[Fanfic - Sherlock bbc] Gift per jadina94

Dec 25, 2011 22:01

Gift for: jadina94
Title: Give me real, don't give me fake
Author: Secret Santa
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Fandom: Sherlock (BBC)
Pairing/Characters: Mycroft/Lestrade, Sherlock
Rating: G
Warning: pre-slash
Word Count:
Summary: nella quale Mycroft e Lestrade vanno per locali pian piano si avvicinano e Sherlock è un po', senza volerlo, il terzo incomodo.
Note: la Jadi mi bastonerà a sangue perché il suo prompt è stato rispettato solo di striscio e perché la fic fa cag- fa evacuare moltissimo e NON è una cosa positiva, credetemi. *coff* Il titolo è una strofa di “Politik” dei Coldplay.

GIVE ME REAL, DON'T GIVE ME FAKE

In un modo o nell'altro Sherlock c'è sempre, pensa l'ispettore Lestrade, seduto su una scomoda sedia nella sala d'aspetto dell'ospedale. Ad ogni loro incontro, in ogni sua conversazione con il maggiore degli Holmes, Sherlock è presente e non sempre fisicamente. Anzi, quasi mai fisicamente. È più una presenza quasi tangibile, uno dei pochi punti di contatto che è riuscito a instaurare con quell'uomo così misterioso in quei cinque anni che lo conosce.

Mycroft è in piedi davanti alla finestra. Non c'è luce fuori, non c'è neppure la luna, e il vetro scuro riflette con chiarezza i suoi lineamenti tirati.
Greg lo guarda tristemente, stanco per la giornata pesante, stanco per la paura - il tetto dell'edificio crollato quasi del tutto, l'acqua della piscina uscita fino in strada, John con del sangue sul viso che solo per metà è suo, e Sherlock... - È logorato dalla preoccupazione per quel matto che ora è lì, in sala operatoria da più di un'ora e nessuno dice niente, nessuno dà notizie, ed è logorato nel vedere Mycroft che non si è mosso da quella finestra da quando è entrato e Greg non è ancora riuscito a radunare il coraggio necessario ad alzarsi e andare a posargli le mani sulle spalle.

C'è sempre Sherlock quando stanno insieme, ma per la prima volta in cinque anni Lestrade non ha il coraggio di lamentarsene.

*

Il Diogenes ha l'aria di uno di quei locali per gente benestante ricavati da un qualche edificio d'epoca vittoriana restaurato. I tavolini sono disposti in modo da creare un'illusione di intimità, separati l'uno dall'altro da bassi séparé. Lestrade, titubante nell'ingresso, si guarda intorno per qualche istante prima di localizzare l'uomo che sta cercando, seduto a uno dei tavoli, e sorride mentre si dirige verso di lui.
Niente da dire, se lo immaginava che Mycroft gli avrebbe dato appuntamento in un locale del genere, prima o poi. “Se non sono nel mio ufficio e non sono nemmeno a casa allora sono al Diogenes. È il posto che preferisco quando ho necessità di rilassarmi”, gli aveva detto, con il sorriso di chi confida un segreto.
E Greg, che ha a che fare con il maggiore degli Holmes ormai da tre anni e sa quanto sia difficile farlo parlare di sé, la considera davvero una confidenza e se ne sente onorato. È una piacevole sensazione calda al centro del petto, la consapevolezza di contare qualcosa per quell'uomo affascinante che conosce così poco nonostante lui invece conosca persino le sue abitudini di sonno. È un tepore che ha poco a che fare con quello bruciante dell'ottimo whiskey che sta bevendo mentre siede su una poltroncina di fronte a lui, anche se in qualche modo è somigliante.
È più simile al fuoco che arde quieto nel caminetto dietro di lui - un locale pubblico che sembra la sala di un vecchio club per gentiluomini, da non crederci - e che diffonde un calore morbido nel sangue mentre l'ispettore ascolta Mycroft parlare davvero, non di politica, non di lavoro, ma della grande casa in campagna dov'era cresciuto, delle cene di Natale e di Sherlock, sempre di Sherlock. Ma soprattutto parla di sé, e Greg annuisce e manda giù ogni informazione insieme al whiskey, attento a non interrompere quel lento ma costante fiume di parole.

