HEROES/ALIAS - "French finger tips, red lips, bitch is dangerous" (Sylar/Lauren)

Dec 29, 2008 00:57

Titolo: French finger tips, red lips, bitch is dangerous
Fandom: (CROSSOVER) Heroes/Alias
Personaggi: Sylar, Lauren Reed
Pairing: Sylar/Lauren
Rating: R++
Parole: 2405 (W)
Prompts: Interrogatorio @ fanfic_italia
Warnings: AU, One-Shot, Crossover
EFP: LINK.
Riassunto: Sylar non si degnò di risponderle. Quello, in fondo, era solo uno stupido contrattempo. Si limitò a sorriderle in risposta pensando che, in fondo, gli sarebbe dispiaciuto ucciderla.


Note.
- Non dovrebbero esserci errori, ma in ogni caso, se ne trovate, segnalateli, thanks!
- Scritta per l'Italian P0rn Fest, seconda edizione. Potete trovarla postata su fanfic_italia a questo post.
- Potrebbe essere una vaccata allucinante! Non rispondo di possibili OOC-moments di Sylar (il personaggio non-Heroesiano mi ha confusa xD). Insomma, mh.
- Per Eli (elivi), she knows why xD





French finger tips, red lips, bitch is dangerous.

French finger tips, red lips, bitch is dangerous
Cotton candy kiss, can't wait for my sugar rush

Can't take it no more,
I've got to have more tonight (tonight)
This feeling so strong, I'm puttin' you on tonight
Alright, let's go...

Britney Spears - Lace and Leather

*

Il cono di luce gialla si apriva attorno a loro, ritagliando uno spicchio luminoso in quella minuscola scatola buia.

Un sorriso le increspò pigramente le labbra, mentre tornava a guardarlo.

"Il suo non è un atteggiamento producente, signor Gray," disse a mezza voce, accavallando le gambe.

Sylar non si degnò di risponderle. Quello, in fondo, era solo uno stupido contrattempo. Si limitò a sorriderle in risposta pensando che, in fondo, gli sarebbe dispiaciuto ucciderla.

C'era qualcosa nell'assoluta tranquillità con cui stava conducendo quell'interrogatorio che lo affascinava: sapevano di cos'era capace, eppure avevano lasciato che fosse lei ad occuparsi di lui.

"Non vuole farmi arrabbiare, signor Gray," ripeté.

Prese a tamburellare le dita sull'asettico tavolo di metallo di quel buco di stanza in cui l'avevano regalato. Quelle, pensò Sylar, erano le unghie più curate che avesse mai visto, il tailleur di stoffa blu le fasciava perfettamente le forme, e i lunghi capelli biondi erano impeccabilmente raccolti sulla nuca in una crocchia elegante.

Niente, in quella donna, era fuori posto. C'era qualcosa di estremamente fastidioso, e divertente allo stesso tempo, nell'assoluta attenzione ai dettagli che riservava a se stessa. Si chiese se fosse un'abitudine o soltanto un'occasione speciale.

Lauren, d'altro canto, non lo sopportava il silenzio e neanche il modo in cui quell'illustre sconosciuto la fissava. Le piaceva deridere le persone senza che queste se ne accorgessero, e Gabriel Gray, in quel momento, stava facendo altrettanto con lei.

Il pensiero le strappò un impercettibile sbuffo frustrato.

"Non ho tutto il tempo del mondo, signor Gray," riprese, "e francamente non ho la benché minima voglia di avere a che fare con un presunto serial killer psicopatico incapace di mettere una parola dietro l'altra."

Gli sorrise più ampiamente, tradendo il nervosismo.

"E' Sylar."

Per la prima volta dall'inizio di quell'interrogatorio, la voce dell'uomo rimbombò da una parete all'altra, cogliendola alla sprovvista.

