Misawa & MasaMei Fanfiction ONE MORE DAY CAP 1

Oct 06, 2015 10:03

Questa fanfiction gode delle seguenti licenze personali ^^

1.Il passato di Miyuki è ispirato al manga in corso e all'episodio dell'anime in questione. Non si sa molto. La morte della madre [presunta ma credo certa al 90%] non si sa quando sia avvenuta. Anche i nomi dei parenti sono oscuri e quindi, quelli da me proposti, sono completamente inventati.
2.Il cellulare di Eijun sembra un vecchio modello senza collegamento a internet. Non so quale sia e nemmeno che funzioni abbia. Per ragioni narrative, qui ha le funzioni di un cellulare moderno.
3.Mi sforzerò il più possibile di seguire il corso dell'anime.
4.Il Titolo è cambiato, prima era Misawa Anthology

One More Day

-Fa ancora male?-

Domandò così la sua voce: calde e armoniose note in perfetta sintonia. Kazuya non aveva mai udito un solo sgradevole suono uscire dalle belle labbra materne.

-Sì. Forse, quando smetterà di piovere, smetterà anche il mal di pancia.-

Quella deduzione era tipica della sua spiccata e infantile intelligenza.
Miyuki Kazuya frequentava la scuola materna ed era particolarmente felice da quando sua madre aveva finito di dipingere le pareti della sua cameretta, decorandole con nuvole e gabbiani. Tuttavia, la comparsa dei grandi volatili sulle pareti, aveva coinciso con strani e allarmanti episodi di febbre e dolori addominali. Ultimamente, Kazuya non era andato a scuola e durante la notte, non faceva che svegliarsi. A volte, si sforzava di fare da solo: chiudeva gli occhi e iniziava a respirare profondamente. Altre volte, non ce la faceva e lasciava scappare una naturale invocazione:

-Mamma. -
-E' la stagione delle piogge, Kazuya, vuoi tenere il mal di pancia tanto a lungo?- ironizzò lei; il corpo leggiadro ed elegante seduto sulla sponda del letto. Eiko era una donna molto alta e particolarmente magra, dal volto nobile, quasi d'altri tempi. Aveva occhi neri, profondi. Le sue mani erano caratterizzate da lunghe dita affusolate, capaci di stringere con forza le cose. A volte, Miyuki l'aveva sorpresa a rompere le noci senza l'ausilio di nessun utensile e sul suo volto bambino s'era accesa una nota di stupore.
-Certo che no! Guarirò prestissimo!- sbuffò contrariato; la testa girata verso la finestra chiusa.

Fredde e grosse gocce d'acqua colpivano i vetri con particolare insistenza.
Nonostante le tende fossero chiuse era assai difficile ignorare il violento temporale che imperversava su Tokyo. Kazuya strinse la coperta fra le mani e dunque tornò a guardare sua madre e gli splendidi capelli lunghi che si stavano lentamente sciogliendo sulle peonie del kimono.
Quando la chioma si liberò del tutto, il nastro rosso che la teneva se ne stava già a terra sul pavimento. Eiko si chinò a raccoglierlo con espressione atona, smorfia che si riempì subito di colore, quando la manina sudata di Kazuya fu al suo braccio.

-Mi racconti di come tu e papà vi siete conosciuti?-
-E' una storia lunga, ma solo per colpa di tuo padre. Era troppo timido da giovane. - sorrise Eiko; un pensiero divertito nel ricordare che neanche lei poteva definirsi una persona troppo espansiva -Abitavamo in provincia, nella stessa via. Le nostre case si guardavano come due alberi di betulla cresciuti l'uno di fronte all'altro. Dico betulla perché erano due edifici alti e snelli, tinti di bianco e marrone scuro, come la corteccia della betulla, appunto.-
-Anche a scuola ci sono gli alberi di betulla, sai?-
-Sì, li ho notati. - accomodò sua madre, carezzandogli la fronte.

Con espressione affettuosa, scostò i capelli bagnati di sudore e nascose un brivido nel percepire che la medicina non stava facendo il giusto effetto. Kazuya era troppo caldo. La febbre non scendeva.

-Io e tuo padre ci guardavamo l'un l'altro dalla finestra. Io fingevo di non vederlo, mentre disfacevo i gomitoli di lana o leggevo un libro. Lui faceva di tutto perché io lo considerassi, ma senza usare la voce. Tuo padre non chiudeva mai la finestra della sua stanza, neanche d'inverno. -
-E poi?-
-Poi un giorno le nostre strade s'incrociarono forzatamente e cominciammo a salutarci, finché lui non ebbe il coraggio di invitarmi a uscire.-
-Papà ti parlava?-
-Certo che mi parlava! Altrimenti, come avrebbe potuto chiedermi in moglie?- ridacchiò la signora Miyuki, adesso in piedi. Kazuya aveva chiuso gli occhi e lei sperava sinceramente che si fosse addormentato.

