[Fanfic - Glee] Gift per chibi_saru11 Parte I

Dec 03, 2011 13:11

Gift for: chibi_saru11
Title: Una brava mamma.
Author: Secret Santa
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Fandom: Glee
Pairing/Characters: Blaine Anderson, OMC e OFC (Sig. e Sig.ra Anderson), Kurt Hummel.
Rating: PG
Warning: Angst, Homophobia, H/C, Slash
Word Count: 13.494 (secondo Word)
Summary: Le famiglie vere sono come le battaglie giuste.
NdA: La storia è ambientata all'inizio dell'estate tra la seconda e la terza stagione.

Una brava mamma.

I'm sorry (take him back, oh take him back, he didn't mean it)
Will you ever forgive me (take him back, oh take him back, he never meant to hurt you))
I'll be sorry (please forgive him, please forgive him)
If you say we're though (take him back and never say you're through)
(Frank Sinatra - Sorry)

Sta fissando la porta da cui Blaine è appena uscito. Quando si volta verso di te la sua espressione ti sconvolge quanto tutto il resto.
Sonia? Davvero ti sta guardando in quel modo? Con quel carico di rimprovero negli occhi?
Come se fossi tu quello in torto, come se Blaine non ti avesse appena mancato di rispetto e non avesse sfidato la tua autorità senza la minima remora.
Sonia? Lei ti ha sempre appoggiato, vi siete sempre capiti. Sonia non ha mai messo in dubbio le tue scelte e il tuo modo di educare Blaine.
E ora è lì, e ti fissa come se provasse il fortissimo impeto di schiaffeggiarti.
È questo, più di ogni altra cosa, che fa montare ulteriormente la tua collera, portandoti fino al punto di rottura.
Sonia. La tua Sonia. Da lei non te lo saresti mai aspettato.

