Titolo: Paure convulse e incontrollate
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Andres Hernández, Ricardo Hernández
Wordcount: 1106 (
fiumidiparole)
Prompt: Misc Mosaic / #05 - Tuono @
diecielode + Il/i personaggio/i principale/i faccia/no qualcosa per la prima o l'ultima volta per la
sfida contro Fez della
zodiaco!challenge @
fiumidiparoleNote: Age difference, Incest, Shonen-ai
«E-ehi, Ricardo...?» udì sussurrare.
L’interpellato si volse verso il resto della camera, avvolta in un’oscurità tutt’altro che rassicurante.
«Andres...?» chiamò con un fil di voce ed in tono esitante.
Nella voce che l’aveva richiamato aveva colto distintamente una nota di paura.
«Che c’è?».
Andres tacque un attimo, prima di replicare: «Posso dormire con te?».
«Ricardo... lo sai che sei dannatamente carino in pigiama?».
Il giovane interpellato, Ricardo Hernández, sobbalzò leggermente sotto le coperte nel sentirsi sfiorare una coscia dal fratello maggiore Andres, che aveva fatto irruzione nel suo letto nel bel mezzo della notte, sdraiandosi al suo fianco.
«Voglio dormire, stupido» disse il più piccolo, cercando per quanto gli era possibile di allontanarlo.
«Io invece no» sussurrò l’altro «Ho voglia di... giocare...».
«C-cosa?! Non pensarci nemmeno!» esclamò Ricardo, infervorandosi subito: aveva sonno e non aveva la minima intenzione di fare l’amore con il fratello più grande in quel momento.
«Avanti, non ho sonno e mi annoio...!» cercò di convincerlo Andres, portando le mani sul suo inguine.
Il rombo di un tuono squarciò il silenzio.
Ricardo si destò all’improvviso, scattando seduto sul materasso, spostando le coperte. Si guardò intorno e tastò vicino a sé convulsamente, trovando solo un rassicurante vuoto nel proprio letto.
Tirò un sospiro di sollievo: Andres non si era materializzato nel suo letto nel cuore della notte e non stava cercando di convincerlo a fare sesso con lui.
«Menomale, era solo un sogno... anzi, un incubo» rifletté tra sé e sé, immensamente sollevato.
Un tuono ruggì nuovamente all’esterno ed un lampo illuminò istantaneamente la stanza, prima che questa ripiombasse nel buio.
Il ragazzo sobbalzò per la sorpresa e guardò fuori della finestra: la pioggia cadeva fitta, trasportata da un vento impetuoso.
La tempesta di quella notte era veramente inquietante, a dir poco spaventosa. Erano mesi che non si vedeva una tempesta simile in quelle zone e in quelle circonvicine.
Ricardo fece per tornare a dormire, vinto nuovamente dal sonno, augurandosi vivamente di non ripetere né tantomeno riprendere il sogno di poco prima, quando udì un rumore di passi incerti poco distante da lui.
«E-ehi, Ricardo...?» udì sussurrare.
L’interpellato si volse verso il resto della camera, avvolta in un’oscurità tutt’altro che rassicurante.
«Andres...?» chiamò con un fil di voce ed in tono esitante.
Nella voce che l’aveva richiamato aveva colto distintamente una nota di paura.
«Che c’è?».
Temeva che il suo incubo stesse per diventare realtà.
Andres tacque un attimo, prima di replicare: «Posso dormire con te?».
Ricardo arrossì e cominciò a sudare freddo.
«P-p-perché?» balbettò, cercando però di nascondere il suo timore. Si stavano avvicinando sempre di più alla situazione del suo incubo.
Il fratello maggiore si avvicinò ulteriormente al letto, guardando verso il punto dove avrebbe dovuto esserci il viso dell’altro. Il buio costituiva una sorta di muro tra loro, anche se l’abitudine di trascorrere assieme quasi ogni sera lo faceva muovere e rivolgere in modo istintivo verso punti precisi.
«La tempesta...» disse, come se ciò spiegasse tutto.
«La tempesta... cosa?» indagò il minore, senza riuscire a capire.
«M-mi fa paura...» proseguì il più grande. Dal tono di voce si capiva che era spaventato a morte.
Ricardo si rilassò istantaneamente: non aveva strane idee in mente, come aveva temuto. Era stato uno stupido: si era lasciato suggestionare in modo eccessivo dal sogno dal quale si era appena risvegliato.
«Ti fa paura la pioggia?» chiese, alquanto perplesso: era la prima volta che lo vedeva comportarsi in quel modo.