Il piccolo non reagì al suo spostamento e questo permise ad Eiko di tornare verso la proprio stanza. Non aveva intenzione di rimettersi a letto e la luce accesa sul comodino del figlio, lo dimostrava.
Una volta nel corridoio, Eiko trovò il marito in piedi; il passo svelto verso di lei.

-Gli antibiotici non funzionano, dico bene?-
-Sì, il pediatra ce l'aveva detto. Dovremo portarlo in ospedale. - sospirò Eiko; una mano alla bocca e la fronte aggrottata per trattenere un singhiozzo che non aveva nulla a che fare con quello che si era sempre sforzata di essere, ad immagine della sua forte ed elegante madre.
-Calmati, andrà tutto bene, è solo appendicite.-
-Ma è così piccolo. E di certo non l'abbiamo riempito di caramelle e dolci!-
-Beh, è anche cieco come una talpa quando nessuno di noi due porta ancora gli occhiali. Ognuno ha i suoi piccoli difetti- alleggerì l'uomo; un braccio a cingere le spalle di sua moglie. - Su, vestiamoci e portiamolo in ospedale. -

1.
La sua mano fra le ombre.

La piccola cicatrice all'altezza del fianco destro sembrava spuntare dalla peluria inguinale con la stessa prepotenza di certe sue affermazioni. Sì, quella sottile incisione chirurgica donava particolarmente a Kazuya Miyuki, soprattutto quando indossava la maglia blu del Seido, poco prima dell'allenamento.

-Anche io sono stato operato!-
-E sei ancora in queste condizioni?! - oppose il solito tono a presa di giro del senpai. Eijun ribatté con la consueta sfilza di improperi, ma Kazuya non raccolse e fra una risata e l'altra, finì di vestirsi.

Ultimamente era diventato più sarcastico e le battute sembravano l'unico modo possibile per relazionarsi con Sawamura. Si era come “rotto” qualcosa da quando Eijun aveva avuto il crollo e Chris l'aveva aiutato a risollevarsi, riuscendo là dove lui non era stato efficace.
Si scopriva particolarmente infastidito dal quel sorriso che si rifletteva esclusivamente nelle pupille dell'altro catcher. I grandi occhi caldi di Sawamura carezzavano l'immagine di Yuu con gratitudine, benevolenza, ammirazione e… Affetto?
Miyuki non riusciva a ignorare quelle note di dolcezza che fra un grido sguaiato e una risata sgangherata, uscivano dalla bocca del pitcher per rivolgersi a Chris senpai. Questo non andava bene.

-E' solo uno stupido.-

Eppure avvertiva la necessità di tenerlo ancora più a distanza degli altri, soprattutto dopo gli allenamenti, quando i ruoli e i discorsi si facevano liberi e nessuno più se ne stava al proprio posto.
Se uno come lui avesse amato uno sport individuale, sarebbe stato perfetto.
Nel baseball fiducia e collaborazione sono fondamentali. Nessuno gioca al meglio se deve passare la palla a un compagno antipatico o musone, anche ad alti livelli. Alle elementari era stato più volte malmenato a causa dei suoi modi di fare a -so tutto io- ma ci era passato sopra. Anzi, non aveva dato peso all'evento.

-Fa male solo se do importanza alla cosa. -

Questa frase aveva accompagnato molti screzi con i suoi compagni, nonché i silenzi.

- Miyuki, hai per caso il numero di Sawamura?-
-Con tutte le sere che trascorri con lui al campo coperto, mi sorprende che tu abbia bisogno di chiederlo, senpai. -

Relazionarsi con Chris era sempre complicato.
La stima che provava nei suoi confronti era pari solo alla confusione che gli lasciava dentro, dopo ogni contatto. C'era stato un tempo dove Miyuki si era fatto molte domande su quello che provava per Chris senpai. Parlare con lui gli suscitava uno strano effetto di pace e di armonia sul momento, ma come si trovava da solo, immagini in bianco e nero cominciavano a susseguirsi nella sua testa. Spesso, Miyuki vedeva una moltitudine di uomini sconosciuti dietro il reticolato del campo da gioco. Erano uomini molto diversi fra loro: avvocati, negozianti, professori, dirigenti di aziende, autisti… Ma avevano una cosa in comune: erano padri che incitavano i propri figli mentre giocavano a baseball. E il padre di Chris c'era sempre, a differenza del proprio.

