Gift for:
mblfreeTitle: Picking up the pieces is how to begin
Author:: Secret Santa
Beta-Reader: none
Fandom: Harry Potter
Pairing/Characters: Draco/Harry
Rating: NC17
Warning: Post-Deathly Hollows (ma le situazioni sono state distorte a piacimento dell'autrice per i suoi turpi scopi, quindi sì, questa fic è una EWE), first time, What If, ovviamente Slash, hurt/comfort
Word Count: ~ 4200
Summary: Tornati a Hogwarts per completare il loro settimo anno, per uno strano scherzo del destino, Harry e Draco si trovano a condividere la stanza. Quella che sembrava la fine del mondo si trasforma in un modo per conoscersi e scoprirsi simili, vulnerabili di fronte ad una stessa paura, ma pronti ad affrontarla per tornare a vivere.
NdA: è la prima volta in taaaaaanto tempo che mi diletto con una Draco/Harry, quindi spero vivamente di non aver combinato nessun casino. Spero che la mia gifter ne sia felice - btw, spero davvero che questo sia di tuoi gradimento ç_ç - e... bon, Buon Natale a tutti! (anticipato, ma sempre d'effetto)
Piccola postilla: Il titolo è ispirato a 'Waiting for the End' dei Linkin Park.
Ricevere la lettera fu uno shock. Non tanto per il suo contenuto, di cui Harry era già a conoscenza, quanto per i ricordi che quel semplice gesto gli riportava alla mente.
Tenendo quella pergamena in mano, Harry era tornato undicenne, pieno di meraviglia e speranza, al suo primo giorno da 'bambino vero' fuori dal sottoscala, con una spiegazione a tutte le 'stranezze' di cui era stato fautore.
Ora, Harry aveva diciassette anni. Era cresciuto, era maturato, ma non era cambiato così tanto.
Certo, il mondo era cambiato in quei sette anni, ma non drasticamente. Prima Harry era una star - una di quelle inattese sorprese sotto l'albero, un qualcuno da guardare perchè ricordava la liberazione da un mostro del passato, ma di cui, come ogni pietra grezza, non si sapeva quali fossero le sue capacità -, ora Harry era un eroe, - qualcuno di tangibile che aveva ucciso Voldemort sul serio, intenzionalmente, di fronte agli occhi di centinaia di persone, ponendo fine ad uno dei periodi più bui del Mondo Magico -.
Harry Potter, diciassette anni, Ordine di Merlino Prima Classe, Eroe del Mondo Magico (onorificenza creata appositamente per lui), aveva appena ricevuto la sua lettera da Hogwarts. Di nuovo.
I tempi erano diversi, Harry era diverso, e con quella pergamena tra le mani, non sentì la meraviglia, solo un caldo abbraccio, come un bentornato a casa.
*
Dopo la morte di Voldemort, avvenuta solo qualche mese addietro, Harry aveva avuto problemi a mostrarsi nei luoghi pubblici magici come Diagon Alley. Non riusciva a camminare per qualche metro senza che qualcuno lo fermasse e lo ringraziasse.
Così, al primo giorno del suo settimo anno, Ron e Hermione gli camminarono a fianco assieme a metà dell'ES, come un drappello d'onore. Non che ce ne fosse bisogno, non a Hogwarts, dove la metà della popolazione studentesca aveva combattuto con Harry: lo rispettavano, lo guardavano come se fosse un eroe, ma privi dell'adorazione che altri gli riservavano.
Harry lo chiamava 'settimo anno', ma in realtà era un 'ottavo anno', qualcosa di inaudito nella storia di Hogwarts. La McGranitt aveva combattuto strenuamente per dare il diritto di 'rifrequentazione' agli studenti che o non avevano frequentato o avevano frequentato sotto il dispotismo dei Mangiamorte.
La McGranitt e il suo staff avevano dovuto creare nuovi programmi, nuovi locali. Non si trattava nemmeno di un 'normale' ottavo anno: gli studenti erano persone che avevano combattuto per Hogwarts, altri erano rimasti neutrali, e non era così immediato trovare una soluzione ai possibili problemi.