"Sylar è il nomignolo con cui le piace farsi chiamare?" Chiese marcatamente ironica.
"Sylar è il mio nome," precisò freddamente lui, fissandola dritta in quei occhi grigioverdi che sostenevano tenacemente il suo sguardo.
"Sylar è il suo nomignolo, signor Gray," si ostinò a ribadire, costringendolo a scoppiare in una fragorosa e grottesca risata.

Lauren rimase immobile a lungo, prima di rimettersi in piedi e aggirare il tavolo per finirgli esattamente di fronte. Scostò con rabbia la sedia su cui era seduto ed ammanettato, appoggiandosi ai braccioli rigidi per chinarsi bruscamente su di lui.

"Non mi faccia perdere tempo," sibilò freddamente.
"Non ho chiesto io di esser portato qua," fece notare tranquillamente, affatto turbato dalla prepotenza della donna.

Trovava che l'irruenza dei suoi gesti cozzasse terribilmente contro l'austerità della sua figura.

"Non si prenda gioco di me," bisbigliò assottigliando lo sguardo.
"Lei non ha fatto altro per tutto il tempo, signorina -," fece una pausa, sporgendosi un po' verso di lei per poter leggere il nome stampato sul suo pass, "- Reed," si ributtò indietro sulla sedia, rilasciando un pesante sospiro.

Lauren non si spostò di un millimetro, scrutando avidamente i lineamenti del suo viso. Gli occhi gli brillavano di una luce strana. Il pensiero che la stesse prendendo in giro le mandò il sangue al cervello, deformandole il volto in una smorfia insofferente.

"Vorrei sapere per quale assurdo motivo ti ritengono così pericoloso e... speciale," bisbigliò, abbandonando improvvisamente il tono formale che aveva mantenuto fino a quel momento, "per quanto mi riguarda, sei soltanto un fottuto psicotico bastardo in cerca di attenzioni."

Fece schioccare la lingua, serrando di nuovo quelle labbra rosse. Aveva un buon profumo, Lauren Reed. Diventava più forte in prossimità del suo collo candido e sottile, incorniciato dal colletto bianco della camicia aperta sul decolleté.

Si rimise leggermente dritta, appoggiandosi con un fianco al tavolo.

"Credevo che una come lei, signorina Reed, usasse un linguaggio un po' più forbito," la prese in giro, fingendo di averla ignorata fino a quel momento.

Farsi insultare da un essere umano privo di qualsiasi attrattiva o segno particolare, non era esattamente l'obbiettivo della sua giornata. L'idea che sarebbe stato fuori da quella stanza di lì a qualche ora, lo convinse a non agitarsi più di tanto. Poteva tranquillamente resistere alle provocazioni della donna. Si sarebbe stufata presto, ne era convinto.

"Lo sai? Non c'è niente di speciale in te," sentenziò lei, scandendo con maniacale precisione ogni singola sillaba, "sei un patetico rifiuto della società," continuò, "feccia. Lurida feccia."
"Lei ha un buon profumo, signorina Reed," rispose istintivamente, "e io sono molto più speciale di quanto lei creda," aggiunse, deformando il viso in una smorfia furiosa.

Con un rumore improvviso, le manette caddero a terra, liberandolo.
Lauren non ebbe il tempo di registrare la dinamica dei secondi che seguirono. Si ritrovò schiacciata contro il tavolo, le braccia bloccate dietro la schiena, le spalle indolenzite dalla violenza di quel movimento imprevisto.
Il corpo di Sylar la spingeva in avanti, impedendole anche il più millimetrico degli spostamenti.

"Lei mi sta sottovalutando," sussurrò, accostando il viso al collo scoperto della donna, "ed io detesto essere sottovalutato."

Inspirò a fondo il suo profumo, prima che potesse rendersi realmente conto di quello che stava facendo.

Lauren si sentì il suo respiro caldo sulla nuca, mentre un moto di rabbia le risaliva furiosamente su per lo stomaco.