-Conosci Sawamura, sai che cosa succederebbe se ci scambiassimo il numero!- scherzò il senpai, strappando una smorfia divertita al volto di Miyuki.
-Allora, perché mi domandi se ho il suo contatto?- ribatté Kazuya, aprendo la borsa per dare un'ultima occhiata. Stava per andare in città e voleva essere sicuro di non aver dimenticato nulla.
-Oggi i treni si fermeranno prima e vorrei essere sicuro che torni, o stasera andrò nel campo coperto per niente. Sarebbe un peccato. Si sta impegnando molto e vuole seriamente tornare ad essere utile alla squadra. Senza contare che l'umore di Sawamura incide sul rendimento di tutti noi, in qualche modo.
-E' uno stupido. Fa sempre troppo rumore- tagliò corto Miyuki, rimettendo tutto in spalla. -Ma lo avvertirò, non preoccuparti.-

Chris aveva ragione.
La personalità dinamica e solare di Eijun aveva travolto tutti. Per qualche strana magia, il fuoco che ardeva dentro quel ragazzo, ben riflesso nei suoi grandi occhi marrone acceso, sembrava scaldare chiunque vi posasse sopra lo sguardo. Miyuki non si era scoperto immune, suo malgrado.

-Se solo maturasse e migliorasse il controllo, avrebbe buone possibilità di ottenere il titolo di asso. - pensò Kazuya, ormai oltre i cancelli della scuola. - Furuya è bravo e senza dubbio migliorerà ancora, ma in lui manca quel carisma che spinge gli altri a fare mucchio intorno, come succedeva quando era Tanba a salire sul monte. Se la squadra è vicina all'asso, il peso psicologico dovuto a possibili errori, dimezza. Nessuno è infallibile per quanto si possa allenare. - proseguì immerso nei suoi pensieri, mentre camminava verso la vicina stazione.

Quel settembre, il grigio lastricato che separava il Seido dalle trafficate vie cittadine, non si era ancora coperto di foglie rosse. Miyuki lo stava discendendo a passo tranquillo, spostando le pupille da un acero all'altro, ammirandone le chiome rigogliose e spioventi. Sua madre diceva di averlo spesso cullato all'ombra di quei magnifici alberi dalle foglie a caduta, ma lui non poteva ricordare quei giorni d'autunno, dove le stelle rosse piovevano con elegante leggiadria, mentre arrangiava i primi passi con febbricitante determinazione.

-Chissà con chi è uscito Sawamura.-

Quel pensiero sfuggì casuale, turbandolo come la pigna che si stacca per capriccio dal ramo, senza il minimo preavviso. Quel rumoroso lanciatore finiva sempre con l'intromettersi, mettendo Kazuya spalle al muro, quasi impotente davanti all'evidenza.
Fu di fronte alla colorata pubblicità di alcuni giocattoli per bambini, che le belle labbra pronunciate del catcher si schiusero. La sua mente era stata attraversata dall'ennesima scossa elettrica. Ormai in stazione, i suoi passi si arrestarono bruscamente. Chris senpai non lo aveva incaricato di nulla: era stato lui a farsi carico di avvertire Sawamura.

-Perché?-



Se Eijun Sawamura avesse avuto un carattere più riflessivo e meno sanguigno, probabilmente non avrebbe commesso un 'sì fatale errore durante la finale del torneo estivo.
Se Eijun Sawamura avesse avuto un carattere più analitico e meno impulsivo, probabilmente non sarebbe il vero eppur celato, asso del Seido.
Era innegabile che nello spirito l'asso fosse lui.
Sulla schiena non figurava il numero 1, ma nel cuore dei suoi compagni questo non aveva la benché minima importanza. Era Eijun che faceva la differenza, anche se tecnicamente aveva molto su cui lavorare.
Durante il suo terribile crollo tutti l'avevano seguito, ognuno con le sue piccole e grandi ferite.
Satoru Furuya aveva subito mostrato dei miglioramenti, ma i suoi lanci non sapevano infiammare l'aria come quelli di Sawamura. Lui non era il vero asso del Seido. Non casualmente, la squadra aveva alzato la testa dalla polvere solo dopo che lo stesso Eijun l'aveva fatto.
Ma il bistrattato animo di Sawamura non vedeva questo.
Nella sua mente c'era solo il ricordo del tragico errore commesso durante gli ultimi inning della partita d'accesso al Koshien. I successi accumulati da Furuya durante la preparazione al torneo autunnale non avevano aiutato.
Poi era arrivato Chris. Da quando il senpai aveva iniziato ad allenarlo, le cose erano migliorate e la partita contro quelli del terzo anno aveva segnato una sorta di svolta.

