[Fanfic - Harry Potter] Gift per nefene

Dec 25, 2011 22:00

Gift for: nefene
Title: Locked in Paradise
Author:: Secret Santa
Beta-Reader: Nessuno
Fandom: Harry Potter
Pairing/Characters: Harry Potter, Draco Malfoy, Draco/Harry
Rating: NC17
Warning: Lemon, slash, angst
Word Count: 6965
Summary: Tutto può accadere quando due persone come Harry Potter e Draco Malfoy rimangono bloccati in un posto sperduto in mezzo al nulla, se poi ci si mette in mezzo un'atmosfera intrigante e qualche bicchiere di troppo le azioni possono diventare insidiose e portare a galla verità che fino a poco prima erano state custodite gelosamente. Harry Potter racconterà alla sua psicanalista una storia: non quella di come tutto è cominciato - non so quando tutto questo ha avuto inizio, forse molto prima - ma la storia di come tutto è diventato reale.
NdA: In un clima natalizio di delirio ho tirato fuori dal cilindro questa piccola fanfiction di un capitolo unico, spero ti piaccia (:


« Quando è iniziato tutto, signor Potter? » la domanda era semplice, ma la risposta non lo era altrettanto. Il ragazzo sopravvissuto fissò con insolito interesse la tazza di caffè sul tavolino e poi gettò un’altra occhiata alla dottoressa Nathan.

Era un personaggio singolare: ironica, divertente e comprensiva, era una maganò che aveva fatto di un mestiere babbano come la psicanalista un vero e proprio successo. Quella donna si occupava di lui dal suo divorzio, avvenuto poco più di un anno e mezzo prima, conosceva ogni scheletro del suo affollato armadio e lo aveva sempre ascoltato, i suoi segreti erano nelle sue mani ed era sempre stata pronta ad aiutarlo, non lo giudicava e non lo trattava come una specie di animale mediatico da conoscere a tutti i costi.

« Come è iniziato? » la domanda era semplice « Lui dice che è cominciato tutto nel momento in cui ci siamo incontrati e che è diventato reale al sesto anno, dice che lo inseguivo per i corridoi perché inconsciamente volevo la sua attenzione e non per scoprire i suoi sordidi piani. »

« Lo trovi divertente? » chiese la dottoressa con un sorriso.

« Forse un po’. Io non so com’è cominciata e non so nemmeno come finirà, ma so quando tutto questo è diventato reale. » rispose il ragazzo sopravvissuto.

Essere sul punto di parlarne con qualcuno sembrava il solo modo per smettere di sentirsi così, era come respirare sotto la superficie dell’acqua da trentasei ore, stare in trappola, desiderare ardentemente di urlare e non poterlo fare. La famiglia non c’è più, la favola di un matrimonio perfetto si è sgretolata e gli amici forse non potrebbero mai capire. Solo la psicanalista ha il potere di rendere tutto reale, nemmeno il migliore incantesimo del mondo potrebbe farlo.

« Vogliamo cominciare? » e Harry James Potter realizzò di avere davvero voglia di parlarne.

Paradise, Wisconsin - 27 Dicembre

Draco Lucius Malfoy non sembrava troppo entusiasta dell’improvvisa trasferta negli Stati Uniti, non era incline a sottostare alle regole ma un ordine diretto del capo non era evitabile. Era stato tutto molto semplice: lui e il suo partner dovevano partire immediatamente per questo posto in montagna dimenticato da Dio, una pittoresca cittadina abitata solo ed esclusivamente da maghi, il posto perfetto per intercettare un latitante appartenuto alle schiere dei mangiamorte.

Scovare, intercettare e arrestare. Lo avevano fatto un mucchio di volte ma non era mai semplice con Potter e Malfoy che lavoravano in squadra, quei due erano una bomba a orologeria coperta di note disciplinari, richiami e richieste di danni per centinaia di galeoni. Potevano licenziarli o separarli ma in qualche modo funzionavano insieme, nonostante le difficoltà iniziali erano riusciti a convivere in modo più o meno pacifico e si compensavano. Erano perfetti per l’incarico ed era una scusa altrettanto buona per mandarli lontano, sperando che non distruggessero Paradise.

Il viaggio era stato veloce e ad accoglierli c’era tanta neve e un’atmosfera festosa: luci colorate, alberi di Natale decorati e tanti maghi che si godevano una rilassante vacanza. Draco Lucius Malfoy fissava le persone intorno a lui con un misto di irritazione e noia, non era mai stato un tipo molto accomodante e il suo umore peggiorava notevolmente durante le feste, soprattutto perché Harry sembrava essere molto più allegro.

Quello di cui parlavo, capite? Bomba a orologeria. Ma non era solo un’atmosfera che non gradiva a renderlo così poco di compagnia, erano almeno una settimana che sembrava intrattabile - molto più del suo solito - e bastava poco per farlo scattare, sembrava quasi un serpente in gabbia e desideroso di liberarsi, c’era qualcosa che gli passava per la testa e nonostante gli sforzi l’ex grifondoro non era stato in grado di ottenere molto, giusto qualche borbottio e un sacco di insulti.

Harry Potter amava il Natale. Ogni anno c’era sempre qualcuno di speciale con cui condividere questo magico momento e l’atmosfera di Paradise lo rendeva allegro, era impossibile non sorridere di fronte a quelle famiglie felici che camminavano per le strade innevate osservando le vetrine e chiacchierando animatamente.

