Cinque modi per riconquistare l'amor perduto - Guida base per gli stupidi - Capitolo I

Dec 17, 2012 15:53


Titolo: Cinque modi per riconquistare l'amor perduto - Guida base per gli stupidi
Personaggi: Kurt (principalmente), Blaine (secondariamente) + comparsate varie ed eventuali degli altri personaggi
Genere: Commedia, Romantico
Rating: PG
Avvertimenti: stupidità diffusa, angst (? è sempre una commedia), slash, what if?, OOC (valido soprattutto per questo capitolo).
Note: et voilà, finalmente il primo capitolo XD e soprattutto, yuhu, finalmente entra in scena Blaine.
Altri sproloqui a fine capitolo <3



Capitolo uno: “I complimenti piacciono anche agli specchi” (Garfield)

Kurt aveva divorato il primo capitolo del libro in una notte. Non che ci volesse poi tanto sforzo: si trattava di cinque paginette idiote sull’arte del complimentarsi. Sostanzialmente, il libro sosteneva che i complimenti sono imprescindibili per riconquistare il proprio ex, perché lo fanno sentire bello e fanno capire che si è molto attenti alla sua persona. Attenzione, però, aggiungeva il libro con tono perentorio, non bisogna mai esagerare, perché a lungo andare si potrebbe pensare che quei complimenti non siano sinceri. Quindi, il testo consigliava di non sperticarsi in elogi esagerati, ma di cercare sempre d’essere il più sottili e onesti possibili.

Se la vostra ex ragazza ha un brutto naso, non iniziate a dirle che ha un adorabile nasino, potrebbe intuire che la state circuendo per indurla a cadere di nuovo fra le vostre braccia.

Kurt aveva guardato il libro con orrore e poi, finito di leggere il capitolo, aveva speso la gran parte della nottata a cercare di esercitarsi in questa attività, nella quale Blaine era sempre stato piuttosto bravo - spesso non era troppo sottile, anzi, ma i suoi complimenti erano sempre genuini e sinceri e a Kurt mancavano da morire. Non solo perché, beh, sì, a Kurt piacevano i complimenti; non passava certo ore e ore del suo tempo a curare la sua persona solo per sé stesso, ma anche affinché gli altri si accorgessero che persona magnifica fosse e, soprattutto, glielo dicessero. Ma, più in generale, gli mancavano i complimenti di Blaine perché gli mancava Blaine. Da morire, tipo.

Così, la mattina successiva, fece un po’ di esercizi a casa. Carole indossava il suo orribile maglione natalizio, ma il giorno prima era andata dal parrucchiere e la sua pettinatura era deliziosa, così Kurt glielo disse - evitando il commento sul maglione, ovviamente.

Suo padre si tolse il cappello prima di iniziare a pranzare e Kurt lo lodò, ricevendo un’occhiata perplessa e vagamente divertita.

Finn era un disastro umano, ma Kurt si sforzò di dire una buona parola anche a lui e alla fine ricevette in cambio il solito sorriso un po’ stupido del fratellastro, accompagnato dalla visione del contenuto della sua bocca - biscotti allo zenzero, sospettava Kurt, ma preferì non indagare.

A fine giornata Kurt si sentì piuttosto soddisfatto di sé stesso, avendo fatto complimenti a destra e manca per tutto il giorno, cercando d’essere il più sincero possibile per ciascuno di loro, e andò a dormire elettrizzato alla prospettiva di mettere in azione la prima parte del suo piano.

Al Lima Bean il suo precedente datore di lavoro gli chiese con sospetto se stesse frequentando il locale nella speranza di riavere indietro il suo posto; Kurt sbatté le palpebre, indignato dall’eventualità e soprattutto terrorizzato dall’idea che qualcuno potesse pensare una cosa del genere. Rispose che ovviamente no, non aveva nessuna intenzione di tornare a lavorare in quel posto infernale (questo lo tenne per sé, perché tutto sommato ci teneva ad avere la sua colazione, grazie tante), e ordinò il suo caffè, sedendosi poi in attesa - o forse è meglio dire, in agguato - al tavolo direttamente di fronte alla porta d’entrata.

Passò mezz’ora a sorseggiare caffè e leggere distrattamente la rivista che si era portato da casa, rendendosi conto che non solo gli articoli interessanti stavano quasi per finire, ma soprattutto che non aveva la minima idea se Blaine si sarebbe presentato, quella mattina.

Calmo, pensò fra sé, l’anno precedente avevano passato praticamente tutti i giorni delle vacanze natalizie in quel locale, quando non erano impegnati altrimenti.