-Certe ferite non sono destinate a guarire ma a fortificarti.-

Questo aveva detto Chris, durante una pausa. Il senpai l'aveva paragonato a un vaso riparato con l'oro e Sawamura aveva subito pensato all'antica arte Kintsuji*, tanto amata da suo nonno.

-Quando qualcosa si rompe è destinata a non tornare più come prima ma questo non va inteso come un peggioramento. L'oggetto riparato acquisisce nuova forma. Un'immagine più bella perché forte delle difficoltà superate. Le crepe riempite d'oro ci mostrano questo. Non dobbiamo vergognarci di quanto siamo stati deboli, perché anche quei momenti fanno parte della nostra storia e hanno contribuito alla persona di oggi. -

Sawamura era ormai prossimo a tornare sul monte di lancio e il fatto che si trovasse in libreria, davanti allo scaffale dei manuali sportivi, era l'ennesima prova. Chris gli aveva suggerito alcuni titoli che facevano al caso suo. Si trattava delle biografie di alcuni campioni che avevano avuto un blocco psicologico, proprio come lui. Qualcuno ne era uscito, altri erano stati sfortunati.
Eijun non era a conoscenza del contenuto di quei volumi, sapeva solo che parlavano di baseball e che era stato Chris senpai a suggerirli. Questo bastava.
Ormai, si fidava ciecamente del catcher e più volte si era interrogato circa i propri sentimenti in merito. Considerando quello che aveva scoperto la scorsa estate, i suoi dubbi si mostravano più che comprensibili.
Tutto era iniziato in maniera innocua.
I suoi amici erano rimasti a dormire da lui, durante una delle sue ultime notti a Nagano. Verso le quattro del mattino, Eijun si era alzato per andare in bagno e mentre superava la lunga distesa di corpi addormentati sul pavimento, i suoi occhi erano stati attratti dal corpo seminudo di Oshino.
Il ragazzo riposava a pancia sopra, con le braccia riverse sul futon e i larghi boxer sintetici, deformati da un grosso e prepotente gonfiore.
Ad Eijun occorsero molti secondi per staccare gli occhi da lì e quando finalmente tornò in sé, il suo corpo aveva perso parte della propria innocenza. Con il cuore in gola e le guance accese dall'imbarazzo, Sawamura rivolse lo sguardo alla luna, brillante e piena oltre la finestra spalancata dell'ingresso. Quella notte aveva finalmente aperto gli occhi su qualcosa che lo riguardava nell'intimo.
A lui piacevano i ragazzi.
Non accadde altro e quando il lanciatore varcò la soglia del Seido, tutto di lui era intonso, tranne il pensiero.
Dotato di una spiccata immaginazione, Eijun amava crogiolarsi in dolci fantasie che lo vedevano fra le braccia di quei ragazzi che trovava attraenti ma che non sapeva come avvicinare. Ma Chris, stranamente, non aveva mai fatto parte di certe scenette che iniziavano e terminavano con un abbraccio. Di più non osava né poteva o sapeva dipingere.

Da XXXXXX865
Oggi treni e metropolitane si fermeranno alle 18.00

Aveva ormai trovato tutti i libri in questione, quando quell'anonimo messaggio turbò la sua quiete. Era a conoscenza dell'orario ridotto dei treni, tuttavia, si domandava chi fosse quel premuroso e telegrafico mittente.
Tutte le persone con le quali aveva legato erano registrate in rubrica. Tutte, meno due.

-Chris senpai!- intuì con le guance leggermente colorate di rosso.

Portò il telefono al centro del petto e si spostò verso destra per far passare alcune ragazze. La più carina indossava una maglietta che riportava la scritta inglese -Right-.

-Deve essere stato per forza lui! Stasera ci dobbiamo allenare e non vuole che manchi. E' così riservato e pieno di attenzioni... Pensa a me e mi suggerisce perfino delle letture sul baseball. - aggiunse con la voce impastata.

Fu in quel momento che le pupille tornarono a visualizzare i testi scelti e la parola -Wrong-, contenuta in uno dei titoli, gli riportò alla mente il volto di ben altra persona: Kazuya Miyuki.
No, quel numero sconosciuto non apparteneva a lui! Assolutamente.
La ragione lo eliminò a priori e il cuore sembrò accelerare il ritmo per dispetto. Le dita strinsero con nervosismo i libri e il respiro tremò giù per le narici. Non poteva essere lui. Sarebbe stato troppo… Difficile.
Quelle parole un po' fredde ma essenziali erano per forza opera di Chris e lui lo avrebbe dimostrato a se stesso e al destino, con tutta l'irruenza e la determinazione cui era capace.