Molti avevano declinato, preferendo non tornare nel luogo che aveva portato tanto dolore. Molti avevano rifiutato con disdegno, come i figli dei Mangiamorte.
Harry aveva accettato, ovviamente. Hermione, Ron, Neville, Ginny, Seamus, Luna pure. Molti avevano accettato. E, tra questi, inaspettatamente, anche Draco Malfoy.
"Non so che cosa si aspetti la McGranitt," aveva commentato Ron quando aveva saputo la notizia. Erano nel campo antistante la Tana, scope da corsa alla mano, pronti per librarsi in aria e giocare una partita.
"Malfoy ha diritto quanto noi di frequentare," aveva ribattuto Hermione stendendo una coperta sull'erba e spargendo tomi in giro. "Ha fatto una scelta inusuale ad accettare. Non sarà facile per lui nè altri gli renderanno la vita facile."
Ron aveva sbuffato e aveva guardato Harry. "Pensi che ci divideranno in case?"
In quella semplice domanda Harry vide quanto il suo migliore amico era cresciuto. Dopo quello che era successo a Fred, non era così facile scendere a patti con quello che la guerra si era lasciato dietro, il dolore, il vuoto, la mancanza. George non sembrava più lui, Percy era divorato dal senso di colpa, Bill e Fleur erano abitavano alla Tana, Charlie si era stabilito in pianta stabile in Romania. E Ginny... Ginny lo aveva perdonato per averla lasciata, anche se, ogni tanto, quando Harry la vedeva sorridere, sentiva ancora le farfalle nello stomaco.
"Da quello che mi ha detto la McGranitt siamo troppo pochi per dividerci in case. Non c'è Serpeverde, a parte Malfoy, ricordi? Ci metteranno in un unico dormitorio."
Harry lanciò un'occhiata a Hermione, che aveva risposto al suo posto. Giusto, non aveva pensato che Malfoy era l'unico Serpeverde a tornare. Harry stava morendo dalla voglia di sapere che cosa avesse spinto Malfoy, tra tutti, a tornare.
Ron tirò su con il naso e si sistemò i guanti, pronto a spiccare il volo. "Mi dispiace per quel povero sfigato che finirà con Malfoy."
*
Per un crudele scherzo del destino, Draco Malfoy si era trovato a dividere la stanza con Harry Potter. Quando lo aveva scoperto, Draco si era domandato che cos'avesse in mente la McGranitt: era indeciso con il pensare che Potter fosse considerato uno dei pochi che potevano tenergli testa o fosse una forma di 'controllo'. In entrambi i casi, Malfoy non aveva voce in capitolo.
"Non voglio litigare," avvertì immediatamente Malfoy, appena vide entrare Potter nella stanza con un'espressione scura sul volto. Era stanco, litigare con Harry Sono-Fottutamente-Perfetto Potter non lo divertiva più. Voleva solo che quei mesi scorressero il più velocemente possibile e che quell'assurda pantomima finisse. "E' già abbastanza essere tornati qui, non c'è bisogno di renderlo ancora più spiacevole."
"Potevi rifiutarti di tornare," lo rimbeccò Harry. Se pensava a quanti problemi la McGranitt aveva dovuto sistemare per riavere i suoi vecchi studenti a Hogwarts per un altro anno, non riusciva davvero a simpatizzare con Malfoy. Lo guardò, la divisa perfettamente sistemata, i capelli biondi più lunghi di quanto ricordasse, ma l'espressione... oh, quell' espressione . Quello era l'unico motivo per cui Harry non disse nulla.
"No che non potevo, Potter," controbattè Draco a denti stretti. Non tutti sono usciti puliti da questa guerra.
Si guardarono per un lungo momento, Harry indeciso, Draco provocatorio, ma non aggiunsero altro. L'Eroe e l'Eterno Traditore. Una coppia malassorita, patetica e ridicola. Draco non riusciva a vedere l'Harry che aveva provocato per sei anni, Harry non riusciva a vedere il Draco viziato con i capelli schiacciati.
