Una nuova, probabilmente breve, serie legata alla mia storia "L'appartamento Spagnolo". Anche questa è una AU di Axis Powers Hetalia. Ed è dedicata ai mondiali di calcio.
Premetto subito di non essere una grande esperta di calcio, perciò perdonate se scrivo qualche cazzata. Tuttavia l'idea di tutte quelle belle nazione, riunite in un appartamento a guardarsi le partite, mi attirava troppo per non farlo.
Adesso aspetto partite davvero interessanti, come per esempio una Francia-Italia, o Germania-Italia, o ancora meglio Spagna-Inghilterra. Ci sarebbe davvero da divertirsi, gente.
Titolo Serie: Wave your flag
Fandom: Hetalia
Personaggi: un po' tutti
Rating: giallo
World Champions - Wave your flag
Inghilterra - Stati Uniti
Alfred sembra essere maggiormente interessato ai propri coinquilini che alla partita in televisione.
Nonostante viva in Spagna da più di un anno, ancora non riesce a capire la passione che anima gli Europei quando si tratta di calcio. In fondo è solo un sport come un altro, no?
Anche a lui piacciono gli sport, e molto anche. Adora il basket, il football, il golf...e soprattutto il baseball. Ma mai, riflette, mai si comporterebbe in quel modo.
Arthur scatta in piedi, rosso in volto e con una goccia di sudore che gli scivola giù dalla tempia, inizia a sbraitare rivolto all’arbitro in televisione - Ma che diavolo fai? Non vedi che quello è fallo?-. Seguono una sequela di insulti in varie lingue e alcune scrollate di spalle.
Alfred preferisce tacere e mentre si gratta il mento appena rasato si sofferma ad osservare Arthur. Il solito, calmo e pacato Arthur sembra essere sparito, sostituito da un hooligan in piena regola, con tanto di maglietta di Terry e lattina di birra in mano. Alfred non lo ha mai visto ridotto in quello stato, esaltato come un bambino e volgare come uno scaricatore di porto. Nemmeno quando fanno sesso è tanto accaldato ed esuberante.
- Dannati americani- sbotta improvvisamente l’inglese, e finalmente Alfred si riscuote. Lancia uno sguardo rapido al televisore e sogghigna, osservando il risultato di perfetta parità.
- Eddai, Arthur...davvero pensavi che l’Inghilterra avrebbe vinto contro di noi? Contro l’invincibile squadra degli USA?- ridacchia guadagnandosi un’occhiata di puro odio da parte del suo ragazzo. Arthur stritola una lattina di birra ormai vuota e sbuffa -C’è ancora tempo. C’è ancora tempo-.
- Mancano dieci minuti, mon petit. Nemmeno la Francia riuscirebbe a fare miracoli- commenta tranquillamente Francis stiracchiandosi e allungando la mano verso la ciotola delle patatine.
- Un pareggio non è male, in fondo- aggiunge sereno Feliciano con gli occhi fissi sul televisore. Ludwig lo stringe possessivamente al petto - Io non accetterei mai un pareggio. Vedrete, vinceremo la coppa senza aver mai perso una partita-. Un coro di insulti si alza dagli altri ragazzi, Feliciano compreso, ma Ludwig alza il mento fieramente.
Davvero, Alfred non capirà mai la loro ossessione per il calcio.
Arthur entra in camera furibondo, le braccia incrociate al petto e l’espressione più ostile che Alfred gli abbia mai visto in volto. Sembra essere pronto per uccidere qualcuno, e l’americano spera con tutto se stesso di non essere lui quel qualcuno.
- Quel dannato di un portiere!- ulula l’inglese - Lo hai visto? Sarei riuscito a pararla anche io quella palla! Invece se l’è lasciata sfuggire da sotto il naso! Idiota!-.
Alfred rimane in silenzio e scruta il suo ragazzo dimenarsi come un ossesso, parlando a vuoto. Sembra quasi che ci fosse lui in campo, in Sud Africa.
- Che umiliazione!- sbotta isterico scompigliandosi i capelli corti con una mano sudata. Alfred sorride e gli si avvicina sornione. - Dai, non avete mica perso! Abbiamo pareggiato, non è una buona cosa?- gli domanda dolcemente. Arthur si volta di scatto verso di lui e lo gela con lo sguardo. - Pareggiare è come perdere! Non ha alcun senso! E poi...pareggiare contro gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti! Che vergogna...-. Alfred comprendere chiaramente l’insulto ben poco nobile nascosto in quelle parole, e deve mordersi la lingua per non rispondere a tono. Si limita ad esclamare - Beh, non avremo mai vinto un mondiale, ma non facciamo del tutto schifo!-. - Sì, come no...- sussurra adirato Arthur tornando ad incrociare duramente le braccia.
L’americano lo guarda ancora per qualche secondo, incapace di comprendere tanto rammarico. È solo un gioco in fondo, no? Eppure per gli europei sembra essere perfino più importante di una guerra.
Sospira pesantemente e decide di comportarsi da eroe quale in effetti è. Potrebbe stuzzicarlo ancora, ricordargli che hanno pareggiato, che la squadra migliore in campo non è stata certamente l’Inghilterra, che di quel passo hanno più probabilità di vincere il mondiale loro, americani ignoranti in materia calcistica, piuttosto che gli inglesi.
Invece lo raggiunge e con tenerezza ma decisione lo abbraccia da dietro, avvolgendolo nelle proprie braccia muscolose. Arthur cerca di scansarlo e si lamenta per qualche istante, ma alla fine cede a quel corpo insistente e tutto suo.
- Ehi, Arthur...non te la prendere così tanto. Era solo una partita di girone, non è la fine del mondo-. - Tu non capisci- lo rimprovera l’altro ragazzo, mesto - Per noi inglesi era una questione d’onore. Siamo noi inglesi ad avere inventato il calcio, ad averlo insegnato al resto del mondo!-.
Alfred sorride maliziosamente e gli accarezza con le labbra aperte il collo candido. - Allora.percè.adesso.non.mi.insegni.a.farti.rilassare?- mormora suadente alternando ad ogni parola un languido morso o una dolce leccata su quella pelle di porcellana.
Inghilterra - Stati Uniti 1-1