Your congratulations

Oct 13, 2010 22:26


Titolo: Your congratulations
Personaggi: Regulus Black, Lucius Malfoy (principali), Sirius Black, Narcissa&Bellatrix Black (secondari)
Rating: R
Parole: 2.682 (Word)
Prompt: Ombra della mia tabellina di bingo_italia.
Avvertimenti: angst (penso), pre-slash, voyerismo, menzione di masturbazione, one-sided.
Dedica: per il compleanno di zephan82, una persona adorabile, che mi ha fatto fare più di una pazzia e che sembra sopportare tutte i miei "vittimismi fandomici" con santa pazienza. Questo vuole essere un omaggio al tuo Lucius e, beh... Ho messo lì Regulus e Sirius così ti distrai e non pensi a quant'è brutta la ff XD tantissimi auguri ♥♥♥
Note: Il titolo è ripreso dall'omonima canzone di Alanis Morissette, la mia dea, la mia guida verso i miei torridi quindici anni... Trattatemela bene. Ah, la traduzione che trovate fatta all'inizio è fatta da me: siate clementi XD



I wouldn't have feigned needlessness,
I would not have discredited,
Every one of their compliments.
It was your approval I wanted
Your congratulations.
(Non avrei finto di non essere bisognoso,
Non avrei screditato
Ciascuno dei loro complimenti.
Era la tua approvazione che cercavo
Le tue congratulazioni.)
(Your congratulations - Alanis Morissette)

La prima volta che Regulus Black aveva incontrato Lucius Malfoy era stata per un’occasione mondana, uno di quegli eventi che coinvolgevano la migliore parte della nobiltà magica e purosangue.

Serate noiose per un bambino di sette anni costretto a stringere la mano di uomini che lo guardavano con autorevolezza e donne che gli carezzavano i capelli con freddezza. Regulus non si era mosso dal fianco di suo fratello nemmeno per un attimo, resistendo all’impulso di afferrargli la mano solo per evitare d’essere sgridato da sua madre, una volta tornati a casa; da parte sua, Sirius non si era mai spostato dal fianco di suo padre, cercando di comportarsi come un bambino grande, come un adulto. Aveva smesso dopo cinque minuti, perché era tutto estremamente noioso e quindi si limitava a starsene in bella mostra, buttando ogni tanto un occhio verso il fratello minore.

Regulus sentiva il cuore scoppiargli di ansia ogni volta che lo sguardo del fratello - rassicurante, forte, quasi protettivo in quel momento - lo abbandonava per vagare lungo la sala affollata di maghi.

Quando Lucius si era avvicinato, al fianco di Abraxas Malfoy, Regulus non aveva pensato niente di particolare. Era un bambino, da poco aveva imparato a non balbettare quando pronunciava le parole, e come tale ammirava ed insieme temeva i ragazzi più grandi.

Lucius aveva stretto la mano a suo padre, poi a Sirius ed infine a lui; aveva conversato con i due adulti, come loro pari - eppure aveva solo quattordici anni - ed aveva ignorato i due ragazzini per la maggior parte del tempo.

Sirius bruciava d’umiliazione. Regulus lo avvertiva chiaramente, e si sentiva piccolo e inutile; voleva prendergli la mano e stringergliela forte e quando Lucius guardò di nuovo suo fratello maggiore l’impulso si fece ancora più acuto, ma venne presto messo da parte da una sensazione più distinta, più intensa.

Suo fratello fissava il ragazzo più grande tenendo il mento alto, la postura rigida ed i pugni chiusi: una statua di uno sconfitto che affronta con fierezza il proprio vincitore; Lucius era invece rilassato, mentre teneva le braccia elegantemente incrociate dietro la schiena, e sorrideva. A Regulus non piacque quel sorriso, perché era come se stesse prendendo in giro suo fratello.