*

«Dillo, avanti!» Sonia non poteva credere che Rick stesse davvero usando un tono di voce così alto e collerico mentre parlava con lei. «Ho capito cosa pensi.»
Malgrado la scena a cui aveva appena assistito tra lui e Blaine, e nonostante qualche litigio in passato, il marito non l’aveva mai aggredita in quel modo.
«È solo… è solo che credevo che tutto andasse meglio e non penso che dirgli quelle cose davanti al suo… davanti a estranei e, be’… farlo scappare via così possa aiutarvi a risolvere la situazione…»
Rick parve fissarla come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie.
«Aiutarci? Ma ti rendi conto? Lo senti cosa stai dicendo?» la investì con ancora maggiore veemenza. «È un mio problema, quindi? È solo una situazione passeggera che riguarda esclusivamente me? A te sta bene, allora. Per te è normale?»
Avrebbe voluto rispondergli, ma lui non gliene lasciò il tempo. E poi lo era? Sul serio per lei era del tutto normale? Se l’era mai chiesto davvero?
«Be’, certo che per te è normale. L’ho visto. Così normale che non ti è sembrato nemmeno il caso di discuterne con me prima di lasciare che portasse in casa quel…»
Sonia avrebbe voluto trattenersi ed evitare di alzare gli occhi al cielo, ma non riuscì a controllare il riflesso e neppure le parole. «È solo un ragazzino, Rick. Sono ragazzi entrambi. Due liceali. Erano a scuola insieme e ora…»
Lo vide scuotere il capo. Dalla sua gola uscì una specie di risata ironica che non aveva niente di allegro e di piacevole.
«Due liceali?»
Sonia pensò che la stava trattando come una sciocca. Non l’aveva mai fatto prima. Mai. Nemmeno quando lei era stata davvero un po’ ingenua, una vita fa, all’epoca in cui si erano conosciuti, appena un anno dopo il suo arrivo dalle Filippine.
La ferì anche quello, tanto quanto il tono infuriato con cui la stava affrontando. Lo stesso che aveva usato, poco prima, per investire in pieno Blaine, spingendolo praticamente a fuggire.
Lo strano tipo di sarcasmo che le veniva indirizzato, poi, fece sentire Sonia a disagio, come se stesse parlando con un Rick diverso da quello che le era sempre stato accanto.
«E da quand’è che mio figlio porta a casa questo ex compagno di scuola senza che io ne sappia niente?» Lo stava chiedendo in una maniera non meno odiosa e retorica di quella con cui l’aveva apostrofata un attimo prima.
«Contavi di dirmelo, prima o poi? Sul serio, Sonia, avevi intenzione di dirmelo o è come se non fosse anche casa mia? Perché ritengo di avere il diritto di sapere certe cose, non credi?»
Le venne spontaneo annuire. Sì, certo, almeno su una cosa Rick aveva ragione: avrebbe dovuto dirglielo. Avrebbe dovuto se non altro interpellarlo prima di dare a Blaine il permesso.
Ma - solo ora si rendeva conto di averlo pensato - non le era parso poi così indispensabile, anche perché in fondo non ci vedeva niente di male.
Si trattava solo di due adolescenti e, per quanto ammetterlo con se stessa le stringesse un po’ lo stomaco, impedire a Blaine di portare a casa il proprio ragazzo non l’avrebbe di sicuro reso meno gay.
Blaine era gay, sì. Gay. Suonava tremendamente definitivo, no? Inutile girarci intorno.
Suo figlio era gay. Lo era che a lei e Rick piacesse o meno, e anche a volerlo chiamare in un qualunque altro modo restava comunque tale.
Ma era pur sempre Blaine e a lei non era parso così terribile farlo contento dicendogli che non c’erano problemi se voleva portare a casa qualcuno la cui compagnia lo rendeva felice.
Prima della Dalton l’aveva visto così solo, così poco se stesso.
Se avere un amico a casa con sé e presentarglielo lo faceva stare meglio, che male c’era?
Certo, non gli avrebbe concesso di fare altrettanto mentre sia lei che Rick erano fuori, ma non era riuscita a trovare così assurdo che Blaine e quel ragazzo - Kurt. Aveva un nome, si chiamava Kurt e no, in effetti, non era solo un amico - trascorressero un po’ di tempo insieme in un luogo tranquillo e sicuro mentre lei era nella stanza accanto.
Ciononostante non poteva mentire a se stessa: dentro di sé aveva sempre saputo che Rick non avrebbe approvato. Lo sapeva fin dal principio, e doveva essere tanto onesta da ammetterlo.
Se così non fosse stato gliene avrebbe parlato e invece, su quel punto aveva ragione lui, si era guardata bene dal dirglielo.
Solo non avrebbe mai creduto che il suo disappunto potesse essere così radicale e violento.
Però certo non gli aveva detto niente. Era verissimo.
Non c’erano mai stati segreti tra loro. O forse no, qualche omissione da parte sua c’era stata, piccola, inconscia e innocente, o almeno così lei aveva creduto.
Segreti minuti e teneri, che in effetti avevano riguardato sempre e solo Blaine.
Ma non avrebbe mai mentito al marito o taciuto qualcosa di davvero importante.
Lei e Rick avevano sempre vantato un’ottima complicità e molta fiducia.
Rick ne aveva sempre avuta in lei e Sonia, dal canto suo, si rendeva conto di averne riposta nel marito ben più di quella che di norma serviva per far funzionare una coppia.
Si era fidata di lui come uomo, come persona, come compagno e addirittura come mentore, perfino quando era stato appena un ragazzo.
Non aveva mai pensato che Rick potesse farla soffrire davvero o deluderla seriamente.
Lui le aveva insegnato tutto sull’America, l’aveva appoggiata, guidata, perfino viziata. Le aveva sempre mostrato di confidare nelle sue capacità e di apprezzare quel che faceva per la casa e la famiglia.
Le era stato accanto con dolcezza e amore che non erano mai venuti meno, malgrado il passare del tempo.
Rick era stato un marito esemplare, un compagno fedele e premuroso.
Sonia lo amava e non aveva mai dubitato di essere amata altrettanto.

