Ragazze, mi siete mancate!
Ho ripreso a scrive, ovviamente non per Nameless *coff coff*, ma per una one shoot che non sta né in cielo né in terra!! Bene, inizierei con aggiornarvi con delle mie notizie personali:
- ho passato quella merda di Diritto Amministrativo!!!! "Signorina è da tre anni che non da esami!" "In realtà mi mancava solo il suo........................" "Non dica così che mi senti in colpa!" NEVERENDING SQUARAUS A TE MALEDETTO!
- ho fatto una bellissima doppietta al concerto dei Muse.
Ecco scoperto l'arcano della one shoot!! Dopo due anni di assopimento i FEEEEEEEEELS per i Muse riaffiorano DRAMMATICAMENTE e cosa c'è di più bello di fare un bel mix di fandomz? Oh beh, ci sarebbero tante cose più belle, ma io mi accontento di poco! XD
Forse non tutti conoscono i Muse, quindi ecco delle informazioni per "capire" certi punti della ficcy (capire è un parolone, nemmeno fosse un trattato di fisica nucleare XD).
- Muse: Matt, chitarrista, pianista, cantante e dio del gruppo; Dom, batterista e stupido bias; Chris, bassista e uomo più fecondo al mondo.
- Panic Station il video che ha ispirato Yasu per non so che cosa e non voglio saperlo *scappa con Tacchon*
- Feeling Good versione Muse canticchiata da Maru.
- A Dominic adora il leopardato ed è per questo che la scritta della maglietta è in leopardato. Elementare Baci!
Spero di non aver dimenticato niente!
TITOLO: FANBOY
GENERE: puccio-fangirlante
FANDOM: Kanjani8, Muse
PAIRING: DoMaru e una OhMaru appena accennata
RATING: Pg
DICLAIMERS: nessuno mi appartiene e la vita è ingiusta
Aveva trascorso la serata in un pub con Yasu e Tacchon ad organizzare il concerto del giorno dopo.
“Ricapitoliamo, domani ci vediamo davanti ai cancelli e, Yasu, non dimenticare la bandiera!” ricordò all’uscita del locale. Yasu aveva cucito con le proprie mani una bandiera giapponese con all’interno del cerchio rosso la scritta Muse.
“Sissignor capitano Maruyama! ” disse in evidente stato di eccitazione. “E’ già pronta accanto ai vestiti che indosserò..”
“Al solo pensiero mi vengono i brividi. Ti prego, non esagerare con al tuo solito!” supplicò Tacchon.
“Ma come posso non esagerare dopo aver guardato il loro ultimo video? Panic Station mi ha troppo ispirato per..”
“E dopo questa me ne vado! Buonanotte a tutti.” E sorridendo se ne andò.
“Cosa fai? Aspettami che andiamo nella stessa direzione!” gli urlò Yasu e, dopo aver abbracciato forte Maru, corse dietro a Tacchon.
Era arrivato ormai vicino a casa, quando sentì dei lamenti soffocati provenienti da un vicolo buio. Doveva essere sicuramente un pestaggio, perché oltre ai gemiti sentiva anche il rumore sordo di qualcosa che veniva colpito. Maru appoggiò la schiena al muro e, asciugandosi le mani sudate sulla maglietta, cercò di pensare ad una soluzione. L’unica cosa che gli passò in mente fu di andare ad aiutare quel poveretto, prese coraggio e si addentrò, in punta di piedi, nell’oscurità. Si accorse che accostata al muro c’era una sbarra di ferro, senza pensarci due volte la prese in mano.
“Maru concentrati.” pensò “Come si prendeva la mazza da baseball? Così? O forse così.. Mannaggia a me che al liceo mi sono iscritto al laboratorio di fotografia!” mise i piedi paralleli, sporse leggermente il sedere, preparò la mazza “Ecco forse..” ma all’ennesimo lamento del ragazzo colpì senza pensare oltre. L’uomo cascò come una pera cotta e Maru lasciò cadere la sbarra di ferro per la paura. Prima gli diede un colpettino col piede, per vedere se fosse realmente svenuto, e poi si abbassò per vedere se respirasse ancora. Bene, sospirò, è vivo! Ora poteva pensare al malcapitato ormai accartocciato su se stesso. Lo prese per un braccio e, cercando di non fargli ulteriormente del male, lo mise sulle sue spalle. Era così leggero che lo portò a casa senza nessuno sforzo. Mise le chiavi nella toppa della porta e, per non allarmare il padrone di casa, cercò di entrare senza fare rumore.
“Finalmente.” sussurrò.
