Sogni pregni

Sep 16, 2012 12:09

Caluso, festa del vino. Ho bevuto un solo bicchiere di Erbaluce. Buono, fresco, profumato. Guidavo io, non mi sono concesso altri bicchieri.
Giostre: tiro al punching ball e cerco di piegare le corna del toro (per la prima volta in vita mia, quando ero adolescente era troppo pericoloso infilarsi nella fila del tirpo al punching ball). Il gioco sembra guasto. Vado dalllo zingaro degli autoscontri: "Guarda che la macchina del toro è rotta". Quegli mi segue, con una chiave. Apre la macchinetta e la rimette a posto. "Pensavo che fossi ubriaco, come gli altri".
Essere sobri in mezzo agli ubriachi è stupendo. Credo che il Buddha provasse una sensazione simile una volta raggiunto il risveglio.
Rincaso tardi. Prendo il mano un libro sulle tecniche di meditazione orientale, leggo alcune pagine del capitolo sul libro tibetano dei morti. Un manuale che illustra come comportarsi nei giorni immediatamente successivi alla morte. Da non crederci...
Gli occhi si fanno pesanti, le palpebre si chiudono. Allungo la mano e spengo la luce.
Sogno. Mi trovo in una città molto buia, sembra Gotham City. Devo raggiungere una sorta di registratore di cassa in cui si trova un codice. Scavalco un cancello senza difficolta. Più oltre, alla fine di una scalinata (in salita), v'è un'inferriata che è già stata "profanata" molto tempo prima, da me immagino. Mi accingo a raggiungerla. Dietro di me sopraggiungono degli agenti speciali. Mi fermano.
"Ti abbiamo beccato".
Credono che io sia un tossicomane.
"Dobbiamo prelevare un campione del tuo sangue".
Non sono un drogato, a me serve quel codice. Mi avvicino a loro con le mani in alto. Uno degli agenti, una sorta di vecchia conoscenza, mi infila un ago nel polso.
"Scommettiamo dieci euro che non troverai niente nel mio sangue?".
"Ma no, non mi va".
"Allora scommettiamo una sciocchezza: un caffè, dieci centesimi! Sono pulito!"
Niente da fare. Quegli mi sorride, sapendo per certo che sono pulito.
L'ago nel polso fa male. Mi agito, mi lamento. Sùbito lo toglie, curandosi di non sprecare una sola goccia del mio sangue.
"A me serve quel codice".
Il ricordo finisce qui. Non so che cosa sia accaduto dopo.
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