Sep 13, 2005 10:12
sport.
mentre sistemavo il bancone pensavo a mio padre, che aveva gambe corte e buone come le sue idee mentre io allungo le mie come delle onde, perdendomele all'orizzonte. in certe foto gli assomiglio molto. credo che il somigliargli dei figli sia una sottile vendetta dei genitori. il generale ardenti è entrato e si guarda attorno, capisce che il bar è chiuso e rinuncia alla sambuca, ma non al giornale. un poliziotto ha sparato ad un giocatore in campo, mi dice dopo un po'. continuo a pulire. ha fatto bene, borbotta a bassa voce richiudendo il quotidiano ed uscendo senza salutare.
cronaca.
ad ora di pranzo il bar ha un'aspetto più decente. mi siedo a fumare una sigaretta e vedo passare la signora eloisa con l'uréo sulla testa. ha riaperto? volevo un litro di latte scremato, chiede. le rispondo che domani apro e che sono qui solo per pulire. le chiedo come sta, la vedo raggiante. bene, benissimo! ha sentito della mia collega che ha ritrovato quella povera ragazza in un lago del nord? le rispondo che l'ho visto in televisione. e la gente è ancora scettica! ah, lo so io che mi tocca subire! aprissero gli occhi! finita la frase comincia a muovere le mani come silvan strabuzzando gli occhi per poi, alla fine, mostrarne solo il bianco. e se ne va. senza salutare.
spettacolo.
a sera si mettono davanti al bar i giovani. a certi collegherei un generatore alle gambe: per quanto le muovono pur rimanendo nello stesso posto potrei benissimo alimentarci il bancone del bar. ascolto con la coda dell'orecchio una animata discussione su chi vinca o chi perda ed alla fine si parla di scommesse. ahò, dico se giocate il picchetto gioco anch'io, eh. s'azzittano, mi guardano e in coro mi rispondono sprezzantemente: parlavamo di matrix e porta a porta, eh, mica de carcio, e se ne vanno. ci credereste? senza salutare.