Quel posto era speciale e non solo perché accessibile solo ai maghi: Paradise era un luogo protetto da un potente e antico incantesimo di mascheramento, una sorta di velo invisibile che la nascondeva agli occhi dei babbani, una difesa impenetrabile che veniva controllata quotidianamente e con molta cura, un esempio di magia che Hermione avrebbe definito perfetto, o almeno così doveva essere.

« Vediamo di darci una mossa. » esordì l’auror Draco Malfoy accendendosi una sigaretta. Quel posto sembrava fatto apposta per lui: in mezzo al nulla, un grande albergo di lusso, cucina italiana raffinata, una rinomata cantina di vini eccellenti e un centro benessere di dimensioni esagerate, ma era come se ogni cosa intorno a lui lo facesse sentire oppresso e Harry non poteva certo immaginare di essere la causa del suo malumore.

L’ex serpeverde non era uno sciocco, non era un romantico che viveva d’illusioni ed era consapevole di combattere una partita persa in partenza: un’attrazione del tutto fuori controllo per quello che un tempo era stato il nemico da combattere e che ora era il suo partner nel corpo degli auror. No, non era solo quello, era stata un’ossessione morbosa alimentata dai deliri di suo padre, poi la cotta di un ragazzo sessualmente confuso che si era trovato in una situazione più grande di lui e infine quella soffocante consapevolezza di amare la persona sbagliata.

Il primo amore non si scorda mai, giusto? E il primo amore spesso è anche l’errore più grande. Forse non sarà quello giusto, l’anima gemella di cui si parla tanto ma sicuramente ha un peso che non si può ignorare. Draco Malfoy lo sapeva e il fatto di aver appena gettato via il dodicesimo mozzicone in tre ore non era l’unico segnale.

La sola idea di trovarsi in un posto sperduto come Paradise era snervante, avrebbe dovuto passare ben più di qualche ora a stretto contatto con Potter in un maledetto villaggio per maghi protetto come una fortezza e alla ricerca di un latitante con una dipendenza da gioco d’azzardo e champagne di marca. Aveva letto quel fascicolo così tante volte da averne la nausea, aveva fissato la foto del sospetto fino a memorizzare ogni lineamento, voleva solo fare in fretta e tornare il più velocemente possibile alla solitudine del suo maniero.

« Dove lo troviamo questo idiota? » domandò il ragazzo biondo lanciando un’occhiataccia al partner.

« Credo che lo abbiamo anticipato, non ci resta che aspettare. » rispose l’altro.

« Fantastico. » Malfoy imprecò sottovoce e prese a camminare in direzione dell’albergo, un lussuoso e ben poco discreto complesso in stile antico che avrebbe almeno alleviato la sua angoscia e che avrebbe messo un muro spesso tra lui e il maledetto ex grifondoro. Se doveva rimanere in quel posto sperduto almeno avrebbe reso il suo soggiorno più gradevole.

« Sono certo che sarà una cosa veloce. » le ultime parole famose di Harry Potter.

Era matematico, quando sembrava che le cose non potessero andare peggio, succedeva qualcosa. Fu un semplice bagliore, una sorta di fulmine che squarciò il cielo scuro che sovrastava l’intero villaggio per maghi, una scossa elettrica che attraversò chiunque si trovasse all’interno del velo invisibile che faceva da scudo per il mondo esterno. Tutti percepirono la magia in quel preciso momento e tutti si resero conto che c’era qualcosa di sbagliato.

« Oh no. » non bisognava essere Hermione Granger per capire che qualcosa era andato storto. Prima c’erano stati i rintocchi dell’orologio: il primo, il secondo e al terzo si percepì quella strana vibrazione e quel fulmine improvviso e poi il velo che ricopriva il villaggio sembrò essere più nitido e decisamente meno trasparente di prima, come essere sotto una cupola di vetro, senza avere il vetro intorno.

« Cosa è stato? » perché io ho paura di dirlo ad alta voce. Questo Harry si limitò a pensarlo e si limitò a guardare prima sopra di lui e poi l’espressione attonita del compagno, lui non era certo un genio in queste cose ma che fossero in qualche guaio era evidente.

Niente panico. Harry James Potter tentò di essere pratico quel giorno e decise di mantenere la calma, in fondo bastava solo chiedere spiegazioni agli auror del posto e tutto si sarebbe risolto velocemente.

« BLOCCATI?! » non erano mai stati tanto in sintonia come in quel momento. Questa era la parola che riassumeva la situazione: bloccati. Forzatamente rinchiusi in un buco sperduto in mezzo alle montagne del Winsconsin, circondati soltanto da neve, montagne e boschi che parevano non avere fine.

Fine della calma, l’eroe del mondo magico - si, quello che aveva affrontato Voldemort - decise che era finalmente giunto il momento di farsi prendere dal panico e da quel momento sembrò essere fuori di sé dall’ansia, avrebbe davvero voluto mandare un gufo alla sua analista, o meglio ancora chiudersi in un pub a bere Guinness con i suoi amici.

Il destino sapeva essere davvero un gran figlio di puttana. Harry James Potter non temeva di rimanere intrappolato, non soffriva di claustrofobia e la prospettiva di una vacanza improvvisata sulla neve non gli dispiaceva affatto ma, proprio come alla sua contorta nemesi, qualcosa lo turbava.

Non ho divorziato perché non amavo più mia moglie. Ho divorziato perché ho sempre finto di essere quello che non ero, per rendere felici le persone che mi volevano bene: la verità è che non la amavo, dio non mi piacciono nemmeno le donne.