«N-no, non la pioggia, ma i...».
Venne interrotto da un tuono talmente forte da scuotere l’intelaiatura delle finestre. Andres lanciò un gridolino pieno di spavento, sobbalzando.
«R-Ricardo...!» chiamò con voce acuta e leggermente stridula.
Nel più giovane quella situazione sortiva un effetto stranissimo. Ricordava distintamente quando, da bambino, era lui che andava a cercare conforto tra le braccia del fratello in piena notte, quando faceva brutti sogni.
Adesso pareva quasi che la situazione si fosse ribaltata.
Sospirò, esasperato e rassegnato.
«Vieni...» concesse, sollevando le coperte e spostandosi per fargli posto sul materasso «... ma che sia la prima e l’ultima volta!» sottolineò con forza.
Non lo diceva perché gli scocciasse la situazione in sé e per sé, ma semplicemente per il fatto che suo fratello, essendo di dieci anni più grande di lui, era un tantino... ingombrante. Era fisicamente più robusto di lui ed anche - ovviamente - più alto, per cui dormendo insieme era logico che occupasse una porzione maggiore del letto - e a Ricardo non piaceva doversi raggomitolare in un angolino del proprio letto.
«D’accordo! Grazie, fratellino...!».
Il maggiore si posizionò accanto al minore senza perdere tempo. Il padrone del letto si sentì posare in grembo un braccio in segno d’affetto.
Ricardo si sdraiò di nuovo e percepì il corpo dell’altro strisciare verso di lui, come in cerca di un conforto fisico alla sua paura. Si avvicinò tanto al suo fratellino che quest’ultimo percepì il suo torace a contatto con il proprio, il tepore della sua pelle che lo raggiungeva attraverso il tessuto dei loro pigiami.
Altri tuoni ferirono il silenzio, spaventando Andres al punto che quest’ultimo nascose la testa sotto le coperte per cercare di non udire il rumore.
Ricardo, per quanto fosse consapevole di essere stanco e per quanto cercasse di star tranquillo, non riusciva a riprendere sonno: sentire il fratello girarsi e rigirarsi accanto a lui e mugolare terrorizzato non lo aiutava affatto ad addormentarsi. Lo rendeva solamente nervoso.
«Andres finiscila! Mi irrita sentirti frignare come un bambino! Come fai ad avere ancora paura dei tuoni a ventinove anni?! Maledizione, sii uomo!!» sbottò Ricardo indignato, persa ogni stilla residua di pazienza.
«S-scusami... non lo faccio di proposito...» borbottò l’altro intimidito dalla ferrea presa di posizione del fratello.
Era impressionante come il suo comportamento attuale differisse da quello che teneva di solito: usualmente era una persona abbastanza coraggiosa da sfidare persino l’eventualità che qualche servo li sorprendesse insieme mentre si coccolavano. In quel frangente, invece, era solo profondamente impaurito.
A Ricardo faceva tenerezza in quello stato ed una parte di sé sempre maggiore era invogliata a cercare di alleviare almeno in parte quella sua morbosa paura.
Arrossendo, il più giovane spostò la coperta e si avvicinò al volto dell’altro. Lo baciò dolcemente ed in modo piuttosto impacciato, stringendosi a lui.
Andres lo attirò a sé con un braccio, rispondendo con intenso fervore al suo casto bacio consolatorio e colmo d’affetto.
Spostò lentamente la mano in alto, tra i suoi capelli, attorcigliando i morbidi ciuffi castani attorno alle falangi, mantenendo vicino a sé il suo viso dai tratti gentili ed ancora un po’ infantili.
Le loro labbra si cercavano con una certa dolcezza, muovendosi languide le une sulle altre.
Quando si separarono, dopo un paio di minuti, rimasero comunque vicini.
«Grazie... fratellino» disse il più grande, il tono sinceramente grato.
L’altro fece per rispondergli quando la tempesta si fece sentire ancora e con maggior forza con un nuovo boato di tuoni.
Andres si fece prendere ancora una volta dal panico e affondò il viso nell’esiguo spazio che era rimasto tra sé ed il minore, il quale si ritrovò con la fronte dell’altro appoggiata contro il petto.
«Fratellone togliti! Se mi stai addosso così mi fai male!» si lamentò Ricardo, cercando senza successo di allontanarlo.
«Ricardo, non ti allontanare ti prego!!»
«Andres, sei un fifone...! Questa è la prima e l’ultima volta, chiaro?!».