Harry Potter and the Deathly Hallows [recensione, parte Uno]

Aug 07, 2007 13:59



Attenzione: Il post seguente contiene ENORMI spoiler di 'Harry Potter and the Deathly Hollows'; alcune parti del libro sono raccontate nei minimi dettagli e, inoltre, il tutto è condito dalle mie impressioni e dai miei pareri personali. Quindi, se pensate che qualunque di queste cose possa disturbarvi, non leggete.
Siete stati avvisati.

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Considerazioni generali
Un verdetto? Mi ha delusa, delusa nel profondo. Ad essermi davvero piaciute sono solo la parte iniziale (esattamente fino al capitolo 10: Kreacher’s Tale) e le parti della battaglia (dal capitolo 28: The Missing Mirror, fino al 34: The Forest Again). Il resto, beh, non dico che sia da buttare, ma avrebbe potuto essere certamente migliore.
L’impressione che mi è rimasta alla fine? Ho pensato, chiaramente: “Sembra una fanfiction”. Ora. Sarà che ne ho lette troppe, sarà che ormai sono immersa fino alla punta dei capelli nel fandom, però, mentre leggevo, c’erano punti in cui mi chiedevo: “E questo dovrebbe essere il canon?”. La Rowling mi dice questo, ora; mi dice di essere una fangirl con tanto di tesserino di riconoscimento che ha scritto un libro che meriterebbe tanto di avvertimento OOC, un bel fantasy tra i generi e che, scusate il linguaggio scurrile, SE NE SBATTE dei propri personaggi.
E io mi sento indignata, irritata, arrabbiata. Perché io di quei personaggi me ne sono innamorata, li tratto con il massimo rispetto quando li “uso” per le mie sciocche produzioni e lei, invece, lei che è l’autrice, sembra fregarsene, li bistratta come se fossero carta straccia e se ne libera quando diventano scomodi o per una semplice questione di casualità, senza pensarci più di tanto.
Ecco, questa è l’impressione che ho avuto leggendo il Settimo Libro. Una fangirl disattenta, con un sacco di fantasia e delle capacità, ma che ha perso di vista l’insieme, quello di cui doveva parlare, ed è riuscita a far emergere solo quello che le piaceva di più (Dean Thomas ne è un esempio, ma approfondirò questo discorso più avanti).