Draco vedeva un Salvatore e, a dispetto dal suo ruolo nella guerra, era anche il suo Salvatore. Vedeva Harry tornare a salvarlo nella Stanza delle Necessità, intestardirsi nel non lasciarlo morire lì anche se la sua stessa vita era in pericolo. Vedeva Harry portato in braccio dal mezzogigante. Vedeva Harry uccidere Voldemort. Non lo vedeva più adolescente, lo vedeva lontano, come se non fosse in quella stanza, ma fosse invece su un piedistallo.
Harry non vedeva il ragazzino viziato e gracilino. Non vedeva l'arrogante bambino che aveva incontrato da Madama McClan. Vedeva Draco piangere in un bagno, confortato da Mirtilla Malcontenta, vedeva Draco cercare di uccidere Silente e non riuscirci, vedeva Draco guardare indietro, correndo fianco a fianco a Piton, vedeva un Draco insicuro e plagiato dalle sue debolezze. I tempi del Quidditch erano lontani, e Harry non riusciva a incolpare Draco della sua fragilità. Tanti, come lui, erano stati intrappolati dalle loro paure, ma non per questo erano da biasimare. Harry in primis aveva desiderato morire per non essere considerato responsabile ed era debolezza anche quella.
*
'Harry! Lo abbiamo chiamato Teddy! Vogliamo che tu sia il suo padrino!'
Remus e Tonks sdraiati sull'erba, fianco a fianco, occhi spalancati, catturati nell'ultimo istante della loro vita.
'Io distruggerò ogni cosa a te cara, Harry Potter.'
"Potter! Potter!"
Una mano scheletrica, fredda e incolore, posata sulla fronte. 'Siamo uguali, tu ed io. Siamo uguali.'
"Harry!"
Harry spalancò gli occhi, il cuore a mille e la fronte imperlata di sudore. Il panico si impossessò del suo corpo e rimase fermo, immobile, cercando di ricordarsi di respirare. Era Voldemort? Voldemort lo aveva catturato?
"Harry! Dannazione, guardami!"
Harry lo guardò. Era Draco Malfoy, chinato sopra di lui, un ginocchio sul suo letto, le mani ad afferrargli le spalle in una presa ferrea. Aveva i capelli scompigliati, davanti agli occhi, e su una delle sue guance c'era il segno delle pieghe del cuscino.
Era Malfoy. Andava bene. Era solo Malfoy. Non era un incubo. Era Malfoy.
"Malfoy."
Il viso di Draco si rilassò visibilmente e la presa si allentò. Harry lo odiò. Quel contatto umano era reale e Draco glielo stava togliendo. Non disse niente, rimase solo a guardarlo, un po' imbarazzato e un po' furioso, aspettando che l'altro lo prendesse in giro.
"Oh, era ora." Malfoy lo osservò per un lungo istante, poi si alzò e andò nel suo letto come se niente fosse successo.
Harry rimase immobile ad ascoltare Draco infilarsi sotto le coperte. Il Serpeverde non spense l'unica candela accesa e Harry si ritrovò a fissarla fino al mattino successivo.
*
In qualche maniera, Harry era sopravvissuto all'umiliazione di aver dato di matto per uno stupido sogno di fronte a Malfoy. I primi tempi, il Grifondoro aveva evitato accuratamente l'altro mentre cercava una scusa per chiedere alla McGranitt di fargli cambiare stanza.
Poi, era cominciato il senso di colpa. Ogni volta che Harry aveva intravisto Draco, lo aveva trovato solo. Non ci provava nemmeno a cambiare la sua situazione. Se ne stava sulle sue, ignorando le persone sussurrare o spostarsi al suo passaggio, come se Draco avesse una qualche forma di malattia contagiosa.
E, non per sbandierare il suo complesso dell'eroe, ma Harry ne stava avendo abbastanza di quel comportamento.
Quella sera, Harry marciò verso la sua stanza con la ferma convinzione di confrontare Malfoy e dirgli... che cosa, non era nemmeno sicuro, ma era certo di voler sbloccare quella situazione di impasse.
