Nov 23, 2005 01:19
Poche palle. Una cellula che ha un codice genetico inedito, cioè nè il mio dna nè il tuo, è una vita. E' vita potenziale, ma è vita. L'embrione ha dei diritti? E' una domanda del cazzo. E' la domanda che si pone chi non ha molta familiarità con la vita, con lecosecomevannoanoicomunimortali. Ricordo un meraviglioso monologo che Lella Costa portò nei teatri diversi anni fa. "Magoni" si intolava. Ero piccola, non ricordo le testuali parole, ma suonava più o meno così: "Dicono 'no all'aborto, perchè non bisogna distruggere una vita'. Non bisogna distruggere la vita di chi?" Non nel senso che l'embrione non è nessuno, nel senso: quando una madre porta un figlio in grembo, anche se di un solo millimetro, non si tratta di decidere se distruggere o meno una vita, si tratta di stabilire quale delle due distruggere. Mamma o figlio? Anche ammesso che si scelga per la vita del figlio e quindi si escluda l'aborto, quale sarà la sua vita se le condizioni non sono le migliori per nascere?
C'è stata anche l'osservazione abominevole secondo la quale certe donne usano l'aborto come anticoncezionale. E non sprecherò commenti su questa cosa detta da chi vive nel mondo ovattato, la pancia piena e il conto in banca con tanti zeri prima della virgola. Del resto sono le stesse persone che dicono che le canne son l'anticamera dell'eroina. Come scrissi ieri a Tarma, io la libertà di parola a volte l'abolirei. Così, solo per pulire un pò le orecchie dalle cazzate che la gente dice.
Ben venga la pillola abortiva. A patto che si lavori sulla percezione del fatto. A patto che sia spiegato che la gravidanza non è una malattia che si cura con una pillola. A patto che si spieghi che l'aborto è un omicidio. Necessario, ma un omicidio.
L'aborto alle volte è una scelta di buon senso e il buon senso alle volte ha poco a che fare con gli ideali. Perchè in un mondo ideale tutti hanno una possibilità per essere felici, ma nel mondo reale no. Non viviamo nel mondo delle pari opportunità per tutti. Questa è la realtà. E potete venirmi a dire che non è vero, allora vi racconterò di un bimbo, nato da genitori tossici, padre morto di overdose. E' sordomuto, ritardato e con deficit di attenzione/iperattività. E' affidato alla nonna, quando sua nonna morirà che ne sarà di lui? Il suo cervello è stato danneggiato in modo irreparabile dall'eroina assunta dai genitori, non ha accesso ad un'adeguta riabilitazione cognitiva. Probabilmente finirà in una comunità psichiatrica, bombato di psicofarmaci dalla mattina alla sera. Valeva pena portare avanti la gravidanza? Sì ok, nella vita non si sa mai, ma siamo realisti: quante sono le possibilità di questo bambino?
La chiesa parla di prevenzione dell'aborto. Osservazione acutissima: bisognerebbe educare i ragazzi fin da giovani al sesso e alla sessualità. Ma anche qui dobbiamo essere realisti. La chiesa vuole una famiglia finalizzata alla riproduzione: castità fino al matrimonio, no al preservativo, no alla pillola (o cerotto o anello, insomma quel che è). Il massimo che si concede è il metodo Ogino-Knaus. Questo metodo viene definito anticoncezionale? Per me è un'istigazione alla gravidanza. Altro che palle.
Alle osservazioni acute della chiesa Giuliano Ferrara risponde: la gente è informata. Acuta osservazione. Persino a 10 anni i bambini sanno che si usa il preservativo. Il problema è che quando ti spacciano il preservativo come il metodo sicuro al 100%, non ti dicono che qualche volta il prservativo si rompe. Non ti dicono che il preservativo qualche volta si sfila. Molti aborti avvengono per questo. Per quel 10-20% di probabilità che anche con il preservativo qualche rischio ci sia. Ma non te lo dicono, gli adulti non lo spiegano. I depliant non lo spiegano e finchè uno non lo usa certe cose sul preservativo non le sa.
Ma quello che non capiscono le persone che non sanno lecosecomevannoanoicomunimortali è che risolvere il problema dell'informazione è il minore dei problemi. Basta spiegare le cose un pò meglio, è una cosa molto semplice. Basterebbe una pubblictà-progresso fatta bene.
Il vero problema è la percezione del rischio. E' per quella volta che il/la ragazzino/a giovane con l'ormone in subbuglio invece di "fermarsi e dire: preservativo" pensa che la gravidanza sia un rischio lontano, una cosa che a lui/lei non può capitare, perchè la gravidanza... vuoi mica che mi capiti per una volta che non metto il guanto? Vuoi mica che mi capiti una sfiga così così grande? Perchè il problema delle condotte autolesive non è mai o non del tutto un problema di informazione. Il problema è quanto ci si sente invulnerabili, quanto lontano si percepisca il male temuto. Paradossalmente più grande è il male, più lontano è percepito il rischio. Io fumo. Razionalmente so che il fumo porta il cancro. Ma nonostante io non sia del tutto ignorante, non ho realmente paura del cancro. Il problema sta tutto qui.
Secondo me perchè ci sia più salute e meno condotte autolesive ci vuole un lavoro psicologico sulla percezione del rischio. E l'informazione non basta. Di informazione ne abbiamo fin troppa. Quindi non è che ce ne voglia di più, ce ne vuole di diversa.
Come si fa non lo so, però secondo me è così.