Improvvisamente anche Harry Potter si ritrovò a essere nervoso. Quel trovarsi costretto a dividere uno spazio limitato con l’ex serpeverde gli ricordava perché un giorno aveva capito che preferiva gli uomini alle donne.

Forse non lo seguiva soltanto per scoprire i suoi sordidi piani, forse quell’ossessione giovanile non era solo una morbosa curiosità e forse non era stato solo l’alcol della festa di fine anno a dargli il coraggio di baciare Draco Malfoy, cosa che aveva accuratamente cancellato con i postumi della sbronza il giorno dopo. Era stato breve, immediato e intenso e poi si era concluso come era cominciato: in un pugno di mosche, doveva andare avanti e non pensarci più.

Aveva intrapreso la carriera di auror e si era sposato con Ginevra Weasley, era stato un buon marito per qualche anno e poi alla fine aveva realizzato che la felicità dei suoi amici non coincideva con la sua e aveva messo fine a una farsa che lo faceva sentire in trappola e infelice. Da quel momento era stato solo un uomo in terapia con seri problemi ad accettare se stesso e sposato con il suo lavoro, e a stretto contatto con la sua nemesi, il suo partner e la sua poco chiara ossessione giovanile.

« Quanto ci vorrà per sistemare il problema? » la voce di Malfoy lo riportò alla realtà. Stando a quello che diceva l’auror si era trattato di un problema dovuto all’incantesimo errato, bacchette rotte e cose del genere, nessuno conosceva la causa precisa del problema ma aveva influito direttamente sul velo che copriva il villaggio e da essere semplicemente un campo intangibile che copriva Paradise e impediva ai babbani di vederla era diventato un insieme di sbarre che li teneva prigionieri, una cella senza sbarre li circondava e non c’era modo di attraversarla, insomma erano bloccati.

« Nessuno entra e nessuno esce, dobbiamo sistemare le cose. » il tono solenne dell’auror sembrava non lasciare alcun dubbio in merito, erano costretti a rimanere a Paradise finché non sistemavano quella protezione.

Non bastarono offerte generose come un soggiorno nella suite dell’albergo, trattamento nel centro benessere e neppure direttamente far apparire una camera nella cantina vinicola locale per convincere e calmare Draco Malfoy, in quel momento sembrava così furioso che avvicinarsi e tentare il dialogo li avrebbe condotti a prendersi a pugni.

Paradise, Wisconsin (Hunter’s Lodge Hotel) - 27 Dicembre

Due firewhisky e mezza bottiglia di Merlot non servirono a Draco Malfoy per sbollire la rabbia. Seduto al bancone del bar dell’albergo, circondato da persone che chiacchieravano come se niente fosse davanti a un drink e ascoltavano il pianista che suonava, il ragazzo osservava con occhi vacui un punto fisso nel vuoto e rifletteva su quanto poteva essere ironica la situazione in cui si trovava.

Emerse un sorrisetto ironico pensando a come, qualche giorno prima, aveva parlato con Blaise di tutta questa storia, di come aveva detto di essere stanco di fingere che tutto andasse bene e di come fosse vicino a dare voce a tutti i suoi pensieri e a rendere reale quello che fino ad ora era stata solo una semplice e frustrante fantasia.

Se ti conosco abbastanza bene, e ti conosco, potrei dire che sei stato tu a incasinare quell’incantesimo e a bloccare tutti, solo per avere Potter a tua disposizione. Questo avrebbe detto Blaise Zabini e lui avrebbe semplicemente riso e ammesso che poteva essere ma che in realtà aveva pensato a qualcosa di molto meno elaborato: una botta in testa, una stanza chiusa e lo avrebbe costretto ad ascoltarlo.

Ci aveva provato davvero a farsene una ragione e il giorno in cui Potter si era sposato, aveva realizzato di non avere più alcuna speranza e aveva tentato di andare avanti: relazioni inconcludenti, storie che non avevano alcun fondamento se non qualche interesse in comune e notti di sesso occasionale che avevano il solo scopo di dimenticare Potter. Non aveva funzionato e poi si erano trovati a lavorare insieme, una squadra male assortita sin dal principio e che avrebbe procurato molti guai, ma poi aveva cominciato a funzionare ed erano diventati amici, se così si può dire.

Ma Draco non era riuscito a dimenticare, si era semplicemente messo una maschera e aveva ingannato se stesso e tutti quelli che lo conoscevano, piuttosto che ammettere le sue debolezze si sarebbe fatto gettare in una buca piena di serpenti.

« Vuole ancora del vino? » la voce gentile del barista lo destò bruscamente dai suoi pensieri. Annuì con un cenno del capo e tornò a fissare la sala affollata, le persone che si godevano la rilassante atmosfera del bar e il tepore accogliente del caminetto acceso, mentre fuori dalla finestra continuava a scendere ininterrottamente la neve.

Niente sospettato, niente missione conclusa e per almeno quarantotto ore nessuna possibilità di andare via da quel posto sperduto: la sola prospettiva che gli sembrava giusta era quella di affondare i dispiacere in una bottiglia di pregiato vino rosso e poi rinchiudersi nella sua stanza a imprecare contro il nulla. Ma non si sarebbe autocommiserato, non si sarebbe mai abbassato a compatire se stesso come uno dei tanti, era troppo orgoglioso per farlo, anche se ci era pericolosamente vicino.

Fece spallucce a se stesso. Poi sollevò di scatto la testa e vide passare Harry Potter velocemente per la hall e andare in direzione delle scale che portavano ai piani superiori. Era sempre lo stesso: con tutti i capelli arruffati e sempre disordinati, gli occhiali leggermente storti sul naso e quei vestiti babbani così senza senso, aveva sempre i jeans strappati - grazie a Merlino! - in più punti e quel sorriso ottimista stampato sul volto che non lo abbandonava mai.