Quando aprì la porta, però, i suoi intenti andarono a farsi benedire. Trovò Malfoy seduto sul suo letto, circondato da libri aperti, a scrivere furiosamente quello che sembrava fosse il compito assegnato dalla McGranitt. Non alzò la testa all'arrivo di Harry, ma il Grifondoro vide che la piuma aveva smesso di scrivere per un lungo minuto prima di tornare a vergare furiosamente la pergamena.
Harry si sdraiò a peso morto sul suo letto e osservò per un lungo momento il baldacchino. Estrasse il boccino da sotto il cuscino e lo lanciò in aria, catturandolo due secondi dopo. Ripetè quei movimenti più e più volte, prima che la sua bocca andasse per i fatti suoi.
"Lo sogno ogni notte."
Draco si bloccò e voltò il capo, fissando la sagoma coricata di Harry. Il frullio di ali e i movimenti del boccino lo ipnotizzarono, così come la voce di Harry, il tono basso e confidenziale.
"Sogno Voldemort ogni notte," continuò Harry. "Non l'ho ucciso, è tornato e ogni notte mi ricorda la sua vecchia promessa."
Draco abbassò la piuma. "Che ti ucciderà?"
Le dita di Harry di contrassero un momento prima di lasciar libero il boccino. "Che ucciderà ogni persona a me cara. La torturerà e ucciderà di fronte ai miei occhi e io sarò costretto a guardare."
Passò un lungo silenzio tra di loro e Draco si ritrovò a trattenere il respiro. Il boccino era l'unico soggetto in movimento nella stanza, l'unico che producesse un qualsiasi rumore e Draco riusciva quasi a sentire il battito del suo cuore.
"Voldemort è morto. L'hai ucciso," disse infine, con calma, strascicando le parole, sillabandole con cura.
"Razionalmente lo so," continuò Harry. "So che l'ucciso e glielo ripeto ogni notte, ma lui mi chiede sempre se sono davvero sicuro e... e la mia certezza vacilla. Non so mai come uscire dall'incubo. A volte è così reale che non riesco a staccarmene."
Draco non seppe che cosa rispondere. Non sapeva nemmeno ci fosse qualcosa da aggiungere. Non poteva essere d'aiuto, - Draco, il più fottutamente incasinato di tutti -, e forse Harry nemmeno cercava conforto, nè Draco sapeva come provvederglielo.
"Quando mi sveglio, mi tocco la fronte. Ho paura di sentirlo." Harry si mosse sul letto e gli diede le spalle. Il boccino lo seguì, svolazzando sopra la sua testa, prima che il Grifondoro non lo afferrò e il rumore di ali finì. "Non l'ho mai detto a nessuno."
Draco deglutì, abbassò lo sguardo e osservò la sua calligrafia, piccola e ordinata, danzargli davanti agli occhi, confondendo parole e punteggiatura. Si sentì inutile, ma non a disagio. Si sentì chiuso e senza sbocchi.
Harry gli aveva donato un pezzo di sè e Draco non sapeva che cosa farsene.
*
La notte dopo, Draco aveva aspettato che Harry si coricasse prima di parlare.
"Lo sogno spesso anche io."
Draco sentì distintamente Harry trattenere il fiato e si fece coraggio. Aveva cominciato lui questo siparietto condividiamo-condividiamo, non poteva lasciarlo a metà.
"Sogno che non lo hai ucciso, che sei morto, e Lui ha preso il controllo di tutto. Sogno che il mio marchio brucia e io devo obbedire ai suoi ordini. Tu sei morto, Silente è morto, e nessuno può uccidere quel bastardo."
Draco alzò lo sguardo e vide Harry osservarlo di rimando, gli occhi verdi spalancati e pieni di attenzione, timore e qualcosa di molto simile alla comprensione.
"E poi ti sento nel letto accanto," a combattere i tuoi demoni, il mio stesso demone "E so di essere libero." E per questo ti ringrazio ogni giorno.
"Vuoi dire tranne quando ti sveglio perchè faccio il pazzo," aggiunse Harry con ironia.
Draco distolse lo sguardo e si concesse un piccolo sorriso. "La tua sfiga è contagiosa, Potter."
Harry rise.
