Jan 20, 2004 17:34
Marco era vestito di tutto punto. Un completo nero gessato la cui giacca metteva in risalto le sue qualità fisiche da istruttore di nuoto. Era impeccabile.
Anche il profumo (che aveva acquistato appositamente per l'occasione) era perfetto: una fragranza nè troppo dolce, nè troppo rude. Lo pensò anche Marta, la ragazza alla quale aveva dato appuntamento per quella sera.
Lui era in apprensione. Non capì quanto fino a quando lei entrò dalla porta del ristorante e la vide: solo allora si rese conto di essere teso come una corda di violino.
Era fantastica, nella sua mise serale: un vestito grigio scuro, leggero, quasi impalpabile, che la rendeva provocante grazie all'unica spallina della quale disponeva e al generoso scollo sulla schiena. Rossi i capelli e raccolti, ma senza accanimento.
Marco aveva fatto tesoro dell'educazione del suo papà, il membro della famiglia che gli era rimasto vicino da piccolo quando la madre andò a lavorare all'estero e non tornò più: era l'occasione buona per sfoggiare questo aspetto della sua persona.
La serata iniziò coi soliti convenevoli. Tra una battuta e una risata scelsero le portate: spaghetti allo scoglio per due.
Doveva essere una serata perfetta, tuttavia dopo pochi minuti Marco si rese conto che la situazione paresse a lei non congeniale. La vedeva infastidita da qualcosa, e non riusciva a capire da cosa. Guardandolo le scappò anche una smorfia quasi di ribrezzo, subito abilmente camuffata da un sorriso a denti stretti.
Eppure non stava masticando con la bocca aperta. E non si era neppure mangiato le unghie. Forse aveva la bocca sporca di qualcosa? -Gli spaghetti in effetti sono pericolosi, in quel senso- pensò. Voltandosi, per buona sorte, vide di essere riflesso in uno specchio a muro e si potè controllare velocemente: nulla di strano.
Non riusciva a capire. Con la forchetta aveva addirittura avvolto gli spaghetti nel cucchiaio, anche se non ne era avvezzo..
Alchè lei lo guardò gravemente, interrompendo i suoi pensieri. Quindi piegò lievemente la schiena da una parte e mollò una ranza disumana che tuonò in tutto il salone.