Titolo: Forgive me Father, for I have sinned
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar, Maya Herrera
Pairing: Sylar/Maya
Rating: R+
Parole: 562 (W)
Prompts: Confessionale @
fanfic_italiaWarnings: AU, One-Shot, magari non per i pii timorati di Dio (ç_ç)
EFP: LINK.
Riassunto: Freme rabbiosamente contro di lui, chiama il suo nome, invoca il suo angelo mentre braccia di diavolo la sollevano e l'accarezzano [...]
Note.
- Non dovrebbero esserci errori, ma in ogni caso, se ne trovate, segnalateli, thanks!
- Questa cosa blasfema mi varrà una scomunica! YAY! \o/
- Scritta per l'Italian P0rn Fest, seconda edizione. Potete trovarla postata su
fanfic_italia a
questo post.
- Scritta anche per il prompt gusto su
fanfic100_ita {
Tabella}.
Forgive me Father, for I have sinned.
Il respiro di Gabriel le accarezza languidamente il collo come fiamme che le consumano la pelle umida e accaldata.
Sente l'odore della cera sciolta delle candele, l'aria unta e gelida della chiesa riempirle le narici assieme al debole profumo dell'acqua santa.
Le sue cosce stringono saldamente Gabriel in una morsa bollente, impedendogli di muoversi sotto di lei.
Le accarezza la schiena con gesti bruschi e prepotenti, percorre i suoi fianchi con i palmi aperti, risale fino ai suoi seni con una perizia tale da costringerla a fissarlo in viso.
I suoi occhi sono così bui all'ombra di quell'angusto confessionale che riesce a vederli risplendere di un cupo barlume. Pozze di petrolio nelle quali vorrebbe perdersi e immergersi così come lui fa adesso con lei.
L'afferra con decisione e la forza a scivolare su di lui con rabbia: Maya lo sa che non gli importa se le fa male. Lo sa fin troppo bene.
Ma non le interessa. Getta il capo all'indietro e si ritrova a gemere rocamente tra le labbra carnose ostinatamente serrate.
Si aggrappa alle sue spalle bruciate dal sole, scivolose, e si spinge disperatamente contro di lui, permettendogli di penetrarla più a fondo.
Maya vuole che si prenda tutto di lei. Tutto.
Gabriel l'asseconda, soffocando lunghi sospiri contro il suo petto. Traccia la curva dei suoi seni con la punta della lingua. Le strappa una supplica disperata quando ne cattura uno con le labbra, in una lenta tortura che sa del caramello della sua pelle.
Scivola su di lui e si ritrae una volta e poi un'altra ancora, sollevandosi, quasi a volerlo lasciar andare, per poi abbandonarsi di nuovo contro il suo corpo.
Lo sente ringhiare sommessamente nel suo orecchio mentre scende ad accarezzarle il fondoschiena, e Maya sa... sa che vuole di più.
E le sembra che le fiamme dell'inferno siano arrivate ad inghiottirla perché sente di star andando a fuoco.
Gabriel le afferra il collo di prepotenza, la sospinge all'indietro, le afferra la catenina a cui è appeso il crocifisso e gliela strappa di dosso, gettandola a terra quasi disgustato.
Il tintinnio dell'oro sulla pietra si disperde rapidamente nel turbinio dei loro gemiti.
Le spinte si fanno sempre più frenetiche, il petto struscia insistentemente contro quello dell'uomo, e il loro odore si mischia convulsamente all'aria della chiesa: la sente pizzicare fastidiosamente sulle braccia, sulle cosce tremanti, e non riesce a non pensare che quello è il peccato che rifarebbe mille e più volte.
Freme rabbiosamente contro di lui, chiama il suo nome, invoca il suo angelo mentre braccia di diavolo la sollevano e l'accarezzano fino a farla supplicare e urlare quando il piacere, finalmente, si impossessa di lei.
Si china sulle sua bocca umida e geme nel suo respiro, lasciando che la presa su di lei si serri ulteriormente, arrivando a spezzarle il fiato in gola.
Un solo sospiro gli sfugge dalle labbra dischiuse, "mia."
Maya socchiude gli occhi e chiede perdono, invoca pietà perché non può far altro che acconsentire.
Sua e di nessun altro. Di nessun altro.
*
Il colpo secco del parrocco sulla grata del confessionale la fa trasalire.
Riapre bruscamente gli occhi per poterlo guardare, stordita.
Il rosario soffocato nella presa delle sue dita chiuse a pugno preme dolorosamente tra una falange e l'altra.
"Figliola?"
La voce del prete la richiama impietosamente alla realtà; riesce a scorgere un sorriso bonario sul volto dell'uomo.
Deglutisce faticosamente, la gola bollente, piena di urla agognate e solo immaginate, e abbassa il capo con reverenziale terrore.
"Mi perdoni, Padre, perché ho peccato."