E ciononostante non poteva che essere affascinato davanti a quello spettacolo; aveva l’impressione di trovarsi di fronte ad uno scontro fra titani, uno scontro che suo fratello non poteva vincere, ma che affrontava comunque. Si sentì improvvisamente molto piccolo, troppo piccolo, fuoriluogo e gli venne voglia di piangere; fece un passetto indietro, agitato, e sentì dietro la sua schiena minuta le gambe di sua madre. Non vi si poggiò, ma saperle dietro di lui lo rassicurò.
Quando Lucius e suo padre si congedarono, Regulus tornò a guardare Sirius, sperando che lo confortasse di nuovo con un’occhiata; ma suo fratello continuò a guardare la schiena di Lucius, per tutto il resto della serata, come se avesse voluto trafiggerlo con lo sguardo.

Regulus, a distanza di anni, avrebbe ricordato solo la sensazione di trovarsi davanti a due giganti, mentre lui si faceva sempre più piccolo.

*

Tre anni dopo, la notizia del fidanzamento ufficiale fra sua cugina Narcissa e Lucius Malfoy venne festeggiata a casa degli zii.

Regulus non aveva che un vago ricordo di Malfoy e preferiva non pensarci, troppo imbarazzato per come, da bambino, temesse quel ragazzo che ora, invece, sembrava solo un adulto perfettamente a suo agio in una situazione come quella, pronto ad accogliere chiunque entrasse in casa Black come se si trovasse nel suo ambiente. Quando andò loro incontro - Regulus non era più al fianco di suo fratello, ma si teneva poco lontano da sua madre, cercando di mostrarsi sicuro di sé e fiero come aveva visto fare a Sirius tre anni prima - li salutò con la sua gelida cortesia e un sorriso che gli arricciava le labbra in maniera molto signorile.

Regulus lo osservò per tutta la serata, lanciando di tanto in tanto occhiate a suo fratello, chiedendosi se Sirius sarebbe mai diventato un adulto come Lucius, cortese ed elegante come era lui in quel momento. Ma da quando suo fratello era andato ad Hogwarts qualcosa in lui era cambiato; non c’era più quell’accenno di sfida che c’era stato tre anni prima, durante quel primo incontro con Malfoy; non c’era più quell’aria di fierezza e nobiltà che Sirius tentava in tutti i modi di copiare dall’atteggiamento di suo padre. C’erano sbuffi impazienti molto poco nobili e la postura a braccia incrociate evidenziava la sua noia.

Regulus pensò tra sé, in quella maniera un po’ ingenua, ma veritiera dei bambini, che Lucius probabilmente non si era mai comportato in quel modo e che per diventare quello che Regulus vedeva quel giorno aveva dovuto sopportare molte di quelle feste e serate che suo fratello, d’improvviso, sembrava detestare.

Non che Regulus le trovasse meno noiose, ma comprendeva bene che nessuno, probabilmente, lì si stesse davvero divertendo. Il meccanismo era chiaro nella testa del minore dei Black, non perché l’avesse compreso, ma semplicemente perché la sua sensibilità gli permetteva di cogliere la vera essenza di quelle occasioni mondane, tutte unicamente atte al rafforzare i legami e le alleanze fra le nobili famiglie purosangue. Era un fatto e come tale il piccolo Regulus lo avvertiva come una corrente d’aria umida e gelida che gli si insinuava nel petto, andando ad attaccarsi alle sue ossa.

Sapeva che Lucius era fatto di questo e che suo fratello, invece, non lo era.

*

A tredici anni Regulus aveva compreso per la prima volta cosa volesse dire “delusione”. E bruciava più di quanto avesse preventivato.

Il matrimonio tra Narcissa e Lucius era stato un evento che aveva fatto notizia addirittura ad Hogwarts, dove i pettegolezzi non erano meno innocenti di quelli che giravano nella nobiltà magica.
Regulus aveva ascoltato, ma soprattutto aveva assistito alla celebrazione di persona e ne sapeva molto di più di quanto i suoi compagni ciarlassero.