***

Sonia Delgado Cruz era arrivata negli Stati Uniti all’età di sedici anni e le sue idee sull’America a quell’epoca erano state vaghe e rosee come un sogno a occhi aperti.
Il motivo di tanto ottimismo al pensiero di lasciare le Filippine e tutte le persone a lei care, tranne suo fratello Diego e i suoi genitori, era stato duplice e in parte decisamente infantile.
A condizionare le sue aspettative, infatti, avevano contribuito i film.
Vecchi sciocchi film degli anni quaranta e cinquanta che sua madre aveva amato guardare e che erano stati il sottofondo della sua infanzia. Pellicole in cui gli attori di Hollywood mostravano un’America elegante e leggera come un drink con la soda, tutta corteggiamenti galanti e gonne a corolla gonfie di crinolina.
Il suo primo pensiero nel sentire nominare quella che era poi diventata la sua nuova patria era stato un fotogramma in bianco e nero: Sabrina, deliziosa e perfetta nella sua ingenuità, che dal suo rifugio su un albero spiava l’eleganza luccicante di una festa mondana a Long Island.
Niente di più distante delle Filippine e nello stesso tempo un’immagine che qualunque ragazzina romantica avrebbe potuto desiderare veder trasformare in realtà, non importava dove fosse nata di preciso.
Ma, soprattutto, Sonia era stata contagiata in maniera totale e assoluta dall’incrollabile fiducia di suo padre nel cosiddetto “sogno a stelle e strisce”.
In realtà Carlos Cruz era sempre stato un inguaribile ottimista e un sostenitore sfegatato delle possibilità infinite del sistema americano.
Ottimo ingegnere, laureato con il massimo dei voti e con una specializzazione di tutto rispetto, avrebbe potuto restare a Manila e fare carriera in breve tempo, diventando un privilegiato e godendosi molti più lussi della maggioranza dei propri connazionali. Niente gli avrebbe impedito di vivere una vita agiata e senza grandi preoccupazioni per il futuro.
Carlos invece aveva sempre sognato l’America.
Si era trasferito per primo lasciando momentaneamente indietro moglie e figli e, con tutta la caparbietà che l’aveva sempre contraddistinto, in meno di sei anni era riuscito a ottenere tutto ciò che aveva desiderato per sé e per la propria famiglia.
Il che aveva significato una grande casa in uno dei quartieri “in” di Boston, un conto in banca considerevole e la possibilità di farsi raggiungere dai suoi cari  e di non far mancare loro nulla.
Diego e Sonia avrebbero anche potuto studiare in un college prestigioso, se solo l’avessero voluto.
Diego in effetti aveva scelto Harvard e si era laureato in medicina, ma Sonia, per quanto tentata, aveva finito con l’ascoltare sua madre e i suoi consigli tradizionalisti, e così aveva rinunciato. Era stata facile da convincere, anche perché non aveva avuto le idee chiare tanto da impuntarsi e scegliere di testa sua.
A ripensarci - e non era accaduto spesso che lo facesse - Sonia doveva ammettere che non aveva mai avuto una vera ambizione universitaria.
Giornalismo, storia e giurisprudenza le erano parse tutte opzioni interessanti, ma nessuna di loro al punto di spingerla a presentare domanda per il college.
Forse le cose sarebbero andate comunque in modo diverso se l’anno in cui aveva conseguito il diploma Rick non le avesse chiesto di sposarlo non appena lui si fosse laureato e sistemato in Ohio nello studio del padre.
Sonia a quel punto si era completamente scordata del college. Harvard per lei era diventato niente più che il luogo in cui il suo fidanzato si era distinto negli studi e nel canottaggio e da cui sperava di vederlo presto uscire per diventare suo marito.