Forse era per questo che gli piaceva tanto, perché era diverso da lui. Draco si diede dello stupido, prese il bicchiere dal bancone di legno scuro e sorseggiò il vino rosso tutto d’un fiato, l’alcol bruciava nella sua gola ma non ci fece particolarmente caso in quel momento, ignorò persino il fatto che gli sembrò di avere la testa leggera e forse un po’ confusa, si sentiva come annebbiato e allo stesso tempo talmente sicuro di se stesso da diventare pericolosamente imprudente.

Forse fu la follia del momento. Forse fu l’eccessiva quantità d’alcol che aveva in corpo e la prospettiva che era bloccato e non poteva scappare in nessun modo, ad essere onesti Draco Lucius Malfoy non era affatto propenso a pensare troppo in quel momento.

D’altro canto il ragazzo sopravvissuto aveva deciso di affrontare quella prigionia imposta nel migliore dei modi: una suite, servizio in camera e una vasca idromassaggio, per non parlare della vista che si godeva dal balcone, era come se avesse tutta la valle innevata a disposizione dei suoi occhi.

Era il posto ideale per rilassarsi, riposarsi e pensare, come se non lo facesse già abbastanza. Non era mai stato un tipo razionale, era più del genere impulsivo e incontrollato, seguiva l’istinto e il cuore più che la testa e spesso aveva commesso degli errori. Ma non importava, era il suo modo di vivere e di imparare ma con Malfoy era diverso, con lui Harry Potter aveva soppresso la sua follia, si era tenuto in disparte e aveva soffocato quell’attrazione che lo tormentava da così tanto tempo che ormai aveva smesso di quantificare gli anni.

« Sto impazzendo. » fu soltanto un sussurro, uno dei suoi soliti monologhi interiori che lo aiutavano a mettere in ordine le idee. Non era nei programmi svegliarsi nuovamente con il fiato corto, il respiro affannato e una dolorosa erezione, non era intenzionato a pensare al suo indisponente partner più del dovuto, soprattutto perché di solito finiva con il desiderare di averlo a sua disposizione, vestito il meno possibile ovviamente.

Il bicchiere vuoto di firewhisky posato sul comodino non ebbe l’effetto sperato, due sorsi dopo era più accaldato di prima e sembrava che la stanza si facesse più stretta ad ogni suo movimento, neppure uscire sul balcone con qualche grado sotto lo zero indossando soltanto i jeans e una camicia con qualche bottone chiuso riuscì ad abbassare la sua temperatura corporea.

Forse si stava ammalando. O forse sono solo eccitato all’idea di essere bloccato in mezzo al nulla con il ragazzo per cui provo una violenta attrazione sin da quando ero un adolescente sessualmente confuso.

Meglio non pensare troppo. E dieci minuti dopo se ne stava sotto il getto bollente della doccia, con gli occhi chiusi e i capelli sparsi sulla fronte in modo confuso, a fargli compagnia c’erano solo i rumori di Paradise, viva come non mai anche se ormai era piena notte. Fuori continuava a nevicare.

Non era previsto che quella notte prendesse una piega diversa, in fondo era stato solo un incidente di percorso che li aveva bloccati in mezzo al nulla, dovevano solo sopravvivere senza fare danni finché la situazione non fosse tornata alla normalità. Non doveva essere un’occasione per affrontare le cose e per complicarle, ma con Draco Malfoy e Harry Potter non era possibile prendere la strada spianata, con loro si trattava più di un percorso a ostacoli.

Il costoso orologio da polso di Draco segnava l’una e trentaquattro minuti e aveva percorso il corridoio del sesto piano così tante volte che ormai conosceva a memoria ogni soggetto dei quadri appesi alle pareti e le più piccole imperfezioni del pavimento di legno.

Era ubriaco. Non completamente ma la sua mente era annebbiata e il suo autocontrollo era abbastanza precario da fargli commettere qualche stronzata. Per essere una persona non del tutto nel pieno delle sue facoltà mentali aveva riflettuto parecchio sulle sue azioni, ma camminare avanti e indietro senza meta per il corridoio non lo aveva affatto aiutato, più che altro lo aveva reso più ansioso e determinato a dare una svolta a quella situazione.

Com’era cominciata? Nemmeno lui lo sapeva, ma era diventata reale nel momento in cui aveva bussato con insistenza alla porta della camera dell’ex grifondoro. Era l’una e cinquantadue del mattino e giusto un paio di secondi dopo averlo fatto se ne pentì amaramente perché non di tutto quello che pensava di dire poco prima non rimanevano che parole sconnesse e pensieri confusi. E non aveva il suo solito aspetto impeccabile e elegante.

Camicia di seta nera leggermente sbottonata e jeans scuri non perfettamente stirati, i capelli poi erano un vero disastro, lunghi fino alle spalle e spettinati che ricadevano in modo disordinato sulla fronte coprendo appena gli occhi di un azzurro chiarissimo, un poco vitrei e lucidi per il troppo alcol bevuto prima al bar. E barcollava appena, sentiva non avere più il controllo del suo corpo e tantomeno della sua mente solitamente lucida e razionale. Trovarsi con la porta aperta fu un pugno allo stomaco.

