Per un po' di sangue

May 16, 2012 10:46

Titolo: Per un po' di sangue
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Soprannaturale
Personaggi: Maximilian Routledge, Victor Blackmoore
Wordcount: 1309 (fiumidiparole)
Prompt: BDSM per la seconda settimana delle Badwrong Weeks @ maridichallenge
Note: BDSM, Crossdressing, Self!love, Yaoi. Scritta per mmom_italia
Victor Blackmoore non aveva voluto ammetterlo, ma l'aveva fatto di proposito di mettere del sangue puro nella bottiglia del succo di pomodoro corretto con il sangue del suo compagno, Maximilian Routledge.
Quest'ultimo non lo beveva quasi mai perché, se lo assumeva in dosi moderate, diventava estremamente violento, un vero e proprio vampiro imbestialito.

Victor Blackmoore non aveva voluto ammetterlo, ma l'aveva fatto di proposito di mettere del sangue puro nella bottiglia del succo di pomodoro corretto con il sangue del suo compagno, Maximilian Routledge.
Quest'ultimo non lo beveva quasi mai perché, se lo assumeva in dosi moderate, diventava estremamente violento, un vero e proprio vampiro imbestialito.
Victor non l'aveva fatto per cattiveria nei suoi confronti, ma nei propri: ogni tanto amava concedersi il sottile piacere di un po' di sesso violento che potesse soddisfare i suoi più bassi istinti masochisti.
Maximilian su di giri era ancor più intrigante e bello del solito: i capelli rosso fuoco che resemblavano il movimento delle onde assumevano un che di minaccioso ed inquietante. I suoi occhi solitamente viola adesso erano di un incantevole rosso sangue acceso. In essi era assente ogni più remota luce di ragione: tutto ciò che il Blackmoore leggeva in essi era furia selvaggia.
I canini sporgevano dalle sue labbra aperte a monito del pericolo incombente.
Indossava solo un paio di stretti pantaloni di pelle e sul fianco sinistro portava legato un frustino dall'aspetto inquietante ma affascinante. Il torace nudo gli conferiva un incantevole tocco di proibito.
Victor lo guardava dal letto sul quale era stato incatenato per le braccia, avvinghiato stretto da diversi giri di catena e bloccato alla testata del letto.
I mozziconi di candela che si trovavano sul comò mandavano tremuli raggi di luce giallastra sui suoi capelli neri, facendoli risplendere di riflessi color mogano.
I suoi occhi porpora sfavillavano nella semioscurità, colmi d'aspettativa.
Aveva rinunciato ai suoi consueti abiti eleganti ed al mantello per indossare uno striminzito corsetto di cuoio che gli lasciava scoperto l'ombelico ed un paio di stretti pantaloncini di cuoio che gli rivestivano l'inguine e poco più aderendovi come un secondo strato di pelle.
Era riuscito a procurarsi quell'originale completino vestendosi da prostituta e recandosi nella viuzza più malfamata del villaggio più vicino al suo castello - ossia un villaggio che distava sì e no qualche chilometro.
Victor aveva avuto fin da quando era un vampiretto adolescente una malsana inclinazione verso gli abiti femminili ed ogni tanto, quando usciva per procurarsi del sangue fresco, si divertiva ad ingannare gli umani fingendosi una donna - una prostituta nella maggior parte dei casi.
Si reputava, molto modestamente, un attore di tutto rispetto.
«Avanti, Max... ti sto aspettando» lo invitò Victor in tono un po' civettuolo, facendo tintinnare le catene per stuzzicarlo.
Maximilian non si fece provocare oltre: il suo temperamento altamente instabile ed aggressivo di quel momento lo rendeva assai poco paziente.
Balzò agilmente sul copriletto scoprendo i canini, emettendo una sorta di cupo ringhio con la gola, come un predatore.
Il Blackmoore si passò la lingua sui canini affilati, bramoso: non vedeva l'ora che cominciasse.
Era già eccitato, anche se non a livello puramente fisico, ma ciò bastò: Maximilian era come un animale e percepire nell'aria il sentore dell'eccitamento sessuale fungeva da stimolo piuttosto efficace per scatenare in lui la medesima reazione.
Il Routledge si sistemò carponi sopra le sue gambe, quindi posò sulla sua pelle d'alabastro le unghie affilate benché non lunghissime. Incise l'epidermide dal ginocchio al margine inferiore dei pantaloncini con un unico taglio netto e preciso, aprendovi una ferita.
Sangue di un rosso scurissimo fuoriuscì dal taglio, gocciolando lungo la sua coscia.
Victor gemette lievemente per il dolore, ma non si ritrasse né si spostò, godendosi la sensazione mista a sottile, deprecabile piacere che avvertiva nelle viscere.
Maximilian si leccò un canino, passando la mano sul sangue, macchiandosi il palmo. Osservò il liquido con desiderio.
Afferrò il frustino e lo abbatté violento sulla coscia dell'altro, reiteratamente. Ogni colpo riecheggiava secco nel silenzio, schioccando severo.
Il Blackmoore tremava sotto ogni frustata, stringendo le labbra. Fulmini di piacere balenavano in mezzo ad un dolore non troppo intenso ma prolungato.
