You came and saved me, you saved me from myself

Mar 22, 2011 15:01

Buondì popolo del Journal =)
Con questa puntata scopriamo l'ultimo bivio, che sarà veramente decisivo.
Spero che vi piaccia, c'è un salto temporale di sei anni circa e ci sono molti cambiamenti... ma gli scoprirete sotto al cut -_^






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Quante cose cambiano nella vita… Margherita lo sapeva bene. Di anni ne erano passati ben sette e in quel lasso di tempo erano cambiate moltissime cose. Per prima cosa era riuscita a conseguire con successo alla sua laurea breve di tre anni sebbene con alcune “difficoltà” pervenute lungo il percorso. Bellissime difficoltà a dire il vero e se tornasse indietro non cambierebbe niente, quelle difficoltà erano la sua vita, la sua ragione di esistere. Senza di loro sarebbe stata persa.
Queste difficoltà, in ordine cronologico, si chiamavano: Joel e Liv.




Eh già, Ethan e Margherita avevano decisamente fatto tombola. Era successo per caso e certo non era stato programmato, eppure al primo anno di università lei aveva scoperto di aspettare un bambino. Ethan si era assolutamente trovato d’accordo di tenerlo, era loro figlio e non vi avrebbero mai rinunciato.
Quindi Margherita aveva affrontato il tutto appoggiata alle forti spalle del fidanzato che si destreggiava tra casa, lavoro e studio che, per fortuna, era ormai a conclusione. Margherita aveva comunque deciso di provare a continuare, sostenuta anche dalla sua famiglia ma, arrivata alla mini-laurea, aveva capito che non ce la faceva a star dietro a tutto. Da quando Joel era venuto al mondo le cose da fare si erano moltiplicate a dismisura e aveva scoperto che la madre è il lavoro più difficile, faticoso e soddisfacente di tutti.
Certo non aveva messo da parte il suo sogno e infatti era riuscita a realizzarlo. Non era una stilista e non aveva un atelier di alta moda, ma aveva comunque aperto un atelier di abiti nuziali e quel lavoro non si poteva dire che non la soddisfacesse, anzi!




Essendo lei la titolare assieme ad una Drew che si era scoperta un’ottima socia per la sua intraprendenza con le clienti, Margherita era sicura che se solo avesse voluto avrebbe potuto vendere il ghiaccio agli eschimesi.
Ethan invece, era arrivato in alto! Aveva 29 anni e già era un compositore di colonne sonore molto in vista a Hollywood dove si erano trasferiti tre anni prima appunto dopo la conseguita laurea di Margherita.
Comunque sia, proprio in quel periodo, era venuta al mondo con due anni di distanza da Joel anche Liv.
Ciò che rammaricava Marghe era che i bimbi erano entrambi le fotocopie del padre: mori e carnagione olivastra… almeno uno poteva prendere più da lei -_- ma tant’è… in un certo senso era bello rivedere Ethan nei suoi due gioielli più preziosi.




Margherita aveva posato la matita smettendo per un attimo di schizzare il carta modello su cui stava lavorando, aveva portato nervosamente la tazzina di caffè alle labbra ingurgitando una nutrita quantità di caffè mentre Drew la guardava ridacchiando sotto i baffi.
“che c’è?” aveva domandato lei.
“niente, niente… solo che stavo pensando a quanto sia cambiata la vita… a quanto siamo cambiate noi!”
Marghe aveva sorriso nostalgica, in effetti se sette anni fa le avessero detto che a 26 anni avrebbe avuto due bambini non ci avrebbe mai creduto… eppure eccola lì! Nella sua casa a Los Angeles, con Liv che tormentava Joel per continuare a giocare con lei.
“Candance e Jem si sposano e tua sorella ha sposato e aspetta un figlio da Zack… riesci a crederci?!” aveva continuato Drew mescolando la sua tazzina fumante.