Da Bakamura
Ti ringrazio Chris senpai, ma mi ero già informato sui treni.
Ci vediamo stasera al campo coperto. Sto seguendo tutti i tuoi consigli!

Kazuya non rispose. La faccenda lo urtava troppo. Decisamente. Non solo quello stupido lo aveva scambiato per il senpai, ma si mostrava così odiosamente grato e devoto che sarebbe stato da prenderlo a ceffoni.
Miyuki si abbandonò a un sospiro e davanti al banco del fiorista, cercò di darsi un decoro. Una volta ficcato il cellulare in fondo alla borsa, prese il mazzo di fiori appena confezionato e si avviò verso il cimitero. Ora, non era il momento di pensare a quell’insopportabile matricola e a quanto la sua presenza stesse diventando ingombrante. Quella giornata era per sua madre.
Con glicini e peonie * fra le braccia, Kazuya varcò l'alta e nera cancellata del cimitero. La sua espressione era intellegibile mentre scivolava in quella folta assemblea di lapidari e dignitosi signori. Avevano tutti volti marmorei e freddi. Non importava di quanti fiori si circondassero, nessuno sembrava mai aver nulla da dire.

-Ciao mamma … - salutò dolcemente, una volta seduto davanti alla lapide.

Miyuki si rifiutava di pregare per lei. Sapeva che era morta ma allo stesso tempo, era come se non lo fosse veramente. Il glicine significava proprio questo - vita eterna, longevità - e lui gliene faceva dono per onorarne lo spirito eterno. Con le ginocchia leggermente divaricate, se ne stava di fronte alla tomba, immaginandola nella medesima posizione ma con le gambe chiuse, come era regola per le signore.

-Vedo che papà è venuto a trovarti, non sono stato l'unico a portarti dei fiori. Anche lui ha scelto le peonie. Pensiamo entrambi che sia il più adatto.- proseguì increspando le labbra in un lieve sorriso.

Le parlava per ore, quando si recava lì. Sussurrando, raccontava tutto. Era certo che lei, pur non rispondendo, avrebbe compreso ogni cosa. A causa degli impegni sportivi, Miyuki non poteva farle visita spesso, ma ella non mancava mai di fargli percepire la sua presenza.
Forse era un'inutile presunzione oppure si trattava solo di una leggenda, ma ogni volta che Kazuya si recava in visita alla tomba della madre, una farfalla bianca * iniziava a svolazzargli intorno. A volte, l'insetto si posava sui fiori, altre sulla lapide.
Un giorno la farfalla cercò sosta al centro al suo petto.
Era successo dopo la sconfitta contro l'Inashiro, mentre le diceva che - era stata solo colpa sua -

Da Bakamura
Sto andando ora a prendere il treno.
Vedi che mi ricordo le cose?

Quel messaggio arrivò quando Miyuki si trovava già in stazione.
Alzare la testa per scorgere il kohai fu istintivo, così come sorridere al pensiero che senza quel fastidioso - Chris senpai -, le sue parole sembravano proprio rivolgersi a lui.
Poi il sorriso si deformò in una smorfia di dolore. Qualcuno aveva appena spintonato lui e la maggior parte delle persone intorno. Fra scuse frettolose, pronunciate solo per convenzione sociale, un uomo si era messo a correre nella folla per recuperare non si capiva che, facendosi spazio come poteva, quasi a ogni costo.
Caddero borse, si rovesciarono cestini, si strinsero i bambini alle madri, volarono cappelli, urla e poi…

-Sawamura!-

Miyuki perse gli occhiali nello stesso istante cui il pitcher comparve all'orizzonte. Il kohai camminava con la solita espressione beata in volto, ma non parve udirlo. L'annuncio radiofonico del treno in partenza non migliorò affatto la situazione.
Kazuya si acquattò immediatamente; gli occhi ridotti a due fessure. Doveva trovare gli occhiali prima che qualcuno li calpestasse. Posò i propri acquisti a terra, allargando le mani fra gambe e scarpe in movimento. La gente sembrava non far caso a lui, troppo impegnata a non perdere quel preziosissimo regionale.
Il ragazzo aveva il cuore in gola. Al Seido ne aveva un paio di riserva, ma con il tramonto ormai prossimo e il suo campo visivo ridotto al minimo, non se la sentiva di tornare a scuola da solo.
Se solo Eijun non se ne andasse in giro con la testa fra le nuvole!

