Titolo: Steal the pressure
Fandom: Harry Potter
Beta:
vedova_neraChallenge: Special #5 @
it100Prompt: Mai tardò chi venne, Buon sangue non mente
Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter
Pairing: James Jr./Albus Severus
Rating: Pg
Conteggio Parole: due drabble: I) 300 (W), II) 300 (W)
Avvertimenti: Relazione tra consanguinei slash
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• POTTERCEST! \o/
• Seriamente parlando. xD Non so perché mi sia venuta la fissa per questo pairing, ma m’è venuta. Se non avessi scritto queste drabble, me ne sarei potuta uscire persino con qualcosa di più lungo e sì, sarebbe stato un problema. XD
• E’ ambientata quando entrambi hanno già finito Hogwarts. Normalmente il giocatore di Quidditch della famiglia - nel “mio” canon, diciamo - è James, ma per questa volta ho fatto un’eccezione, invertendo i ruoli.
• Titolo da Ruled by secrecy dei Muse. Trovarlo, ovviamente, è stata un’impresa titanica e ringrazio Ale e Vany per la partecipazione. é_è
Steal the pressure
Mai tardò chi venne.
Man mano che i minuti passano e il momento dell’ingresso in campo si avvicina, l’ansia cresce e la nausea gli ribalta lo stomaco.
Albus è sempre stato insicuro, pressato tra i successi e la fama di suo padre e di suo fratello - quello perfetto -; trovare la sua strada ha sempre richiesto più tempo del dovuto e, adesso che è sul punto di montare sulla scopa e debuttare come giocatore titolare di Quidditch, la paura di non essere all’altezza è radicata a fondo nel suo petto.
I suoi compagni di squadra gli girano intorno, gli danno pacche sulle spalle tentando di incoraggiarlo, però l’unica persona da cui vorrebbe essere rassicurato ora non è lì; gli ha chiesto di venire - è stato ad un soffio dal pregarlo - eppure ugualmente non è lì, probabilmente troppo assorbito dai propri impegni personali per curarsi del fratello imbranato.
La speranza di vederlo arrivare scivola via insieme al tempo rimasto prima dell’inizio della partita e, nel momento in cui il capitano dice loro di mettersi in fila e prepararsi all’ingresso in campo, Albus è ormai sicuro che James non verrà.
Ma suo fratello ha sempre la capacità di sorprenderlo quando meno se l’aspetta; infatti, corre nello spogliatoio poco prima che loro escano, marciando verso Albus sorridente e con il solito atteggiamento spavaldo.
«Mi dispiace, sono in ritardo,» si scusa, appoggiandogli una mano sulla spalla e stringendola; lui scuote la testa e ricambia il sorriso. «Non fa nulla,» replica, e si rende conto che è vero, che gli basta che James sia lì a guardarlo come se si fidasse di lui, come se non avesse dubbi sul suo valore, non importa quanto abbia dovuto attendere.
«In bocca al lupo,» riprende il fratello. «Li straccerai tutti.»
E la paura di Albus scompare all’istante - finalmente, ci crede anche lui.
Buon sangue non mente.
Ogni centimetro del corpo gli pesa per il miscuglio di Burrobirra e Firewhiskey che ha mandato giù nelle ultime ore; i festeggiamenti per la vittoria con il resto della squadra prima e con amici e parenti poi lo hanno definitivamente distrutto e, adesso, persino pensare di muoversi da quel letto gli sembra un’impresa titanica - sebbene quello sia il letto di James, nell’appartamento di James, ovvero un luogo da cui, certamente, Albus dovrebbe tenersi alla larga.
Il fratello, sdraiato poco distante da lui, deve avvertire la stessa pesantezza, perché è miracolosamente in silenzio da un lunghissimo periodo di tempo. Avverte una certa anticipazione nel suo stomaco che non riesce ad ignorare.
Il formicolio aumenta persino e il suo cuore salta un battito quando sente il materasso piegarsi e, voltandosi, si rende conto che l’altro lo sta guardando.
«Te l’avevo detto che ce l’avresti fatta,» sussurra James, il solito ghigno spavaldo sul volto, solo con una sfumatura più dolce. Albus sfugge al suo sguardo, ma nel petto gli si radica qualcosa che assomiglia all’orgoglio.
«Sei un Potter, dopotutto,» riprende il fratello, il tono divertito, «e buon sangue non mente.» Albus questa volta non può evitare di sorridere e tornare a guardarlo - ma nel momento in cui lo fa sa che è un errore. Gli occhi di James lo attirano come calamite e, mentre scivola lentamente verso di lui, è difficile credere alle parole che pronuncia: «Dovresti andare a casa.»
Le loro bocche si uniscono un istante dopo e Albus si perde in quel bacio lasciando finalmente andare la tensione, dimenticando le proprie paure, considerandolo il vero premio di quella vittoria tanto sperata. Improvvisamente, è lui quello sicuro di ciò che sta facendo e James quello che indugia; è lui che, appena si staccano, dice: «Dormo qui», e lo bacia di nuovo, rassicurandolo.