harrow, giaceva profondamente assopito sul tavolo, le gambe leggermente divaricate ed il busto piegato in avanti, le braccia conserte sul piano innanzi a lui sopra le quali era poggiato il capo. La sua espressione era serena, le sopracciglia distese e le palpebre leggermente chiuse. La bocca era aperta e da essa fuoriuscivano innocenti e regolari respiri sommessi.
I capelli ramati erano scompigliati leggermente dal lato in cui i ciuffi non erano schiacciati sul suo braccio.
Vederlo dormire così, nel complesso, era qualcosa di veramente tenero.
Brian sorrise dolcemente e per un attimo desiderò di abbracciarlo e baciarlo, ma non voleva svegliarlo.
L'odore di cibo era più forte lì dentro e permeava l'aria dell'intera stanza, facendo aumentare a dismisura la sua fame... peccato che il Newman non riuscisse a capire da dove provenisse.
Si leccò le labbra mentre nuovi brontolii manifestavano la sua necessità di mangiare.
«Dove cazzo sarà il piatto che emana questo profumo delizioso?!» ringhiò tra sé e sé, guardandosi intorno con circospezione. Si faceva pena da solo: un cuoco provetto come lui che cercava del cibo già pronto come un ossesso.
Si mosse per andare ad ispezionare da vicino i banconi trascinandosi esausto, più simile ad uno zombie che ad un essere umano, con il risultato che inciampò bellamente in una delle zampe della sedia di Zachary e rovinò dolorosamente a terra.
Zachary venne svegliato dal trambusto improvviso e sollevò di scatto la testa, guardandosi confuso attorno. Era ancora palesemente mezzo addormentato.
Brian si massaggiò la testa dolorante e si abbandonò sul pavimento, privo di forze.
«Al diavolo la cena... non ce la faccio più. Preferisco dormire... anche qui va bene...» borbottò a mezza voce, arrendendosi alla fiacchezza che avvertiva pervadere ogni centimetro del suo corpo.
Non si era neppure accorto che il coinquilino si era svegliato e che l'aveva sentito parlare.
«Brian?» esclamò, spostando gli occhi sul pavimento, verso l'altro «Che cosa ci fai lì per terra?» chiese.
L'interpellato parve rianimarsi improvvisamente e istantaneamente con gli occhi incrociò lo sguardo vagamente confuso e assente dell'Harrow.
«Scusa... non volevo svegliarti» disse.
«Come hai fatto a fare tutto quel trambusto di poco fa?» volle sapere Zachary, incuriosito.
Alla domanda Brian assunse un cipiglio disagiato e stizzito allo stesso tempo, prima di replicare con un fervente: «S-sono cazzi miei!».
Non era certamente intenzionato a dirgli che era banalmente inciampato nella sedia. Che figura ci avrebbe fatto?!
La discussione - che dalle premesse sembrava star prendendo la piega di una lite tra bambini - venne interrotta da nuovi e più forti brontolii provenienti dallo stomaco di Brian, che arroventò all’istante.
Zachary sbatté le palpebre, sgranando gli occhi: «Che cos'era quel rumore?!».
«Tu dovresti saperlo meglio di me...!» controbatté in imbarazzo, indispettito dalla situazione in cui si era venuto a trovare.
Altri borbottii si fecero sentire chiari e forti e finalmente il giovane Harrow parve capire il perché di tutti quei rumori nello stomaco del Newman.
«Brian... hai fame?» domandò con la voce da "domanda più ovvia del mondo".
L'altro si mise seduto senza interrompere il contatto visivo. Trovava umiliante dover ammettere una cosa come l'aver fame.
Con l'espressione che Zachary avrebbe osato definire come la più tenera del mondo, esclamò: «È dall'ora di pranzo che non metto niente sotto ai denti! Vorrei vedere te al mio posto, cazzo...!».
Esitò un momento prima di aggiungere: «Specialmente con questo profumo di cibo in casa...!».
Stavolta fu Zachary ad arrossire, anche se l'altro non ne capì bene il motivo.
«B-be'... quello è colpa mia...» spiegò, grattandosi la nuca con evidente atteggiamento colpevole.
«In che senso?» lo interrogò il Newman, perplesso dalla sua affermazione «Cioè, quest'odore è... assolutamente delizioso» aggiunse, per spiegare meglio la sua domanda: erano entrambi perfettamente consapevoli del fatto che Zachary non era proprio un esperto in cucina.
Brian era sul punto di iniziare a sbavare tanto era affamato. Doveva smetterla di tormentarsi continuando a posare la propria attenzione su quell'aroma.
«Sì, lo so... infatti non l'ho cucinato io» si affrettò a rispondere Zachary, senza offendersi minimamente per la palese insinuazione riguardo le sue scarse qualità di cuoco «Ho comprato due porzioni di una pasta già pronta con il sugo e tutto il resto a cui bisogna solo aggiungere dell'acqua calda per mangiarla. Era buonissima...! Mi dispiace per l'odore... ma non sono riuscito a farlo andare via...» proseguì, passandosi la lingua sulle labbra nel ricordarsi della cena prelibata.
