Titolo: Un gioco
Fandom: Harry Potter
Postata il: 06/04/2007
Personaggi: Luna Lovegood, Harry Potter; nominata Ginny Wesley
Pairing: Luna/Ginny
Rating: Pg13
Conteggio parole: 481 (W)
Avvertimenti: Femmslash non grafico, What If
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note: Non so assolutamente da dove mi sia venuta fuori, ma alla fine mi è piaciuta e l'ho tenuta! *_*
L'ultima frase che pronuncia Luna è presa, parola per parola, da ‘Harry Potter e l'Ordine della Fenice’ (il capitolo non me lo ricordo ç_ç), modificandola leggermente: da "ricompaiano" a "ricompaia".
Un gioco
Era un gioco.
Gli altri prendevano le tue cose e le nascondevano. Non sapevi dove, né come, ma da un giorno all’altro le vedevi sparire all’improvviso, per il loro divertimento.
Crudele, l’avrebbe definito qualcuno, un gioco crudele. Ma loro si divertivano, quindi era un gioco e questo bastava. Non ti importava più di tanto della sparizione dell’ultima copia del Cavillo, o della collana anti-Nargilli, o del cappello con il leone ruggente. Non aveva importanza: quelli, in fondo, erano solo oggetti e degli oggetti si può fare benissimo a meno.
Poi, presto o tardi, ricomparivano, inaspettatamente proprio come se n’erano andati. Tutti ridevano, e tu semplicemente scrollavi le spalle e stringevi di nuovo tra le mani uno dei tesori appena ritrovato con un sorriso sulle labbra.
Quello era solo un gioco e, tutto sommato, a Luna Lovegood era sempre piaciuto giocare.
~
Adesso, invece, le cose sono un po’ diverse.
Tuo padre te lo ripeteva sempre, che non si possiedono le persone. Però lei te l’aveva detto, lei l’aveva chiarito.
“Sono tua.”
L’aveva ripetuto e ripetuto e tu, alla fine, ci avevi creduto, ti eri convinta che fosse tua davvero.
E poi, l’hai vista sparire, nell’esatto punto dove stai guardando ora, in mezzo agli alberi che circondano la Tana. L’hai vista sparire proprio come se non fosse mai esistita, in un battito di ciglia, senza sapere dove fosse andata, né come.
Ti sei sentita vuota, impotente, e non hai fatto altro che sederti lì, su quella panchina di pietra dove sei seduta anche ora, immobile a sperare.
Sperare di essere ancora ad Hogwarts, sperare che tutto questo sia un nuovo gioco. Crudele, più crudele del solito, ma solo un gioco. Con dietro quel cretino di Roger Davies, magari, o quella gallina spennacchiata dell’Edgecombe.
Invece dei Mangiamorte che l’hanno portata via, sanguinante, priva di sensi.
E speri che sia un gioco perché, in quel caso, lei ricomparirebbe. Come il cappello con il leone ruggente, tornerebbe tra le tue braccia intatta, esattamente come l’avevi vista sparire. Perciò continui a sobbalzare tutte le volte che il vento sembra portarti il suo profumo…
Ma no, non è lei, sono solo le rose appena sbocciate.
…o quando ti sembra di intravedere un bagliore rosso, tra gli alberi.
Ma sono solo i raggi del sole al tramonto.
E la consapevolezza che non sei più ad Hogwarts, che questo non è più un gioco, pesa nello stomaco come un macigno.
«Luna… Sei qui fuori da ore, noi abbiamo quasi finito di cenare. Vuoi una coperta?»
Guardi i suoi occhi e sono verdi come la speranza. La speranza folle, talmente forte da disintegrare la consapevolezza. Forse sei ancora ad Hogwarts e forse, tra poco, sentirai le risate di Marietta e di Roger.
E forse anche questo è un gioco. Crudele, ma solo un gioco.
Rispondi a Harry, «Oh no. No, grazie. Credo che andrò a mangiare il dolce e aspetterò che ricompaia… succede sempre, alla fine.»