Narcissa era felice, ma dalla sua espressione posata e composta nessuno l’avrebbe mai detto; solo Bella, che era seduta accanto al suo cugino prediletto, gli aveva rivelato che quel rossore sulle guance di sua sorella non era dato dalla pudicizia che dovrebbe contraddistinguere ogni novella sposa, ma dalla gioia.

Regulus non era totalmente sicuro di aver compreso; era un ragazzino troppo preso ad osservare il mondo degli adulti, quello della politica e degli affari, per trovare interessante l’amore. Per quel motivo, girovagando nella sala gremita di invitati, rimase quasi sconcertato nel vedere Lucius, proprio la persona che tentava così spasmodicamente di emulare, mostrando una gelida maschera di cortesia, baciare con ardore la sua novella sposa.

Regulus sentì le guance infiammarsi, per prima cosa; forse perché gli sembrava qualcosa di indecente, quel bacio che era stato dato lontano dagli occhi di tutti, in un angolo buio di un corridoio. Forse perché l’espressione composta di sua cugina era svanita nel nulla, lasciando spazio a qualcosa di travolgente; o forse perché, per un momento, Lucius aveva aperto gli occhi e lo aveva guardato.

Scoperto, l’imbarazzo divenne ancora maggiore quando l’altro sembrò fare un sorriso, uno di quelli più simili ad un ghigno.

Regulus era indietreggiato di qualche passo, trovando la parete ad accoglierlo, e si era lasciato scivolare nell’oscurità di quell’angolo nascosto, dove però poteva ancora vedere tutto. Poteva ancora vedere bene le labbra rosse e gonfie di sua cugina, le palpebre chiuse e le guancie arrossate; poteva vedere la mano di Lucius accarezzarle il collo bianco ed esposto, mentre l’altra mano scendeva lungo i fianchi morbidi di Narcissa. Chiudendo gli occhi, cercando di cancellare quell’immagine dalla sua vista, avrebbe comunque sentito il frusciare delle vesti, i sospiri ed i mugolii eccitati; ma non poteva chiudere gli occhi, perché lo sguardo di Lucius lo sfidava a farlo. Lo sfidava a muoversi, a mostrare la sua presenza e lui era piccolo, terrorizzato e si sentì di nuovo come il bambino che cercava la mano di suo fratello, combattendo l’impulso con la voglia di mostrarsi grande e forte, indipendente e perfettamente capace.

Non scostò gli occhi, restando immobile nel buio a guardare quello che accadeva fino a che Narcissa non andò via, risistemandosi il vestito ed assumendo di nuovo la sua espressione composta.

Lucius restò indietro, ma non gli disse nulla; lo ignorò quando Regulus si rimise in piedi - le ginocchia gli tremavano per lo sforzo d’averle tenute strette al petto per tutto il tempo ed i piedi gli formicolavano per la posizione forzata in cui era stato - ma, passandogli accanto per tornare nella sala con gli invitati, gli passò una mano fra i capelli.

Fu appena una carezza, ma il ragazzino indietreggiò come se fosse stato uno schiaffo. Malfoy sorrise, guardandolo, incamminandosi a passo sicuro verso la stanza del ricevimento.

“Impara a non mettere il naso dove non devi, cugino.” Disse e il giovane Black si rannicchiò di nuovo nell’angolo buio, sconvolto, spaventato.

Quella notte stessa, incapace di distogliere i suoi pensieri dal ricordo di quella scena, per la prima volta provò vergogna nel toccarsi; il cuore gli batteva più forte del solito, mentre ripensava alle labbra di sua cugina, al suo collo candido.

Ma quando ricordò la carezza di Lucius, solo allora, il suo corpo tremò.

*

“Penso che sia troppo giovane, Bellatrix.”

L’affermazione di Lucius sembrò una sentenza e risuonò come tale nella mente di Regulus. Guardò il marito di sua cugina con uno sguardo pungente, ferito nell’orgoglio e poi sentì la mano di Bellatrix arpionargli la spalla magra.

