Linee inesistenti

Jan 10, 2007 00:03

Questa sera (o meglio ieri sera, visto che oramai sono già nel giorno dopo!) sono andato (non so come dire, visto che ero l'organizzatore) alla serata presso la sede UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia) di Trento dedicata alle opere di fortificazione permanente in Alto Adige. La serata è stata tenuta dal Ten. Col. Licio Mauro, uno degli autori del libro "Bunker", edito dalla Provincia Autonoma di Bolzano (vedi siti Bunker e PAB).
La serata è stata molto interessante. Si è passati dall'analisi storica della nascita del Vallo Alpino in epoca fascista sino al recupero e mantenimento delle difese fortificate nel secondo dopoguerra per difendere l'Italia da un possibile attacco delle forze del Patto di Varsavia durante la Guerra Fredda, sino ad arrivare alla dismissione a seguito della caduta del muro di Berlino e successivo recupero di alcune fortezze per scopi storici e culturali (la memoria).
Fin qui i fatti. Quello che mi ha fatto pensare, al termine di tutto questo, è l'assoluta inutilità di alcune convenzioni umane. Pensiamo ai confini. Elementi che definiscono il limite territoriale di uno Stato. Linee che vanno difese sino alla morte contro l'oppressore/invasore per il bene della nazione in cui si vive. Ebbene, tutto questo, le linee tracciate sulle carte, le opere costruite sul confine, il sudore speso in milioni di ore di pattugliamento da parte di giovani, tutto questo, viene fatto sparire all'improvviso. Viene ritenuto inutile.
Il dubbio che mi assale, la domanda che mi viene spontaneo pormi, non è tanto legata al passato, ma al presente e al futuro: Ma sarà vero che è inutile?, oppure non è che siamo noi che vogliamo convincerci che la Patria, il senso del dovere verso i nostri concittadini, il nostro essere italiani, la nostra Nazione, sono tutte balle da sacrificare sull'altare del bene superiore rappresentato dall'unità europea e dalla convivenza con gli altri popoli che abitano l'Europa? Se così fosse, provo una gran pena per quei 650.000 giovani (età media di circa 25 anni) che si sono sacrificati sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale per cercare di mettere insieme una nazione che si potesse chiamare tale.

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