Dio se era bello. Harry Potter aveva sempre avuto una bellezza così normale, semplice e che non aveva a tutti i costi la presunzione di voler emergere, era sexy senza nemmeno saperlo e non si era mai reso davvero conto di quanto potesse essere affascinante agli occhi degli altri.

Anche in quel momento era bello: aveva un’espressione stupita sul viso, era perplesso e imbarazzato allo stesso tempo e aveva sulle guance un lieve rossore. Era appena uscito dalla doccia e la cosa era più che evidente dal fatto che avesse i capelli completamente bagnati e che fosse coperto solo da un semplice asciugamano.

Tentò di dire qualcosa, protestare per quell’invasione della privacy da parte dell’ex serpeverde ma tutto quello che si udì fu soltanto una serie di borbottii, insomma stava boccheggiando come un povero scemo, sembrava un maledetto ragazzino alla sua prima volta. E per quale motivo in quella stanza la temperatura si era improvvisamente alzata?

Il fatto che Malfoy stava in silenzio e si limitava a fissarlo rendeva tutto ancora più frustrante, era come se il tempo si fosse fermato e nessuno dei due potesse fare nulla, in realtà nessuno voleva parlare per primo e rovinare così quell’atmosfera strana ed eccitante che si era creata.

E poi accadde, così com’era cominciata: uno sguardo di troppo, una latente tensione che rischiava di mandarli al manicomio e infine il passo più lungo della gamba e il dubbio che questo sarebbe stato il gesto più stupido e avventato della sua vita. Draco Lucius Malfoy non era così, lui rifletteva, studiava il nemico con maniacale attenzione per scoprirne i punti deboli e attaccava alle spalle, come il più infido dei serpenti. Ma con Potter queste cose non funzionavano, era stato braccato per buona parte della sua vita e sapeva guardarsi le spalle, non poteva fare di una preda consapevole una semplice preda.

Lo aveva preso di petto, aveva fatto un gesto di pura impulsività: aveva fatto un passo avanti, lo aveva afferrato per le spalle e senza troppa delicatezza lo aveva spinto contro il muro, poi c’era stato un bacio. Ricordava maledettamente bene quella sensazione, l’aveva provata tanto tempo prima quando era solo un ragazzo che si teneva gelosamente un segreto e lo aveva fatto di nuovo, perché era in trappola e il suo istinto gli aveva detto di provarci.

Non era mai stato bravo a gestire certe cose, i legami erano qualcosa che si era precluso molto tempo prima, qualsiasi psicanalista lo avrebbe definito un narcisista con problemi a fidarsi di altre persone ma in quel momento sembrava non essere importante chi era e cosa pensava di solito, voleva solo lasciarsi andare e commettere quello sbaglio.

Harry d’altro canto era confuso. Ed eccitato. Forse più coinvolto di quanto volesse ammettere e poco gli importava che tutto questo non avesse senso, come poco gli importava che l’asciugamano che fino a poco prima lo copriva era scivolato lentamente sul pavimento lasciandolo nudo e con una violenta erezione in bella vista.

Quando l’ex serpeverde di scostò poco dopo fu come rimanere senza ossigeno, aveva il respiro corto e il cuore gli batteva così forte che ebbe quasi il timore che lui potesse sentirlo. Erano di nuovo in una situazione di stallo, nessuno dei due sembrava voler dire o fare qualcosa ma era evidente che non c’era via d’uscita, erano in trappola, bloccati in un posto chiamato Paradise.

« Questa cosa ci sfuggirà di mano. » la voce di Harry fu solo un sussurro e poi nient’altro, perché aveva di nuovo allungato la distanza tra loro e questa volta il bacio si fece più intenso e passionale, quasi rabbioso come due persone che si odiano ma che inevitabilmente finiscono per fare sesso selvaggio.

Ci è già sfuggito di mano Potter. Avrebbe voluto dirlo ad alta voce ma non lo fece, lasciò che quelle labbra perfette scivolassero lentamente lungo il collo e poi sul lobo dell’orecchio, lo mordicchiò appena poco prima di sussurrare che ormai non potevano tornare indietro. E non voleva nemmeno che accadesse.

Oh era bravo, forse il matrimonio era servito alla pratica ma era bravo. Con una sicurezza che non pensava potesse avere, il ragazzo sopravvissuto sorrise maliziosamente e prima di rendersene conto aveva la camicia aperta e osservava con interesse le mani del grifondoro che armeggiavano con foga sulla cintura. Poi tornò calmo e come se cercasse di farlo impazzire fece scivolare lentamente i jeans sul pavimento, sembrava quasi che il suo scopo fosse quello di tentarlo, di condurlo verso di lui e lasciare che lo inseguisse, che pregasse di dargli quello che voleva.

Non era niente di romantico, non c’era nulla che potesse dare l’impressione di una coppia solida che faceva l’amore con dolcezza e che si conoscevano da sempre. No per loro era diverso: era l’attesa che aveva lentamente condotto entrambi a chiedersi se non avevano lasciato correre troppo tempo, era il desiderio tenuto dentro così a lungo che era esploso in quella cella priva di sbarre e che sembrava non conoscere modo per essere saziato.

« Dimmi che mi vuoi. »sussurrò Harry sfiorando ogni centimetro di quella pelle insolitamente pallida e toccando con le mani ogni più piccolo segno e cicatrice che segnavano il suo corpo « Dimmi che mi vuoi adesso e ti darò quello che sei venuto a cercare. » perché era quello che voleva, perché voleva sentirlo dalle sue labbra.