Grande amico di Diego, con cui condivideva la passione sportiva anche se non il corso di studi, Richard Anderson aveva fatto breccia nel cuore di Sonia fin dal primo incontro.
Distinto ed elegante, anche se non molto alto, Rick aveva un viso aperto e occhi verdi che nemmeno la pesante montatura in tartaruga degli occhiali riusciva a far passare inosservati.
A Sonia era apparso bello, desiderabile e meravigliosamente vecchio stile. Ad esempio, l’aveva corteggiata sul serio, in un modo forse perfino un poco ingenuo e fuori moda.
Non era mai stato eccessivamente estroverso e forse neppure brillante, ma Sonia con lui non si annoiava mai e si era sentita amata fin dal primo momento in cui lui si era dichiarato. Ossia, sei mesi dopo averla conosciuta.
Sei mesi erano una vera sciocchezza, specie per due ragazzi come erano stati loro, ma Sonia non aveva mai dubitato neanche per un momento che Rick fosse sincero e si era resa subito conto che era vero anche il contrario: ricambiava i suoi sentimenti di tutto cuore e poteva immaginare senza sforzo di invecchiare insieme a lui anno dopo anno.
Per quel motivo, per quanto fosse stata ancora una bambina con il rotolo del diploma tra le dita e i capelli legati a coda di cavallo, gli aveva risposto di sì senza la minima esitazione.
E si era scordata ogni ambizione universitaria.
Magari una ragazza nata e cresciuta in America l’avrebbe considerato inconcepibile, specie in un periodo di grande fermento culturale come lo erano stati gli anni della sua adolescenza, ma Sonia non era nata a Boston e non aveva mai avuto rimpianti.
Quel che possedeva, a distanza di una ventina d’anni di matrimonio, la appagava completamente.
Come suo padre e sua madre prima di lei, Sonia aveva una bella casa, una vita agiata e tutte le comodità che avrebbe potuto desiderare.
Non lavorare non la annoiava e le aveva lasciato il tempo di dedicarsi alla famiglia in un modo che l’aveva sempre fatta sentire realizzata, al riparo e serena. Sonia amava l’ordine, e non avere un lavoro le consentiva di concentrarsi su quello domestico come nessuna donna in carriera avrebbe mai potuto fare.
Rick era stato l’ottimo marito che lei aveva desiderato, e Sonia ne era ancora innamoratissima.
Non come il primo giorno, no, perché non era possibile e nemmeno l’avrebbe voluto. Ma forse ora lo amava in modo ancora più completo.
Quelle sull’amore pazzo e immutabile erano stupidaggini e malgrado la sua passione per le vecchie commedie hollywoodiane Sonia lo sapeva benissimo. Non era una stupida e nemmeno una bambina con la testa sempre tra le nuvole.
Al contrario aveva senso pratico da vendere e sapeva che l’amore duraturo era qualcosa di ben diverso da un certo tipo di stereotipi.
Il fatto che le piacessero le commedie romantiche vecchio stile non significava che non si rendesse conto di come stavano le cose nella vita vera.
Se fossero esistiti sul serio neanche Sabrina e Linus  dopo un ventennio sarebbero stati gli stessi della luna di miele.
Ciò non toglieva che Sonia fosse profondamente innamorata del proprio marito.
Certo, con il trascorrere del tempo Rick aveva perso del tutto quell’aria un po’ buffa e tenera che aveva avuto a vent’anni. Lui forse non aveva mai saputo di possederla ma Sonia l’aveva trovata deliziosa.
C’era poco nell’avvocato in carriera con cui tuttora condivideva il letto di quel ragazzo signorile ma a volte un po’ goffo che, all’epoca del college, l’aveva fatta sentire piena di spirito materno malgrado lui avesse avuto ben quattro anni più di lei.
