Holding on and letting go

Aug 20, 2012 23:07


Titolo: Holding on and letting go.
Autrice: arial86
Rating: pg15
Sommario: Michael ha sempre creduto di avere due sole scelte: uccidere Lucifer oppure guardarlo bruciare il mondo. Ma forse ha ancora un'alternativa... 
Personaggi: Gabriel, Michael.
Note: vahly è una disegnatrice e serva fedele, ma la sua padrona non è certo da meno! Te la dedico con tutto il mio arido cuore, Ashur. Grazie mille, per lo splendido bannerino e per tutto il resto ♥
Questa storia può essere vista come un incomprensibile esercizio di stile o come il prologo di qualcosa di moooolto più lungo e articolato. Dipende molto dalle muse. È il seguito ideale di un'altra mia storia, Break my fall.
PS: se non capite qualcosa, comunicatemelo con tatto e ci vediamo nei commenti per le spiegazioni XD





“Ho bisogno d’aiuto, Gabriel, e non posso chiederlo ad altri…”
“No.”
“È l’unico modo, lo sai. Helel non porterebbe mai avanti l’Apocalisse, non se questo mettesse in pericolo me.”
“Sì, e perché? Cosa ti dà questa certezza, Michael?”
“Io mi fermerei, per lui.”

Piove. L’aria sa di buono e l’erba sussurra arcane verità, coprendo qualsiasi altra voce, persino la sua.
Abbandona quel corpo come si smette un vestito. Il suo incedere sul terreno bagnato è elegante, aggraziato. Suggerisce qualcosa di misterioso, soprannaturale quasi.
Che sia una creatura dei boschi? Eppure il suo aspetto è così fragile, quello di un ragazzino.
“Michael, perché…”
Ride, e qualsiasi domanda perde importanza.
Si muove fra gli alberi, del tutto invisibile a un occhio disattento.
C’è del verde fra i suoi capelli. È un elfo, lo so.
Mi porge le mani. È così vicino che provo a riavviargli una ciocca ribelle, a scoprirgli il capo. Deve mostrarmi le sue orecchie: saranno allungate e appuntite, attente a ogni sussurro della foresta.
“Andiamo?” mi incita.
Annuisco.
Compie allora un leggero balzo e porta entrambi su in alto. Sfioriamo le nuvole.
Si leva ancora la sua risata, alta e cristallina. Felice. Eppure è il momento.
“Sei sicuro?” 
“Ssshh…” mi zittisce, le sue dita bollenti contro le labbra. “È il momento.”
Una volta cominciato non potrai tornare indietro.
“Non si torna indietro.”
Gli cingo la vita e sembra scomparire nel mio abbraccio. È sempre stato tanto piccolo?
“Scricciolo,” mormoro, incapace di trattenermi.
Un altro sorriso si fa strada sul suo volto. 
“Non lasciarmi andare, Gabriel.” 
Scuoto la testa.
“È tua. Non cedergliela, poi lascia che scompaia. Prometti.”
“Non capisco, Michael.”
“Promettilo.”
Adesso è stentoreo, glaciale. Fa tremare il cielo.
“Lo prometto.”
Alla mia rassicurazione, torna calmo. Il viso rivolto altrove, gli occhi fissi su qualcosa di meraviglioso. È la luna, sognante e pallida.
Sembra annegarvi, ormai trasfigurato dalla sua luce che a me appare invece infetta, malata. Così gli uomini vedono gli angeli?
Un ghigno si disegna sulle sue labbra. C’è qualcosa di agghiacciante e perverso nel modo in cui scopre i denti, qualcosa di ancestrale e ferino. È il sorriso di un cannibale.
Non è Michael, no. È il messaggero di un dio folle e vendicativo, desideroso di gettare fuoco e morte sul mondo.
Recita i suoi giuramenti, sempre concentrato sulla luna. Pronuncia parole sconosciute persino al mio orecchio. Esse sono il frutto di un segreto patto di obbedienza, la consacrazione di una vita ai voleri del proprio creatore.
Poi tace.
Gli sfioro una guancia, catturando la sua attenzione.
I nostri occhi si incontrano, e leggo la paura nei suoi.
“Devi spezzarli,” mormoro.
Obbedisce: rifiuta ogni voto e promessa, lo stesso nome di Dio. 
La sua voce sembra toccare corde nascoste del mio essere. È acida, corrosiva. Sento l’impulso di zittirlo. Peggio, di bandirlo dal regno di nostro Padre. Vorrei distruggerlo, e la violenza di questo sentimento mi atterrisce.
Michael trema fra le mie braccia. La pelle nuda solcata da tiepidi rivoletti scuri, le ali a pezzi.
“Un solo uomo giusto non fermerebbe la mano di Dio, e un angelo caduto placherà il cuore dell’Avversario.”
Mescola lingue e dialetti diversissimi fra loro, idiomi scomparsi da migliaia di anni.
“Rinuncia al tuo nome, fratello.”
Maledici Dio e muori. Maledici Dio e muori.
Scuote la testa. Altre blasfemie piovono dalle sue labbra. Pronuncia il nome di Lucifer, bandito dalla terra e dal Cielo, e un grido squarcia l’aria.
È folle, delirante. Non più un angelo, ma neppure un uomo.
Ho udito di creature simili: costrette a vagare senza posa, incapaci di ricordare cosa fossero un tempo e sempre, sempre affamate.
“Michael,” ripeto, fra i suoi capelli. “Rinuncia al tuo nome.”
I suoi denti si chiudono sulla mia spalla, e lo stringo con maggior forza. “Fallo e sarai felice, in pace. Era quello che volevi, no?”
Mi artiglia la schiena, lacerando carne e muscoli. Evidentemente, questo Michael vuole altro, cosa lo capisco nel momento in cui avvolge le dita fra le mie ali. Solleva la testa, il mio sangue sulle labbra. “Dimenticherai tutto quanto, anche lui,” mormoro, sfiorandogli la bocca.
La sua presa si allenta, poco a poco. Una nuova fiducia gli risplende nello sguardo. Quando parla, il suo respiro mi solletica il palmo. Poi arriva il fuoco, che mi attraversa come una cascata rovente. Riapro gli occhi, e Michael non c’è più.

originali, dediche

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