*
I giorni passarono veloci tra lezioni, esercitazioni, partite di Quidditch, week-ends a Hogsmeade.
Ogni notte Harry chiudeva la porta della stanza e Draco era lì, seduto sul letto a leggere o studiare. Non c'era un momento preciso in cui uno dei due cominciasse a parlare, ma quando succedeva, l'imbarazzo era parte del passato e, nel tempo presente, due persone così diverse come loro si trovavano a parlare senza sbranarsi.
Harry si era sorpreso a confidare a Draco quelle piccole, stupide cose di tutti i giorni, come faceva sempre con Ron e Hermione. Erano stupidaggini, inutilità, cose di cui lamentarsi e poi dimenticare, ma era come colmare un abisso tra loro.
Entrambi si stupivano di quanto fosse cambiato tra di loro o di quella specie di cameratismo che si erano trovati a condividere. Forse Hermione aveva ragione a dire che la guerra aveva bloccato tutto, compreso il tempo, e quell'ultimo anno a Hogwarts poteva essere la loro occasione per riscoprirsi.
Ed era un piacere scoprirsi 'normali' maghi, oberati da compiti teorici e ricerche. Era divertente vedere i compagni di classe addormentarsi alle lezioni di Ruf, riempire quaderni e quaderni di scarabocchi, vedere Seamus prepararsi per raid in cucina, Ron strafogarsi durante i pasti, Neville tornare goffo, Hermione sclerare dietro i compiti.
Avevano diciassette anni e avevano un futuro. Quando Harry lo aveva detto ad alta voce, in tono scherzoso e serio insieme, Draco era quasi scoppiato a ridere. Era stata la sua prima risata e Harry se ne sentiva estremamente orgoglioso.
Harry si era beccato parecchie occhiate strane da Ron e Hermione. O da tutti in generale.
Il fatto era che avesse cominciato a sedersi accanto a Draco durante i pasti era evidentemente qualcosa di scandaloso.
Il primo giorno che lo aveva fatto, Draco stesso lo aveva guardato con gli occhi fuori dalle orbite. Harry aveva cominciato a mangiare, di corsa, perchè dovevano correre alla serra sette per la lezione con la Sprite e quella maledetta serra era al limite con la Foresta Proibita.
Draco gli aveva sussurrato 'non ingozzarti' e aveva ripreso a mangiare. Quando Harry aveva cominciato a tossire, quasi soffocando con il succo di zucca mentre alla cieca cercava di colpire un sghignazzante Draco.
Una notte, Harry era rimasto intrappolato nel suo incubo ancora una volta. Questa volta c'era anche Draco: era la nuova vittima di Voldemort, era quello che gridava e si dimenava sul pavimento mentre Voldemort gli lanciava un Cruciatus dietro l'altro.
Il dolore era così forte, così come lo shock, che Harry si sentiva soffocare e la fronte prendere fuoco. Si era svegliato grazie a Draco. Il compagno di stanza lo aveva violentemente, strappandolo via dal suo incubo. Draco, vivo e vegeto, e perfettamente in grado di gridargli contro che Voldemort era morto.
Harry non sapeva che cosa gli avesse preso, ma Draco sembrava tornato ad essere il ragazzino insopportabile di qualche anno prima. Draco lo guardava con espressione per niente amichevole e continuava a scuoterlo.
"Che ti prende?!" Harry gracchiò, quasi senza voce.
Draco scosse la testa, si alzò dal letto, fece qualche passo, e poi tornò a sedersi al fianco di Harry. "Che cos'hai sognato?"
Harry si asciugò il sudore sulla fronte, lasciando le dita tentennare in corrispondenza della cicatrice a forma di fulmine. "Voldemort. Tel'ho detto."
Non avevano più parlato degli incubi. Quando Harry ne aveva uno, Draco lo svegliava e passavano ore a parlare, fino a che il sole non spuntava dall'orizzonte.
Quella notte era diverso, Draco si stava comportando diversamente.
"Che cos'hai sognato, a parte Voldemort?" Draco rincarò. "Chi hai sognato?"
Harry chiuse gli occhi. Oddio. Oddio.