“È giovane, ma non è meno motivato di te o di me.”

“Dubito che possa esserci qualcuno con più motivazione di te.” Commentò ironico il giovane uomo, senza tuttavia la traccia di un sorriso sulle labbra.

“Non importa se non sei d’accordo! Lo farà lo stesso!”

“È troppo giovane. Non ha ancora finito Hogwarts.”

Regulus strinse i pugni, continuando a reggere il suo sguardo. Non era più un ragazzino spaventato, non era più nascosto in un angolo buio, alla disperata ricerca di una mano a cui aggrapparsi; non aveva paura e voleva dimostrarlo.

“Che importa? Regulus è un mago capace ed è un Purosangue e-”

“Bella, Regulus è ancora un ragazzino…”

La voce delicata di Narcissa sembrò pugnalargli le orecchie; ma Lucius lo guardava ancora e lui alzò il mento, fieramente.

“Sta zitta, Cissy! Tu dovresti capire… Dovresti appoggiarlo, invece di scoraggiarlo!”

“Ne è convinto? Sa a cosa va incontro?”

“Gli ho spiegato.” Insistette Bellatrix, scuotendolo leggermente. A volte non si rendeva conto di quegli scatti nervosi, ma Regulus era abituato ai suoi modi bruschi e talvolta violenti.

Lucius scosse la testa, i capelli, elegantemente raccolti in una coda poggiata sulla spalla, scivolarono indietro mentre rispondeva. “Tu racconti solo di gloria e onore. Scommetto che non sa di tutto il resto.” Il suo sguardo si fece ancora più serio e penetrante. Regulus cercò di non tremare, stringendo le labbra in una linea sottile, prima di aprirle in un sospiro, lasciando morbidamente uscire l’aria.

“Lo so, invece.” Rispose. “E voglio farlo comunque.”

*

Quando tornò a Malfoy Manor sentiva il braccio bruciare dall’interno, come se tutte le vene e le arterie trasportassero fuoco vivo, invece che sangue.

Non disse nulla davanti all’apprensione di sua cugina Narcissa, che venne presto occupata dall’esaltazione di Bellatrix; camminò deciso verso lo studio di Lucius, bussò e aspettò il suo permesso per entrare.

“Sei pallido.” Fu così che l’altro lo accolse, poggiato sulla scrivania di legno scuro, l’espressione imperscrutabile e le braccia distese.

Non disse nulla di rimando, per paura di gemere di dolore.

“Così l’hai fatto. Ma non vedo soddisfazione nei tuoi occhi. Perché mai?”

Regulus si strinse appena nelle spalle, continuando a guardarlo.

“E poi vieni qui, aspettandoti d’essere incensato come un eroe.” Proseguì Lucius, evidentemente non aspettandosi una risposta. Sorrise ironico, facendo scorrere le dita sul ripiano liscio dello scrittoio. “Non sei il primo né sarai l’unico a ricevere il Marchio così giovane, Regulus.”

“Non l’ho fatto per questo.” Si sentì ribattere, come se fosse in un sogno e non potesse controllare il suo corpo, intorpidito dal sonno e dal troppo dolore. “L’ho fatto per dimostrare la mia fedeltà all’Oscuro Signore, la mia fedeltà alla sua causa, che è anche la nostra.”

“Parli di fedeltà con troppa facilità e baldanza, cugino.” Lo interruppe Lucius, spostandosi di qualche passo avanti. “La fedeltà non è un sentimento, ma una scelta¹. E tu sei troppo giovane per scelte simili.”

Regulus strinse i denti, cercando di non mostrare il disappunto, la delusione ed il dolore che quelle parole gli avevano causato.

Lucius rimase in silenzio per diverso tempo, prima di avvicinarsi lentamente. Il giovane Black combatté l’impulso di indietreggiare, mentre i ricordi della sua infanzia gli solleticavano la mente, risollevando l’antico impulso di cercare la mano di suo fratello.