-Oh, ma che sciocchezze! Posso farcela anche da solo!- si disse; in volto una smorfia infastidita da quel piccolo momento di debolezza. L’inconfondibile rumore di vetri che si rompono seppe come irrigidirlo. Quello che era appena successo era fin troppo evidente.

Miyuki s'immobilizzò e tornò eretto. Rabbrividendo, si sentì come una pietra in mezzo al continuo scorrere delle acque. Tutti sapevano in che direzione andare, ma lui non vedeva che nebbia. Si diceva che doveva prendere il treno e che un poco alla volta, quella grande macchia avrebbe ritrovato un senso. Bastava incedere a piccoli passi, no?

-Non chiederò aiuto. -

La gente continuava a superarlo, borbottando qualcosa in merito al suo starsene impalato, davanti alle porte.

-Calma, basta solo che mi muova lentamente.- ripeté deciso, poco prima di sentire afferrare il polso da una presa salda.
-Vieni, senpai!-

Lo avrebbe riconosciuto fra mille, anche se fosse stato zitto, seppur lui e Sawamura non si erano mai toccati in quel modo. Simile consapevolezza lo scosse e sconvolse tutt’insieme, mentre la pelle nuda del braccio sembrava bruciare nella morsa delicata e forte delle dita da lanciatore. Forse erano stati i piccoli calli dell'indice e del medio a farlo scoprire, oppure la sua forte e rassicurante aura di asso del Seido.

-Sawamura. -

L'ennesimo fischio del treno impedì ai due ragazzi di scambiarsi altre parole.
Con Sawamura davanti, nonostante le condizioni del suo campo visivo non fossero migliorate, Miyuki riuscì a muoversi in una totale quanto disarmante sicurezza.
Kazuya aveva sempre odiato la calca e la confusione. Si trovava più a suo agio negli spazi aperti, dove era sicuro che non avrebbe urtato con nessuno. Il contatto fisico non l'attraeva granché ma pur trovandosi in un vagone affollato, stretto fra il vetro e il corpo di Eijun, non poteva dire di star male. Per quale motivo?
Sawamura usciva sempre dagli schemi.

-Ti ho visto perdere gli occhiali e ho immaginato che ti saresti trovato in difficoltà. Sono arrivato al momento giusto!- esclamò con fare da supereroe; le braccia conserte al petto e l'espressione da bambino che vuol sentirsi dire - bravo -.
-Quando le società dei trasporti cancellano qualche corsa, si genera sempre una gran confusione.- colloquiò Kazuya; lo sguardo sfuggente e la consapevolezza che Sawamura avrebbe usato quell'episodio per tormentarlo a vita.

Ultimamente, gestire quel chiassoso bimbetto dai grandi occhi caldi si era fatto difficile, figurarsi affrontarlo con simile arma a disposizione! Kazuya sospirò e si lasciò andare contro il vetro. Le orecchie si concentrarono sul monotono e basso borbottio del treno, sperando in un effetto calmante.
Nessuno parlava. Le persone intorno a loro sembravano troppo impegnate a felicitarsi per non aver perso una delle ultime corse di quel giorno. Anche Eijun taceva. Miyuki corrucciò la fronte e cercò di leggere l'espressione del suo volto, ma il ragazzino si era spostato al limite del suo campo visivo, occupando un posto a sedere.

-Eh?! Ah, scusa, forse preferiresti sedere tu?- domandò con espressione gentile, per poi cedere alla burla - Kuramochi mi ha detto che senza occhiali sei praticamente una talpa!
-Ma che simpatico!- brontolò a denti stretti; le dita a toccarsi la cima del naso e gli zigomi -Non sono in fin di vita, non importa che ti alzi. -
-Come vuoi. Ma potrebbe essere pericoloso.-
-Ho detto che non importa.- sbuffò infastidito, poco prima che un leggero sobbalzo lo costringesse ad attaccarsi con forza ad uno dei sostegni. No, il destino non poteva starsene dalla parte di quel provinciale!
- Miyuki senpai - chiamò Eijun dopo un po'. Kazuya si limitò a riportare lo sguardo su di lui. -Si è liberato il posto accanto al mio. -

Era raro vedere un tipo come Miyuki in evidente difficoltà. Il suo passo, solitamente svelto e sicuro, adesso si era fatto cauto. Le braccia, sempre lunghe al busto o impegnate in movimenti precisi, se ne stavano tese in avanti, atte a proteggere il corpo da un possibile urto. Le pupille erano diventate enormi, mangiando completamente le belle iridi scure.
Quando Kazuya arrivò accanto a lui, accidentalmente, afferrò un suo ginocchio ed Eijun socchiuse le labbra. Il contatto fu minimo e accompagnato da un convenzionale e cortese - scusami - ma ciò non bastò a calmare il cuore.