"Neanche a me piace essere sottovalutata," smozzicò a fatica, "per niente," ribadì, divincolandosi improvvisamente dalla sua stretta, assestandogli una violenta gomitata all'altezza dello sterno, lasciandolo senza fiato.

Si voltò rapidamente, spingendolo prepotentemente all'indietro, quel tanto che le bastò per sfuggirgli. Valutò per un attimo la possibilità di uscire in fretta e furia da quella stanza, ma si ritrovò a cambiare idea, riavvicinandolo e serrando violentemente una mano contro il suo collo ruvido di barba.

"Allora, mh?" Continuò ad insistere, disgustata, mentre lo fissava dritto in viso, "tutto qui? Un patetico trucchetto da illusionista da quattro soldi, niente di più, Gabriel."

Pronunciò quel nome con un'inflessione strana, quasi lo stesse facendo apposta.

"Come diavolo devo dirglielo, eh?" Chiese lui, trafelato, facendo fatica a respirare. Le afferrò la mano che lo stava soffocando, "mi chiamo Sylar," sussurrò con aria semplicemente folle, "SYLAR!"

Lauren sgranò gli occhi, lasciandosi cogliere di sorpresa ancora una volta.

Invertì rapidamente le posizioni, immobilizzandole le mani alla parete senza neanche toccarla.

Le afferrò di malagrazia un ginocchio, risalendo rudemente lungo le cosce velate dalle calze scure. Fece sparire le dita sotto la sua gonna, sfiorando bruscamente il pizzo delle autoreggenti, indugiando sulla pelle morbida del suo interno coscia.

La fissava insistentemente mentre Lauren tratteneva inconsciamente il respiro.

Le sorrise, reclinando leggermente il capo di lato. Sebbene gli ci volle qualche secondo per realizzarlo, la vista di quelle guance arrossate gli procurava un'assurda soddisfazione.

Fece schioccare la lingua, mostrandosi estremamente dispiaciuto.

"E' facile fare l'arrogante," le disse, schiacciandosi bruscamente contro di lei, serrando ulteriormente la presa sulla sua coscia, "quando si ha un asso nella manica."

Fece riemergere la mano da sotto la gonna, gettando a terra la piccola pistola che vi teneva nascosta, con un gesto irruento.

"Che devo fare con te?" Domandò, riprendendo a studiarla attentamente, senza allontanarsi di un millimetro. "Non sei speciale, non hai niente che io voglia, mi sei totalmente inutile," bisbigliò impietosamente, sorridendole di nuovo.

"Bastardo," smozzicò lei a denti stretti, incapace di togliergli gli occhi di dosso.

Aveva uno sguardo dannatamente profondo. La fece rabbrividire e avvampare improvvisamente, lasciando che le guance le si imporporassero.

"Non è affatto carina," la prese in giro, forte della sua indiscussa supremazia.
"Io non lo sono mai," balbettò in risposta. Aveva bisogno di un diversivo, soltando di un diversivo, pensò prima che il battito cardiaco impazzito non la spingesse ad impossessarsi violentemente delle sue labbra.

Lo baciò bruscamente costringendolo ad approfondire il contatto. Cercò la sua lingua con la propria di prepotenza, lasciando che il suo sapore si mischiasse a quello ferroso del sangue che le aveva invaso la bocca.

Il corpo di Sylar premeva impietosamente contro il suo, togliendole il respiro. Le mani dell'uomo ripresero ad accarezzarla sotto la gonna, tormentando con le unghie il pizzo delle calze nere, prima di risalire un po' più su tra le sue gambe.

Lauren spezzò rabbiosamente il contatto, esalando un respiro bollente sulle sue labbra.

"Niente, eh?" Domandò a fatica, incapace di opporre una qualsivoglia resistenza ai gesti dell'uomo.

L'afferrò bruscamente per i capelli, costringendolo a piegare un po' il capo all'indietro, sollevandosi leggermente contro la parete alle sue spalle.