"Voldemort. Solo lui." Diede le spalle a Draco, continuando a tormentarsi la cicatrice.
Draco gli afferrò la spalla, costringendolo a guardarlo e lasciar perdere la fronte.
"Hai pronunciato il mio nome."
"Ti sei sbagliato."
"Non direi. L'hai pronunciato più volte. Non sono stupido né sordo." Draco aveva usato un tono meno pretenzioso e più tranquillo, come se fosse piacevolmente sorpreso. Peccato per quell'espressione poco amichevole.
Draco non gli chiese che cos'avesse sognato di preciso e Harry non aveva intenzione di dirglielo. Si guardarono a lungo, finchè, d'improvviso, Draco si chinò e lo baciò.
Harry spalancò gli occhi, preso in contropiede. Le sue mani andarono immediatamente ad afferrare il viso dell'altro, in un riflesso incondizionato, e ricambiò il bacio, felice di trovare il 'nuovo' Draco. Era reale, era fisico, era Draco.
Quando il biondo si staccò per prendere fiato, si scambiarono un lungo sguardo, sorpresi delle loro stesse azioni, poi, lentamente, Draco si alzò e tornò nel suo letto.
Nessuno dei due dormì per il resto della notte.
*
Il secondo bacio fu meno inaspettato del primo.
Harry stava uscendo dai sotterranei dopo due ore di pozioni e Draco lo osservò mentre rideva ad uno degli scherzi stupidi di Weasley. Senza pensarci due volte, Draco gli era andato dietro, gli aveva dato un lieve spintone e lo aveva sorpassato, sicuro che Harry avrebbe capito.
Le mani gli tremavano dal nervosismo e Draco se ne passò una tra i capelli. Imboccò un corridoio dalla parte opposta della Sala Grande, lasciando che le sue gambe lo conducessero dove esse desideravano.
Si era appoggiato ad una colonna, guardando fuori dalla finestra e aveva aspettato. Harry era arrivato poco dopo, chiedendogli che cosa volesse.
Draco aspettò che Harry fosse abbastanza vicino e lo baciò. Non era niente di impetuoso come qualche notte prima, no, Draco si prese tutto il tempo necessario.
Gli posò un veloce bacio sulle labbra poi, con la lingua, gli tracciò il contorno delle labbra, chiedendone l'accesso. Harry, da bravo Grifondoro, lasciò cadere la borsa che aveva sulla spalla, gli passò le mani attorno al collo e lo baciò, con la sua determinazione tipica.
Draco gli afferrò la cravatta e, con il pollice, gli accarezzato lo stemma di Hogwarts.
Mentre il resto della scuola cenava, Draco aveva mappato ogni millimetro della bocca di Harry e Harry si era spinto contro Draco, la sua erezione dura contro la coscia del biondo, noncurante di essere in un dannato corridoio, dove decine di ritratti potevano spiarli.
*
Era una cosa stupida, ma quando Harry lo disse ad alta voce, Draco non rise. Non c'era il minimo accenno di divertimento sul volto, anzi, ne sembrò estremamente compiaciuto come se Harry gli stesse facendo un dono inaspettato (e Harry cercò di non immaginarsi nei panni della ragazzina, grazie tante).
Quando le lezioni erano terminate, Harry e Draco camminarono fianco a fianco fino alla loro stanza, lasciando che le loro braccia strusciassero per tutto il tragitto. Draco riuscì a mantenere una facciata inespressiva, ma Harry continuò a scoccargli occhiate di sottecchi, arricciando le labbra di tanto in tanto.
Draco aveva appena aperto la porta, quando Harry gli era letteralmente saltato addosso, spingendolo contro il muro e baciandolo.
Tra un bacio e l'altro, le loro mani si cercarono, accarezzandosi, stringendosi, tremando e mostrando quanto entrambi fossero elettrizzati e preoccupati di questo nuovo sviluppo.
Senza rendersene conto, Harry cominciò a litigare con il mantello di Draco, cercando di toglierlo senza guardarlo. Draco si scostò dal muro, sussurrandogli sulle labbra umide che la magia era utilissima in questi casi.
