Titolo: A little thing that just feels good
Fandom: Harry Potter
Beta:
vedova_neraPostata il: 08/08/2008
Scritta per:
3x9_lover [
richiesta]
Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Pairing: Ron/Harry
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 400 (W)
Avvertimenti: Slash
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
~ Ambientata durante il settimo libro, la notte successiva al ritorno di Ron nel capitolo 19, “La cerva d’argento”.
~ 400 parole, perché è destino che per questo DC le fic abbiano tutte conteggi assurdi *_*. Almeno questo è preciso è_é.
~ Grazie a
vedova_nera per l’aiuto con il titolo e la solita lovvosità *_*.
A little thing that just feels good
Il pensiero del suo ritorno non ti ha lasciato per tutto il tempo in cui hai montato la guardia all’ingresso della tenda; hai continuato a voltarti verso l’interno, verso il lettino dove è sdraiato, per assicurarti che fosse ancora lì, che non fosse scomparso di nuovo.
Non hai problemi ad essere sincero con te stesso e ad ammettere che, quando Ron non c’era, ogni cosa si era fatta più difficile e complicata. E ti riesce semplice persino dirti che vederlo tornare è ciò che di più bello ti sia capitato nelle ultime settimane; che, per la prima volta da quando la tua bacchetta si è rotta, camminando insieme a lui in direzione del vostro rifugio, sei riuscito a recuperare un po’ di speranza e a credere che, nonostante gli impedimenti, potete ancora farcela, puoi davvero salvare il mondo.
Così ora muovi qualche passo in avanti verso la sua branda solo per vedere meglio; vuoi guardarlo dormire per sentirti più tranquillo, per cancellare definitivamente la sensazione di vuoto avvertita con la sua assenza. Ma, quando ti avvicini, ti rendi conto che è sveglio e la scoperta, stranamente, non ti sorprende come dovrebbe - quasi l’avessi in precedenza sperato.
«Harry? È successo qualcosa?» ti chiede subito, sollevandosi su un gomito, la voce ancora impastata dal sonno.
Ti affretti a scuotere la testa e gli dai un colpetto leggero sul fianco per farlo spostare, in modo da sederti accanto a lui. «Ron,» cominci allora in un sussurro, e lui si mette seduto, le spalle dritte e tese in visibile agitazione. «Grazie per essere tornato.»
Si rilassa nuovamente a quelle parole, ma arrossisce di colpo e, con un mezzo sorriso, riprende a balbettare le sue scuse (“È stato stupido, amico, lo so…”).
«Smettila,» lo interrompi sorridendo a tua volta. Poi gli appoggi una mano sulla spalla, ti sporgi in avanti e, senza rifletterci troppo, lo baci. Le sue labbra sono inaspettatamente morbide e lisce, tiepide nella notte fredda che circonda la tenda, e l’unica reazione che ha è quella di serrare la presa delle dita sulla coperta per la sorpresa; sei grato che non ti allontani, mentre un piacevole calore ti si spande nello stomaco.
È il calore della sicurezza, della calma, e, quando ti allontani per tornare alla tua branda e metterti finalmente a dormire, sotto il suo sguardo confuso e stranito, pensi che era da troppo tempo che non ti sentivi così bene.