Rick non le inciampava più nei piedi mentre ballavano un lento, anche perché ballare non era più una delle loro occupazioni se non molto saltuariamente, però Sonia non se ne crucciava in modo eccessivo.
Sotto quel punto di vista suo marito era cambiato ma in compenso ora rivedeva in lui molto più spesso la determinazione, la sicurezza di sé e la combattività che avevano reso Rick un avvocato tra i più stimati e, ai suoi tempi, un piccolo fenomeno del canottaggio universitario.
Durante le gare Sonia non l’aveva mai trovato impacciato o timido. Era il lato di lui che il lavoro, il passare del tempo e l’esperienza avevano fatto prevalere, ma non le era mai dispiaciuto in modo particolare.
In fondo nemmeno lei era più esattamente la ragazza in ballerine rasoterra e senza trucco che si era intenerita per i suoi momenti sciocchi o che aveva fatto il tifo con trepidazione mentre lui e Diego gareggiavano.
Il lato vincente di Rick le era sempre piaciuto tanto quanto quello tenero - l’aveva sempre rassicurata e fatta sentire protetta - e poi forse di quello più vulnerabile non sentiva una gran mancanza anche perché poteva ancora ritrovarlo, ogni volta che lo voleva.
Le bastava alzare gli occhi e cercare con lo sguardo suo figlio Blaine.
In lui spesso rivedeva il Rick più fragile che sembrava essere scomparso anni addietro.
In realtà Sonia aveva notato che anche Blaine pareva possedere entrambi i tipi di indole.
Quando non si trovava tra le pareti di casa, curiosamente, suo figlio appariva molto più spavaldo e sicuro di sé.
In un paio di occasioni, quando era stato più piccolo e quindi aveva trascorso più tempo con lei, si era ritrovata a pensare che Blaine fosse capace di rasentare addirittura la sfacciataggine, cosa che di certo non aveva preso da suo padre.
Quella e il carattere davvero estroverso, al limite della teatralità, erano di sicuro un retaggio di famiglia, ma semmai provenivano da suo fratello Diego.
Lui sì era sempre stato quel che si suol definire una persona brillante.
Diego era ancora oggi l’anima dei party bostoniani e delle cene di beneficienza. Era quello che l’ospedale mandava sempre in avanscoperta quando l’amministrazione cercava nuovi fondi.
Nemmeno l’esercitare come neurochirurgo e il venire a contatto ogni giorno con il dolore e la miseria umana gli avevano mai fatto perdere quella sua aria da minuto commediante che se la sta godendo un mondo.
Sonia non lo vedeva che una o due volte all’anno, ma Diego riusciva sempre a strapparle un sorriso.
Lo stesso, di norma, poteva dirsi di Blaine.
Quando Sonia lo osservava si rendeva conto di quanto strettamente lei e Rick si fossero legati.
Sotto il punto di vista fisico Blaine assomigliava tantissimo a entrambi.
In lui i suoi geni e quelli del marito parevano essersi fusi al punto di confondersi, proprio come si confondeva sulle sue iridi il colore dei loro occhi.
Nella giusta luce gli occhi di Blaine erano verdi in una maniera sorprendente, ma Sonia stessa non riusciva mai a capire se lo fossero davvero o se, invece, non si trattasse del paio di occhi castani più grandi e profondi che avesse mai fissato.
Durante tutta l’infanzia di Blaine si era beata di particolari come quello.
Lei e Rick non erano riusciti ad avere altri figli e per Sonia il suo bambino era stato un piccolo principe adorato.
Eppure non l’aveva mai viziato eccessivamente, anche perché lei per prima non era stata viziata dai propri genitori.
