Titolo: Psycho Circus
Parte: 3/4 {
1/4, 2/4, 4/4 }
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar, Adam Monroe [menzione di altri Villains innominati]
Rating: PG
Parole: 515 (W)
Prompt: Quadri @
fanfic100_ita // Avarizia @
settepeccatiWarnings: Gen. Idiozia, sarcasmo, acidume gratis, ah e gnoccaggine gratuita. {Post-Powerless}
EFP:
LINK.Riassunto: Un'interessantissima conversazione tra due interessantissimi villains su un tavolo da gioco. In quattro parti.
Note:
Vedi Prima Parte.
Tabella @
fanfic100_ita:
TABELLA.Tabella @
settepeccati:
TABELLA. Psycho Circus.
Parte 3/4
- 00.31-00.42 -
"Quanto guadagna un orologiaio?"
Riprende a parlare proprio mentre è sul punto di riordinare la fila delle carte di quadri.
"Non ti hanno insegnato che di questi argomenti non si parla?"
"Uhm, no."
"Dovresti metterti al passo coi tempi, allora."
Si maledice mentalmente. La voce gli è uscita in tono assolutamente odioso. L'attesa è snervante.
Sarà passata al massimo una mezz'ora, ma il tempo si è talmente dilatato da farle sembrare ore ed ore, più che trenta miseri minuti.
"Allora?"
Sta insistendo di nuovo. E' l'unica cosa che gli riesce fare egregiamente.
E' capace di farti venire la nausea nel giro di pochi minuti. Un campione.
"Ci credo che sei diventato un killer psicopatico," riprende, non avendo ricevuto alcuna risposta (nemmeno un misero monosillabo!), "insomma, quanti soldi potrai aver fatto riparando lancette?"
"Erano pezzi rari," specifica con aria pignola. "Non orologi, pezzi rari," sottolinea di nuovo, come se non fosse già abbastanza chiaro.
"Oh. Certo," sembra quasi un tono reverenziale quello che usa, il tutto condito da un mezzo inchino, "allora quanto diavolo si guadagna a spostare le lancette di pezzi rari?"
Sylar è costretto a chiudere gli occhi e fare un respiro molto, molto profondo.
"Non molto," si risolve a dire.
La possibilità sono due: o rispondendogli (anche se brevemente) riesce a farlo tacere saziando la sua curiosità; o l'effetto ottenuto sarà praticamente contrario, come buttare legna sul fuoco, no?
Non è del tutto sicuro di voler correre un rischio di tale portata.
"Non me n'è mai fregato niente dei soldi," aggiunge, giusto per darsi un tono.
Adam, per tutta risposta, si metta a ridere, quasi avesse detto un'enorme bestialità.
"Ma il denaro manda avanti questo turpe mondo, mio caro," sentenzia quasi solennemente, senza però riuscire a nascondere una nota di puro disgusto nel modo in cui pronuncia la frase. "Rubare è necessario se si vuol mandare avanti la baracca."
"Non per me," è la subitanea quanto sorprendente risposta di Sylar.
Ha utilizzato i risparmi accumulati sino a quel momento per mantenersi in uno stato semi decente. Non è mai stato un uomo di grandi pretese o dai vizi costosi, tutt'altro. Raccoglie i frutti di ciò che ha seminato in precedenza, e ne va abbastanza fiero.
Alza di nuovo lo sguardo, insospettito dall'improvviso mutismo dell'altro.
Lo vede frugarsi nelle tasche del giubbotto scuro, prima di buttare sul tavolo svariate collane, anelli e gioielli, alcuni dall'aria piuttosto antica.
"Hai intenzione di metterli?" Chiede ironico, senza riuscire a nascondere uno stupidissimo mezzo sorriso di scherno che stenta ad aprirsi sulle sue labbra.
"No, sono un regalo per te, Psycho."
"Oh, non dovevi, sul serio."
"Oh mio Dio. Hai un senso dell'umorismo! Potrei quasi mettermi a piangere, lo sai?"
Sylar si stringe nelle spalle, tornando a prestare attenzione all'entrata perfettamente immobile del magazzino.
"Li ho presi stamattina prima di colazione," spiega Adam, raccogliendo poi tutti quei preziosi, rimettendoli al sicuro. "Ho intenzione di fare una capatina a Las Vegas dopo che tutto questo sarà finito."
Deve probabilmente suonare come una battuta, ma Sylar non la capisce, ed Adam è il solo a scoppiare a ridere.