Ora s i sentiva al sicuro.
Accese le luci e fece distendere il ragazzo sul suo letto. I capelli biondi erano incrostati di sangue e così parte della camicia. Il viso, sormontato da un naso sporgente, era un livido unico. Andò in bagno a prendere una bacinella e, dopo averla riempita d’acqua, si inginocchiò accanto al letto. Dimmi te se questo ragazzo doveva venire fino in Giappone per essere ridotto così, pensò mentre cercava di pulire il sangue dal volto. Dalla puzza di alcol immaginò che si fosse ubriacato a tal punto da aver dato fastidio a qualche pezzo grosso di uno squallido locale. Cercò di disinfettare le abrasioni meglio che poteva, poi prese un cuscino e una coperta e si sdraiò sul pavimento, dopo pochi minuti si addormentò.
Il russare incessante dell’ospite lo svegliò bruscamente. Almeno era vivo pensò mentre si stropicciava gli occhi. Si alzò con un balzo e pieno di energie. Il solo pensiero che gli passava per la testa era che finalmente, dopo sei mesi lunghi di attesa, era arrivato il grande giorno e quel coso moribondo sul letto doveva sparire al più presto. Si girò verso di lui e gli fece una linguaccia, poi ritornò sui suoi passi e canticchiando Feeling Good si infilò sotto la doccia. Si vestì e si mise la maglietta che Yasu aveva creato per l’occasione: davanti c’era scritto Muse e dietro un tre sormontato dal nome del batterista, Dom, il suo preferito. Yasu aveva confezionato le magliette personalizzate anche per lui, con su scritto Matt, e per Tacchon che aveva deciso per Chris, perché “Cosa me ne faccio un batterista striminzito quando posso riempirmi gli occhi con Chris? Ma gli avete visto il culo?” disse a suo tempo ferendo nell’intimo Maru che lo tsukkomò. Anche lui era un bassista e aveva un bel sedere, perché non riusciva a farsi notare da quello stupido spilungone?
Accese la televisione e la sintonizzò su Mtv sperando in qualche servizio su concerto, preparò poi del tè e all’ennesimo grugnito del cadavere ambulante decise di svegliarlo con dei strattoni sulle braccia. Il ragazzo si mosse e lentamente cercò di aprire gli occhi.
“Dove sono?” chiese.
“A casa mia.” rispose Maru nel suo inglese stentato.
Lo aiutò a sedersi e gli porse una tazza di tè. Era ancora conciato male, aveva un occhio nero, un taglio sul labbro inferiore e doveva avere il corpo pieno di lividi.
“Ti ricordi cosa ti è successo ieri?”
“In realtà no. Ricordo di essere andato in un bar, di aver bevuto, forse un po’ troppo, e di averci provato con una, o due.. Non ricordo! Immagino che mi abbiano pestato per bene, vero? Capita anche ai migliori di sbagliare, no? E poi come potevo resistere a quella ragazza con quello sguardo da gatta che mi versava champagne ogni volta che il mio bicchiere si svuotava? Tra l’altro, hai qualcosa più forte di questo tè?” domandò sventolando la tazza.
Maru non aveva capito tutto il discorso, ma questo non lo fermò ad alzarsi e a mollargli uno schiaffone dritto in faccia.
“Ieri notte ho rischiato la pelle per salvarti e.. E.. mmm.. Come si dice! Ah! Bere no!! Non si fa!”
Nel dire quelle parole si sentì un po’ ipocrita,perchè la realtà era che non sarebbe riuscito ha contare sulle dita di due mani tutte le volte che si era ritrovato a tornare a casa ubriaco fradicio, ma almeno lui aveva sempre Yasu e Tacchon a tenergli compagnia.
“Non c’erano con te degli amici? Sei da solo?”
“I miei amici? Ieri sera erano occupati con le loro famiglie e io ho pensato bene di scappare per un po’..” guardò l’orologio “Ora dovrebbero essere al Summer Sonic, sai per caso come posso arrivarci?”
“Il Summer Sonic?” alzò leggermente la voce perché anche lui doveva andare lì “Anche tu vai a vedere i Muse?” gli chiese indicando il poster appeso alla parete. Guardò il poster, poi il ragazzo, di nuovo il poster e poi il ragazzo. Corse in bagno.