Rick stesso non aveva mai ecceduto dal momento che, pur provenendo da un’ottima famiglia, era stato cresciuto nella convinzione che ognuno dei lussi che possedeva era qualcosa che avrebbe dovuto meritarsi come suo padre aveva fatto prima di lui.
Sonia riteneva di non aver mai concesso a Blaine più di quanto fosse corretto, ma doveva anche ammettere di essere stata più indulgente del marito.
Aveva anche avuto molto più tempo per esserlo. Per una casalinga, per quanto spesso impegnata a star dietro alla casa, per quanto non priva di interessi e hobby, Blaine era stato per tutta l’infanzia un vero, piacevolissimo, lavoro a tempo pieno.
L’aveva tenuta costantemente occupata e, nello stesso tempo, le aveva fatto compagnia. Le ore di una casalinga, specie quando poteva permettersi un aiuto per le faccende domestiche, potevano essere molto lunghe.
Il lavoro aveva sempre tenuto Rick impegnato per la maggior parte della giornata, e Sonia pur amando moltissimo curare il proprio aspetto e il proprio guardaroba non era mai stata il tipo di moglie che si distrae concedendosi continue sortite nei negozi o interminabili pomeriggi di massaggi e manicure.
Di lei si poteva dire che fosse impeccabile in ogni occasione, specie in quelle mondane che negli anni non erano mai mancate, ma il suo interesse per il lato estetico di se stessa non era mai diventato un’ossessione come spesso era accaduto ad altre donne di sua conoscenza, soprattutto con l’avanzare dell’età.
Sonia si teneva in forma - minuta di natura lo specchio le restituiva un immagine tuttora graziosa, ma sapeva bene che un eccesso di chili di troppo non le avrebbe giovato - e godeva nel concedersi tutti i piccoli e grandi vizi che la sua posizione le consentiva, ma a una frequentazione smodata di palestre, parrucchiere o centri benessere aveva sempre preferito un pomeriggio trascorso con suo figlio.
Si era detta che poteva comunque aver cura di sé anche mentre verificava che Blaine facesse i compiti o mentre guardavano un vecchio film con Doris Day.
Blaine di certo non aveva mai protestato quando lo portava a fare lunghe passeggiate tonificanti, o se lei si limava e smaltava le unghie in sua presenza.
Una maschera e un paio di bigodini erano qualcosa che non avrebbe mostrato facilmente a estranei e, a dire il vero, nemmeno a Rick, ma con Blaine non si era mai posta il problema. Blaine era stato solo un bambino, il suo bambino, e di solito i figli non si preoccupano di un certo tipo di apparenza.
Anche fare shopping con lui - e soprattutto per lui - era stato più divertente.
Insieme avevano guardato tutti i film che lei amava tanto, insieme si erano concessi più di un gelato o di un biscotto di troppo, insieme avevano riso, così tante volte che Sonia aveva perso il conto.
Blaine poteva essere un tale buffone commediante quando ci si metteva e, per di più, non era mai stato capace di vederla triste senza tentare di farla ridere.
In questo, in effetti, era uguale a Rick.
Anche lui, che pure non era mai stato un gran teatrante, se la vedeva pensierosa o giù di corda inventava qualcosa per farle tornare il sorriso.
A volte, se lei appariva di cattivo umore, lasciava da parte anche il lavoro.
In tanti anni, in effetti, Rick non l’aveva mai resa davvero infelice.
Sonia lo sapeva e ne era grata, così tanto che a volte si sentiva un po’ in debito verso il marito.
Come poteva ripagarlo se non dandogli la certezza che stava dalla sua parte?

