Heroes - "Escape" (Adam Monroe)

Jul 14, 2008 18:31

Titolo: Escape
Fandom: Heroes
Personaggi: Adam Monroe [menzione di Hiro, Yaeko, Angela, etc.]
Rating: PG13 (giusto per qualche parolaccia)
Prompt: And in the end we lie awake and we dream of making our escape, the Escapist (Coldplay) // Superbia
Parole: 1000 (W)
Warnings: One-Shot, Gen, Post-Powerless
EFP: LINK.
Riassunto: Nessun non-morto resta troppo a lungo in un cimitero, e io sono il più non-morto di tutti. La logica è totalmente a mio favore.

Tabella: TABELLA.


NOTE.
- Dedicata a sanzina89, perché me l'ha chiesta ed è tutta per lei :P
- Ne approfitto per portare avanti il claim di settepeccati, e quindi oltre che prendendo spunto dal prompt che mi è stato dato, la fic si incentra anche sulla Superbia.
- No, Adam non me lo figuro molto normale barra sano di mente. Nella mia testa funziona così, spero di non aver preso un granchio enorme, ecco.
- Sempre in prima persona, perché per adesso mi piace sperimentare, e siccome l'ho usata veramente poco - provo! Tentar non nuoce.
- Ah, come al solito, non è betata, quindi se trovate errori di battitura, fatemelo sapere please.





Escape.

And in the end
we lie awake
and we dream of making our escape.