« Ti voglio. » da così tanto tempo che stavo diventando pazzo. Fu la certezza della sconfitta e allo stesso tempo della conquista a rendere tutto così eccitante e doloroso, perché Draco Malfoy non era il tipo che sventolava bandiera bianca e si arrendeva. Fece scivolare le mani tra i capelli scuri del ragazzo e lo attirò contrò di sé per baciarlo di nuovo, ogni movimento li portava a sfiorarsi e ogni volta era come una scossa al bassoventre, ormai la sua erezione era così dolorosa che stava diventando una vera impresa non lasciarsi andare e scopare Potter.

Harry non era mai stato con un uomo, certo ci aveva fantasticato sopra ma non era mai andato oltre la sua fervida immaginazione e aveva immaginato tutto questo centinaia di volte, tuttavia non poteva certo ignorare di essere nervoso. Lui era abbastanza lucido da farsi paranoie al riguardo ma troppo coinvolto per potersi fermare e non era nel suo carattere ignorare l’istinto che in quel momento gli suggeriva di scoparsi selvaggiamente Malfoy.

« Rendiamolo un po’ più comodo che ne dici? » spinse il ragazzo biondo sul letto e per qualche secondo si fermò a contemplare quel corpo stupendo che aveva a sua disposizione.

Si mise a cavalcioni su di lui e si strusciò lascivamente godendosi i gemiti di piacere che riempivano la stanza, fece scivolare la mano all’interno dei boxer aderenti e cominciò ad accarezzare la sua erezione con lentezza esasperante, c’era qualcosa di terribilmente piacevole nel portarlo al limite e sapere che non c’era posto in cui potesse fuggire che fosse abbastanza lontano.

Pensò che avesse sopportato abbastanza e tentò di esternare una sicurezza che non era nemmeno sicuro di avere, a dire il vero non sapeva nemmeno se lui volesse davvero andare fino in fondo.

« Potrei non riuscire a fermarmi se continuo. » sempre il solito Potter, non riusciva a non essere gentile come faceva sempre.

« E allora non fermarti. » rispose l’ex serpeverde con un sorrisetto malizioso.

Con un movimento rapido costrinse Draco a voltarsi di schiena esponendo ai suoi occhi carichi di desiderio le natiche, era sicuro che fosse pronto e non aveva neanche avuto bisogno di prepararlo alla sua intrusione, nessuno dei due disdegnava un po’ di dolore e il biondo era sempre stato un tipo molto aggressivo e passionale nel sesso, in fondo poi anche l’amore poteva essere doloroso.

Com’era finito a pensare all’amore? Draco si diede dello stupido e lasciò che l’eccitazione del momento soffocasse qualsiasi sentimento che lo aveva tormentato nel corso degli anni, probabilmente era solo un modo per provare e sperimentare qualcosa di nuovo e quello era tutto ciò che poteva avere.

« Oh, sono sicuro che è come piace a te. » sussurrò all’orecchio prima di penetrare Draco lentamente, quasi a voler prolungare il più possibile questa tortura. Lo sentì irrigidirsi appena, come se una scarica di dolore avesse attraversato il suo corpo, e poi inarcò la schiena alla ricerca di un contatto più profondo e intenso e l’altro fu più felice di accontentarlo. Harry Potter non era sicuro di quello che stava facendo ma in quel momento era poco importante: si mosse più velocemente, lo afferrò per i capelli come a voler attirare la sua attenzione e non appena Draco si voltò leggermente s’impossessò delle sue labbra in un bacio famelico. Non ricordava l’ultima volta che si era sentito in questo modo.

I movimenti di Harry erano veloci, ogni affondo era una scarica elettrica che attraversava il corpo di Draco, i suoi fianchi si muovevano senza sosta e in quella stanza gli unici rumori che si udivano erano quelli dei loro corpi e i gemiti di piacere. Era una scopata di quelle che tanto piaceva fare a Draco e il tutto era ancora più sorprendente perché con lui c’era la persona che aveva ossessionato la sua vita, Harry James Potter era stato il metro di giudizio su cui aveva confrontato ogni relazione che aveva avuto.

Mentre Harry affondava dentro di lui graffiandogli la schiena ogni volta che lo penetrava, Draco prese a far scorrere la mano lungo tutta la sua dolorosa erezione e a poco a poco anche i suoi movimenti divennero sempre più veloci, quasi ad accompagnare quelli del suo partner. Oh era piuttosto bravo per essere uno che con gli uomini non era mai andato a letto, era come se tutto quello che stava succedendo fosse istintivo, quasi come se fossero perfetti insieme. Loro funzionavano e non era solo il sesso. O forse era solo nella sua testa.

Sentiva il bisogno impellente di venire, il piacere si stava facendo quasi insopportabile e poco dopo fu quello che avvenne, ritrovandosi con il suo seme che gli impiastricciava la mano, ma ancora una volta poco importava - nonostante una maniacale cura di se stesso e per l’igiene personale che in quel momento passò in secondo piano - la sensazione del pene di Harry che spingeva dentro di lui era inebriante e soffocante allo stesso tempo, non c’era nessuno al mondo che desiderasse quanto lui.

« Ci sono terribilmente vicino, sei sempre così stretto e caldo. » sussurrò l’ex grifondoro inarcando la schiena e afferrando con forza le natiche del compagno. Per quanto in pubblico sembrasse timido e un po’ impacciato, lui sapeva sempre che cosa dire e lo diceva così bene che Draco ebbe quasi la certezza di essere di nuovo duro ed eccitato.

