Briciole di biscotti

Jan 05, 2025 08:38


Voleva a tutti i costi passare il tempo.
Come se fosse impaziente di recarsi ad un appuntamento e, nel frattempo, non fosse in grado di far altro.
Provò con i cruciverba ma non amava usare il cervello. Il doversi concentrare troppo gli procurava l'emicrania e siccome pensava che le medicine non avevano altro scopo che arricchire i farmacisti, ne era sprovvisto. In casa sua non aveva neppure il più piccolo rimedio. Quando lo assaliva il mal di testa allora, non poteva far altro che aspettare. A volte si sdraiava nel letto con una pezza bagnata sulla fronte, al buio, finché il dolore scompariva. Altre si recava al parco dove camminava con un passo che gli dava l'aspetto di un podista uscito di casa dimenticandosi di indossare pantaloncini e scarpe da ginnastica. Percorreva il sentiero più lontano dall'ingresso e dalla maledetta giostra. La musica sempre uguale gli si piantava nel cervello come se le note fossero puntine da disegno.
Un giorno, passando davanti ad una vetrina, vide la scatola di un puzzle.
C'era un fiume, case dalla facciata colorata, tetti aguzzi e balconi colmi di fiori che traboccavano dai vasi. In alto a destra la scritta: 1000 pezzi.
Pensò che fosse un bel numero. Impiegando un minuto a pezzo, supponendo di essere quindi particolarmente abili, ci volevano non meno di mille minuti per completarlo, circa 17 ore di meraviglioso tempo perso.
Entrò senza esitare oltre.
Venne accolto da una donna e dal suo sorriso, chiese del puzzle in vetrina. La donna sparì dietro una tenda e tornò con le braccia cariche di scatole che lasciò crollare sul bancone.
Oltre alle case sul fiume c'era una chiesa al tramonto, dei pinguini nella neve, tre cavalli che correvano in riva al mare, due gattini in un cesto e, sul coperchio della scatola più grande, una vista aerea di una città di notte. Il numero dei pezzi di quest'ultima era duemila.
Mentre la donna diceva cose che lui non ascoltava, pensava che per completare quel puzzle ci sarebbe voluta una settimana, considerando che sarebbe stata la sua prima esperienza,  molto di più. Fu quello che si portò a casa.
Durante la strada del ritorno, ogni tanto scrollava la scatola per sentire il rumore dei pezzi. Ognuno era come uno stampo da biscotti pronto a ritagliare via tempo dalle pasta frolla delle sue giornate.
Arrivato a casa prese le misure del tavolo.
Il puzzle ci sarebbe stato di misura, soddisfatto aprì la scatola, lacerò il sacchetto e fece cadere i pezzi dentro il coperchio.
Poteva cominciare.
Non avendo nessuna esperienza non iniziò dal bordo, ma trovati due pezzi dello stesso colore, provò ad incastrarli tra loro.
Dopo mezz'ora non aveva ancora combinato. nulla, la cosa lo innervosiva ma nello stesso tempo lo riempiva di gioia. Col passare delle ore, lo capì da solo che la prima cosa era formare la cornice, quello sì che era un bel modo di procedere, prima di coricarsi l'aveva completata.
Quel giorno si dimenticò di far merenda e di cenare, non prestò ascolto nemmeno allo stomaco che brontolava, spense la luce e si addormentò immaginando di essere un uccello e sorvolare la città che stava costruendo.
Al mattino si svegliò con una fame che non poteva ignorare. Si fece un tè con cui ammorbidì mezzo pacco di biscotti poi raggiunse il tavolo e, inforcati gli occhiali, riprese il suo gioco.
Scoprì ben presto che non sarebbe stato facile completare il puzzle, tutto quel buio e quelle luci che parevano ripetersi, non lo aiutavano. Guardando più attentamente però scoprì che c'erano particolari unici che si potevano prendere come riferimento e tutto intorno costruire il resto. La frustrazione nel non trovare il pezzo desiderato era compensata dalla soddisfazione per quelli che riusciva ad incastrare. Questa alternanza di emozioni lo accompagnò per tutto il giorno e poi per i successivi finché alle ore ventuno e trenta di un qualunque mercoledì, inserì l'ultimo pezzo e completò il primo puzzle della sua vita.
Per non doverlo riporre nella scatola comprò un vetro che mise sopra il tavolo.



Sono passati molti anni da quel giorno, ma ancora oggi mangia sopra quella città di notte. Fa le parole crociate sopra i grattacieli, i conti dell'amministrazione e, ogni tanto, segue con un dito i contorni dei pezzi. E' come se potesse grattar via un po' di tempo, quello che adesso, gli sembra così poco.

Prosit

tempo, puzzle

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