Quella condizione riuscì a strappargli un gemito acuto e roco che liberò con soddisfazione mentre reclinava all'indietro il capo con veemenza.
«Dai, Max! Vai più su...!» lo esortò Victor.
Il Routledge fissò a quel punto gli occhi sul suo inguine. Con un'unghiata divelse parte dell'orlo dei pantaloncini, sfregio che utilizzò per aprire l'indumento con le unghie. Lo scucì con minuzia quasi chirurgica, aprendolo in due lungo tutta la lunghezza.
Con le dita gli accarezzò il membro, poi iniziò a toccarlo con più insistenza, con più fervore. In breve iniziò a masturbarlo nel vero senso della parola, mentre con la mano libera, abbandonata la frusta, gli graffiava leggermente l'ombelico.
Il moro inarcò il busto verso l'alto, tirando le catene.
La sua erezione non tardò molto a formarsi, premendo dolorosamente contro il palmo della mano di Maximilian.
Percepiva l'eccitazione come una serpe bollente che gli strisciava lungo il corpo, attraversandogli arterie e vene, arrivando fin nei più piccoli capillari a fondo cieco. Era una sensazione a dir poco deliziosa.
«Sì...! Continua Max...! Sì, così... aaahn!» ansimò, socchiudendo le palpebre estasiato.
Il vampiro dai capelli rossi iniziò ad accarezzargli il corsetto di cuoio premendovi con forza le unghie, riducendo a brandelli il tessuto.
Victor avrebbe dovuto comprare un nuovo completino in cuoio.
Quando le dita di Maximilian iniziarono a toccare il suo scroto, il vampiro dai capelli neri avvertì le sue unghie grattare lievi, causandogli lievi sprazzi di dolore.
Il torace del Blackmoore fu segnato di striature rossastre sui lati ed al centro, con particolare attenzione ai capezzoli turgidi.
Il suo corpo era un unico ammasso di dolore perpetuo al quale si aggiungeva l'appagamento fisico tutt'altro che trascurabile.
Se non avesse bevuto del sangue dopo tutto ciò, probabilmente la notte seguente non avrebbe avuto neppure la forza di alzarsi.
Maximilian, benché non fosse propriamente cosciente di sé e delle proprie azioni, sembrava divertirsi parecchio nello scalfire la pelle del compagno.
Il sangue zampillava a fiotti da ogni tratto di pelle martoriata.
I gemiti soddisfatti di Victor gli tracimavano le labbra sempre più forti e vivi, rincorrendosi ad un ritmo serrato ed incalzante mentre la mano del Routledge proseguiva agile nel suo lavoro.
Quando raggiunse l'orgasmo, ogni muscolo del corpo di Victor si tese, contraendosi al massimo.
«Divino...!» commentò di getto mentre si rilassava, avvertendo il proprio seme fuoriuscire. Si macchiò le braghe, dato che la mano del suo compagno lo stava stimolando dall'esterno della biancheria.
Si abbandonò, sereno ed esausto, sul materasso, sospirando.
Il rosso evidentemente carpì la sua stanchezza, poiché si sdraiò al suo fianco e gli cinse il ventre con un braccio, strofinando il viso nell'incavo laterale del suo collo.
«Max...?» domandò il Blackmoore, inarcando perplesso un sopracciglio: non si aspettava certamente che, sotto l'effetto del sangue puro, riuscisse a provare del genuino, innocuo affetto. Forse l'effetto del sangue stava svanendo.
Senza il minimo preavviso, Maximilian protese il collo e posò le labbra sulla pelle del compagno, perforandola con i canini.
Victor non se ne rese conto immediatamente, ma quando lo fece il Routledge aveva già iniziato a succhiare il suo sangue.
«No, Max! Togliti, non farlo! Il sangue di vampiro non devi berlo quando...»
«V-hic-ictor...?».
Maximilian si mise seduto, fissandolo confuso. I suoi occhi erano tornati viola, segno che era di nuovo il mite e pacifico vampiro di sempre, anche se un tantino brillo: mescolare il sangue umano con quello di un altro vampiro creava una miscela che risultava avere sulla loro specie lo stesso effetto che sugli umani aveva l'alcol.
«Cosa hai... fatto?» domandò in tono strascicato. Stava evidentemente facendo uno sforzo enorme per mettere in fila un paio di parole aventi un senso compiuto.
«Niente di cui tu debba preoccuparti al momento» replicò sbrigativo il Blackmoore. Non voleva spiegargli cosa era successo perché era perfettamente consapevole del fatto che sarebbe stato inutile con lui in quelle condizioni.
«Avanti, liberami e andiamo a riposare. Ne hai davvero bisogno» continuò «Anzi, prima beviamo qualcosa...».
«Eh...? Va bene...» acconsentì Maximilian, mettendogli mano alle catene.
Dopo qualche minuto di bislacchi e goffi tentativi, finalmente Victor fu libero di alzarsi e sgranchirsi le gambe.
«Perché hai... quei pantaloncini? E... perché sono strappati...?» indagò confuso il rosso, mentre l'altro lo sospingeva verso il corridoio.
«A bere, Max. Ti va un po' di succo di pomodoro? E dei pantaloncini, non preoccuparti: poi te lo spiegherò» lo liquidò in fretta Victor, spingendolo quasi di peso oltre la soglia della camera.

pairing: victor/maximilian, character: victor blackmoore, character: maximilian routledge

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