-A scuola, hai degli occhiali di riserva?- domandò Eijun, più per domare l'imbarazzo che per altro. Aveva bisogno di riempire il silenzio.
-Ovviamente.- rispose un tono che mancò alcune delle note spinose.

Ora seduto accanto a lui, Kazuya pensò di chiedergli di quel pomeriggio, ma prendersi la libertà di domandare significava approfondire la conoscenza e dunque mettersi nella posizione di dover soddisfare le curiosità altrui a propria volta.
Dove sei stato? Hai incontrato qualcuno? Volevi fare degli acquisti in particolare?
Domande innocenti. Risposte scomode.
Kazuya non voleva che Eijun rivolgesse a lui le medesime domande, dunque zittì la propria curiosità e il silenzio calò nuovamente fra loro.
Eijun puntò i talloni delle converse colorate contro il pavimento del vagone e iniziò ad armeggiare con il telefonino. Aprì la cartella messaggi e con il solito sorriso sulle labbra, andò a cercare il numero di Chris senpai per registrarlo.

-Mi confermi che questo numero è di Chris senpai?
-No, quello è il contatto del numero due del Seido!- ribatté Kazuya, dopo attenta analisi.
-Eh, il numero due del Seido?!- rispose un'espressione che sembrava cader dalle nuvole. Miyuki gli rivolse una delle sue più efficaci facce da burla e finalmente quell'adorabile lanciatore ci arrivò. -Ma sei tu il numero due del Seido! Stupido senpai! Perché non me l’hai scritto subito, invece di giocare agli indovinelli?!

La prima risposta che ricevette fu una contenuta ma divertita risata. Kazuya dovette piegarsi in avanti e reggere la pancia per non scoppiare lì, in treno, in mezzo alla gente. Eijun era troppo divertente quando cadeva in certe trappole, mostrando tutto la sua infantile ingenuità.
Ma il suo asso in incognito sapeva anche vendicarsi, e in un modo tutto personale: di lì a breve, uno scatto fotografico immortalò Miyuki.

-Mi hai preso deliberatamente in giro, dunque posso farti tutte le foto che voglio, senza bisogno di chiederti il permesso!- ribatté concitato; il pugno chiuso e la faccia deformata da una buffa smorfia guardinga. -Tutti i contatti della mia rubrica hanno la foto. Tu non sarai l'eccezione!-
-Se sei felice così… - biascicò un'espressione divertita, accompagnata da un insolito rilassamento del corpo. Miyuki abbandonò la testa sullo schienale del seggiolino e chiuse gli occhi per qualche istante. Non lo scocciava minimamente che Eijun avesse fatto una cosa del genere e forse era ora di ammettere che non c'era nulla di male a desiderare un po' di contatto fisico con qualcuno.

Perché era solo quello, no?
Contatto fisico. Mani che sfiorano questo e quello. Sapidità. Umidi tocchi.
Eijun era molto carino, anche se quel suo fare sgangherato gli giocava contro. Aveva un bel corpo, muscoloso, armonico e snodato. Molte volte, Kazuya aveva fatto scivolare l'occhio sul punto vita stretto o sulla sporgenza delle scapole. All'inizio, i suoi occhi lo avevano scrutato senza un motivo in particolare poi per puro capriccio. Se c'era una cosa bella andava guardata, no?
Il problema non era il suo osservare indiscreto ma ciò che si smuoveva dentro, quando Sawamura si avvicinava troppo o cominciava a parlare, e parlare, e parlare!

-Senpai, stasera verresti un po' al campo coperto?-

Quella domanda arrivò improvvisa, quando ormai i due ragazzi si trovavano per il lastricato grigio. Il sole era quasi completamente tramontato ma le stelle rosse continuavano a risplendere per la via, come se avessero la capacità di trattenere i raggi solari. Una brezza leggera e frizzante si era appena alzata, scuotendo con una certa premura le fronde odorose.

-Non c'è già Chris senpai a farti da ricevitore?-
-Sì. Ma se ci fossi anche tu, in partita io… -

La voce s'interruppe e le dita si strinsero a pugno. Un leggero tremore attraversò la spina dorsale e le immagini della finale contro l'Inashiro si susseguirono rapide e dolorose. Kazuya socchiuse le labbra: non aveva bisogno degli occhi, in quel momento...
Così come allora, Kazuya poggiò una mano nel centro della sua schiena, ma stavolta non si limitò solo a quel gesto. Riparati dalle generose e rosse fronde dell'acero, Eijun e Kazuya si trovavano a meno di un metro, con il braccio del ricevitore a fare da collegamento fra i loro corpi. Il lanciatore doveva avere gli occhi lucidi, anche se Miyuki non poteva vederli. Sotto il palmo, Miyuki percepiva la sua schiena bollente.