Sì, beh, Blaine veniva qui perché aveva appuntamento con te, cretino.

Uh, già.

Il pensiero lo fece improvvisamente prendere dal panico e stava già per afferrare il cellulare e fare qualcosa di stupido come saltare il passo uno: complimentarsi per chiedere, pregare, scongiurare Blaine di raggiungerlo nel locale, quando qualcuno lanciò un grido e Kurt si ritrovò davanti Chandler.

“Kurt! Che bello vederti! Che strano trovarti qui e non a New York, vero? Non trovi?”

Kurt strabuzzò gli occhi e scosse un paio di volte la testa per focalizzare la sua attenzione sul ragazzo. Non sentiva Chandler da… beh, da quando gli aveva chiesto di non scrivergli più perché il suo (attualmente ex, ma ci stava lavorando) ragazzo era geloso.

“Ehi,” mormorò debolmente, sopraffatto dall’entusiasmo dell’altro. “Ehm… ti trovo bene?”

Chandler gli sorrise estasiato, e Kurt pensò piuttosto soddisfatto che era riuscito a centrare il punto con un bel complimento genuino. Beh, non tanto genuino, ma comunque.

“Sì, perché sto bene, in effetti, grazie! Il mio corso di studi è fenomenale ed ho conosciuto un sacco di persone fantastiche e scommetto che ti piacerebbero un sacco, perché hanno un senso dello stile divino e, oh, poi ho conosciuto anche dei ragazzi,” Chandler ridacchiò fra sé, poi fece un gesto vago e del tutto incomprensibile e si mise a fissare Kurt con interesse. “E tu? Come stai? Che mi racconti? Oh, sei alla NYADA, giusto? Raccontami tutto, dev’essere un’esperienza fantastica!”

“Ehm,” disse Kurt, trovandosi ancora una volta sopraffatto dall’altro. Insomma, come aveva fatto il suo vecchio sé ad avere a che fare con uno come Chandler?

“Quindi? Dai, dimmi, dimmi!”

“Non… non sono entrato alla NYADA,” ammise, infine, notando il sorriso dell’altro ragazzo spegnersi così repentinamente che Kurt si chiese se fosse mai stato lì. “Lavoro, però. Per Isabelle Wright. Su Vouge.com.”

“Oh, meraviglioso!” esclamò a voce fin troppo alta Chandler. “Sapevo che uno con il tuo senso dello stile sarebbe finito a fare qualcosa del genere, sei fantastico!”

“Uh, grazie,” si ritrovò a dire Kurt, ridacchiando imbarazzato.

“E per il resto come stai? Ti trovo…” Lì Chandler si bloccò, assumendo un’espressione concentrata e un po’ impacciata, come se non sapesse esattamente come continuare la sua frase.

“Beh, uhm, potrebbe andare meglio,” ammise Kurt, stringendo la sua tazza di caffè, ormai vuota. “Il mio fidanzato mi ha lasciato.”

“Oh,” commentò l’altro, aggrottando la fronte. “Il tipo geloso?”

“Mh, già.”

“Beh, che idiota! Voglio dire, dopo essere stato così possessivo e geloso che fa? Ti molla? Ma non ha senso!”

“Beh, no, in realtà…” tentò Kurt, ma l’altro si era già lanciato in un sentito dibattito sui fidanzati eccessivamente possessivi che tarpano le ali a ragazzi di talento e meravigliosi e di successo, e Kurt non riuscì ad aprire bocca finché Chandler non dovette fermarsi per riprendere fiato.

“Uh, no, Chandler, apprezzo il tuo… uhm… punto di vista, ma mi ha lasciato perché sono stato un po’ un disastro, ecco,” gli confessò osservando la faccia dell’altro ragazzo farsi dubbiosa. “No, sul serio, non gli davo l’importanza che merita e a lungo andare, beh, non ha più sopportato il mio egocentrismo ed egoismo, penso.”

Chandler lo osservò per qualche momento senza dire una parola - wow, davvero? Cos’era quell’assenza di suoni? Oh, già. Silenzio. - poi la sua espressione si fece stranamente fiera, e lui gli sorrise. “Aw, Kurt, che cosa matura da parte tua affrontare la rottura in questo modo! È bello che tu non lo stia odiando, ma piuttosto abbia utilizzato questa brutta storia per farti un esame di coscienza e uscirne migliore! Un po’ di autocritica ci vuole sempre, ma non tutti sono capaci di farlo e, boh, cioè, è una cosa davvero matura!”