*

”Ora che Sherlock collabora ufficialmente con la polizia sarà mio dovere chiedere un colloquio con lei ogni qualvolta sarà opportuno. Magari mentre beviamo qualcosa in un posto tranquillo.”
Lestrade solleva lo sguardo dalle scartoffie e lo fissa nel volto aquilino di Mycroft, che lo guarda con un'espressione così strettamente professionale da fargli dubitare di aver recepito sul serio il significato di quello che gli ha appena detto.
“Mi sta chiedendo--”, l'ispettore distoglie lo sguardo e si schiarisce brevemente la gola, “--cosa? Una specie di appuntamento?”
“Oh no!” L'espressione scandalizzata di Mycroft potrebbe passare per genuina se non fosse per la traccia di sorriso sulle labbra. “Sarebbe più simile a un incontro d'affari, lei capisce.” E deve davvero trattenersi per non scoppiare a ridere alla delusione dipinta a chiare lettere sul viso di Lestrade. “Sempre che lei non abbia altri progetti.”
“No, no, va benissimo. Sul serio. Quando vuole, io sono disponibile.”
“Eccellente!” si illumina Mycroft. “Domani sera ho intenzione di lasciare l'ufficio verso le nove. Lascio a lei la scelta del posto. A presto, ispettore.”
Si gira e se ne va, senza lasciare il tempo a Lestrade di chiedergli come avrebbe potuto contattarlo o di spiegargli che i posti che frequenta di solito non gli sembrano molto adatti a un incontro d'affari. Meglio: a un incontro d'affari con un uomo in doppiopetto che sembra uscito direttamente da Whitehall e che pare lo stereotipo di un gentleman inglese.
Lestrade si massaggia gli occhi con le dita, ridacchiando, e spinge da parte le scartoffie. Ha appena avuto la visione di un Mycroft Holmes che sorseggia il tè in un pub, impeccabile con quella sua cravatta e il resto, mentre gli altri clienti giocano a freccette e nelle pause lo osservano perplessi, parlottando tra di loro.
Non sa bene se trovare l'idea divertente, imbarazzante o spaventosa. Scuote la testa e si volge allo schermo del computer: Dio benedica internet e soprattutto il magico Google.

*

Una volta in un pub ci sono andati davvero, una sera che Lestrade è in ufficio fino a tardi e Mycroft è passato “a sapere come va con Sherlock”.
Greg non sa capire se si tratta della scusa ufficiale per venire a fargli visita negli orari più strani o se davvero Mycroft è lì solo per suo fratello. Quando gli risponde raccontandogli brevemente dell'ultimo caso che Sherlock ha risolto - non è molto che quel ragazzo lavora con loro e l'ispettore è ancora in quella fase di incredula ammirazione che tinge la sua voce di meraviglia ed esasperazione mentre racconta -, ha sempre l'impressione che Mycroft stia ascoltando pazientemente una storia già sentita: annuisce con un sorriso di circostanza ma appena Lestrade fa una pausa gli propone di discutere da un'altra parte davanti a un bicchiere di brandy.
Finiscono per sedersi su una panca imbottita di un pub sulla Broadway [1], Greg con una Guinness e Mycroft con il suo brandy, a parlare degli sbalzi d'umore di Sherlock e di come la nuova collaborazione con la polizia gli stia dando un po' più di stabilità.
L'ispettore ascolta con interesse, ma la serata, seppur piacevole, gli lascia uno sgradevole senso di insoddisfazione che non sa capire.

*

Gli ci vuole un anno per rendersi conto che Mycroft Holmes gli fa visita ogni volta che si chiude un'indagine a cui ha partecipato suo fratello. Gli ci vuole meno per capire che se vuole incontrare ancora quell'uomo deve servirsi il più possibile delle doti di Sherlock.

Sherlock. Sempre Sherlock di mezzo. Il fiotto di gelosia e irritazione coglie Greg di sorpresa, seguito da un bruciante imbarazzo.
Davvero, quant'è patetica una cosa del genere?

*

"Lo conosco da cinque anni. E, no, non è vero."
John lo guarda un po' spiazzato. Lestrade glielo legge in faccia, quello che sta pensando: conosci Sherlock da cinque anni e non sai praticamente niente di lui? Com'è possibile? L'ispettore sente le proprie labbra sollevarsi in un sorriso mesto: per conoscere abbastanza un Holmes da essere in grado di capire a che pensa non bastano cinque anni, né dieci, né venti. Lo ha capito fin troppo bene, ormai.
"Perché continua a venire da lui, allora?" gli chiede il dottore, confuso.
A Lestrade la risposta appare spontanea nella mente, accompagnata dal consueto sentimento di pietà per se stesso. Ma di quell'uomo sapeva il nome e poco altro e non c'era davvero altro modo per incontrarlo.
”Ora che Sherlock collabora ufficialmente con la polizia sarà mio dovere chiedere un colloquio con lei ogni qualvolta sarà opportuno. Per sapere se le cose tra voi funzionano, mi capisce.”
"Perché sono disperato, ecco perché."

---

[1] Il pub sulla Broadway è il The Feathers (http://www.nicholsonspubs.co.uk/thefeatherswestminsterlondon), sperando di non aver cannato l'indirizzo XD

warning: pre-slash, fandom: sherlock bbc, - fanfic, recipient: jadina94, pairing: mycroft holmes/lestrade, rating: g

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