Quando Draco aveva spinto sul suo letto Harry e gli era andato sopra, posando piccoli baci e morsi sul viso e la mandibola, Harry era andato in panico. In un assurdo aggrumo di parole, biascicamenti e rossori glielo aveva detto.
E, appunto, Draco non aveva riso.
“Non... non farai una delle tue stupide battute?” Harry domandò con voce incerta. Merlino, si sentiva davvero come una ragazzina, in quel momento, con un assurdo bagaglio di insicurezze mentre stava sabotando la sua prima volta.
Draco gli passò una mano sulla guancia ispida, lasciando le dita indugiare sulla traccia di barba. “No, perchè dovrei? Io ho altri programmi in mente.”
La sua mano si sfilò da sotto la sua schiena e andò a stuzzicare l'erezione di Harry. Draco sorrise alla reazione immediata del corpo del moro e tornò a martoriargli le labbra con un altro bacio mozzafiato mentre la sua mano si muoveva su e giù.
“Visto che lo hai menzionato... Vuoi sapere un segreto, Harry?” Draco si scostò leggermente, abbastanza da potergli sussurrare sulle labbra ma non troppo, cosicchè riuscì a rubare un sospiro spezzato a Harry quando lo portò quasi al limite.
“A-adesso?”
“Sono vergine anche io.”
L'orgasmo lo colpì in quel momento, sotto la mano di Draco, sotto Draco in generale, con quella confessione nelle orecchie. Harry cercò di prendere fiato e raccimolò abbastanza saliva per poter rispondere solamente quando il seme si era trasformato in una macchia appiccicosa tra il suo grembo e quello di Draco.
“Da-davvero?” Gli occhiali gli si erano appannati, quindi quando aprì finalmente gli occhi, Harry vide la figura di Draco dai contorni sfocati e fumosi.
“Sembra che ci imbarcheremo in questo viaggio insieme,” scherzò il Serpeverde, ma la voce non era sicura: aveva lo stesso tono di Harry quando gli aveva confessato di essere vergine. “Che ne pensi?”
Harry rise. Oddio, si sentiva la testa leggera e il cuore scoppiargli dal petto. Non sapeva se fosse la conseguenza dell'orgasmo o pura e semplice felicità, ma se ne sentiva drogato. E aveva bisogno di altro. Ancora.
“E' una sfida,” ribattè. Si portò una mano sulla fronte e sentì Draco trattenere il fiato, come se avesse paura che Harry si ritraesse con il suo vecchio demone, ma la mano del Grifondoro terse solamente il sudore, senza preoccuparsi della cicatrice.
“Paura Potter?” Draco gli rivolse il suo caratteristico mezzo ghigno ma i suoi occhi erano privi di disgusto o sfida. Se Harry si fosse guardato allo specchio in quel momento probabilmente avrebbe avuto un'espressione eguale stampata sul viso.
“Non se sono con te, Malfoy,” affermò attirandolo a sé. “Ma se lo dici in giro, negherò di averlo anche solo pensato.”
“Già, non vorremmo avere un Eroe del Mondo Magico pronunciare stupide frasi stucchevoli, vero?” Draco ridacchiò e la sua risata riverberò contro il petto di Harry, come se fosse rimasta intrappolata tra di loro. “Tranquillo, per il resto della serata ho in programma di farti gemere e gridare il mio nome.”
Oddio. Se Draco non la smetteva di fare quella cosa con la lingua, il pene di Harry avrebbe preteso attenzioni al più presto. Di nuovo.
“A proposito di stupide frasi...”
“Sì, Draco?”
“Silenzia la stanza.”
“Per chi mi hai preso? L'ho già fatto. Ma ora, Draco, mi sembra che tu abbia promesso gemiti e urla...”
“Tranquillo, Potter. Abbiamo tutto il tempo del mondo.”
E quello, oltre ad essere perfettamente vero, era anche la ragione per cui il petto di Harry stava gridando di felicità. Meglio di qualsiasi vittoria nel campo da Quidditch, perchè ora, Harry aveva Draco. In quale forma, ancora non ne era certo, ma si stavano curando le ferite a vicenda e questo, per ora, era abbastanza.