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La Trama
Per quanto riguarda le mie personali aspettative su di essa, sono stata abbastanza delusa.
Mi aspettavo che, essendo l’ultimo libro, avrebbe non solo concluso la questione “Voldemort”, ma risposto a tutte - o quasi tutte - le domande che noi lettori ci siamo posti durante questi anni. Pensavo che la Rowling avrebbe fatto ciò: ci avrebbe mostrato quello che ha nascosto nei precedenti sei libri, sarebbe andata a fondo in avvenimenti o personaggi precedentemente trattati solo in superficie. E le mie supposizioni, all’inizio, sembravano essere corrette.
Nei primi capitoli, infatti, ciò avviene. Prima viene presentato Silente e, finalmente, scopriamo qualcosa di più di quest’uomo tanto ambiguo. Poi ci sono Ted e Andromeda, che meritavano proprio di essere presenti, visto che Andromeda restava l’unica sorella Black sconosciuta. E, ancora, torniamo a Grimmauld Place e vediamo la camera di Sirius e quella di Regulus. Ciò l’ho trovato splendido, com’è facile immaginare, soprattutto se ci aggiungiamo la lettera di Lily e la storia raccontata da Kreacher.
Fino qui, quindi, tutto ok. E non mi vergogno di dire che, mentre leggevo questi capitoli, sono arrivata a pensare che questo sarebbe stato il mio libro preferito, se avesse continuato a muoversi in quella direzione. Quel SE, però, è stato fondamentale.
Nella parte centrale del libro, infatti, il tutto vira. La Rowling ci ha ficcato tanta di quella avventura da fare invidia ad un film di Indiana Jones. Alcune scene, tra l’altro, a me sono sembrate inverosimili.
Prima fra tutte: la comparsa di Dean Thomas, in mezzo alla foresta, con personaggi che nemmeno conosceva (Ted Tonks, Dirk-Non-Ho-Capito-Chi-E’ e i goblin). Ha senso tutto ciò? Io, personalmente, l’ho visto come un pretesto per ‘ficcare’ Dean nella trama, visto che la scena avrebbe avuto comunque senso se lui non ci fosse stato. E, se permettete, questo piccolo punto urla “FANFICTION” da ogni lato e Dean potrebbe essere il prototipo numero uno di Gary Stu.
Oppure, parliamo dei famosi Deathly Hallows, che costituiscono la base di tutta la trama. Non si potevano proprio evitare? Insomma, decine di pagine spese a parlarne, per concludere cosa? Che bisogna accettare la morte?! Bene, grazie tante della scoperta, ma questo penso che Harry potesse capirlo anche senza la Elder Wand, il Mantello e la Pietra. D’accordo che è stupido, ma ha pur sempre Hermione!
Senza contare che, a parte il Mantello che è sempre stato utilissimo, il resto è servito davvero a poco. La Bacchetta stessa non ha avuto un ruolo realmente pratico, ma è solo servita per: a) far uccidere un po’ di persone irrilevanti, b) profanare la tomba di Silente (cosa che fa alquanto schifo), c) far morire SNAPE. E quest’ultimo punto è terribilmente grave.
Tra l’altro, di fronte a questi Deathly Hallows, perdono importanza persino gli Horcurxes che, da quello che ci era stato fatto capire nel sesto libro e che quindi ci aspettavamo, dovevano costituire il perno della situazione. Ci si ritrova, invece, quasi a dimenticarsene, poiché a metà libro il Trio ne ha sì e no distrutto uno.
Quindi, mi chiedo, era proprio necessaria tale scelta? La Rowling non poteva trovare un espediente meno prolisso per far trovare a Harry il coraggio di affrontare la morte?
Senza parlare della storia di Silente. Viene ripetuta almeno sei volte e, benché cambino i personaggi da cui viene riferita, la storia è SEMPRE uguale. Alla fine, Silente stesso la ammette, quindi PERCHE’ discuterne così tanto? Fino alla nausea, davvero. Se prima avevo trovato giusta e bella l’idea di saperne di più sull’infanzia di Silente, già a metà libro non ne potevo più.
A tale esempio, voglio citare quello che è in assoluto il capitolo più brutto di tutto il libro: il capitolo trentacinque, “King’s cross”. È banale, irreale, non si capisce nulla (ma questo potrebbe anche solo essere una mia impressione) e ripetitivo, perché, indovinate un po’?, viene ripetuta la storia di Silente per l’ennesima volta! E poi riprende il maledettissimo clichè del “morire per un po’, incontrare qualcuno in un luogo non ben identificato e scoprire che non è ancora giunta la propria ora”. Ma, scusate, che cavolata! È stato una tortura leggerlo, non lo nego, anche perché non aggiunge assolutamente nulla a ciò che già sappiamo, confermando solo cose già intuite. Pazzesco.
Tutta l’avventura centrale, poi, non solo rallenta la narrazione (in maniera disarmante, davvero, diventava stancante leggere il libro), ma non è nemmeno descritta nel migliore dei modi. Come mi ha detto anche 
iosonosara(all’inizio pensavo fosse un mio problema con l’inglese, però se lo dice anche lei che è la Somma Linguista posso discolparmi), nelle scene troppo veloci, troppo avventurose, la Rowling si perde qualche passaggio e ci sono parti in cui davvero non si capisce più nulla. E, di nuovo, mi ritrovo a sussurrare rabbiosamente: F-A-N-G-I-R-L.
Insomma, tutto questo riprende la teoria della fanfiction: espedienti trovati a caso, continui colpi di scena assolutamente non necessari e ripetizioni di ciò che l’autrice (e solo lei, purtroppo) ritiene importante.
In aggiunta, praticamente tutte le idee ‘innovative’ del libro (per esempio: il retroscena Snape/Lily, Harry versione Settimo Horcrux, l’accordo tra Silente e Snape per l’omicidio di Silente e così via) sono state teorizzate dai fans. Tutte. Basta frequentare un qualsiasi forum su Harry Potter, per ritrovarsi di fronte a queste teorie - accettate dai più - spiegate in maniera dettagliata. C’è da chiedersi, a questo punto, siamo noi fans troppo furbi e bravi o è la Rowling ad essere troppo banale? A fine libro, io propenderei per la seconda opzione.
E ricordiamoci che questo doveva essere l’episodio finale di una saga durata anni e anni. Entusiasmante.

fandom: harry potter, me, recensione: hp & the deathly hallows, chiacchiere

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