“in effetti non ci avrei giurato qualche tempo prima… si sposano tutti… l’unica che non si sposa sono io!”
“Bè… Ethan è un po’ allergico al matrimonio, in famiglia non è che abbia avuto proprio questo esempio di stabilità. Ma in fondo che t’importa?! Vivete insieme, lui è un padre e un compagno fantastico… cosa ti importa se hai o no un anello al dito?” bè, da Drew non poteva che aspettarsi un tale ragionamento… solo che a lei non riusciva ad andare giù.
“Si ma abbiamo due bambini…cioè, la responsabilità più grande già l’abbiamo presa così sembra che non voglia legarsi a me”
“Tesoro l’hai detto tu! Avete due figli e se il primo è stato un caso, Liv è stata cercata quindi non credo che un pezzo di carta possa essere un legame più solido di due figli. Se non ti amasse e se non si volesse legare a te, pensi che ti avrebbe scelta come madre dei suoi figli?”
“Bè… penso di no. Ma si, forse hai ragione. Solo che io ho sempre desiderato sposarmi e ogni volta che affronto l’argomento lui glissa dicendo che arriverà il momento anche per quello. Per ora ha la scusa del lavoro che lo tiene sempre fuori casa, il che è pure vero in effetti.”
“Piuttosto quando torna da Chicago?”
“Dovrebbe rientrare stasera e io ho già tutto in mente!” aveva risposto Marghe alzando eloquente le sopracciglia.




“Sporcacciona”, aveva bisbigliato per non farsi sentire dai bambini.
“shhh… non voglio che i miei figli crescano con qualche turba sessuale! Torna a disegnare va che quel vestito va consegnato tra una settimana e non so davvero come potremo fare”
“Ce la caveremo, ce la siamo sempre cavata”
“Certo… siamo le migliori” aveva riso tornando con il capo chino sui fogli.
Dietro di lei i bambini si godevano la fase più bella della loro vita: l’infanzia. Erano inseparabili e questo faceva solo un gran piacere ai genitori che erano lieti che tra i due non ci fossero gelosie o stupide competizioni. Anzi, seppur più grande di due anni, Joel cercava la sorellina. Adesso lui aveva sei anni a mezzo mentre la piccola quasi cinque. Insieme erano bellissimi e ogni tanto Margherita si sorprendeva ad osservarli chiedendosi come ci fosse riuscita a creare quei due capolavori. La sua vita senza di loro sarebbe stata grigia.




Quando Drew se n’era andata per andare a cena con il suo ragazzo (si signori! Incredibilmente ha il ragazzo stabile da qualche mese XD), Margherita era ormai stanca, Liv aveva fatto un sacco di capricci ricoprendola della verdura che avrebbe dovuto mangiare e che invece era finita un po’ sul pavimento e un po’ sui suoi abiti, poi era stato il turno di Joel che non voleva fare il bagno e aveva dovuto correre per tutta la casa cercando di acchiapparlo per poi trascinarlo in vasca prendendolo di peso, la difficoltà non era il peso quanto gli scalci che il bambino tirava dimenandosi e diventando davvero un carico difficoltoso. Così nel tardo pomeriggio lei era già stanca morta. Sdraiata sul letto in camera sua aveva da una parte Joel e dall’altra liv, finalmente addormentati, ed era stato in quel momento di pace che la sua mente aveva preso a vagare. In quei sette anni quindi tante cose erano cambiate ma non il suo stato civile: nubile!




Per carità, non che desse al matrimonio una rilevanza così fondamentale, in fondo era come se fossero sposati, ma lui aveva paura di fare quel passo, paura che una stupida firma rovinasse tutto quanto, tutto quello che adesso era semplicemente perfetto. Era una cosa ridicola! Ma non era questo il cruccio principale di Marghe, ciò che la dannava era il fatto che Ethan passasse veramente un sacco di tempo fuori casa, quasi poteva dire che casa sua erano gli studi cinematografici e non quella villetta che avevano comprato insieme tre anni prima. Per carità, non gliene aveva mai fatta una colpa e se ora avevano un certo tipo di tenore di vita lo doveva a lui principalmente. Quando poi era a casa era davvero un marito straordinario ma ancor di più era un padre formidabile! Qualche volta portava con sé i bambini e Joel si era entusiasmato così tanto che aveva detto che anche lui voleva saltare per i grattaceli come faceva spider-man. Certo non capitava a tutti di poter assistere alla creazione di un film e Ethan ne aveva musicate molte.




Ma sebbene razionalmente lo capisse, soffriva di questa mancanza di tempo da dedicarle. Via via che andava avanti con la carriera il suo tempo per lei diminuiva drasticamente, c’erano periodi in cui lui usciva di casa alle 6.00 del mattino e rincasava alle 22.30, una volta persino alle 24.00. Poi certo non mancava la gelosia ad insinuarsi in lei. In fondo Ethan passava la maggior parte del suo tempo circondato da attrici famose e donne bellissime, le sex symbol elette dai rotocalchi e dalle riviste di moda. Insomma una tragedia! Ok, si fidava di lui e dopo Megan non aveva più avuto neanche un lontano sospetto… ma si sa, la gelosia è irrazionale e bastava che un’attrice insistesse un po’ troppo con lo sguardo che subito Margherita scattava con le sue paranoie.