“Ah, certo,” annuì Kurt, un po’ impacciato dal repentino cambio d’atteggiamento. “Voglio dire, dopo tutto quello che mi ha detto…” Ovviamente non menzionò il fatto che invece sì, ce l’aveva avuta a morte con Blaine per un po’, perché si era sentito molto molto offeso dal fatto che gli avesse dato dell’egocentrico egoista. Ma Chandler poteva anche rimanere all’oscuro di quel particolare, in fondo non era importante… Giusto?

“Scommetto che se ti vedesse ora ci ripenserebbe, mhm.”

Il commento attirò immediatamente l’attenzione di Kurt che lanciò un’occhiata nervosa e del tutto illogica alla porta del locale. “Tu credi? Perché è un po’ quello che ho intenzione di fare…”

“Farlo ricredere? Cioè, riconquistarlo?” domandò Chandler, e quando Kurt fece cenno di sì, batté le mani, evidentemente elettrizzato all’idea. “Oh, è un’idea fantastica, hai tutto il mio appoggio! E sono sicuro che funzionerà, voglio dire: hai già dimostrato in precedenza di tenere a lui, no? Cioè, non che io abbia qualche genere di risentimento per quello che è successo, alla fine è stato giusto così, non dovevo mettermi tra te e lui-”

“In realtà è stata colpa mia, non dovevo incoraggiarti a---” Ma Chandler fece un gesto secco, come per dimettere la questione, arricciando il naso e scuotendo la testa.

“Oh, via, non avresti potuto dirmi di no, sono bravo a prendere la gente per sfinimento!”

Kurt a quello rise, perché non avrebbe mai creduto che Chandler potesse essere autoironico. “Grazie,” disse, dopo aver smesso di ridacchiare. Chandler lo guardò sorridendo, ma senza capire. “Per l’appoggio, intendo.”

“Ehi, figurati, come ti dissi: noi futuri - oddio, ma ormai lo siamo! - newyorkesi dobbiamo supportarci a vicenda, no?”

Kurt sorrise di nuovo, sentendosi improvvisamente galvanizzato e dimenticando completamente il panico che l’aveva colto poco prima che Chandler gli piombasse addosso; panico che ovviamente si ripresentò nel momento in cui si ricordò che, oh, ehi, Kurt, che facciamo se Blaine non si presenta?

Proprio in quel momento, per un bizzarro, crudele, ironico gioco del destino, la porta del Lima Bean si aprì, e Blaine Anderson fece il suo ingresso nel locale, seguito a ruota da Brittany e Tina.

Kurt si prese qualche attimo di tempo per osservarlo e nella sua testa qualcosa andò in cortocircuito, perché il suo cervello iniziò a cantare Teenage dream e lui si ritrovò in piedi, fra Blaine e la cassa.

Seguì un imbarazzante silenzio, in cui Kurt si rese conto di quello che aveva fatto - e anche di star fissando Blaine come davanti a un’apparizione divina - e Blaine smise di ridere per qualsiasi cosa le ragazze stessero dicendo, assumendo un’espressione indecifrabile.

“Il mio unicorno è tornato!” esclamò Brittany dopo un attimo, saltando al collo di Kurt e tirandolo in un abbraccio affettuoso.

“Uh,” disse Kurt, mentre anche Tina si univa all’abbraccio.

“Come stai?” domandò la ragazza, guardandolo con velato divertimento e più chiara apprensione.

“Mhm,” rispose Kurt, che per tutto il tempo non aveva staccato gli occhi di dosso a Blaine, che aveva avuto l’accortezza di sorpassarli e ordinare qualcosa, prima che le altre persone in fila s’infuriassero rivelando che lo spirito natalizio aveva già abbondantemente abbandonato tutti.

“Come mai sei qui? Avevi bisogno di un caffè dopo aver passato tutta la notte ad aiutare Babbo Natale?” domandò Brittany, con un sorriso felice sulle labbra.

“Eh?”

“Oppure stavi facendo un agguato a Blaine? Vuoi rapirlo?”

Quello sembrò riscuoterlo dalla sua improvvisa inabilità a parlare, e si sbrigò a scuotere la testa, alzando le mani. “No, io - no, figurati, che idea! Blaine!” esclamò poi all’improvviso, voltandosi verso l’ex e quasi scontrandosi con lui. “Scusa! Sono… scusa!”

Blaine fece un mezzo sorriso, spiazzato. “Non è niente… Ciao.”

