{supernatural + pacific rim au}
Non è rimasto nulla nella bottiglia di whisky che gira su se stessa, come la lancetta di una bussola rotta che non sa più riconoscere il nord. La testa di Castiel gira insieme alla bottiglia, il cervello si riduce ad una pozzanghera d'alcool in cui affogare i brutti pensieri e il suo corpo si accascia sul kotatsu, nello stesso istante in cui la bottiglia cade a terra, con perfetto tempismo.
Il tempismo è tutto, di questi tempi, anche se è un figlio di puttana, come il karma, il destino, i kaiju, il Colonnello, i jaeger e il mondo intero.
Ma per fortuna c'è il buon vecchio whisky che lo aiuta a sognare e a sopravvivere a quello che gli è rimasto dopo Jimmy e che non riesce neppure a definire vita.
Sogna di lui.
Sogna sempre di lui.
Spezzoni di ricordi che galleggiano nei fiumi d'alcool che li ricolora di seppia, come un album di vecchie fotografie.
Ritrova loro due ancora bambini; non hanno nulla se non loro stessi, una vecchia bibbia dalla copertina di cuoio nero con cui Jimmy ha imparato a leggere e una lettera stropicciata che Anna ha dato loro. E' morta giovane, Anna. E' morta dopo averli gettati tra le acque del fiume che bagnava la casa famiglia in cui vivevano, tenendoli con le teste sott'acqua, per non farli riaffiorare. C'è anche quello nei suoi sogni, insieme alla bocca spalancata per gridare aiuto, ingoiando invece acqua, e la mano stretta in quella di Jimmy, poco prima che la corrente li trascinasse via, anche se non così lontano come avrebbe voluto Anna.
Quando riaffiora in superficie, il sogno è cambiato, ma il volto di suo fratello è ancora infantile; gli urla addosso, parole che Castiel non vuole sentire e si tappa le orecchie per non ricordare, mentre Jimmy gli dice che lo odia. Lo odia tanto. Lo odia così tanto. E fugge, correndo sotto una pioggia nera che sembra fatta di petrolio o dell'olio dei motori di Blue Royal.
«No, Jimmy! Torna indietro, è pericoloso là fuori!»
Ha lo stesso schifoso odore di quel dannato olio, che colava ovunque nel conn-pod squarciato dagli artigli di Reikokuna.
«Jimmy! Jimmy!»
Non può lasciarlo da solo sotto una pioggia che puzza come quel giorno.
Ma nel sogno sono ancora bambini, sono ancora lontani dal reclutamento, dagli Jaeger e dalla morte di Jimmy e la minuscola chiesetta del quartiere è ancora il rifugio preferito di suo fratello. Lo trova lì, seduto ad una delle panche, che singhiozza quando si accorge di lui e lo guarda con occhi enormi e blu, identici ai suoi.
«Non è vero che ti odio.» la voce di Jimmy è lontana, nonostante lui sia vicino ora, ancora al suo fianco. Castiel gli stringe la mano, spingendosi con la spalla contro la sua, toccandolo e non desiderando altro. Come si può pensare di vivere senza metà della propria anima? Comecomecome...
«Posso rimanere qui?» gli chiede e lo spera tanto.
Jimmy lo abbraccia, i singhiozzi si fanno più deboli e le labbra sono soffici quando si posano alla guancia di Castiel.
«Jimmy, posso rimanere qui?» chiede ancora, supplicante. E lo spera così tanto.
Lo ha chiesto così tante volte nei suoi sogni, ma non ha mai ricevuto risposta ed ogni volta
«Jimmy...»
si è svegliato ed è tornato solo.
~
«Sei Castiel, vero? Da quant'è che piloti uno di questi affari?»
«Come fai a sapere che sono un pilota?»
«Non ricorderò un cazzo del mio passato, ma so ancora riconoscere il pilota di uno jaeger quando ne vedo uno. Ce l'hanno scritto negli occhi e i tuoi... i tuoi sono occhi che devono aver visto un mucchio di cose.»
Il ragazzo senza memoria gli sorride e la sua mano è gentile quando trova la spalla di Castiel. Il pilota ricorda a malapena come sia venir toccati da qualcuno in quel modo, sentire le dita carezzare la propria pelle e le braccia circondarlo, infondergli calore.
Si fa indietro, allontanandosi da quel tocco. Punendosi per essere ancora vivo - non lo merita, non lo merita, non lo merita - e ogni domanda cade nel vuoto.