***

Rick era sempre stato un punto di riferimento e il fulcro del suo mondo e del suo cuore.
Ma Blaine, malgrado ormai andasse al liceo, era ancora un bambino.
Il suo bambino.
E non le era sembrato che ci fosse niente di male nel farlo felice.
Lei, in fondo, era stata per tutto il tempo in casa con i ragazzi.
Non ne aveva parlato con Rick, era vero, ma non si era trattato di nulla di così importante.
Perché lui non lo capiva? Perché non si accorgeva che comunque Blaine era quel che era anche se loro non ne erano contenti? Avrebbe preferito saperlo chissà dove e con chissà chi piuttosto che constatare di persona che nessun malintenzionato gli aveva messo gli occhi addosso?
Non trovando una risposta per sé, Sonia cercò se non altro di rispondere al marito.
«Non… » Era talmente difficile affrontare quella discussione; affrontare proprio Rick, vederlo tanto in collera anche con lei. «Era la prima volta. Blaine mi ha chiesto se poteva invitarlo per il tè. È successo a pranzo, tu… tu eri in ufficio e non mi è sembrato così grave dire di sì senza consultarti. Volevo vedere…» Solo in quel momento capì quanta necessità avesse avuto di sapere. «Vedere se Blaine era al sicuro, se questo Kurt era un bravo ragazzo, chi era, come…»
Si rese conto che era proprio quello il punto.
Blaine aveva un fidanzato e non ne faceva segreto, malgrado il fatto che Rick non gli avesse mai reso la vita troppo facile riguardo a questo genere di discorsi.
Lei comunque, fino a poco prima, aveva creduto che le cose andassero meglio e le era sembrato un buon segno che Blaine si confidasse. Le era parso importante, anche se solo ora realizzava fino a che punto.
Non si sarebbe mai aspettata che il marito ne fosse felice, ma nemmeno che esplodesse in quel modo.
Non sapeva proprio come spiegarglielo, ma aveva avuto un’opportunità di verificare che tipo di persona Blaine stava frequentando, ed era la prima volta che Blaine osava fino al punto di chiedere un simile tipo di concessione. La prima volta.
E Rick non capiva. O forse era lei che, all’improvviso, non capiva più Rick? Com’era possibile? Cosa stava succedendo?
«So che anche Kurt è solo un ragazzino» ritentò, con la voce un po’ affannata, «ma volevo vedere chi era, che tipo di persona…»
Rick la fissò di nuovo come se non l’avesse mai vista. Come se lei fosse stata un’aliena.
«Il tipo di persona che probabilmente pensa che sia normale scoparsi tuo figlio!» Ogni parola la colpì come un sasso aguzzo. Rick stava urlando ancora più forte. «Magari con te nell’altra stanza, perché no, o credi che i ragazzini di quell’età non scopino? Davvero… tra tante cose non avevo mai creduto che tu fossi stupida. Ma ti rendi conto? In casa mia… davvero non riesco a crederci, Sonia…»
Nemmeno lei ci riusciva. Non riusciva a credere a una sola sillaba, era davvero troppo, non ci poteva pensare.
Non credeva alle sue orecchie ma nemmeno al fatto di non essersi mai neppure posta il problema del sesso. Madre di Dio, Blaine era solo un bambino. Il suo.
Il cervello le stava scoppiando e forse Rick aveva ragione a darle della stupida. Magari aveva ragione lui su tutto.
Eppure, non riusciva a convincersi che quello fosse lo stesso uomo che aveva sposato.
C’era qualcosa di così diverso e di così sbagliato in tutto ciò che era accaduto fin dal momento in cui Rick era rientrato dal lavoro in anticipo.
La collera furiosa dopo così tanti mesi di tregua, le urla contro Blaine, le grida di rimando che erano scoppiate solo quando le accuse e le invettive di Rick avevano cominciato a piovere anche su Kurt, la porta d’ingresso sbattuta e ora il loro litigio e il resto…
Sonia non sapeva più a cosa aggrapparsi.
Era in America, era nella sua bella casa, con l’uomo che amava, eppure si sentiva così sperduta da dubitare perfino di se stessa.
Era Rick il vero problema o era lei che non era più la Sonia che entrambi conoscevano?
Perché stava capitando a lei? Cosa aveva fatto di male per meritarlo?

*

Davvero questa è tua moglie?
La guardi e puoi vederla ancora oggi: la liceale timida ma entusiasta che il tuo migliore amico dei tempi del college ti ha presentato in un pomeriggio ventoso subito dopo una gara.
Ti ricordi dello sguardo che vi eravate scambiati - il primo ma già così carico di promesse - delle ciglia di lei che si erano riabbassate appena un attimo dopo, del tono protettivo con il quale Diego aveva puntualizzato l’ovvio: «Sonia è la mia sorellina». Come se ti fosse mai saltato in mente di farle del male o di prenderla in giro e lui ti stesse minacciando di fartela pagare amaramente se solo ci avessi davvero provato.
Ricordi che lei quel giorno aveva la coda di cavallo, alta e fermata con un fazzoletto di seta che si agitava nella brezza e la faceva sembrare uscita da un vecchio film con Sandra Dee. Quello, la gonna a pieghe e la camicia rosa così infantile e pulita. Perfettamente stirata, senza un solo difetto.
Mentre ti tendeva la mano avevi notato i capelli, lucidi e così scuri, come gli occhi, da riflettere la luce meglio dell’acqua alle vostre spalle.
La vedi perfettamente anche ora, la tua Sonia ancora acerba e tanto esotica, più per il suo candore che per via del suo essere filippina.
E allora perché nello stesso tempo ti sembra un’altra?
Non hai mai pensato - neanche per un solo istante - di farla soffrire, e di non tributarle tutto il rispetto possibile. L’hai amata fin da subito e senza riserve.
Ma allora perché ti fissa così? E perché continui a urlarle contro, anche se vedi che le fa male, che l’hai sconvolta e che la stai ferendo sul serio?
Perché non riesci a smettere di gridare?
E perché hai urlato con Blaine anche se è vostro e l’hai sempre amato proprio come lei? Sempre, malgrado tutto. Fin dal primo sguardo.

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