Ma quel che c’era di bello era che dopo 11 anni insieme… ancora si amavano e si desideravano. L’amore non si era consumato così come non si era estinta la passione.
Aveva buttato uno sguardo all’orologio… “merda!” aveva sibilato tappandosi subito la bocca… erano già le nove ed Ethan, in teoria almeno, avrebbe dovuto rincasare di lì a poco. Era una settimana che non lo vedeva, lui era stato fuori per un viaggio di lavoro a New York per un nuovo film che sarebbe dovuto uscire tra qualche mese e oggi finalmente tornava a casa. Lei era decisa a fargli una sorpresa. Troppa la voglia di rivederlo e di stringerlo a sé. Adagio aveva sfilato le braccia da sotto i corpicini dei bimbi nel mondo dei sogni mentre, in silenzio per non svegliarli, aveva preso dall’armadio il vestito che aveva confezionato lei stessa per l’occasione. Sotto un completino intimo very hot, of course.




Peccato che si fosse lasciata prendere troppo dai suoi viaggi mentali e non aveva calcolato che adesso non faceva probabilmente più in tempo a preparare la cena. Ma fanculo, ci avrebbe comunque provato!
Tra pentole sbatacchiate e sughi schizzati Margherita vorticava stile trottola per quella cucina, sperava solo che fosse in ritardo, come spesso capitava, anche questa volta.
Ma che vuoi farci?! Non si può pensare di andare contro la legge di Murphy.
L’unica sera che avrebbe gradito un ritardo era l’unica sera in cui lui si era presentato puntuale come un orologio svizzero. Aveva sentito scattare la porta per poi chiudersi di nuovo e la sua voce richiamarla.
“bimba… ci sei?”
“MERDA!”
“Si… direi che ci sei… anche io sono felice di vederti” l’aveva schernita guardandola appoggiato al muro con un sorriso che già l’aveva fatta sciogliere.




“Merda! Dovevi ritardare stasera! La cena non è ancora pronta”
“ma a me non interessa della cena… io voglio abbracciare te. Mi sei mancata tantissimo, la prossima volta vieni anche tu, ok?”
Dolcemente aveva sorriso. Al diavolo la sorpresa lui era lì e solo quello contava. Senza pensarci due volte era corsa verso di lui gettandosi tra le sue braccia che l’avevano accolta in uno splendido abbraccio accompagnato da un bacio mozzafiato.
“Dio se mi eri mancato” aveva sussurrato lei al suo orecchio mentre lui aveva di nuovo posato le labbra sulle sue… e aveva già capito, da come la baciava, che aveva pensieri poco casti nella mente.
“ah ah - l’aveva ammonito - si fermi subito signor Hunt! Non è questo il luogo e il momento… devo finire di preparare la cena.”
“puoi prepararla dopo…” quando le parlava con quel tono suadente perdeva la testa, ma non stavolta!




“Sono seria, la cena si brucia e ho già tutto in mente.”
“Ok, ok ho capito! Dove sono i bambini? Ho proprio voglia di vedere quei due cicloni”
“Se vuoi la prossima volta portali con te! Mi hanno fatta impazzire… - lo aveva sentito ridere mentre lei tornava a mescolare il ragù - comunque sono in camera nostra che dormano come angioletti… quindi vedi che la vicinanza avrebbe comunque impedito qualsiasi tua voglia peccaminosa!”
Le aveva scostato i capelli dal collo e gli aveva stampato un bacio prima di sparire in camera a salutare le pesti e per passare in seguito una calda notte di passione.

Istintivamente si era accarezzata l’addome ed un sorriso era nato risplendente.
Ancora non voleva dirglielo, se non prima della fine della serata. Lo aveva visto uscire dalla camera seguito a ruota da Joel che lo imitava in tutto, anche lui infatti si era legato un asciugamano attorno alla vita e aveva riso cristallina.
“Hai un piccolo clone che ti segue!”, aveva detto Marghe mentre scompigliava i capelli di Liv che giocava sul divano con Monèt, il loro cagnolone.
“Non sono un clone, posso venire anche io con voi stasera?” Joel aveva tirato il suo solito sguardo da gatto con gli stivali a cui lei difficilmente sapeva dire di no, ma sapeva anche che per quella serata di festeggiamenti per l’ultimo oscar come miglior regia, miglior attore protagonista e migliore colonna sonora ottenuto al film di ultima lavorazione, forse era meglio che i bimbi restassero insieme alla baby-sitter.