Ma Sirius non c’era, era troppo lontano, un ricordo sbiadito, un cerchio nero e bruciato sulla parete di Grimmauld Place.

“So perché sei qui.” Gli rivelò Malfoy e lui trattenne il fiato, osservandolo mentre gli si fermava ad un soffio di distanza. Gli prese le spalle e le sue mani erano incredibilmente calde; poteva sentirlo attraverso la stoffa pesante del suo mantello come fosse stato un velo sottile. Strinse la presa, ma non era come la stretta nervosa di Bellatrix; era salda, sicura, ed il pollice che gli carezzava lentamente la spalla era rilassante e sensuale allo stesso tempo. “So cosa cerchi, ma non troverai nessuna figura fraterna in me.”

Quando Lucius pronunciò quelle parole, Regulus sprofondò: sentì esattamente il pavimento crollare sotto i suoi piedi ed il suo corpo si mosse in avanti, cadendo, mentre le sue braccia cercavo di stringere qualcosa, qualsiasi cosa a cui appigliarsi.

Ma quando afferrò gli avambracci di Lucius fu ancora peggio: lo guardò dal basso, con gli occhi confusi e feriti, il braccio che pulsava dolorosamente era solo un sottofondo ritmico che lo teneva ancora in piedi.

“Non so perché,” disse Malfoy, continuando ad accarezzargli le spalle con i pollici, come se non si fosse accorto di quel cedimento improvviso. “ma quando mi guardi c'è un'ombra sul tuo viso. Sono io. Quella è la mia ombra².”

Le sue mani si mossero velocemente, ma con delicatezza, verso il suo collo. Regulus avvertì il brivido causato da quelle carezze percorrergli la schiena, facendogli rizzare i capelli sottili sulla nuca. Era una sensazione totalmente diversa da quella bruciante di tre anni prima; era più simile alla reazione di sua cugina quello stesso giorno del matrimonio, ed era sbagliato e giusto insieme.

Aveva cercato per tutto quel tempo di ritrovare Sirius in Lucius, come da bambino fantasticava che suo fratello potesse trasformarsi, subire quella metamorfosi che l’avrebbe portato ad essere un perfetto Purosangue, un ragazzo brillante, fiero, rispettoso… Non aveva mai capito quanto le due figure di giganti che aveva visto quella sera di tanti anni prima fossero inconciliabili, se non addirittura opposte fra loro.

Rincorreva chimere da una vita e tutte avevano il volto di Sirius, ma solo Lucius era riuscito a farsi vedere per quello che era: non un’ombra di quello che suo fratello avrebbe potuto essere, non un modello da cui trarre ispirazione. Semplicemente Lucius.

Ed ora che era davanti a lui, ora che era sotto i suoi occhi, tra le sue braccia, tutto cambiava. La sua stessa percezione di quell’inseguimento che durava da quasi dieci anni aveva assunto tutt’altra sfumatura: non infantile volontà di avere un fratello da poter chiamare tale, senza vergogna e senza essere sgridati. Ma un’infatuazione viscerale, che risvegliava tutti i suoi sensi, che risvegliava in lui quella sensazione d’amore infinito e sporco che gli aveva fatto provare per la prima volta il piacere dell’orgasmo.

“Non cerco un fratello.” Disse, riuscendo finalmente a prendere di nuovo possesso della sua voce. Tremava, ma non era ansia, non era paura; il dolore del braccio era dimenticato, il brivido lungo la schiena era un piacevole fastidio.

Gli occhi di Lucius s’illuminarono di comprensione ed un sorriso pigro si dipinse sulle sue labbra. “No. Non più.”

Tutto quello che voleva era il bacio che seguì dopo.

Le sue congratulazioni.

¹ Dal film “Perfect opposities”.
² “When you look at me, there's a shadow on your face. It's me. My shadow." Dal manga “Kimi no Kao ni Sasu Kage” di Nobi Nobita.

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