the Escapist, Coldplay

*

La schiena... la schiena mi fa un male del diavolo.
Cerco di girarmi come posso ma lo spazio e stretto, non c'è luce, e il mio livello di sopportazione sta rasentando i minimi storici. E parlare di minimi storici, nel mio caso, è estremamente, estremamente grave.
C'è odore di sangue qua dentro anche se le nocche hanno smesso di bruciare.
Credo di essermi rotto un paio di dita e il polso destro dall'inizio del mio eccitante soggiorno qua dentro. Non ne sono del tutto certo, ma, ad un certo punto, sono piuttosto convinto di aver preso in seria considerazione l'idea di passare il tempo spaccandomi ogni singolo osso del corpo, così... non può essere sicuramente peggio dell'apatia più totale.
Mi verranno le piaghe da decubito, lo so. E faranno schifo.
Certo... ammesso e non concesso che possa riuscire ad uscire da qua un giorno.
Il tempo non è mai stato un mio problema. Quindi aspetto... e spero.
Sento una bassa e grottesca risata risalirmi su per la gola.
Sperare.
Ho smesso di farlo tanto, tanto tempo fa.
E' buffo. Quando ho smesso di avere speranze o aspettative, sono finite pure le lamentele. Fosse per me, il banco reclami sarebbe chiuso ventiquattr'ore su ventiquattro.
Non c'è niente da sperare, o da augurarsi.
La mia unica certezza, che io sia fuori o dentro questa fetida cassa da morto, è che il genere umano è biologicamente predisposto al male, all'insuccesso, alla crudeltà e alla codardia.
Perché ne ho visti tanti, io, di uomini. Di ogni razza, età, altezza, peso, carattere, nazionalità...
Sono stato tra gli inglesi sempre convinti di avere il mondo ai propri piedi, quelli che bevono il thé delle cinque prendendo la tazza come fosse fatta di carta velina, col mignolo all'insù, dandosi arie da grandi filosofi; poi i francesi, con quell'assurda inflessione della voce, la r più ridicola della storia del mondo, e una capacità incredibile di far finta di niente. Penso si chiami nonchalance, o qualcosa del genere. Il francese mi fa abbastanza schifo. Non sono mai riuscito ad impararlo come si deve. I primi tempi faticavo a farmi un nome in quella reggia senza fine, poi è scoppiata la Rivoluzione e me ne sono andato. Mi ricordo chiaramente di essere stato inforcato da un paesano lercio come un cane randagio, mentre mi prendeva a male parole. Mi ha fatto un male del diavolo. Quando mi sono risvegliato i giardini erano pieni di cadaveri. Mi sono limitato a recuperare un vestito un po' più pulito, fregato i gioielli sfuggiti ai ribelli, e me ne sono andato verso Marsiglia, per prendere una nave il più presto possibile. Parigi, città dell'amore? Rido tutte le volte che lo sento dire.
Non ho mai visto tanta efferatezza in vita mia - e insomma, ripeto, di cose ne ho viste. Anche troppe, credo.
E' stato poi il turno degli spagnoli che fanno solo casino, e pregano Dio per qualsiasi cosa, perché il raccolto vada bene, perché il re non li impicchi tutti, perché non pestino una merda quando escono la mattina presto. Gente strana, gli spagnoli. E poi gli italiani - ridono. Ridono sempre. Che avranno mai da ridere? Il soggiorno da quelle parti è stato molto breve: volevo vedere che faccia avesse questo fantomatico Papa, ma ci sono stati tafferugli e sono salito sulla prima nave per l'Oriente. Sono finito in Cina e poi in Giappone.
I cinesi sono indecifrabili. Sostanzialmente è perché non c'ho mai capito un cazzo in quello che mi dicevano.
Ora che ci penso... il Giappone è venuto prima dei francesi.
Mi sono dimenticato di nuovo... avevo messo giù una mappa di tutti i miei viaggi, ma credo di averla dimenticata da qualche parte. Forse in qualche motel, o bordello.
No - no, aspetta. I bordelli non esistono più, vero?
Do un violento colpo al coperchio della bara che riecheggia con familiare lugubrità facendomi vibrare fastidiosamente i timpani.
Lui.
La Carpa. Mi ha già rovinato una volta.
Scaccio il pensiero di Yaeko e del suo faccino lobotomizzato, sforzandomi di disprezzarla con tutto me stesso.
La verità è che ovunque sia stato, non ho mai trovato casa.
E no, non intendo una casa nel vero senso del termine, con la staccionata bianca da saltare agilmente a piedi uniti tanta è la gioia di vivere, mi riferisco al sentimento di casa.
Nessun paese mi appartiene. Legarsi è inutile perché non posso invecchiare con nessuno, e non perché sia predisposto al rimorchio ossessivo compulsivo, ma solo perché è il mio corpo che non invecchia.
Io resto sempre lo stesso, e il mondo cambia in continuazione. Sempre in peggio.
Dio è eterno, dicono.
Dio non esiste, dico io.
Io sono eterno, Dio invece non lo è.
Quindi, se esiste un dio, quel dio sono io.
E' un sillogismo un po' astratto, ma ehi - non sono mai stato un filosofo.
Sono immutabile, e il mondo mi ruota attorno. Sono il perno, il fulcro dell'Universo, e tutto e tutti mi girano attorno.
Sorrido tra me, e penso a quanto siano stati stupidi Angela, Arthur, Dan... tutta quella manica di spostati che non mi hanno voluto dar retta.
Avremmo potuto cambiare tutto, fare la differenza, resettare questo mostro che chiamiamo comunemente 'umanità'.
Ma non mi hanno prestato ascolto.
Mi hanno ignorato, ancora una volta.
Perché è così che si comportano: fanno come se io non ci fossi, e non capiscono.
Dio, no, no che non capiscono.
Cosa ne vorranno sapere loro di come va il mondo, eh?
Sento l'impazienza fremere nel mio stomaco, e colpisco di nuovo il coperchio della bara.
Che cazzo di legno è? Impreco ad alta voce.
Di nuovo.
Ancora.
Mi sono riaccartocciato le dita. Grandioso.
Veramente grandioso.
Oh, ma stavolta le cose andranno diversamente.
Nessun non-morto resta troppo a lungo in un cimitero, e io sono il più non-morto di tutti. La logica è totalmente a mio favore.
Esulto mentalmente perché so di avere il successo in tasca. Il tempo è la soluzione, e io ne ho quanto ne voglio.
E poi, Cristo!, l'ho pure visto fare in un film!

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