-Non è stata colpa tua.- garantì i ricevitore, facendolo voltare prima ancora che potesse finire.
-No, senpai. -
-Io non ho capito quello che ti stava succedendo. Avrei dovuto chiedere un time out e invece, avevo troppa fretta di vincere. - analizzò impassibile, percependo distintamente il tremore delle sue pupille. Non era facile ammettere le sue colpe, ma sapeva che Eijun ne aveva bisogno e che con simile consapevolezza in cuore, avrebbe lanciato meglio. Lo faceva solo per quello.
-Ma-

Non furono altre parole a bloccarlo piuttosto un tocco insperato. Un contatto improvviso, assolutamente fuori da ogni calcolo. Kazuya aveva posato l'indice sulle sue labbra e se da una parte Eijun aveva tremato per simile libertà, dall'altra Kazuya si era incendiato nel percepire tanta morbidezza.
Era davvero così bello, toccare qualcun altro?

-Basta- lapidò il ricevitore, superandolo di qualche passo.

Adesso si era fatto davvero buio e senza la matricola al suo fianco, non sarebbe andato lontano. Per sua fortuna, Eijun si mostrò incredibilmente docile e accettò di proseguire quasi senza fiatare.

-E' perché ti sentivi in colpa, che quest'estate mi sei stato così addosso?-

Lo domandò senza sottintendere niente. Sul suo volto, non c'era alcuna traccia di rancore o di rabbia. Sawamura si sentiva nervoso a trattare simili argomenti con lui ma al tempo stesso, si rallegrava. Dalla sconfitta contro l'Inashiro, aveva avuto l'impressione che tutta la squadra si fosse allontanata, Miyuki specialmente.

-Ho esagerato.- ammise il senpai, mentre le luci notturne si accendevano una dietro l'altra, quali occhi vigili sul sonno dei ragazzi. Le ombre si allungarono sul terriccio e Sawamura afferrò i lembi dei propri pantaloni per contenere il nervosismo. -Era la mia soluzione al problema, ma-
-Io ora sto bene, senpai.-
-Ma non certo per merito mio. -

Quella verità cadde dall'alto come una pietra che rovina nel centro di un lago. L'eco di parole 'sì vere e terrificanti penetrò nelle orecchie del pitcher e si spanse per tutto il suo corpo. Kazuya aveva leggermente abbassato le palpebre mentre ammetteva le sue colpe. Forse, c'era un’ombra di dispiacere nel suo bel volto. Senza gli occhiali, i sentimenti del senpai sembravano più chiari.
La mano sinistra di Eijun si aggrappò subitanea al centro del petto e le labbra si incresparono come se fosse sul punto di piangere. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva cosa.
Miyuki non gli dette altro tempo.
Respirando piano, cominciò a salire la scala che portava alla sua stanza e una volta in cima, gli fece cenno di andare a riposare.
Quel giorno, i due non riuscirono a dirsi altro.

Fine Primo Capitolo

Note
*GLICINE significa longevità e immortalità, in quanto la sua vita, si avvicina al secolo. In Giappone esiste un esemplare che ha ben 1200 anni. Miyuki, nella storia, la offre a sua madre come per dirle che in realtà, lei non è mai veramente morta, per lui.
*PEONIA è la buona fortuna, l'alto onore e la primavera. Per i giapponesi è come il -re dei fiori-. Miyuki lo dedica alla madre, in quanto pensa che non potrebbe esistere fiore più adatto per parlare di lei.
*FARFALLE BIANCHE: In Giappone si pensa che spesso l'anima dei morti si manifesti sotto forma di farfalla dalle ali bianche. Miyuki pensa che sia l'anima di sua madre a posarsi sul suo petto.
*TECNICA KINTSUJI: prevede la riparazione di vasellame rotto, attraverso l’unione dei cocci con della resina (che fa da collante) mista a oro, argento o platino.
*VISTA DI KAZUYA: sembra che non abbia più di 2/10 da entrambi gli occhi.
*EIKO: la scelta di questo nome è dovuta al fatto che lo sto immaginando scritto con uno degli ideogrammi di Eijun. Lo stesso che significa -splendida -. Poi questi nomi

Ringraziamenti.
A Debora, Carla e Alessandra che mi sono state vicino in questo periodo e che mi hanno dato molti preziosi consigli… E che beh, fantasticano con me di questo anime stupendo! Vi adoro, ragazze! <3

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