“Tesoro ti annoieresti stasera!”
“Ma c’è anche Tobey Maguire, spider-man! Come potrei annoirami?!”
“Joel stasera spiderm-man non sparerà ragnatele…” aveva riso Ethan aprendo l’armadio e tirando fuori un elegante completo da sera. Joel non aveva preso proprio bene quel rifiuto ma all’ennesimo ‘no’ aveva sbuffato e si era messo a giocare con Liv.
“Sei bellissima, te l’ho già detto?” Ethan l’aveva abbracciata guardandola ammirato.
“Stasera è la prima volta… quindi puoi tranquillamente ripetermelo” aveva sorriso mentre rispondeva al suo bacio.
“Che schifo! Ma voi vi baciate sempre!” era esploso Joel accompagnato dalla risatina di Liv che continuava a tirar fuori la lingua e a fare ‘bleah’.




Ma ormai era ora di salutare i piccoli. Ethan aveva messo a letto Liv mentre Margherita si raccomandava con la baby-sitter di non fare andare a letto oltre le dieci Joel.
Un’ora dopo erano arrivati al party esclusivo che si sarebbe svolto in un mega villone di un famoso regista hollywoodiano. Si era controllata almeno centinaia di volte ma lei non si riusciva tutt’ora a sentirsi a suo agio in quell’ambiente. Le sembrava di essere un elefante in mezzo ad una cristalleria. E di cristalli ce n’era parecchi a cominciare dai calici pieno di una qualche costosissimo champagne che attraversavano la sala su dei vassoi rigorosamente d’argento serviti da strapagati camerieri. Ma anche se di solito preferiva glissare sugli impegni galanti del compagno, quella sera non aveva potuto rifiutare. In fondo era il suo primo Oscar e Dio solo sapeva quanto lui ne andasse, giustamente, fiero. Cosa che, oltretutto, rendeva fiera anche lei.




Com’erano entrati una folla di persone, famose ovviamente, si erano fatte intorno ai due, ad Ethan più che altro congratulandosi per il successo appena ottenuto. Per tutto il tempo lui non aveva mai lasciato la sua mano ma dopo mezz’ora lei era stufa di tutti quei discorsi cinematografici dove lei, in fondo, non capiva una cippa. Ecco il lato negativo di avere come marit… ops, no, non era suo marito. Come suo compagno un importante compositore musicale.
Si era allontanata un attimo per afferrare qualcosa da bere e prendere una boccata d’aria, per poi ricordarsi che forse non era il caso di tracannare champagne in quel momento perciò era stata lesta nel riposarlo sul bancone.
“Non è buono?”, la voce di Ethan era arrivata alle sue spalle… per fortuna era solo.
“No… dev’essere delizioso. Cioè… io non l’ho assaggiato, vuoi berlo tu?”
Ethan l’aveva guardato incerto per poi fare spallucce e dopo averne bevuto un sorso l’aveva guardata di nuovo “Sicura di non volerne un goccio? Vado a prenderti un altro bicchiere”
“No, davvero non è il caso…” a quel punto lo sguardo di Ethan si era illuminato, come se avesse finalmente scoperto il segreto di Fatima.




“Se…Sei incinta?” aveva chiesto con cautela ma con un tono che facesse presupporre quanto questo gli facesse piacere.
“Io avevo in mente un altro modo per dirtelo ma…”
“Oh mio Dio! - aveva quasi urlato per poi abbassare il tono e guardarla con dolcezza - questo è il più bel regalo che potessi farmi! Stiamo per avere un bambino?!”
Margherita era radiosa, aveva annuito con il capo per poi godersi quell’abbraccio e quel bacio che forse non era consono in un’occasione mondana come quella ma, del galateo, poco importava.
“Andiamo a Parigi!”, aveva esclamato lui prendendole le mani.
“Stai scherzando?”
“No, soli io e te… ci facciamo un viaggetto solo per noi! Per festeggiare”
“Dici sul serio?!”
“Certo che dico sul serio! Settimana prossima se vuoi possiamo partire!”
Un urletto di gioia era uscito dalle sue labbra gettandosi su di lui e facendoli perdere l’equilibrio.. cosa che li aveva fatti ritrovare entrambi a terra. Era una vita che desiderava vedere Parigi e finalmente l’occasione si era presentata!