"Posso richiamare le guardie," disse a mezza voce, lasciandosi sfuggire un sussurro stonato man mano che l'uomo risaliva lungo il suo interno coscia, "ti sparerebbero senza esitare," precisò, alzando una mano per potergli accarezzare il collo.

Sylar l'ascoltava affascinato, seguendo l'arricciarsi della fantasia della sua biancheria di pizzo con le dita, accarezzandola quasi senza rendersene conto, seguendo con maniacale attenzione l'effetto che le stava facendo con così poco.

"Sono a prova di pallottola," mormorò in risposta, "non hai letto il mio profilo?"
"S-Sei solo uno psicopatico," tagliò corto lei, afferrando di malo modo il colletto della sua camicia nera, scoprendogli poco delicatamente una spalla.

Sylar afferrò l'orlo delle sue mutandine, strattonandole rabbiosamente lungo le sue gambe, quel tanto che gli bastò per poterla sfiorare senza impedimenti di sorta.

Lauren si lasciò sfuggire un basso gemito, mentre percorreva il tratto di pelle dal collo alla clavicola con le unghie, tracciandovi lunghi solchi rossi, sperando ardentemente di fargli male, tutto il male di cui era capace.

"E' un peccato che sia così arrabbiata," mormorò, impedendosi di lamentarsi per quei graffi insignificanti. Fece risalire la mano libera lungo i suoi fianchi, accarezzandole la curva del seno al di sopra della stoffa della giacca, prima di seguire il contorno del suo collo sottile. Raggiunse la crocchia di capelli biondi, slegandole l'acconciatura di prepotenza.

I boccoli le ricaddero morbidamente sulle spalle, ma Lauren non ci fece caso, presa com'era dal seguire lo sparire rapido delle linee rosse che lei stessa aveva impresso sulla sua pelle. Sgranò gli occhi, dischiudendo le labbra umide.

"Che cosa diavolo sei?"

La voce assunse una strana inclinazione ascendente sul finale, perché Sylar aveva ripreso ad accarezzarla, sempre più bruscamente, curioso di sapere fino a dove poteva portarla. Il profumo dei suoi lunghi capelli aveva un non so che di inebriante: lo fece sentire stordito e accaldato.

"Sono speciale," si limitò a risponderle in un soffio, "gliel'avevo detto, signorina Reed."

Lauren gli cinse bruscamente la vita con una gamba, avvicinandolo a sé, senza curarsi della gonna del tailleur che le risaliva su per i fianchi, spiegazzandosi all'altezza della vita. Lo costrinse a schiacciarsi maggiormente contro di lei, torturandosi il labbro inferiore con i denti.

Scese a sganciargli i pantaloni con impazienza, accarezzandolo bruscamente nel farlo. Lo liberò da quegli insulsi impedimenti, senza smettere di fissarlo.

"Non sei speciale," si ostinò a contraddirlo, avvertendo l'eccitazione crescere rapidamente. Pensava che ci fosse qualcosa di estremamente sexy in quel killer psicopatico che non smetteva di darle del lei e la toccava con l'irruenza di chi non sa da che parte iniziare.

La reazione immediata dell'uomo le strappò un sorrisetto soddisfatto, mentre l'afferrava saldamente per la vita, sollevandola contro la parete.
Premette nervosamente i polpastrelli nei suoi fianchi, serrando le labbra in un gesto pieno di stizza.

Si spinse dentro di lei con un'unica spinta, spezzandole il fiato in gola, costringendola a gemere sommessamente e socchiudere gli occhi.

Si chinò sul suo collo, sfiorandolo con la punta del naso, immobilizzandosi per un misero attimo, prima di affondare ancora tra le sue gambe. Un sospiro disarticolato gli sfuggì dalle labbra, andando a far saltare i bottoni della sua camicetta chiara con un semplice gesto delle dita, scoprendole i seni.

La schiacciò furiosamente contro al muro, prendendo a muoversi con foga dentro di lei, incapace di contenere l'impazienza, sentendo il calore crescere vertiginosamente dentro di lui e spingerlo a velocizzare i movimenti, ad intensificare la rapidità dei suoi affondi.