«Così non mi stai aiutando!» gli fece presente il Newman mentre un nuovo brontolio rimarcava la sua affermazione.
«Aaah, scusami!» si affrettò a dire Zachary, pentito «C-comunque ne ho comprate due... perché una è per te: siccome stasera saresti tornato particolarmente tardi, non credevo che avresti avuto voglia di metterti a cucinare e così ho pensato che magari avresti gradito qualcosa di rapido da preparare» disse.
Brian lo guardò con evidente sorpresa nello sguardo: era stupito dal pensiero gentile che aveva avuto. Di solito quando doveva cenare da solo l'unica sua preoccupazione era quella di strafogarsi di dolci senza lui che gli faceva da cane da guardia.
«Grazie Zachary...» esclamò scandendo bene le sillabe, infondendovi tutta la riconoscenza di cui era capace.
L'altro si inginocchiò davanti a lui sorridendogli goffamente, prima di essere afferrato per il colletto e strattonato dal Newman verso di sé. Quest’ultimo lo baciò a lungo, senza osare tuttavia invadere con la lingua il suo cavo orale. Fu un bacio discretamente casto.
Un altro lamento si levò dalla pancia di Brian e Zachary si staccò da lui.
«Forse è meglio se mangi...» borbottò.
«Sì, decisamente...» concordò il Newman, deviando lo sguardo dagli occhi del coinquilino, allontanandolo leggermente da sé.
L'Harrow si alzò in piedi e si diresse verso il frigorifero mentre l'altro si alzava e si sedeva a tavola. Gli faceva una strana impressione quell'inaspettata inversione di ruolo, anche se pensava che provare per una volta ad essere servito e non servire potesse essere una piacevole novità da sperimentare - senza contare che il compagno era fisicamente troppo sfiancato per poter provare ad essere di qualche utilità.
Zachary mise a scaldare dell'acqua sul fornello all'interno di un pentolino. Aprì la confezione di pasta - che aveva tolto dal frigorifero poco prima ed aveva appoggiato sul bancone adiacente ai fornelli - e dopo pochi minuti tolse il pentolino dal fuoco e ne versò il contenuto all'interno della confezione in plastica.
Prese una forchetta e tornò verso il tavolo.
«Attento che brucia un po'» avvertì Zachary, posando la pietanza davanti al compagno.
Quest'ultimo annusò il piatto, percependo un forte profumo di pancetta spiccare sulle altre componenti del sugo.
«Che profumino delizioso...!» esclamò, leccandosi le labbra famelico «Il sugo con la pancetta, buonissimo...!».
Gli spaghetti - perché erano quelli la pasta in questione - erano dispersi nell'acqua insaporita da pezzetti di pancetta ed altro che si era sciolto nel liquido. Sembravano buoni.
Brian pescò una grossa porzione di spaghetti e la ingurgitò in un sol boccone. Ad essa ne seguirono altri di simili proporzioni.
Il giovane aveva una fame da lupi e mandava giù gli spaghetti senza nemmeno masticarli completamente. Più mangiava e più sembrava riacquistare forza. Le sue guance rosse erano indicative di quanto stesse bene in quel momento.
Per Zachary era un vero e proprio piacere osservarlo strafogarsi in quel modo. Per una volta era lui a mangiare come se fosse digiuno da giorni e non il contrario. Adesso riusciva a capire perché Brian gli diceva sempre di essere carino durante i pasti: sembrava così indifeso mentre si rifocillava con tanta buona lena.
Quando ebbe terminato gli spaghetti Brian posò la forchetta e prese tra le mani la confezione, portandosela alla bocca. Bevve il sugo con gusto e, una volta finito, posò il contenitore vuoto e si addossò allo schienale della sua sedia.
«Adesso sto decisamente meglio!» esclamò soddisfatto «Grazie infinite!».
Avrebbe volentieri mangiato anche qualcosa in più, ma non voleva scomodare ulteriormente il compagno né tantomeno doversi prendere la briga di preparare lui qualcosa. A quell'ora aveva solamente voglia di andare a dormire, specialmente dopo essersi pure riempito un po' lo stomaco.
«Sono contento che la cena ti sia piaciuta!» esclamò Zachary, sorridendogli radioso. Era contento di essere stato utile in qualche modo e si vedeva.
Brian si alzò lentamente da tavola con i resti della sua cena in mano.
«Vado a dormire, sono sfinito» annunciò mentre buttava nella pattumiera la confezione vuota «Vieni?» chiese subito dopo, girandosi verso l'altro.
«Sì, arrivo!» rispose con entusiasmo palese Zachary, affiancandosi immediatamente al compagno.