Harry Potter era così: sembrava la persone più innocente e ingenua del mondo e in qualche modo riusciva a sorprendere tirando fuori un lato di sé che era eccessivo, sensuale e malizioso, ogni parola che usciva dalla sua bocca era come un invito e aveva scoperto che con quella bocca sapeva fare cose tutt’altro che innocenti.

« Cosa stai aspettando? Che implori di venire? » domandò Draco con un tono ironico e divertito. Sembrò quasi che fossero tornati a provocarsi nei corridoi della scuola, solo che queste volta lo facevano in modo più diretto. Ma di certo Harry non era tipo da rifiutare un invito del genere e infatti non se lo fece ripetere due volte.

Tenendolo saldamente ancorato al letto con il peso del corpo, prese a muoversi sempre più veloce, le sue spinte erano un crescendo di intensità che giunse al culmine con un orgasmo incredibilmente gratificante. Crollò sopra il corpo di Draco e rimase in quella posizione per un po’ di tempo, con il respiro affannato e il cuore che quasi scoppiava.

Era una sensazione strana quello che era appena successo. Non era pentito e non aveva rimorsi ma fu comunque insolito quello che stava provando perché era confuso e terrorizzato. Non perché aveva appena fatto sesso con Malfoy ma perché la prospettiva che fosse stato solo quello era deprimente da immaginare e non sapeva nemmeno il motivo di questi suoi pensieri.

« Vado a farmi una doccia. » Draco Malfoy non aveva detto niente di più, aveva conservato il suo ben noto sangue freddo ed era stato perfettamente controllato e tranquillo. Non era tipo da grandi discorsi e da parlare a cuore aperto dei suoi sentimenti, piuttosto si sarebbe gettato nudo sulla neve e per quanto sentisse di dare un nome a quello che era appena successo, aveva optato per una ritirata che al momento gli avrebbe dato pace. O almeno così credeva.

Harry invece era terribilmente agitato e non faceva che guardarsi intorno come se dal nulla potesse arrivare la soluzione a tutti i suoi dubbi. E il suo profumo era ovunque: nelle lenzuola, nell’aria e in ogni centimetro della sua pelle ed era così forte che sembrò quasi di soffocare.

Harry James Potter era sempre stato coraggioso - in fondo aveva ucciso Voldemort - ma quella notte quando sentì la porta del bagno aprirsi, chiuse gli occhi e fece finta di dormire profondamente, non si mosse nemmeno quando sentì il corpo di Draco Malfoy accanto al suo e fu colto da quella sensazione strana all’altezza dello stomaco, non era la prima volta che provava una cosa del genere, ma ignorarla come aveva sempre fatto era impossibile.

Qualche ora prima aveva deciso che non gli importava se l’incantesimo aveva qualche problema che li aveva bloccati in quel posto sperduto in mezzo al nulla di nome Paradise. Ma ora sperava soltanto di poter scappare il più lontano possibile da quel luogo.

Paradise, Wisconsin (Hunter’s Lodge Hotel) - 28 Dicembre

Erano le sette e un quarto del mattino e nel letto di quella camera c’era solo Draco Malfoy. Si potrebbe dire che lo sorprese non trovare l’ex grifondoro accanto a lui ma sarebbe una bugia, non ci voleva certo una profezia per intuire che quello che era accaduto la notte prima probabilmente lo aveva spaventato a morte e per quanto provasse a dimostrare un minimo di comprensione tutto ciò che gli passava per la mente era quanto odiava Harry Potter.

Non che fosse vero odio, era più che altro la sensazione nauseante di essere stato mollato come un coglione dopo una notte di sesso e, considerando che di solito era lui che scappava furtivamente il mattino dopo, non riusciva a digerire tutto questo.

Non bastarono quattro caffè e due pozioni per l’emicrania a migliorare i postumi della sbornia e fargli passare il malumore, era decisamente molto più scorbutico del solito e chiunque si avvicinasse a lui e gli rivolgesse parola si trovava a ricevere solo occhiate gelide e qualche insulto soffocato. Non era solo la testa che era in procinto di esplodere, era l’orgoglio ferito e la consapevolezza di essersi esposto troppo, di aver fatto il primo passo e di essere stato ferito.

Ferito. Quella era una parola che non voleva sentire associata a lui o a qualsiasi esperienza della sua vita, probabilmente la sola cosa che voleva fare in quel momento era tornare a casa, chiamare Blaise e smaterializzarsi in qualche luogo sperduto per riflette sulle sue azioni, possibilmente davanti a un bicchiere di Chardonnay.

« Posso avere un altro caffè? » domandò Draco cercando di attirare l’attenzione del cameriere di sala con un gesto svogliato della mano.

« Pensavo fosse andato via con il suo amico. Ha lasciato l’albergo questa mattina presto, era molto di fretta e sembrava scappare come se avesse ancora i mangiamorte alle calcagna! » rispose lui con una certa ingenuità, non pensava certo che poche parole avrebbero reso l’umore dell’ex serpeverde ancora più funereo.

« Quindi l’incantesimo che protegge il villaggio è stato sistemato? » domandò fingendo che quello che aveva detto poco prima non avesse alcuna importanza.

« Hanno rimesso tutto a posto stanotte. » ed ecco a che cosa aveva portato tutto questo: le emozioni represse avevano preso il sopravvento e aveva incasinato ogni cosa, tutto questo per qualche ora che erano rimasti bloccati in quel maledetto posto.