“Ciao! Io… Ciao! Stai bene? Ti trovo bene! Sei…” Concentrati, concentrati. Era la sua occasione per il primo passo: complimenti, doveva solo focalizzare e non dire la prima cosa che gli veniva in mente. “Bello.”

Appunto.

Blaine allargò gli occhi, sorpreso, mentre Brittany ridacchiò e batté le mani. Tina la portò prontamente via dopo un momento e Kurt scosse la testa, indicando il cappotto di Blaine. “Voglio dire: bello il tuo cappotto.”

“È il mio cappotto di sempre,” puntualizzò il suo ex - oddio, perché continuava a chiamarlo così? Era insopportabile -, facendo una smorfia.

“Sì, voglio dire… L’ho sempre trovato bello. Non te l’ho mai detto? Devo avertelo detto per forza, perché, sai, uhm… Ti… ti dona. È elegante. Sei elegante, in questo cappotto,” blaterò, letteralmente, morendo dalla vergogna dentro di sé. Stava andando tutto male. Ma male, male, male.

“Kurt, cosa…” Blaine strinse gli occhi, guardandolo con confusione e una punta di irritazione. O forse era divertimento. Non riusciva a capirlo, tant’era nel panico. “Cosa vuoi?”

La domandò lo raggelò. Non poteva certo dirgli: ehi, pensavo che se per te va bene adesso cerco di ricoprirti di complimenti, così poi tu sarai talmente stordito che io proverò e riuscirò a farti vedere quanto sono cambiato e, beh, essenzialmente ci sto provando con te, se sei d’accordo.

Così Kurt prese un profondo respiro, si calmò e scosse la testa. “Io… Niente, davvero, mi sono solo…” Agitò le mani confusamente, alzando gli occhi al cielo. “Non ero pronto a vederti, ecco.”

E quelle dovevano essere le parole sbagliate, perché l’espressione di Blaine s’indurì e lui si chiuse; Kurt si accorse solo in quel momento di quanto invece era stato aperto nei suoi confronti, ma nell’attimo in cui il suo viso divenne rigido e le sue spalle vennero tirare indietro, Kurt capì che si era giocato la sua occasione.

“Nemmeno io,” mormorò Blaine, senza guardarlo. Kurt si morse le labbra, vedendo l’altro chiaramente a disagio. “Forse dovrei raggiungere le ragazze.”

“Sì,” disse Kurt, annuendo. “Forse… Sì, scusami.”

Blaine gli fece un mezzo sorriso, più triste che arrabbiato, e Kurt si scansò per farlo passare, osservandolo amareggiato.

“Uhm,” tentò, quando Blaine gli dava ormai le spalle. “Mi spiace per la gaffe del cappotto. Però quella sciarpa ti dona.” Sorrise quando Blaine si voltò a guardarlo, perplesso, confuso, vulnerabile. “Fa venir fuori il colore dei tuoi occhi,” aggiunse, facendo un vago gesto verso la sua faccia.

“Grazie… credo,” mormorò Blaine, aggrottando la fronte e afferrando un’estremità della sciarpa.

“Io… vado, allora. Uhm, ciao.” Kurt indietreggiò, lo sguardo dell’altro ancora puntato su di lui, con un misto di incredulità e troppo; Kurt allora si voltò e vide Chandler fargli l’okay con entrambi i pollici, e seppe, senza nemmeno doversi girare, che anche Blaine l’aveva visto.

Lanciò un’occhiataccia a Chandler e poi uscì dal locale di corsa, chiudendosi nella sua macchina e quasi prendendo a testate il volante.

Grandioso.

Il passo uno: complimenti era andato male, malissimo, da schifo.

Grandioso.

TBC

Note finali.
Bene, voi ce l'avete presente "Canto di Natale" di Dickens, vero? E avete presente che Scrooge viene visitato dai tre spiriti del Natale, no?
Ecco. Kurt s'imbatte nei tre spiritelli gay, invece XDD non lo so, mi sembrava un'idea carina - molto stupida, ma, ehi, siamo qui per ridere! - e quindi, quando ormai Sebastian era in mezzo, Dave chiedeva insistentemente d'essere coinvolto, ho guardato Chandler e sono stata travolta. Non si può dire di no a Chandler. Il ragazzo tende a prenderti per sfinimento.
Quindi niente. Spiritelli gay invece di spiriti del Natale. E qui finiscono i riferimenti a "Canto di Natale".
Beh, poi, che altro dire? Io vi avevo avvertiti dell'OOCness, quindi non lamentatevi ;P
Alla prossima, ovvero: Capitolo due: “Fiori, fiori, fiori!”

glee

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