Per tutta la notte, nel letto, non aveva fatto che pensarci così come non aveva smesso di pensare a Parigi per i giorni avvenire.
“Ti rendi conto?! Paris!” volteggiava allegra nel salotto mentre Candance, Drew e sua sorella Lindsay non facevano che chiederle i dettagli sul viaggio, che Margherita non era avara di dare.
Hotel a cinque stelle, una suite presidenziale tutta per lui, viaggio aereo in prima classe, musei, la torre Eiffel! Non vedeva l’ora!




Così, nei giorni avvenire, non aveva fatto altro che pensarci, che preparare vestiti, fare shopping per l’occasione, organizzarsi per lasciare i bimbi ai suoi, contattare i migliori ristoranti della città per organizzargli una sorpresa e vantarsi con le amiche, bonariamente per carità.
Insomma, l’entusiasmo certo non le mancava!
La sera, ove era possibile, si metteva con Ethan sul divano a guardare sul portatile tutte le cose che avrebbero potuto visitare mentre c’era una continua lotta con Joel che insisteva per andare con loro, cosa che però non era ovviamente prevista: vacanza romantica!




E anche i dettagli sembravano ormai definiti, avrebbe visitato il louvre, gli champs elysee, Versailles… Dio nno vedeva l’ora!
Ci pensava mentre era intenta a studiare alcuni bozzetti al computer prima che la porta fosse aperta e ne uscisse Ethan con l’aria decisamente poco felice.
“Amore.. che è successo?” come lo aveva visto aveva subito capito che qualcosa non andava, ormai lo conosceva bene, come le sue tasche!
Infatti aveva ragione, si era passato una mano tra i capelli, stancamente e poi aveva tratto un profondo respiro.
“Io… merda!”, aveva sbottato d’improvviso mentre lei gli si era fatta vicina cercando di capire che cosa lo turbasse.




“E’ sorto un problema.” Dall’espressione e dal tono che lui aveva usato, sapeva che riguardava il viaggio in Francia… ne era certa e presto ne aveva avuto la conferma quando lui aveva deciso di continuare.
“Ci è stato affidato un lavoro… un grosso lavoro. E’ per un colossal che dovrà uscire tra 8 mesi e mi hanno chiesto di occuparmi della colonna sonora…”
“Quindi non potremo andare a Parigi, ho indovinato?!” la sua voce era uscita più acida di quando avesse voluto, ma la delusione aveva preso il comando su di lei per quanto cercasse di soffocarla.
“Possiamo rimandare a quando è finito il lavoro… ho provato a ritardare di una settimana ma Corson è irremovibile… o partiamo subito o ci toglie l’incarico e so che questo potrebbe essere il colpo, se non lo faccio rischio troppo, conosci il mio capo: o lo faccio o sono fuori. Si tratterebbe di rimandare solo…”
“Solo di non si sa quanto! Io non ne posso più! Quando starai un po’ con me?”
“Ma io sto con te!”
“intendo per dei giorni di fila, giorno, mattina e sera! Non solo qualche ora e a volte neanche tutti i giorni! Tra 7 mesi nascerà il bambino, come potremo andare a Parigi allora?”




“io… io lo capisco, sul serio! Se otterrò la promozione dopo avremo tutto il tempo per fare viaggi! Ma per ora non posso permettermi questo lusso. - la sua voce si era poi addolcita - ma se tu vuoi io mando a fanculo tutto quanto, non voglio perdere te! Al diavolo il lavoro, al diavolo Corson e al diavolo il cinema. Io voglio te!”

***
SCENARIO A: GLI CHIEDE DI RINUNCIARE A LAVORO E ANDARE A PARIGI
Gliel’aveva promesso! Deve mantenere le promesse fatte… quindi si, fanculo il lavoro e gli chiede di scegliere lei al posto della carriera.

SCENARIO B: RINUNCIA A PARIGI
Ci teneva molto, ma comprende che lui ha ragione. Parigi in fondo non scappa… potrà andarci quando vuole. Meglio che lui accetti l’incarico.

SCENARIO C: VA A PARIGI DA SOLA
Ormai tutto è fissato… lui non vuole venire?! Al diavolo! Andrà lei, sola!
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