Trovarsi, perdersi e ritrovarsi di nuovo ~ Prima parte

May 22, 2009 20:32

Titolo: Trovarsi, perdersi e ritrovarsi di nuovo
Coppia: Nebiros/Aron
Prompt: 12. Paura della Mezza Tabella + "Keep breathing, 'cause I'm not leaving you anymore" (Far away - Nickelback) per la III stettimana del Fluffathlon + 15. "Nella buona e nella cattiva sorte" [lista due: matrimonio] del Meme di Maggio di michiru_kaiou7.
Rating: PG
Parte: 1 di 4.
Riassunto: Fu nel bel mezzo della notte che si svegliò: Aron aprì gli occhi, le palpebre erano ancora pesanti di sonno e la sua mente non riuscì subito a comprendere cosa lo avesse destato.
Avvertimenti: pre-slash.
Note: Il dialogo in corsivo che troverete alla fine del capitolo è direttamente preso dal II volume del manwha.



Fu nel bel mezzo della notte che si svegliò: Aron aprì gli occhi, le palpebre erano ancora pesanti di sonno e la sua mente non riuscì subito a comprendere cosa lo avesse destato. Tutto sembrava essere tranquillo nel castello e lui, come al solito, si era addormentato rannicchiandosi al centro del letto, cosciente che, durante la notte, Nebiros sarebbe andato a sbirciarlo, magari sedendosi accanto a lui, vegliando su di lui.

Fu il secondo urlo che lo fece drizzare a sedere; il sonno completamente svanito ed il fiato che gli era morto in gola, per un momento. Si chiese cosa fosse stato e, solo per un attimo, s’illuse potessero essere state le creature fuori dal castello a lanciare quelle grida di dolore. Un nuovo urlo lo fece immediatamente ricredere: proveniva dal castello, dall’interno e non dal bosco che lo circondava.

Aron rimase per un momento paralizzato nel suo letto, prima di alzarsi e seguire le urla; man mano che procedeva lungo i corridoi, si rese conto che quei lamenti lo stavano conducendo verso la stanza di Nebiros. Bastò quella consapevolezza per farlo correre velocemente, preso dalla paura, un panico inspiegabile che lo spinse fino alla porta della camera, davanti alla quale infine si bloccò, immobile.

Stavolta la paura lo paralizzò; non sapeva che fare e, in quel momento, dall’altra parte del legno c’era silenzio; si sporse in avanti, poggiando le mani sulla porta ed ascoltando attentamente: sentiva degli ansiti di dolore che all’improvviso si trasformarono in nuove urla.

Aron non ci pensò due volte ad entrare nella stanza, spaventato; ciò che vide lo lasciò senza fiato: Nebiros aveva il volto trasfigurato dal dolore e si teneva le mani fra i capelli, inspiegabilmente biondi. Prima che potesse chiedere cosa stava succedendo, prima ancora che capisse cosa stava facendo, si gettò a terra, dov’era l’altro, e lo abbracciò stretto, piangendo spaventato.

Durò tutta la notte e quella sofferenza che tormentava Nebiros non si fermò mai, nonostante Aron continuasse a stringerlo a sé, come per dargli forza - una forza che in quel momento non sentiva d’avere, troppo confuso, troppo angosciato.

Solo alla mattina, con i primi raggi di sole, Nebiros sembrò trovare pace, e si rilassò, adagiando la testa sulle gambe del ragazzino; Aron gli accarezzava i capelli, cercando di tranquillizzare più sé stesso che l’altro.

Il padrone del castello gli disse che quella era una pena che gli aveva inflitto Dio, per essersi opposto a lui; il ragazzo non capì di cosa stesse parlando, ma vide il dolore nei suoi occhi e questo lo rese triste: Nebiros era buono con lui, affettuoso come mai nessuno lo era stato prima, ed Aron gliene era riconoscente; non solo questo, ma era anche arrivato a sentire fra loro un legame.

Era qualcosa di ancora fragile, perché non capiva ancora per quale motivo fosse stato portato lì, né perché il suo benefattore avesse tutti quei riguardi nei suoi confronti; ma c’era, Aron lo sentiva crescere ogni volta che Nebiros gli diceva qualcosa in più su quel posto, sul bosco in cui si trovava nascosto il castello. Era forse il senso d’appartenere ad un luogo o forse a qualcuno, ma era un legame che quella notte, assistendo a tutto quel dolore, si era consolidato.

La paura, ormai, era scomparsa del tutto e quando Aron posò la fronte su quella di Nebiros, chiuse gli occhi, cercando di tranquillizzare l’altro. “Affrontare tutto questo da solo… è terribile.” Mormorò, stranamente la sensazione di inadeguatezza che provava ogni volta che parlava non c’era più.

Ancora tremante per gli ultimi spasimi di dolore, Nebiros si limitò a posargli una mano sui capelli, solleticandogli la nuca.

“Non preoccuparti. Ora ci sono io qui con te… Per questo, non sarai mai più solo.”

“Giuramelo… Giurami che non uscirai mai dal castello senza il mio permesso. Voglio che mi giuri di non tradirmi mai.”

Aron non ci pensò troppo a lungo, perché avevano bisogno l’uno dell’altro. “Lo giuro.” Sussurrò, e quella sensazione d’essere uniti, in qualche modo, si fece più forte e netta, più solida, più vera. Il ragazzo poggiò le labbra sulla fronte di Nebiros, umida di sudore freddo, e, dopo avergli lasciato un bacio, gli mormorò continua a respirare, perché non ti lascerò mai più.

challenge: meme di maggio, the tarot café, challenge: fluffathlon, challenge: mezza tabella (set)

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