Lauren si chinò in avanti, gemendo debolmente, lasciando che i capelli le coprissero il volto mentre gli mordeva la spalla scoperta con poca delicatezza, strappandogli una lamentela insofferente.
Voleva soltanto che non smettesse. Chiunque fosse, qualsiasi fossero le sue capacità speciali, voleva che continuasse e basta.

Scese a baciarle il torace e poi il petto, afferrandole un seno, incapace di fare a meno di quel profumo onnipresente: gli riempiva le narici e gli dava alla testa.

La sentì singhiozzare nel suo orecchio mentre scivolava ad afferrarle la coscia ancora assicurata attorno alla sua vita, risalendo fino alle sue natiche, costringendola a spingersi contro di lui. La donna prese ad assecondarlo, andando incontro ai suoi movimenti con i propri, lasciandolo andare sempre più a fondo.

Le sembrò che la pelle bruciasse al contatto con la sua. L'irruenza dei suoi gesti la costrinse a gemere di nuovo e ad aggrapparsi alle sue spalle.

"Più forte," esalò nel suo orecchio, stuzzicandolo con la punta della lingua.

Sylar appoggiò entrambe le mani alla parete dietro di lei, tornando a fissarla in viso, intensificando rabbiosamente la forza delle sue spinte.

Il sudore gli imperlava la fronte. La sensazione del pizzo delle calze che strofinava insistentemente contro la sua pelle lo fece avvampare. Il respiro di Lauren gli riempiva le orecchie. Il suo profumo aveva assunto un sapore diverso ed eccitante. Il calore tra le sue gambe non faceva che crescere, e pareva accumularsi e risalirgli dal basso ventre, pronto soltanto ad esplodere.

Voleva sentirla urlare. Nient'altro che le sue grida bollenti.

Si trattenne fin quando gli fu possibile. La sentì inarcarsi e tendersi improvvisamente contro di lui, mentre un gemito più forte degli altri le sfuggì dalle labbre arrossate e ferite, risuonandogli impietosamente nelle orecchie.

Bastò quello perché l'orgasmo lo travolgesse prepotentemente, togliendogli il respiro. Il piacere sembrò pervaderlo e prosciugarlo di ogni briciolo di forza vitale, strappandogli un singhiozzo stonato che andò soffocandosi contro il collo umido e caldo di Lauren.

La donna si rilassò completamente, lasciandosi andare contro la parete retrostante, esausta. Il petto le si alzava e abbassava in rapida sequenza, mentre aspettava che il battito cardiaco tornasse a dei livelli accettabili. Tenne gli occhi chiusi fin quando non fu sicura di avere il pieno possesso delle proprie facoltà.

Lo scostò bruscamente, spingendolo all'indietro, liberandosi in fretta e furia dalla sua presa. Richiuse i bottoni della camicetta, ricoprendo la pelle bianca del suo petto irritata dalla barba dell'uomo.
Raccolse la biancheria e la rimise, riassumendo quell'aspetto austero che aveva solo qualche minuto prima.

Sylar aveva fatto lo stesso, mentre la guardava. La convinzione che non potesse nascondere il rossore delle guance e la profondità dei suoi occhi solo riassestandosi i vestiti, gli strappò una smorfia che sapeva di trionfo e soddisfazione.

Lauren raccolse il pass che le era caduto a terra, e aggirò il tavolo.

"Domani, stessa ora," sibilò, senza neanche guardarlo, "dovrà essere pronto a collaborare, signor Gray, lei la conosce la pena che spetta agli assassini in questo paese," sbottò, legandosi di nuovo i capelli con un gesto fluido di entrambe le mani.

Non aggiunse altro. Se ne andò sbattendo la porta, seguita dallo sguardo divertito dell'uomo.

Sylar pensò che, in fondo, gli dispiaceva dover mancare a quell'appuntamento.

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