Tutti conoscevano Draco Lucius Malfoy e sapevano che non era il tipo di persona che si affezionava alle persone, aveva talmente pochi amici che si potevano contare sulle dita di una mano. E di certo non parlava a cuore aperto dei suoi sentimenti e tantomeno li dimostrava, si era lasciato andare e quello che fino a qualche ora prima sembrava un’azione azzardata ma giusta, si era trasformata in un enorme errore.

Per questo aveva lasciato la stanza, una decina di minuti e per lo stesso motivo aveva lasciato l’albergo prima che il pensiero della notte scorsa lo facesse voltare indietro ancora una volta. A tutto il resto ci avrebbe pensato una volta tornato a casa.

« Non hai pensato di fermarlo? Di fare o dire qualsiasi cosa? » la domanda della dottoressa Nathan era legittima e aveva senso, al contrario di tutto quello che aveva fatto fino a quel momento.

erano passati soltanto tre giorni, era l’ultimo dell’anno e mentre tutte le persone che conosceva erano in procinto di organizzarsi per trascorrere una serata memorabile, Harry Potter era chiuso nello studio della sua psicanalista da due ore e mezza a raccontare che cosa era successo a Paradise.

« Sono stato fermo a guardare e basta, non sapevo cosa dire o fare, ero confuso. » non era la risposta che si aspettava, era solo un modo per mettere un cerotto dove la ferita sanguinava ancora. Ma in questo modo non faceva che ingannare se stesso e la dottoressa Nathan.

« Quindi è così che è cominciata? » domandò di nuovo lei.

« Come ho già detto, così è diventato reale. Sospetto che tutto questo abbia davvero avuto inizio molto tempo prima. » rispose il ragazzo sopravvissuto scostando una ciocca di capelli dal viso e sfiorando con una certa nostalgia la cicatrice che ancora segnava la sua fronte.

C’era sempre stato questa specie di caccia tra il gatto e il topo tra loro due, per anni si erano odiati, picchiati a sangue e sotto quel covato risentimento c’era ben più di una semplice rivalità. Non era stata l’ossessione di scoprire i suoi sordidi piani a fargli inseguire Draco in quel bagno durante il sesto anno a Hogwarts e non erano stati rimorso o pietà che lo avevano portato a salvargli la vita nella stanza delle necessità nel corso dello scontro finale, c’era di più.

« Mi sembra di aver recitato una parte per così tanto tempo che per un secondo ho pensato di essermi perso per strada. Io volevo bene a mia moglie e siamo stati felici insieme, ma non era quello che volevo, desideravo solo che lei e tutti i miei amici fossero felici. » ammetterlo era più difficile di quanto immaginasse « E ho completamente messo da parte quello che volevo io. » il primo passo in fondo è ammettere i propri errori.

Il secondo passo è porvi rimedio « Quindi che cosa hai intenzione di fare? Vuoi passare il Capodanno nel mio studio a parlare di quello che ti sei lasciato scappare? » domandò la dottoressa con un tono di voce vagamente divertito, in effetti aveva dei programmi anche lei per l’ultima notte dell’anno e per quanto la compagnia del signor Potter fosse interessante, desiderava tanto godersi le vacanze.

Cosa fare adesso? Poteva chiedere consiglio ai suoi amici ma non era sicuro che fosse la cosa migliore in quel momento, i loro rapporti con Malfoy erano sempre rimasti piuttosto tesi e non erano migliorati di molto nel corso degli anni, il solo su cui poteva contare era se stesso.

« Fatti questa domanda Signor Potter: puoi andare avanti con la tua vita e dimenticare che tutto ciò tra te e il signor Malfoy non sia mai successo, ma a quel punto cosa ti mancherà? » chiese la dottoressa Nathan con voce incredibilmente seria.

E fu di nuovo quella sensazione allo stomaco a dargli il colpo di grazia. C’erano voluti anni per riuscire a fare un primo passo e un mezzo secondo per capire che era stata ben più che una notte di sesso occasionale « Credo che mi mancherà Malfoy. » rispose con onestà Harry Potter.

Sarebbe successo comunque prima o poi, rimanere bloccati in quel posto sperduto di nome Paradise aveva solo dato loro un’occasione e che lui aveva rovinato completamente scappando come un ladro per non affrontare le conseguenze. E perché provare dei sentimenti per un uomo non era la cosa più semplice da ammettere.

« Quindi cosa hai intenzione di fare Harry Potter? » era un po’ una domanda e un po’ una sfida che gli aveva lanciato, e soprattutto un modo di vedere le cose e di prendere una decisione, non poteva certo nascondersi per tutta la notte nell’ufficio della dottoressa Nathan e la scusa dell’influenza era piuttosto debole, ormai non sapeva più che cosa inventarsi per non incontrare l’ex serpeverde.

È lui che voleva, forse era sempre stato così.

« Credo di saperlo. » sperava solo che non fosse troppo tardi.

La dottoressa Nathan non disse nulla, si limitò a sorridere appena nell’osservare la fretta con cui Harry Potter si smaterializzava dal suo ufficio per andare a implorare perdono alla persona di cui era innamorato, ci aveva messo solo un po’ troppo tempo ad accorgersene. La prossima volta che si sarebbero visti ci sarebbe stata un’altra interessante chiacchierata.

« Ce ne hai messo di tempo ad arrivare Potter. »

« Scusa, sono stato un vero idiota. »

« Ho come l’impressione che dovrai impegnarti molto per farti perdonare. »

« Possiamo cominciare subito se vuoi... » quel bacio era decisamente migliore del precedente.

pairing: harry potter/draco malfoy, recipient: nefene, warning: angst, fandom: harry potter, rating: nc17, warning: lemon, warning: slash, - fanfic

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