Si guardò allo specchio, una smorfia di sorpresa, estasi e meraviglia affiorò sul suo viso e scoppiò in una risata isterica. Cosa ci faceva Dominic Howard a casa sua? Ah no, questo lo sapeva! Appoggiò la mano sulla porta del bagno, poi si girò di scatto e vi appoggiò la schiena stringendo al cuore l’asciugamano. Questo momento poetico durò solamente qualche secondo, dopodiché mise l’asciugamano sulla bocca e incominciò ad urlare come un forsennato. Neanche quello riuscì ad attenuare la gioia, perché subito dopo incominciò a saltellare per il bagno, a guardarsi allo specchio e a ridere incredulo. Finalmente riuscì a raggiungere la tanto agognata pace dei sensi, fece un sospiro ed aprì la porta. Trovò Dom impegnato a lavare le tazze usate per il tè.
“Cosa stai facendo? Lascia stare!” disse togliendogliele dalle mani. “Siediti ancora sul letto.”
Si buttò dentro l’armadio e tirò fuori in paio di bermuda e una maglietta.
“Tieni, usali come ricambio. Ti staranno un po’ larghi, ma non ti preoccupare! I pantaloni si possono stringere… Guarda!” e indicò il nastro alla vita dei pantaloncini. “Lì c’è il bagno e puoi mettere i tuoi vestiti sporchi di sangue in..” corse a rovistare sotto il lavello “In questo sacchetto. Ora vai che se no arriviamo in ritardo al vostro concerto!”
Dominic rise ed entrò in bagno.
Maru non sapendo cosa fare si sedette sul letto. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, magari fargli sentire qualcosa con il basso, ma non voleva strafare e ostentare la sua adorazione.
“Sono pronto!” esclamò Dom uscendo dal bagno. “Non mi hai ancora detto il tuo nome..”
“Ryuhei.” rispose.
“E suoni il basso?”
“Sì, faccio parte di un gruppo, i Kanjimi3.”
“E hai un nostro poster attaccato alla parete..”
“Andiamo e mettiti questa!” e gli porse la mascherina. “Sai, per evitare i paparazzi.”
“E hai una maglietta con il mio nome sulla schiena ed è pure leopardato!!” disse ridendo.
“Esci da questa casa!” e lo spinse fuori con forza.
“Maru, ma che fine hai fatto?” Tacchon era davvero irritato.
“E’ successo un imprevisto, sto arrivando. Voi dove siete?”
“Già dentro!! Yasu voleva aspettarti ancora per un po’, ma alla fine abbiamo fatto bene ad entrare. Sbrigati! ” e chiuse la chiamata.
Intanto Maru e Dom attraversarono tutta Tokyo per raggiungere il luogo del concerto e quando arrivarono mobilitarono metà sicurezza per avvisare il resto del gruppo e il manager.
“Dove cazzo eri finito?” urlò Chris e poco ci mancò che scattasse una rissa.
Dom si scusò e spiegò l’accaduto agli altri. Tutti ringraziarono Maru per aver riportato sano e salvo il batterista e lo fecero passare da dietro per raggiungere i suoi amici.
“Bene, i camerini sono dalla parte opposta, ci dobbiamo salutare. Grazie ancora Ryuhei! Ti devo la vita.” lo abbraccio e gli diede un bacio a stampo. “Ah! Mi raccomando, mettetecela tutta con i Kanjimi3, magari tra qualche anno sarete la nostra band di supporto!” detto questo gli diede una pacca sul sedere e se ne andò.
Maru stava letteralmente per crollare per un overdose di emozioni, quando un signore della security lo portò di peso sotto il palco dove ritrovò Tacchon e Yasu.
Il concerto stava per finire ed era arrivato il momento dei saluti. Maru, sudato marcio e con l’adrenalina ancora a fior di pelle, stava cercando di vivere pienamente ogni secondo di quell’evento.
“Tokyo, grazie!” urlarono e le grida dei fans si elevarono all’unisono.
Dom corse sulla passarella. “Ryuhei, arigatougozaimashita!!!”
Maru senti il cuore uscirgli dal petto e urlò più che potè.
“Chissà chi è quel Ryuhei che ha ringraziato..” si chiese Tacchon con un pizzico d’invidia.
“Magari sono io! Dopo tutto non sapete cosa ha causato il mio ritardo, ne?” la buttò sul ridere. Yasu stava già saltellandogli attorno per saperne di più e facendo così lasciarono Tacchon indietro.
“Non dire cavolate! Maru! Mi senti? MARU! Intanto non è vero, vero? VERO??” e continuò ad urlare stizzito fino a che non raggiunse gli amici. “Maru, mi vuoi rispondere?”
“Geloso?”
Ora devo recuperare tutte le vostre ff!!! <3
Vi lovvo ç_ç
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